Home / / Ops mi è scappato il razzo

Ops mi è scappato il razzo

Uno dei luoghi comuni più frequenti sulla moderna Cina è che i loro abitanti tendono a copiare ispirarsi, in maniera più o meno accurata, ai prodotti occidentali dovendo realizzare i loro. Dall’abbigliamento alle automobili (vedi quella volta che la Fiat aprì una causa perché le avevano copiato la Panda) agli aeroplani, la cosa è leggermente sfuggita di mano, perché a vedere il razzo Tianlong-3, esso assomiglia tecnicamente ed esteticamente a quelli prodotti da Space-X; il problema è che l’hanno riprodotto talmente bene che domenica scorsa ne è saltato in aria uno.

 

Ma andiamo con ordine.

Dicevamo, lo scorso 30 giugno il primo stadio di un missile da 590 tonnellate è schizzato via dalla sua rampa di lancio in maniera del tutto non intenzionale, per poi fermarsi a mezz’aria e ricadere con una mossa tutto tranne che aggraziata, anche perché non siamo abituati a vedere un razzo procedere in senso trasversale. E poi, se proprio vogliamo essere pignoli, siamo abituati a vedere i missili a forma di missile, cioè con la punta, non cilindrici. Cadere, dicevamo, in mezzo a un campo senza, pare, ammazzare nessuno. Ma cos’è successo di preciso?

Qui sotto un footage dell’evento, notare lo spirito di sopravvivenza di quell col telefono in mano.

È successo che nel 2014 la Cina ha liberalizzato parzialmente il settore spaziale, consentendo, con qualche limite, a chiunque avesse qualche soldo di troppo in tasca di costruire veicoli spaziali, nell’ottica di fare concorrenza al signor Elon Musk e ai suoi razzi. Detto fatto: con sede a Pechino, l’anno seguente viene fondata LandSpace Technology Corporation, autrice di diversi lanci di tre missili alimentati a metano liquido e ossigeno liquido, l’attuale stato dell’arte in fatto di motori a razzo, stessa tecnologia utilizzata con successo da Musk per i suoi Raptor.

Ehi, si scherza.

Procediamo:

I tre missili Zhuque di LandSpace

Non sono loro, però, gli autori del pasticcio, perché da LandSpace nel 2019 si licenziò l’amministratore delegato Kang Yonglai, decidendo di mettersi in proprio e costruire sotto il nome di Space Pioneer i suoi razzi, rigorosamente riutilizzabili, perché l’ambiente è importante. No, in realtà è che si risparmiano soldi. Detto fatto: il 2 aprile 2023 il Tianlong-2 schizza in orbita eliosincrona (ovvero un’orbita in cui l’oggetto si trova sempre alla stessa ora solare locale rispetto alla superficie terrestre, il che è molto comodo se si devono effettuare osservazioni verso la stessa, e ad un’altezza di 6-800 chilometri, un bel po’ sopra la Stazione Spaziale internazionale per capirci) con un satellite al seguito.

Può trasportare 15 quintali di carico pagante, che è un niente rispetto ad altri mezzi come il Falcon 9 che può partire con 22,8 tonnellate sul groppone, ma è pur sempre un primo viaggio inaugurale di successo, nonché il primo razzo cinese privato ad andare in orbita quindi che fare, se non provare a costruirne uno più grosso?

Detto fatto parte 2: una volta raggranellato tramite azionisti e investitori un totale di circa mezzo miliardo di dollari, comincia lo sviluppo della supposta volante in oggetto, un missile a due stadi alto 71 metri, di 3,8 metri di diametro, e pesante 590 tonnellate, quasi quanto la nuova BMW M5. L’aggeggio è avrebbe dovuto essere in grado di trasferire in orbita eliosincrona 14 tonnellate di carico utile con l’aiuto di dieci propulsori (nove nel primo stadio e uno solo nel secondo) alimentati tramite un miscuglio di ossigeno liquido e kerosene denominati Tianhuo-12, per un totale di 820 tonnellate di spinta.

Cioè, rispetto alle 3390 del buon vecchio Saturn V (pardon, SATURN V) è una merdina, però sa il fatto suo, e, ad ogni modo, questi numeretti possono dare un’idea della quantità di materiale, tempo, soldi e sbattimento necessari per realizzare un mezzo spaziale con una portata di fatto poco superiore a quella di un Eurocargo; e che lo scopo primo per il quale tutti questi privati si stanno buttando a pesce nella realizzazione di razzi riutilizzabili è proprio quello di proporre al mercato trasporti spaziali a prezzi meno esorbitanti di quelli attualmente in vigore. Del resto, l’era pioneristica nella quale la corsa allo spazio era più che altro un esperimento, finanziato quasi a perdere dai governi nell’ottica di svolgere ricerca utile nel campo delle telecomunicazioni e della difesa, è passata da un pezzo. Da decenni ormai orbitano sopra la nostra testa centinaia di satelliti, con la Cina che se ne è costruita una propria costellazione, denominata BeiDou, per rendersi indipendente dal Galileo europeo e dal GPS americano. Tutto sto ben di Dio ha bisogno di essere lanciato in orbita, mantenuto e all’occorrenza riparato, e questi mezzi riutilizzabili offrono un bel risparmio in tal senso, se si pensa che un lancio del Falcon 9 di zio Elon costa solo 62 milioni di dollari, che sembrano (sono) tanti, ma niente in confronto al mezzo miliardo che occorreva per spedire in orbita il compianto Shuttle.

