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Super Test Mercedes Classe C, lunga vita alle auto normali

Partiamo da una considerazione (amara): i suv, per quanto se ne possa parlare male, sono auto comode e che viziano, specialmente quelli del segmento premium. Per un istante, vi prego, dimenticate la Uno Turbo e la Lotus Elise, dimenticate che i molti suv siano brutti come un debito e che le loro doti sportive siano pari a quelle di un Germano Reale che snadrazza in mezzo al Lago di Garda. Per un istante solo, vi prego, dimenticate l’uomo medio che si sente stocazzo un vip dall’alto del suo dannato e arrogante suv e le mamme che fanno le fighesse (crasi tra fighe e lesse) ferme davanti alla scuola dei figli “parcheggiate” in mezzo alle palle che dio mio le spazzerei via con una benna gigante.

Ecco, se dimenticate tutto quello che significano e prendete i suv per quello che sono, dei comodi e pratici commuter con cui andare dal punto a al punto b in comodità e relax, ecco, solo allora, vi renderete conto che queste macchine, in fin dei conti, non sono così male. Recentemente ho fatto un Bologna – Vallelunga (Roma) A/R con un’Audi Q5 (nascondendomi per evitare rappresaglie da parte dei rollingsteeler più severi che ancora non hanno digerito la prova della Formentor) e alla sola idea di fare quel viaggio con la MX-5 mi viene prurito e mi inizia a ballare un’occhio. Avrei preferito una Serie 3 o una Giulia? Certo, ma il convento passava quella e, alla fine dei conti, con quell’Audi è stato un gran bel viaggiare: cruise control adattivo, podcast di Barbero dal mio Apple Car Play e se la macchina non mi avesse detto a quale casello uscire sarei arrivato a Napoli tanto ero in polleggio.

Eppure, mi spiace, non ce la faccio. Non ce la voglio fare. Non sono ancora pronto per arrendermi all’inesorabile, non posso smettere, così, solo perché sono andato a Roma in gran comoditè, di credere in tutto quello in cui credo: caro dio del bisogno indotto, non avrai vita facile con me, sono una specie di Abramo della guida, non sarà facile far crollare la mia fede. Sì, è vero, i suv sono comodi ma per me la macchina è e deve essere un’esperienza, un’emozione, per me guidare bene e con gusto è uno stile di vita, un’imperativo categorico. Non posso pensare di vivere senza Miata, non posso pensare di vivere senza un’auto che non sia bella da guidare. Per me l’auto è ancora un regalo che faccio a me, non a chi mi guarda al semaforo.

Ecco allora che arriviamo all’articolo di oggi: uscite, aprite la finestra e guardate in strada. Suv, suv e ancora suv, questo a dimostrare che, là fuori, di guidare bene e con gusto interessa sempre meno. Lo dimostra anche il fatto che le auto classiche (berline e station wagon) sono lentamente (nemmeno troppo) sparite dalla circolazione. E allora mi sono fatto una domanda: perché? Può una vecchia classica station wagon dal piglio grintoso essere comoda e pratica tanto quanto un suv riuscendo comunque a soddisfare la voglia di guidare e lo smanettone che è in noi? Queste macchine “vere” hanno ancora senso di esistere? Può un padre di famiglia con moglie, figli e cane al seguito, dopo aver comprato la propria copia di DI BRUTTO, trovare pane per i suoi denti al volante di una macchina che non sia una Exige o una sempreverde Mazda duepostisecchi o deve per forza comprarsi un crossover?

Ho chiesto e, per fortuna, ho avuto (Potremmo anche dire Chieti e ti sarà tato ma in passato ho avuto una relazione burrascosa con una ragazza del famoso capoluogo abruzzese quindi eviteremo): oggi la paladina di noi veri rollingsteeler, l’auto che dovrà difendere i nostri cuori infranti da sedute alte e baricentri ancor più alti è lei, una nuova e fiammante Mercedes C220 d SW (W206).

Presentata lo scorso Febbraio 2021, questa Mercedes raccoglie sulle sue spalle un passato molto ingombrante: la Classe C infatti altro non è che l’erede della gloriosa 190E, l’auto che nel 1982 non solo definì lo stile Mercedes moderno (grazie alla matita di Bruno Sacco) ma anche l’auto che, per la prima volta, portava la classe e il lusso tipico delle vetture della Stella a tre punte ad un livello abbordabile anche per le persone meno ricche. Non solo, giusto perché ne stiamo parlando, la 190E è anche la macchina che portò l’arroganza ad un livello difficilmente raggiungibile, ieri, oggi, sempre. Per sempre.

