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Di tuning tedesco, auto tamarre e kit estetici in vetroresina a manetta

Koenig SL

Il Veloce e il Furioso (titolo originale Schell und Wütend)
Paese: Germania
Anno: 1998

– Locandina promo del film per il mercato americano e con titolo in inglese –

Trama:
In una calda notte estiva, nell’autobahn all’altezza della periferia di Monaco di Baviera, un commando di ladri alla guida di tre VW Golf modificate attacca un Iveco Eurostar, eliminando l’autista e impossessandosi sia del mezzo pesante che del prezioso carico di Pinguini DeLonghi in viaggio verso l’umido Nord Europa.

Il comando di polizia di Monaco indaga e scopre che esiste un giro di malavitosi tedeschi e turchi che sono anche esperti piloti e mettono a segno i loro colpi alla guida di vetture pesantemente modificate. Il Polizeihauptkommissar incarica l’agente Bernhard Obermeier di infiltrarsi nel mondo del tuning (assieme al suo fido pastore tedesco) per scovare la banda e coglierli sul fatto.

Una missione sotto copertura che prende, però, una piega diversa: il film si svolge sulle strade di Baviera e Tirolo, tra gare clandestine sull’autostrada senza limiti di velocità, azioni criminali e rivalità fra autoclub. Il protagonista entra così a contatto con un universo fatto di passione per il tuning teutonico e italiano degli anni ’80 e ’90, per la musica dance, trance e jungle e conosce una comunità affiatata nella quale stringerà un forte legame di amicizia con il criminale Dominik Timmermann,  troverà l’amore con la sorella di Dom, Margit, e una vera famiglia con tanto di grigliate in giardino a base di bratwurst, kartoffelsalat e birra Paulaner Münchner Hell.

Indimenticabile la scena alla fine della pellicola, nella quale Bernhard e Dominik saltano un passaggio a livello nella zona di Füssen alla guida rispettivamente di una Opel Calibra arancione con il kit Rieger Catano e una Mercedes 560 SEC AMG Widebody nera.

– La SEC AMG sparafangata di Dominik Timmermann, ovviamente con motore V8  che in quest’auto sputa fuori 385 CV e 554 Nm di coppia –

– La sparafangatissima e presadariatissima Calibra Catano arancione di Bernhard Obermeier. C’è una scena del film nella quale brucia in accelerazione un giovane Piersilvio Berlusconi alla guida di una Ferrari 355 Spider –

La citazione più celebre del film che è diventata cult: “Vivo la mia vita un giro di Nordschleife alla volta. non mi importa di nient’altro, per quei 9 minuti io sono libero”

Spoiler: alla fine del film vengono arrestati tutti perchè con la Polizei non si scherza manco per il cazzo. Dato che tutti sono finiti in galera, il film non ha sequel, ma è stata realizzata una serie tv spin-off con protagonista il cane poliziotto di Bernhard, di nome Rex.

FINE

Che ne sarebbe stato della storia del tuning se il film Fast & Furious fosse stato ambientato in Germania?

Prima del JDM, dei blockbuster americani e della moda giapponese, i tamarri del vecchio continente andavano in giro con robe Made in Europe, principalmente ferro tedesco, perchè la Germania è stata la patria del tuning per almeno due decadi, appunto prima dell’esplosione delle varie Honda Civic, Nissan GT-R, Toyota Supra e altre di cui abbiamo un po’ pieni i coglioni.

Il mondo del tuning in Europa è nato in Italia e Germania quasi nello stesso periodo, quello del boom economico postbellico. Da noi si prendevano le popolarissime 500 e si pescava a piene mani dal catalogo Abarth per dare un po’ più di brio alle prestazioni della piccola utilitaria bicilindrica con alberi a camme 40-80, carburatori da 28, petomarmitte e cilindrata pompata. In Germania si cambiavano i connotati ai Vokswagen Käfer, i Maggiolini, spingendo i motori boxer fino a 1.800cc e cambiando albero motore, camme e assetto, a volte ficcandoci sotto i motori delle Porsche.

– Il tuning italiano è iniziato da qui… quanta strada abbiamo fatto? –

Negli anni, poi, le aziende di preparatori hanno iniziato a specializzarsi nella personalizzazione di vetture di lusso, e se qui in Italia si puntava molto a realizzazioni estetiche raffinate da parte di atelier come Zagato, Pininfarina e Bertone, nella Germania Ovest chi aveva i soldi faceva di tutto di per rendere le VW, BMW e Mercedes auto arroganti e da papponi affidandosi a preparatori dai gusti forti come AMG, Brabus o Koenig, giusto per citarne alcuni.