Orbene, tornando ai nostri amici cinesi: nel luglio dello scorso anno avvennero, con esito positivo, i primi test dei nuovi motori. I nostri TH-12, forse meno innovativi di quelli a metano dei colleghi di LandSpace ma altrettanto efficaci, facevano il loro sporco lavoro, tracannando kerosene e producendo tanta, tanta forza motrice. Una volta raggiunto questo primo obiettivo, però, bisogna vedere cosa succede quando 9 di questi motori vengono accesi tutti insieme montati sul dietro di un razzo, e perché ciò accada c’è un solo modo, che si chiama static fire, ovvero il piazzamento dello stadio del missile completo di motori sulla rampa di lancio e la prova degli stessi alla massima potenza disponibile, senza arrivare al decollo. Gli americani quella volta non hanno avuto grossi problemi a farlo con il Sat SATURN V, che, metti caso che non l’abbiate mai letto su questo sito, è il coso più potente mai costruito dall’uomo (e portava in orbita 140 tonnellate, quindi a confronto sia il Tianlong che il Falcon 9 sono delle pratiche utilitarie); fermare quell’affare coi motori a canna non doveva essere come tenere un chihuahua al guinzaglio. Si fa così, comunque.

Stavolta, però, i nostri amici di sotto la Grande Muraglia devono aver sbagliato qualcosa. In rete si trova una foto del solo secondo stadio (quello “dietro”) del razzo, bello ritto sulla rampa e, apparentemente, anche ben fissato.

E fin qua... Alcuni esperti ci hanno detto che sul razzo ci sia scritto "LASERONE"

Poi c’è un video dello stesso che accende i motori, i quali, ancora una volta e come previsto, funzionano a meraviglia, emettendo una bella fiammata e una nuvoletta di fumo grigio finché qualcosa va storto: le morse che lo ancorano a terra cedono e il mezzo missile decolla; sul razzo non è presente un sistema di autodistruzione, né i motori sono stati spenti a distanza subito dopo il lancio inintenzionale, bensì si sono disattivati perché già programmati (dovendo effettuare un test e non un volo) per rimanere accesi pochi secondi, quelli che sono bastati per fargli raggiungere un’altitudine considerevole: lo schianto è avvenuto a un chilometro e mezzo dal sito del lancio, e nemmeno troppo distante da insediamenti abitati, che però erano stati prudentemente evacuati prima dell’operazione sai mai.

Se i cittadini hanno potuto dormire tranquilli, dunque, altrettanto non possiamo dire dei creatori del nostro razzo: progettato con le migliori intenzioni e, probabilmente, anche con ottimi risultati anche se non abbiamo fatto in tempo a scoprirlo visto che è andato in fumo per una svista durante il calcolo di qualche supporto; nel dubbio non vorremmo essere qualcuno degli investitori che hanno sganciato parte di quei circa 550 milioni o avere delle azioni di quell’azienda.

Quello che è certo è che l’incidente in questione influirà non poco sulla tabella di marcia del progetto, che prevedeva per settembre di eseguire il primo volo di prova, ed è un vero peccato, perché, come abbiamo detto, il veicolo di per sé funzionava a meraviglia e il suo predecessore, il Tianlong-2, era riuscito a volare dando più di qualche soddisfazione. Destino che auguriamo anche al nuovo prototipo, perché il ferraccio non ha colore né bandiera, e lo spazio è di chiunque sia capace di volare abbastanza in alto.

Articolo del 5 Luglio 2024 / a cura di Francesco Menara

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

  • stefano

    Ancora per poco, poi anche il saturno 5 sarà (stato) il vettore più potente. Amen

  • Arnaldo

    Complimenti per lo stile di scrittura e le informazioni tecniche contenute. Ho letto un paio di articoli, non questo, e li ho trovati scorrevoli, divertenti e interessanti. Ancor di più se paragonati a tutta la fuffa che gira su internet. Attendo un bell’articolo sull’ekranoplano, ibrido che mi interessa molto. Soprattutto per capirne il possibile utilizzo in ambito civile.

Altre cose da leggere