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Renault Avantime: ma cosa è andato storto?

La Renault Avantime è una delle vetture più discusse degli ultimi due decenni. Chi la ritiene orribile, chi meravigliosa, chi troppo avanti per essere capita. Ne abbiamo trovata una assolutamente perfetta e, dopo averla provata, ci siamo chiesti cosa possa essere andato storto.

Tutti allenatori, tutti virologi, tutti medici e tutti progettisti di auto. Qualsiasi cosa accada l’opinione pubblica deve dare un giudizio, che alla fine non è altro che la somma di più giudizi individuali che si incanalano in diverse correnti. Stesso vale per le auto, che spesso vengono giudicate solo dai dati cartacei o per “sentito dire”. Quante volte avrete sentito:

“La Multipla è orrenda! Fa schifo!”

“Mammamia, la Toyota GT86 è proprio un polmone!”

“La Renault Avantime è veramente un cesso”

Parole pronunciate da persone che guardano da esterni il mondo dell’auto e che, per citare un mio amico ingegnere, non hanno la minima idea di cosa sta dietro alla progettazione e alle scelte che una casa automobilistica fa prima di spendere milioni e milioni nello sviluppo, costruzione, industrializzazione e commercio di una vettura. Il fenomeno che analizzeremo oggi è quello della Renault Avantime.

Vista per la prima volta sotto forma di prototipo nel 1999, la Avantime prendeva il nome da un concetto: Arrivare “Prima del tempo“, appunto “Avant-time“. Con questo presupposto la neonata monovolume doveva aprire una finestra sul futuro dell’automobile e stupire con gli effetti speciali, roba che Micheal Bay è un principiante.

Foto via Wheelsage.org
BOOOOOOOOOOOM!

Dal prototipo alla vettura di produzione cambiò ben poco e Renault arricchì la Avantime con chincaglierie elettroniche, stranezze in ogni dove e optional ad effetto wow come ad esempio il pulsante “Grand Air”, che faceva aprire contemporaneamente tutti i finestrini e il tetto apribile per trasformarla in una sorta di “targa”. Design innovativo, visibilità ed abitabilità estrema, ricchezza tecnologica: questi erano i punti saldi degli ingegneri Renault durante lo sviluppo del modello, che arrivò nei concessionari Italiani nel Giugno del 2001. Costruita negli stabilimenti della Matra a Romorantin, che fallì successivamente anche a causa della debacle Avantime, ne furono vendute poco più di 8500 unità, senza nemmeno arrivare alle 15.000 previste dalla Renault (numero ridicolo se pensiamo che la Stilo, considerata un fallimento cosmico per Fiat, fu venduta in oltre 650.000 esemplari).

Ma quindi che cosa non ha funzionato? Perché la Renault Avantime non ha riscosso il successo sperato? Vediamolo.

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Comunicazione e martketing errati.

La Renault Avantime viene proposta come “Coupè Monovolume” con 20 anni di anticipo, abbiamo quindi una linea slanciata, filante, con la “sportività” data dalle due porte, con in aggiunta l’incredibile abitabilità, visibilità e comfort assoluto di una monovolume. La sostanza di tutto questo è che sembra voler fare troppe cose contemporaneamente e nessuna di queste fatte bene. E’ come il concetto di “Sport Activity Coupè”, che non ha la funzionalità di un fuoristrada né la sportività di una coupè. Un SAC de merde detta alla Francese.

Quindi già nelle premesse la Avantime fallì a destare l’interesse desiderato e quando arrivò nei concessionari Italiani la cosa fu ancora più critica. Nella nostra bella penisola era disponibile al lancio solamente la versione “3.0 V6” a benzina da 207cv, negli allestimenti Dynamique e Privilège, la prima a 35.100€, la seconda a 41.000, mica brustolini. Non una gran mossa, visto che in Italia fino a pochi anni prima c’era la tassa sugli “over 2000” (la stessa che penalizzò anche la BMW E30) e molti ormai avevano abbandonato le grosse cilindrate a favore degli ormai avanzatissimi turbo diesel. Verso la fine della produzione uscì anche una versione 2.0 turbo benzina da 163cv, più parca nei consumi e nelle spese di mantenimento, ma uscita quando era ormai troppo tardi per correre ai ripari.