Ovviamente chi ha fatto leggenda sono principalmente questi ultimi, perchè nel ventennio tra gli anni ’80 e ’90 sono riusciti a dominare la scena del tuning europeo e a portare le preparazioni (più o meno estreme) anche a fasce più popolari soprattutto con le realizzazioni dedicate ai marchi Opel e Volkswagen.

Tra gli anni ’80 e ’90 in Italia non c’erano vere e proprie aziende capaci di realizzare kit sia meccanici che estetici, ma piccole officine di quartiere che mettevano sù, in maniera molto personale, interi cataloghi di pezzi aftermarket realizzando tanti esemplari unici su base Fiat Uno, poi a seguire Punto, Coupè, Alfa Romeo 145 e anche prodotti esteri (soprattutto francesi). I ragazzini si consumavano i pollici e il pipino sulle pagine di Elaborare, mentre sul componibile Pioneer giravano le cassette non originali delle serate in disco con Datura, Molella, Prezioso, Ricky Le Roy e Gigi d’Ag.

Nei muri delle camerette di migliaia di giovani europei, assieme a F40 e Space Shuttle, c’erano anche poster attaccati con lo scotch di tipe più o meno succinte che si strusciavano su auto elaborate che sono rimaste nell’immaginario collettivo dei millennial (che parola orrenda). Quelle auto lì erano realizzate da un discreto numero di aziende guidate da gabber strafatti di acidi, e senza andare troppo nel dettaglio delle singole elaborazioni, ecco quelle che più di tutte sono rimaste nell’immaginario collettivo degli sbarbatelli che compravano ancora le riviste in lire:

Rieger

Il marchio di fabbrica sono i kit widebody con le fiancate in stile Ferrari Testarossa. Questo tipo di look veniva associato a quasi tutti i modelli soggetti a pesanti modifiche e rendeva la produzione di kit Rieger incredibilmente riconoscibile. Oltre alla Calibra del protagonista di Schnell und Wütend, è stata leggendaria la Corrado sparafangata, ma c’era anche la Golf che non scherzava affatto.

– VW Corrado Rieger Widebody. Nonostante la trazione anteriore, le gomme posteriori e la carreggiata erano simili a una Formula1. Misteri del tuning –

AC Schnitzer

Un tuner specializzato in BMW che è ancora in attività ed esegue elaborazioni che puntano tutto sulle prestazioni vere, senza badare troppo alle tamarrate estreme. La concretezza è sempre stata importante per quest’azienda e la massima espressione della sua tecnologia e arte è senza dubbio la BMW M3 E36 CLS II, una interpretazione puramente pistaiola che poteva fare il culo a molte supercar più blasonate e fatte apposta per andare fortissimo. Come avrete capito è uno dei miei tuner preferiti da sempre

– Non penso ci siano parole per descrivere quanto bella, cazzuta e “anni 90” sia questa belvona da pista –

– un video vintage e con un’audio pessimo che ci fa apprezzare la CSL II sul Nordschleife, in una improbabile sfida con una meravigliosa Kawasaki ZX-7RR guidata da un pilota con la stessa dinamicità in sella di Stephen Hawking –

Strosek e RUF

Queste aziende erano le Singer degli anni ’80 e ’90, ovvero prendevano le Porsche (ma anche altre supersportive dell’epoca) e le miglioravano sotto molti punti di vista, principalmente quelli dinamici con elaborazioni meccaniche e di assetto. Per dare personalità ai prodotti, modificavano l’estetica: Strosek con linee morbide e ‘sti farettini piccolini. Era uno stile divisivo che non so se mi è mai piaciuto, ma c’era molta personalità. RUF, invece, realizzava auto più razionali esteticamente ma profondamente curate dal punto di vista tecnico. Indimenticabile la Yellowbird che si fa tutto il Nordschleife di traverso.

