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Rally Stories: mondiale 1998, quei dannati 300 metri

Quanti sono 300 metri? Dipende dai punti di vista. Per un dragster Top Fuel sono pochissimi, per la Toyota Corolla WRC invece sono un po’ troppi. Sedetevi e rilassatevi, questo è il racconto di una delle stagioni di rally più emozionanti di sempre, con un finale di stagione che nemmeno gli sceneggiatori di Boris.

Eh ragazzi miei, nel motorsport la sfiga è sempre dietro l’angolo, soprattutto nei rally. Che sia una buca a lato strada che ti sfonda il cerchio e la sospensione, una biella che da forfait permettendo al simpatico pistone di andare a fare conoscenza della testata oppure un dannato fosso che si è spostato proprio cinque minuti prima, a quel punto il ribaltone è dietro l’angolo.

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Comunque,

siamo nel 1998, al via del mondiale rally ci sono ben cinque costruttori: Mitsubishi, Toyota, Subaru, Ford e Seat. Tutte portano al via modelli più o meno fortunati e competitivi. La Toyota, dopo la squalifica a causa dei flangioni della Celica nel ’95, torna con la fresca e compatta Corolla WRC, che dopo una stagione di rodaggio diventa una delle vetture da battere. Mitsubushi e Subaru sono in gara con vetture al top, che l’anno prima si sono giocate il mondiale vinto poi da Makinen per un solo punto su Colin McRae, mentre Ford e Seat portano in gara la leggendaria ma non troppo aggiornata Ford Escort WRC e la sfortunata Seat Cordoba WRC (che debutterà solo a fine stagione, durante il rally di Finlandia).

Foto via SnapLap
Foto via rallyreportwrc.com

L’inizio della stagione è abbastanza confuso, su sei rally si alternano ben cinque diversi vincitori, con Colin McRae che si impone sia in Portogallo che sugli asfalti della Corsica. Da metà stagione in poi si delinea un grande triello (si dice? boh), quello tra Carlos Sainz, Colin McRae e Tommi Makinen, con l’ultimo che sta pian piano rimontando nella classifica generale grazie anche agli errori degli avversari. Arrivati in Argentina, rally che segnava il giro di boa della stagione, la classifica piloti vedeva in testa Colin McRae con 24 punti, seguito da Sainz a 22 punti e da Richard Burns, che quell’anno centra la sua prima vittoria nel mondiale, terzo con 18 punti.

Foto via Racing Cars-Wikidot

In Argentina Makinen passa subito al comando, favorito anche dal ritiro di Auriol e McRae, lasciando a Sainz e Kankkunen il duello per la seconda posizione vinto poi dallo Spagnolo. Passato il giro di boa si approda in Grecia, dove stavolta è Makinen ad alzare bandiera bianca quando l’impianto elettrico della sua Lancer dà i numeri. A beneficiare è Colin McRae, che vince davanti a Didier Auriol e Kankkunen.

Foto via diariomotor.com

Le ultime cinque prove del mondiale sono tutte dominate dal duello Makinen-Sainz, che si apre con una vittoria dello spagnolo in Nuova Zelanda, dove le Corolla WRC si dimostrano davvero imprendibili e velocissime, nemmeno McRae riesce a stargli davanti. Makinen però non ci sta, è deciso a rimontare per portarsi a casa il terzo mondiale di fila. Arrivato sulle strade di casa e infilato il casco, per gli avversari rimane solo la polvere finlandese. Makinen si impone con oltre 30 secondi di vantaggio su Sainz, e si ripeterà anche in Italia (dove ad arrivare secondo è stato il nostro Pierino Liatti) e in Australia, dove riesce anche a farsi togliere una penalità per falsa partenza (eeh furbetto). Nonostante la incredibile costanza di rendimento di Sainz, è Makinen a presentarsi in testa all’ultima tappa del mondiale, in Inghilterra, con solo due punti sul rivale spagnolo.

Foto via Motorsport Retro
Foto via Picssr

Tutti si aspettano un duellone alla Sergio Leone per l’ultimo rally, ma invece Makinen nelle prime prove speciali prende una macchia d’olio, lasciata da qualche scassone di macchina storica in una gara di contorno al rally, finendo la gara contro un plinto di cemento e con una ruota staccata. Proverà ad arrivare all’assistenza su tre ruote, ma sarà fermato dalla pulla che gli intima lo stop definitivo, anche perché in Gran Bretagna è vietato circolare con tre ruote su quattro in strada… che rompipalle sti inglesi…

Sainz nemmeno ci crede quando glielo dicono che Makinen si è ritirato. Realizzata la cosa si mette ad andare a passeggio, lasciando la lotta per il podio a Burns, Mcrae e Kankkunen e appoggiandosi comodamente in quarta posizione, così da avere abbastanza margine su tutti. Durante l’ultima tappa a cedere è anche il motore della Impreza di Colin McRae, lasciando spazio a Sainz e Bruno Thiry per il terzo gradino del podio.

Ma è proprio qua che accade l’incredibile, l’inaspettato, quella roba che ti fa dire “ma vacca boia…”, in una parola: la SFIGA. Durante la ventottesima prova speciale, a poco meno di 1 km dall’arrivo il rumore della Corolla di Sainz cambia, il fumo dallo scarico fa subito pensare male alle decine di fan del pilota spagnolo che lo stanno aspettando al traguardo per festeggiare. A 300 metri dalla fine dell’ultima prova speciale dell’ultimo rally della stagione la Corolla si ferma, con una nuvola di fumo che esce dal cofano. Sainz e Moya, il suo copilota, escono prontamente e aprono il cofano per vedere cosa c’è che non va, hanno ancora tempo per sistemare tutto. Ma non c’è nulla da fare, la Corolla è KO. Sainz è devastato, Luis Moya sfascia il lunotto col casco e prende a calci la macchina con tutta la forza che ha. E’ finita per Sainz.

Ormai già rassegnato, Makinen stava facendo le valigie per tornare a casa quando gli riferirono che Sainz non era arrivato al traguardo, e che era lui il campione del mondo rally 1998. A questa gioia si unì anche il primo campionato costruttori vinto dalla Mitsubishi grazie anche alla vittoria di Richard Burns proprio al rally di Gran Bretagna con una Mitsubishi Carisma GT EVO 5. Una stagione veramente pazzesca, dove tutto quello che poteva succedere è successo. Questa è la magia del Rally!

Articolo del 17 Gennaio 2019 / a cura di Mattia Limonta

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