Dove lo abbiamo già visto questo motore? Ah sì, nel retrotreno di quella follia a quattro ruote della Renault Clio V6, se ve la siete persi buttate un occhio qui sotto:

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Al prezzo – folle – a cui veniva proposta la Avantime, dovevate poi aggiungere la lista optional (che riportiamo qui sotto) con cui far lievitare ulteriormente una cifra insensata nonostante – questo le va riconosciuto – l’incredibile (per l’epoca) tecnologia all’interno e la tiratura limitata.

Lista optionals

Una due porte che voleva essere comoda… ma anche no.

Tornando alle premesse di questa Avantime, per essere una coupé vera e propria DOVEVA assolutamente essere una due porte. Per definizione, le vetture  due porte sono tutt’altro che pratiche. Provate a dire alla vostra donna che volete a tutti i costi una hot hatch a due porte e vi dirà che siete dei pazzi, che è scomoda e  non ci sta niente (difatti tutte le city car ormai hanno cinque porte). Quei testoni della Renault hanno comunque voluto portare avanti la cosa, studiando delle cerniere apposite per cercare di contenere il classico problema delle due porte: la lunghezza. Per far entrare anche i passeggeri dietro, le porte devono essere più lunghe rispetto alle versioni a quattro porte, quindi uscire dalla macchina in garage o in un parcheggio diventa un’impresa per insetti stecco.

Le super cerniere della Avantime permettono l’apertura della porta molto agevolmente e in minor spazio, avanzando oltre che ruotando sulla cerniera così da poter entrare agevolmente se qualcuno parcheggia vicino alla nostra preziosa Coupè monospace. Il problema però è sempre quello, una volta aperto bisogna comunque accedere alla seduta posteriore, estremamente confortevole, facendo mille acrobazie.

Lo sforzo fatto dagli ergonomisti Renault viene quindi completamente vanificato da una soluzione che, a mio parere, ha una scomodità irrisolvibile e il cui unico scopo è quello di non far salire nessuno dietro. Mi rovinate il bilanciamento, merdoni.

Meccanica standard a prezzo pieno.

Questa qui più che una ragione del fallimento commerciale è una mia considerazione personale riguardo al modello. La Avantime è basata sulla piattaforma della Espace terza serie. Quando dico “basata” significa che letteralmente è una Espace ricarrozzata.

Una meccanica standard con l’aggiunta però di notevoli inconvenienti. Ad esempio per rifare la distribuzione sul 3.0 V6 bisogna tirare giù il motore, immaginatevi quanto potesse costare fare l’intervento in concessionaria. Altro problema legato alla motorizzazione e al peso della Avantime (che oscilla tra i 1650 e i 1800 kg) è la rapida usura dei dischi freno, che tendono a surriscaldarsi e a deformarsi una volta sollecitati, creando poi notevoli vibrazioni sullo sterzo in frenata. Piccola menzione per la disastrosa 2.2 dCi, che fu introdotta per cercare di convincere i super viaggiatori a comprare una Avantime: ne aveva una un collega rappresentante di mio padre, era in officina un giorno sì e l’altro pure. E’ stata rottamata prontamente all’ennesima rottura per una Ford Mondeo.

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Mi sembra chiaro ormai il motivo dello scarso successo. Di Renault Avantime non se ne vedono più in giro, complice l’affidabilità ridicola delle versioni 2.2 dCi (quasi tutte pressate), i pochissimi esemplari sopravvissuti e la difficoltà nel reperimento dei pezzi di ricambio, soprattutto quelli di carrozzeria. Preparatevi a rodervi il fegato e a passare delle serate piegati su Leboncoin lanciati in ricerche disperate. Vi si è crepato il vetro anteriore riflettente e riscaldato? NON ESISTE. A meno che non ne vogliate un centinaio, lì forse Renault potrebbe farvi una piccola produzione solo per voi.