– Articolo del famigerato Benny Marcel QUI

Ora, proprio partendo dalla 190E e da quello che Mercedes ha significato per tanti anni nella storia dell’automobilismo, avvicinandosi a questa nuova Classe C un po’ di aspettative sono d’obbligo. Mercedes infatti è da sempre sinonimo di lusso e qualità. Prendendo ad esempio tre case automobilistiche che producono auto simili per segmento/dimensioni e pubblico di riferimento (Audi, BMW e Alfa Romeo), Mercedes si piazza in una posizione ben precisa: BMW e Alfa sono quelle più grintose e sportiveggianti, Audi è quella che cerca di accontentare tutti senza stupire né sconvolgere mentre Mercedes è quella che ti culla, ti coccola, offrendoti doti di guida interessanti ma senza mai rinunciare al comfort e alla classe. Questo discorso è stato vero per tanti anni ma ha avuto un rovescio della medaglia piuttosto importante: provate a chiedere in giro, 9 persone su 10 guardando una Mercedes station wagon vi dirà o che è un’auto da vecchio o che è un carro funebre. Purtroppo, per quanto se ne parli di meno, anche Mercedes è finita vittima degli stereotipi come le altre, assieme alle Audi che “non fanno le curve”, alle Delta che crepano o alle Alfa Romeo che spaccano i braccetti e smerdatine da social simili.

– voi non avete idea di quanto vorrei chiudere facebook, mannaggia all’ignoranza –

Ovviamente in Germania non sono stati a guardare e negli ultimi anni – diciamo dal 2017 con la nuova Classe A W177 – Mercedes ha fatto di tutto (aiutata anche da Lewis Hamilton) per togliersi di dosso l’odore di naftalina e darsi un tono più giovane. Guardando il numero di Classe A che ci sono in giro direi che ci sono riusciti, grazie ad un design più grintoso e ad una dinamica di guida non solo confortevole ma anche dinamica rispetto al passato.

Arriviamo quindi a questa nuova Classe C, caratterizzata da un design grintoso, con la bella calandra bassa che sembra voler mordere l’asfalto, lo sguardo aggressivo dei fari full LED (cosa che Mercedes ci tiene a ricordarci) e una presenza su strada notevole.

L’auto infatti è caratterizzata dal pacchetto estetico AMG che, se da un lato è caratterizzato da prese d’aria, sfoghi e terminali di scarico finti, dall’altro giova indubbiamente alla vettura, piantandola per bene in terra e donandole quella grinta sufficiente per far generare un sorriso immaturo sulla vostra faccia ogni volta che aprite il garage e ve la trovate davanti. Al primo colpo d’occhio sembra di aver di fronte una ben più prestante Classe C AMG che però a quanto pare invece del V8 avrà un 2 litri turbo e un po’ mi viene da piangere.

“Lorenzo, la prossima C63 AMG sarà un quattro cilindri 2 litri turbo”

Comunque, torniamo alla Classe C normale: tralasciando le descrizioni che potete trovare su un qualunque articolo copia-incolla presente online, voglio andare al dunque e raccontarvi com’è da vivere, guidare, assaporare questa bella station-Wagon, perché è meglio di un suv e di come può anche risultare divertente e appagante nella guida impegnata, il tutto grazie alla santissima trazione posteriore e ad un motore che sulla carta non sembra un granché ma che invece tira forte e riesce a stupire.

Sotto al cofano di questa Classe C, in posizione anteriore longitudinale è installato un quattro in linea turbodiesel (Mercedes OM654M) da 1992cc capace di sviluppare 200 cv (e 440 Nm di coppia) più ulteriori 20 cv (e altri 180 Nm!) dati dal sistema ibrido a 48 Volt. Grazie ad un turbocompressore a geometria variabile, il motore tira come un mulo fin dal minimo e, sorpresa, gira rotondo e rimane in tiro fino a oltre 4.500 giri.