– Porsche 911 Carrera Cabrio 993 Strosek. Sti occhiettini e tutte ste curve potevano piacere o dare ribrezzo, io non sono ancora riuscito a capire se mi piace o meno dopo 25 anni dalla prima volta che l’ho vista – 

Hamann

Questo tuner ora si occupa di tamarrare principalmente SUV e altre cose per gente con pochissimo gusto, ma un tempo era un preparatore strettamente legato a BMW e realizzava meraviglie sulla base di tutti i modelli bavaresi. Da bambino mi toccavo il pirulino guardando le foto della M3 E36 con kit dedicato che mi ricordava la Serie 3 che correva nel Superturismo.

– Quei parafanghi, quel lip diviso in due sotto il paraurti anteriore, quei cerchiazzi enormi… pura bellezza e poca sobrietà, soprattutto per il colore melanzana – 

Orciari

Quando gli Italiani hanno fatto qualcosa che ha mandato i tedeschi in brodo di giuggiole, e non stiamo parlando di Luca Toni ma della calandra della Golf 2 che permetteva ai fari di scomparire elettricamente dietro una finta griglia trasformandola di fatto in un’auto con i fari a scomparsa. Iconica? no, di più.

– La mascherina creata da Orciari per la Golf. Ormai rarissima e ricercatissima, chi ne ha una usata e la vende su eBay può comprarsi uno stato africano a scelta –

ABT

Non ci vuoi mettere anche un po’ di Audi in questa lista? ABT è un nome da sempre associato ai quattro anelli e negli anni ’80 – quando ha iniziato a muovere i primi passi nel mainstream – era a tutti gli effetti un’azienda che si occupava di rendere più prestazionali le berline del brand più sfigatino fra i premium tedeschi. Le modifiche eseguite da quest’azienda non erano mai di hard tuning, ma più che altro di dettaglio andando a modificare in modo leggero e più sportivo.

– Non tutte le creazioni ABT avevano colorazioni così sfacciatamente brutte, ma ci tenevo a metterle questa S2 perché la bella linea della coupè viene totalmente rovinata da questo giallo canarino con scritte oscenamente grosse – 

Cadamuro

Tuning all’italiana per eccellenza. I kit Cadamuro per varie Fiat sono diventati iconici a cavallo del millennio e hanno rappresentato il sogno proibito per i piccoli spacciatori delle periferie del sud. Quello per la Punto GT è stato probabilmente uno dei kit estetici più venduti di sempre in Italia, complice il celebre cofano in stile F50, un pezzo che credo non abbia bisogno di presentazioni. A guardarle ora, le realizzazioni Cadamuro sono invecchiate proprio male.

– Targa Vicenza e via, più veloci della luce, prima che la gastronomia finisca tutti i gatti arrosto – 

– E chi deve capire capisca –

Koenig

Forse è il più famoso, il più copiato e il più prestigioso preparatore dell’epoca d’oro del tuning tedesco. Koenig ha iniziato negli anni 50 nelle competizioni, ma col tempo si è specializzato nell’elaborazione di vetture ispersportive, soprattutto realizzando kit capaci di trasformare “semplici” Ferrari in astronavi da pista grazie spesso all’adozione di uno ma anche due turbo. Fra le sue creazioni, una su tutte: la 512BB Koenig Special, immensamente bella nonostante sia lo stupro di un’auto che è di per sé una leggenda.

– Passare da una Punto scacazzata a una macchina iconica del genere è come mettere del caviale Beluga su un bastoncino di merluzzo Findus – 

– Perché se una 512BB va bene, una 512BB turbo andrà sicuramente meglio –

Zender

A Zender piaceva mettere i fari rettangolari sulle Golf, e questo è stato più o meno l’unico segno distintivo di questo tuner. L’altra cosa che mi piace ricordare di quest’azienda è che più di altre ha saputo osare, sconfinando a est e andando a tunare anche qualche francese… Bestemmia? Forse per la tradizione del tuning tedesco si, ma vedere dei kit di preparatori tedeschi su utilitarie Renault mi da un gusto che non potete immaginare.

– Voilà, la Renault 11 Turbo Zender. Più inaspettata della medaglia d’oro di Steven Bradbury –

– E la Golf Mk2 Zender? Dove la vogliamo mettere? –

Giannini

A metà fra un carrozziere, un preparatore e un reparto corse, la Giannini ha da sempre lavorato con Fiat per dare un po’ di pepe sportivo alle utilitarie del Lingotto, ma con una buona dose di creatività, eleganza e design. Un esempio su tutti è quello della Giannini torino, ovvero un kit per Uno Turbo i.e. che sembra uscito dalla tesi di design di uno studente modello. Fica senza dubbio e di sicuro anche molto veloce grazie al motore con quasi 150 cv (ottenuti con una Garrett T2) ma molto diversa da quello che è il classico concetto di tuning.