Una vettura inusuale, strana, che va a segno per quanto riguarda il comfort assoluto da monovolume ma non dà le particolari emozioni nella guida che darebbe una coupé, pur mantenendo una buona stabilità e tenuta di strada, come detto anche dall’Ing. Nicola Materazzi (mica pizza e fichi…). Una vettura particolarissima, che comunque risulta perfettamente attuale e quasi futuristica ancora oggi, che attira sguardi di meraviglia o di sdegno ad ogni metro percorso. Volente o nolente, la Renault Avantime resterà per sempre un pezzo di design dell’automobilismo moderno.

Piccola nota finale su questa particolare Avantime: Non è solo una delle ultime rimaste in Italia, non solo è splendidamente conservata ma ha una lista di optionals, “ciappini” e gadgets che la rendono veramente unica. Partiamo dai cerchi da 18” Olympie (rarissimi) e dal  Pack2 Exception che prevede interni e volante in pelle bicolore, oltre alla pedaliera sportiva e al terminale di scarico cromato. Arriviamo ai famosi gadgets che il proprietario ha fatto fare esclusivamente per questa vettura da un misterioso tuttofare e restauratore di auto la cui identità è custodita gelosamente. La lista comprende: il cielo in alcantara, i battitacco illuminati, il pomello cambio illuminato, il comando retrovisori illuminato, l’automatismo chiusura della tendina tettuccio e automatismo chiusura tetto.  Inoltre, cosa che dovrebbe essere fondamentale su tutte le auto, l’attivazione del comando “Mute audio” quando viene ingranata la retromarcia, oltre al retrovisore destro con posizione parcheggio memorizzabile per vedere il marciapiede e non graffiare i costosissimi cerchi. Oltre a tutto questo ha l’apertura e chiusura automatica specchi retrovisori quando la vettura viene aperta o chiusa, oltre al lettore originale Renault con USB e con comandi al volante. Ah, e naturalmente i tasti regolazioni sedile illuminati. ROBA DA UFO.

Ma che sciccheria è il battitacco illuminato?

Beccatevi la gallery completa qui -> https://rollingsteel.it/gallery/renault-avantime-gallery-completa/

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Articolo del 20 Maggio 2020 / a cura di Mattia Limonta

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  • Mauro

    È tardi per chiedere più foto?! Soprattutto dei dettagli d’autore

  • Francesco

    Ottimo articolo, ma vorrei fare una piccola precisazione: il 3.0 dell’Avantime e della Clio V6 era un ESL, non un PRV.

  • Attila

    “persone che […] non hanno la minima idea di cosa sta dietro alla progettazione e alle scelte che una casa automobilistica fa prima di spendere milioni e milioni nello sviluppo, costruzione, industrializzazione e commercio di una vettura.”
    Mi dispiace per il tuo amico ingegnere ma l’argomento non tiene, l’hai dimostrato tu stesso nel tuo articolo: a volte succede che una casa automobilistica spende milioni nello sviluppo e nella produzione di un’auto e il risultato è un fallimento tecnico (l’Avantime cadeva a pezzi) e commerciale (costava quanto una berlina di lusso ma era un monovolume con rifiniture da utilitaria economica). Quindi il progetto ha bruciato ricchezza invece di produrne ed è costato il posto a qualcuno.
    È sempre successo, continuerà a succedere e a buon diritto la gente criticherà, con buona pace dei sentimenti offesi degli ingegneri.

  • adriano

    non mi toccate la Stilo eh!?!?!

  • Federico

    Era una macchina portatrice di stile, quella che doveva introdurre al pubblico che poi comprava Megane il nuovo corso del design del marchio. Non sono macchine su cui si fanno i soldi per definizione si sa già che perderai soldi ogni macchina venduta. Per questo, alla fine, meno ne fai meglio è.

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  • TURBOD

    Da fuori non fa neanche così schifo, ma come progetto non ha neanche lontanamente la genialità della Multipla, brutta finché si vuole, ma indovinata per tutto il resto.

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