Ora, questi non sono certo numeri con cui eccitarsi, ma devo ammettere che (in passato ho avuto per oltre 10 anni una Ibiza 1.4 tdi con il vecchio caro tre cilindri da 75 cv) il lavoro fatto sui moderni motori diesel è pazzesco: questi motori girano come degli orologi, sono pastosi e silenziosi e, se provocati, tirano forte per davvero. In particolare sono rimasto stupito dal motore di questa Mercedes che nonostante una potenza in linea con quanto offerto dalla concorrenza sembra averne di più, specialmente del 2.0 TDI da 204 cv Audi che ho provato recentemente sulla Q5 di cui scrivevo prima, privo dell’aiutino elettrico ai bassi e per questo un po’ più spompo. Da segnalare infine i consumi: semplicemente ridicoli. Non sappiamo bene che fine faranno i diesel e non so/posso assolutamente dirvi se oggi conviene comprare un diesel (poi magari fra un anno li bandiscono) ma, al momento, questi motori sono il massimo che si può ottenere da un’auto “normale” per chi deve fare dei km, sia a livello di prestazioni che di consumi (e di conseguenza di emissioni di CO2), non c’è plug-in hybrid o microscopico motore a benzina che tenga.

Ad aiutare il motore a muovere una macchina che proprio leggera non è (siamo ben oltre i 1.800 kg) ci pensa infine il cambio, un automatico a 9 rapporti che se guidate con della calma cambia le marce senza che ve ne accorgiate mentre per frenare i vostri bollenti spiriti ci sono quattro freni a disco (e fin qui, ovvio) di cui quelli anteriori belli grintosi con i dischi forati. Chiude il discorso un bel set di cerchi da 18″ con design aerodinamico che ci vuole un po’ a farci l’occhio ma che alla fin fine sono belli sburoni.

– per quanto ingombrante (siamo a quota 4,75 metri), il corpo vettura è equilibrato e sfuggente e, personalmente, ritengo meglio riuscita la versione station della berlina, la cui coda è un po’ anonima –

Il lavoro di ringiovanimento dell’idea stessa di Mercedes procede con gli interni: apri la portiera e vieni accolto da un abitacolo moderno, tecnologico e razionale. Certo, ci sono gli ovvi e onnipresenti schermi touch screen che possono anche non piacere ma qui almeno funzionano a dovere. I tasti presenti sulle schermate sono sensibili al punto giusto e ci prendono sempre al primo colpo. Continuo a rimpiangere i tasti analogici che li puoi premere anche senza guardare quel che fai e non ti distraggono alla guida ma qui, grazie Mercedes, il lavoro fatto per ottenere un abitacolo sì moderno ma comunque fruibile e pratico c’è e si vede.

– la finitura del cruscotto in stile yacht ha suscitato pareri discordanti. A me piace, ad altri proprio no. –

Anche il volante, pieno di tasti a sfioramento, funziona bene e si riesce a non premerli per errore in curva con i palmi delle mani, cosa che invece accade su auto ben più nobili di questa come la Ferrari Roma o la SF90, che pur di farla moderna e touch hanno fatto un volante che ogni volta che curvi attivi o disattivi qualcosa (infatti qualcuno a Maranello se n’è accorto e hanno messo la funzione “stacca tutto” che disattiva i tasti touch sul volante… e qui ho finito le parole).

– cruscotto SF90, complicarsi la vita, lo stai facendo nel modo giusto –

Ma parliamo di robe serie: l’impianto stereo è atomico, qualità e diffusione del suono sono eccezionali e ascoltare la propria musica preferita a bordo di questa macchina dà un gran gusto.

No scusate, avevo detto cose serie (che comunque, per me, la qualità dell’audio è fondamentale): il volante, una volta preso fra le dita, è piacevolmente pesante e sensibile. Non siamo ai livelli della Giulia, ma questa Mercedes ha il suo da dire. Impostando poi la modalità “sport” il volante diventa ancora più , il feedback è indubbiamente buono. Poi la corona è piccolina e tenerla fra le mani è un gran piacere.

– qui dentro ci si sente bene, garantito al limone –

E poi? E poi è successo che una mattina pioveva e sono dovuto andare a Monghidoro (lungo la SS65 della Futa, una strada celebre per tutti gli amanti della guida) e mi sono messo al volante della Mercedes: quella mattina di asfalto viscido e poco traffico in giro ho avuto modo di assistere alla trasformazione di Dottor Jekyll in Mr.Hyde e, se non bastasse, di toccare con mano quanto la buona meccanica sia ancora capace di regalare grandi soddisfazioni. Lungo la strada che si inerpicava decisa verso il Passo Raticosa, con il controllo di stabilità disattivato (purtroppo il controllo di trazione non è disinseribile), quella che doveva essere una tranquilla e parca Mercedes Classe C è passata dall’essere quella che fino a quel giorno avevo trovato come una comoda, bella e veloce station wagon senza troppe velleità sportive ad una macchina vera, nervosa, decisa e con la quale tornare sul gas con attenzione pena il rischio di far dei danni. Una vera auto da guidare lungo le curve.