– Giannini Torino, ovvero il tuning di classe dedicato a quei tossici che si sono già ripuliti al SERT, ma che non dimenticano da dove sono partiti –

AMG e Brabus

Le metto assieme perché queste sono due aziende che sono diventate parte stessa del brand Mercedes, ma che sono partite anch’esse dai parcheggi delle umili discoteche di musica hardcore come tutti gli altri tuner teutonici. Prima di diventare prodotti di serie, erano versioni rifinite, potenziate ed esclusive di auto premium, ora sono per la maggior parte usate per vendere utilitarie con un badge che le fa sembrare più costose di quello che sono in realtà. Per fortuna AMG ancora fa auto serie, potenti e prestazionali, ma niente a che vedere con l’arroganza dei tuning degli esordi.

– L’ultima Brabus con i cerchi tre razze era una Smart. Nostalgia di queste SL cazzutissime –

Hörmann

Chiudo questa carrellata di nostalgia tunara di fine millennio con un’altra “pecora nera”, ovvero Hörmann, tedesco appassionato di auto italiane… quelle per i poveri. Diventò famoso fra i giovani operai di fabbrica italiani degli anni ’80 il kit tedesco per la Uno Turbo i.e. con parafanghi allargati e spoilerini. Una chicca in stile germanico su un’auto amata praticamente solo dagli italiani. Ci sta? secondo me da dio.

– Utilitaria tricolore ma tamarrata in stile teutonico… non si vedeva tanta coesione fra Germania e Italia dei tempi del patto d’acciaio –

Novitec

Quest’azienda bavarese amante del tricolore è ora è specializzata in kit più o meno riusciti per Ferrari di ultima generazione. Si sono voluti dare un tono, ma noi non scordiamo da dove sono partiti, ovvero dall’intamarramento di utilitarie principalmente Fiat, con una marcata inclinazione verso le tonalità di verniciatura pastello fra giallo, azzurrino e rosso. La più rappresentativa è stata forse la Fiat Coupé, soprattutto quelle minigonne sfaccettate che per un periodo abbiamo visto sull’80% degli esemplari che circolavano sulle strade italiane.

– La Fiat Coupè può piacervi o meno, ma chi la adora e la possiede farà sempre di tutto per farsi notare, anche verniciarla color puffo –

Lorinser

Questo è un altro di quei preparatori che ha avuto successo fra i camorristi in affari nel Nord Europa e i Pimp d’oltreoceano.  Lorinser puntava a rendere le Mercedes degli anni ’80 e ’90 ancora più sbrilluccicose di quelle di serie, puntando più sull’effetto scenico che sulle prestazioni sportive. Il risultato più notevole fu, senza dubbio, la S600 con motore V12 che fu posseduta anche da Michael Jordan. Un tripudio di sboronaggine e ostentazione che ha ancora un certo fascino.

– Eccola la più mafiosa di tutte le S Coupè, questa è stata posseduta da Michael Jordan, che in questa foto è sorridente ma un po’ pallido –

So che qualcuno di voi, vedendo queste foto, ha avuto un sussulto di nostalgia, altri invece non avranno provato grandi emozioni, non avendo vissuto quei decenni con l’entusiasmo di un bambino che scopre quante inutili meraviglie ci sono nel mondo. O magari qualcuno vuole aggiungere qualche altro “pezzo” di storia del tuning a questa lista nostalgica (ma senza dubbio incompleta)? Fate pure, vi aspettiamo qui sotto.

Articolo del 5 Ottobre 2023 / a cura di Michele Lallai

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  • Giuliano

    La rivista dei pollici e del pipino non era Elaborare, ma STARTER……….ahahahahah.

  • Flavio

    Ricordo da piccolo, mio cugino aveva una sierra cosworth elaborata da un tale “Bullone Racing” di Roma. A vederla oggi fa ribrezzo, ma all epoca aveva il suo perché.