Lo stereo è spento, le mani sono salde sul volante (tutte e due, che in giro vedo gente che pensa di essere Toretto, ma come guidate!?) e gli occhi fissi verso la strada che davanti a me si srotola e mi tenta come se ad aspettarmi in cima a questo passo ci fossero le gemelle Dell.. Partenope, Leucosia e Ligea. Inserita la modalità sportiva con il tasto sotto allo schermone centrale la macchina cambia poco ma lo fa in maniera percettibile: l’erogazione diventa più immediata e decisa, il pedale del gas ora è più reattivo, il cambio più cattivo e lo sterzo, come detto prima, diventa più solido. Le sospensioni invece non cambiano e questo la dice lunga sul lavoro svolto da Mercedes nel rendere l’auto tanto comoda quando utilizzata in maniera normale quanto efficace se si ha voglia di pestarci un po’: nonostante l’assetto sportivo di serie spresente sulla vettura, l’auto non è mai troppo rigida ma nemmeno morbidona: la Classe C si limita a copiare l’asfalto con efficacia mantenendo sempre grandi dosi di grip e rendendo la guida sicura, affidabile e precisa.

Affrontando le curve con decisione l’avantreno punta dentro preciso senza nessun fastidioso sottosterzo, la percorrenza viene tenuta con determinazione e, una volta con gli occhi che vedono l’uscita della curva, tornando sul gas, la macchina tende a chiudere la traiettoria, concedendo anche il gusto di fare dei bei sovrasterzi di potenza aiutati dall’asfalto umido. L’unico che cerca di rovinare i giochi è il cambio, che manca di una modalità 100% manuale e che anche se permette di cambiare marcia con le palette dietro al volante, tende sempre a innestare il rapporto successivo appena può. Maledetto, se io voglio uscire in terza piena sgommando come un matto te non mettermi la quarta a metà curva, infame. Prese le misure con il cambio e imparato ad anticipare le sue subdole mosse, la Classe C ha spazzato via tutti i miei preconcetti e si è concessa fra le mie mani con voglia e allegria: non mi sarei mai aspettato di guidare questa macchina… come una macchina! Curva dopo curva quella che fino a pochi istanti fa era solo una Mercedes station wagon turbodiesel è tornata alla vita sotto di me, facendomi uscire dalle curve di traverso, cercando la traiettoria perfetta o facendola sgusciare veloce fra le curve mettendo in luce un comportamento ed un atteggiamento da macchina vera, di quelle nate per essere guidate. Forse lei non si aspettava di essere guidata così, ma quando l’ha capito è stata al gioco senza fare storie.

Non solo non ha fatto storie, mi ha pure fatto divertire e, ancora meglio, quando ho esagerato si è anche fatta rispettare: complice l’asfalto viscido, per quanto il controllo di trazione non sia disinseribile, è possibile sfruttare l’inerzia per lasciar sfuggire il retrotreno verso l’esterno della curva aiutandosi con un colpetto di gas, rendendo la guida divertente e soddisfacente, il tutto assecondati da un’auto VERA, che si fa strapazzare, che sta al gioco e che solo se esageri ti frena la ruota esterna facendoti raddrizzare e ricordandoti che sei su una familiare e no, non sei drift king.

Questo è quello che mi ha stupito di questa Mercedes: potremmo scrivere e parlare per ore della capienza del baule, del sistema di infotainment touch, delle lucine ambientali che potete mettere il colore preferito di qualcuno a cui volete bene, dei consumi ridicoli o di quanto sia intelligente il fatto che per mettere il telefono in carica Mercedes vi obbliga a infilarlo in uno scompartimento scomodo in modo da disincetivarvi a prenderlo durante la guida. Si si, potremmo parlare per ore di tante cose e di quanto questa auto vada bene e faccia sentire fighi ma quel che invece voglio dire, è che questa è una macchina VERA, ancora dedicata a chi, con una automobile, non vuole solo arrivare ma vuole anche andare. Anche sull’asciutto, per quanto sia quasi impossibile difficile farla scodare di gas, la Classe C rimane un gran bel guidare, sempre precisa e reattiva e, complici le quintalate di coppia erogate dal motore, capace anche di accelerare forte per davvero.

– in autostrada (o su una pista di decollo), è possibile mantenere medie da festeggiare a carnevale con tanti coriandoli rosa –

Ha tutti gli orpelli dei moderni elettrodomestici senza anima ma montati all’interno di un corpo di acciaio e alluminio fatto come si deve. È bastato poco, una strada di montagna umida alla fine dei conti, per farle tirare fuori gli artigli e dimostrarci che anche un’auto normale, con una buona ripartizione dei pesi, un baricentro ad altezza normale, un buon schema sospensivo (ps. proprio la 190E fu la prima a portare fra le auto di tutti i giorni lo schema multilink) e un buon motore, è capace di regalare una guida coinvolgente ed emozionale. Lo dico? Lo devo dire: questa Mercedes è una gran macchina, che si allontana decisamente dallo stereotipo di morbida auto da anzianotti (seduti o sdraiati) per avvicinarsi al concetto di auto non solo comoda e elegante ma anche divertente, da guidare e assaporare.

Rigida al punto giusto sia di telaio che di sospensioni, precisa e capace di lasciarsi andare in tutta sicurezza, la Classe C mi ha sinceramente stupito per il modo in cui si è scrollata di dosso i panni della prima della classe cocchina della maestra per diventare una un po’ più casinista e sbarazzina ma senza mai perdere di vista i buoni voti e quel po’ di stile ed eleganza che non guastano mai. Se guardassimo la classe dall’alto, sicuramente questa Classe C sarebbe compagna di banco della BMW Serie 3, un po’ meno rifinita della Mercedes ma comunque sempre desiderosa di fare un po’ di casino.

La Giulia invece sarebbe in ultima fila, con una nota sul diario perché non esiste la versione station wagon. E la Audi A4? Beh, lei sarebbe in prima fila che porge il gessetto alla prof. È vero, per andare a Roma da Bologna sono stato comodissimo e tempo fa ho provato una S6 rimanendo sconvolto dalla sua riserva di potenza e dalla qualità dei suoi interni ma, sincero, quella mattina, mentre andavo a Monghidoro, non avrei mai preferito una A4 a questa Classe C. Non perché sarei stato meno comodo, non perché sarei stato più figo ma, semplicemente, perché ho guidato per davvero e mi sono divertito a mettere di traverso una station wagon turbodiesel. E divertimi con un’auto nel 2021, per me, basta e avanza.

Ah, per tornare all’inizio: la preferirei ad un suv? SI.

Dopo questo infinito megapippone, pagelle!

  • Estetica. Mercedes negli ultimi anni ha lavorato tantissimo sulla sua immagine e i risultati si notano. La nuova Classe C è a tutti gli effetti una bella auto che riesce ad ottenere la giusta dose di grinta anche senza esagerare con calandre così grandi da avere un CAP tutto loro. Una grinta che nel caso dell’auto che abbiamo provata, viene enfatizzata dal pacchetto estetico AMG Line. Personalmente trovo la versione SW meglio riuscita di quella berlina, il cui retrotreno è meno riuscito del muso.
  • Piacere di guida. Sorprendente: provata in lungo e in largo in città, montagna, traffico, asciutto e pioggia la Mercedes Classe C è sempre stata un’ottima compagna di viaggio, comoda quando è servito, divertente quando ho voluto. Certo, per farle tirare fuori gli attributi c’è stato bisogno di una strada di montagna umida ma, questa è la cosa importante, alla fine li ha tirati fuori, segno che ci sono, molto bene.
  • Vita quotidiana: Beh, qui siamo al top. Basta aprire il garage per sentirsi meglio. In mezzo al casino delle nostre strade, circondati da gente che oltre a non saper guidare fa di tutto tranne che gudiare, dentro l’abitacolo di questa Mercedes ci si sente in un’oasi di pace e tranquillità. Le finiture di alta gamma, lo stereo pauroso (l’impianto Burmeister da 710W costa 1.232 € ma è una vera chicca da intenditori) e la sensazione di essere a bordo di una Mercedes sono impagabili. Certo, in mezzo al traffico non sarete i più fighi a bordo dell’ultimissimo suv-coupè ecochic ma, sinceri, chi-se-ne-frega, qui basta una rotonda un po’ allegri per apprezzare la seduta e il baricentro bassi.

  • Street credibility. Eh, qui iniziano i problemi. Nei giorni in compagnia della Mercedes ho raccolto diversi pareri, tutti piuttosto contrastanti. Queste macchine sono passate di moda e chiunque ci terrà a ricordarvelo, un gran peccato. Ad ogni modo il pacchetto AMG Line risolleva la situazione, la macchina si fa notare ed è oggettivamente bella, solo non si nota molto e al giorno d’oggi, mi spiace, a molti piace più apparire che essere.
  • Fattore groupie. Eh, come sopra.
  • Fattore Nerd. Qui i fanatici del touch screen e della connettività saranno a casa loro. La nuova Classe C è cosparsa di schermi e tastini a sfioramento. Possono non piacere (a me non piacciono) ma, almeno, qui funzionano bene, così bene che una volta presa l’abitudine non si rimpiangono i vecchi tasti analogici, molto bene. Molto belli i fari full LED, sia davanti che dietro, l’effetto tridimensionale è una figata.

  • Economia d’uso. Ah che figata: in quasi due settimane con la Classe C sono tornato a riassaporare i vecchi tempi con la mia Ibiza 1.4 TDI che faceva i 25-28 con un litro di Nafta. Negli ultimi anni di Mazda MX-5, di varie auto cattive ed emozionanti ma assetate come dopo una cena a base di tigelle e crescentine e, ahimè, dopo una caterva di macchinine plug-in ibride che finché la batteria è carica ok ma appena si scarica consumano come una due Lamborghini, ecco, il motore turbodiesel di questa Mercedes mi ha ricordato cosa significhi consumare poco. Mercedes dichiara un consumo combinato compreso fra i 20 e i 17 km/litro, un valore tutt’altro che distante dalla realtà, ottimo. Ah, importante, l’auto è omologata come ibrida quindi in diverse regioni si riesce a scampare il fardello del bollo, della ztl e cose simili. Tuttavia, infine, c’è un problema, anzi, ci sono oltre 60.000 problemi: una macchina come quelle delle foto gira tranquillamente intorno ai 62.000 €, non proprio pochi.
  • Oh, quanto fa? Elegante, comoda, sfarzosa MA, se provocata, anche molto veloce. I 20cv e sopratutto i 200 Nm in più offerti dal motore elettrico ai bassi regimi si sentono DI BRUTTO e pestando duro sul gas la macchina si lancia in avanti con forza, aiutata anche dai 9 rapporti del cambio automatico, sicuramente un po’ più corti del normale. Alla fine dei conti lo 0-100 si chiude in 7,3 secondi e la macchina allunga tranquillamente fino a oltre 240 km/h, non male per essere “solo” un 2 litri turbodiesel.
  • RollingSteel Approved? Domanda difficile. Direi di sì, perché questa Mercedes è un’ottima auto, la dimostrazione pratica che nel 2021, se vogliono, le case sono ancora in grado di costruire auto vere che vanno bene per tutto anche per guidare. Sì perché è bella, sì perché si mette di traverso. Però direi anche di no; no perché anche se sono perfettamente in linea con il mercato, oltre 60.000 euro sono davvero tanti.
Articolo del 28 Ottobre 2021 / a cura di Il direttore

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  • Marco S.

    Complimenti Direttore! Gran bell’articolo. Di questa nuova C-class ne parlano veramente tutti bene; di recente avevo visto la recensione della C300d berlina in cui venivano comunque fuori le doti dinamiche della vettura nonostante la preferenza data (giustamente) al comfort.
    Poi appena disponibile attendiamo un confronto con la C300de: sono proprio curioso di sapere come vanno questi ibridi diesel/elettrici dato che già in questa configurazione mild-hybrid tutto il sistema sembra essere veramente efficiente

  • Lorenzo G.

    Bell articolo! Per il cambio c’è la modalità individual (a salire dopo sport) che permette impostazioni personalizzate , tra cui bloccare il cambio in manuale.

  • Alessandro

    Cavoli pure le SW fanno 1800 kg..

  • berto86hv

    Immenso onore nel condividere, oltre a quella del ferro meccanico, anche la passione del ferro storico raccontata dal mitico Barbero! Grande direttore!

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