    • Andrea campagna

      Eh non vogliamo ricordare il kit di mantzel per opel tigra che aumentava la potenza di 22cv solo con l’air box e corpo farfallato?avevo la tigra 1600…sempre sognato ma mai avuto i soldi oer metterlo…ah…ho avuto anche la sfacciataggine di comprare a 18 anni come prima macchina una renault 11 turbo phase 2 e elaborare pure…una bara su ruote (piccole da 14″) ma con motore r5 gt turbo 115cv (sulla carta)

  • Luca

    Per me del 79 la rivista dei sogni era auto. Ricordo la projektzwo che faceva kit per vw, la musketier sempre tedesca che faceva kit per vetture psa. Poi ce n’era un altro, mi pare fosse broose, che faceva kit per la mx5 arrivando alla sagomatura delle portiere per entrare “al volo”. La golf abt cup basata sulla vr6 mi faceva diventare un rabdomante e anche la 600 biturbo con quasi 200cv di novitec non scherzava!

  • Attila

    Abbiamo un po’ pieni i coglioni di Supra e Skyline, quindi riesumiamo vag piene di vetroresina. De gustibus…
    Abt è il cognome dei fondatori, non una sigla.
    Si potrebbe aggiungere la 9ff, anche se è stata fondata nel 2001.

  • Federico

    Ma Ottinger e rabanser?

  • Roberto Orsini

    E Mattig con le sue Opel Extreme, secondo me riuscitissime

  • Valentino

    Tra le benz tuningate e ignoranti c’era Carlsson, che rendeva tutto più Kompressor del dovuto. Bellissima la loro CLk w208 democar.

  • Marco

    ricordo GUTMANN che incastrava la testata 16 valvole con collettori apposta nelle 205 e 309 GTi… con qualche altra piccolezza per farle definitive e da 160 cavalli. Quel che peugeot avrebbe dovuto fare, ma gli era mancato il coraggio.

  • JOHNNY PISTA

    La Yellowbird sverniciava gli elicotteri! Mamma mia che roba! Non so se gettarsi sui cuscini della Pamela Anderson avrebbe restituito a quell’uomo le stesse emozioni!

  • Francesco

    Un articolo veramente ben scritto, completo e preciso. Complimenti.
    Da possessore di una tedesca (non originale), di una 500 a gasolio (non originale) e di una giapponese (questa sì originale) posso confermartelo. La moda giapponese ha rotto il catso

  • Guarda mi hai fatto uscire una lacrima, tanta emozione e nostalgia, un peccato sia tramontato il tuning. A parte la Lester comunque le hai citate tutte

  • Enzo

    Hartge era elaboratore BMW, metteva il motore top della serie superiore in una serie inferiore, esempio, Serie 3 con swap motore M5 ed estetica sleeper. Di ABT ricordo gli adesivi a forma di macchia colorata, era diventato un trend dei primi anni ’90.C’erano i germanici B+M che avevevano creato un kit di allargamento per la Honda CRX coupè, quella bella a coda tronca, come per la Corrado più sopra, era diventata più larga che lunga.

  • Enzo

    Ricordiamo anche Lotec che aveva creato una Ferrari Testarossa biturbo, al pari di Koenig Specials. E c’era anche Gemballa che aveva messo mani alla Testarossa con dei bei risultati.

  • Francesco

    Non è italiano né tedesco, li in mezzo. Sbarro.
    Dalla Svizzera con furore. Metteva le mani sulle Ferrari, perché non citarlo?

    • Darsh

      Sbarro a fiotti, se non ricordo male anche su queste pagine s’era parlato della Uno tamarrata in stile Testarossa, una roba di un orrendo da fare il giro e diventare bellissimo….

  • Emanuele

    La rivista delle auto elaborate negli anno 80 era Auto. E sul primo numero che ho comprato c’era l’unica che ricordo , in mezzo a tante krukke più o meno pompate. La Countach Zastrow (come se la Countach originale non fosse già abbastanza tamarra……)

  • Jaguarkart

    Pieno accordo su tutto ; grandi tamarrate , ed ogni tanto anche qualche cosa di bello ! Ma quanto male guida il disperato sulla Yellowbird ? Marce sbagliate , cambiate inutili , gran colpi di sterzo con guida sporchissima per correggere traiettorie da ignorante che entra troppo forte , ed esce di conseguenza lento e di traverso … Roba da far inorridire qualunque principiante di categorie anche promozionali a ruote scoperte che gira per la prima volta in pista … Lasciamo ‘ste robe agli eroi del drifting nei parcheggi vuoti dei centri commerciali !

  • Alessandro

    Bell’articolo effetto-nostalgia: mi ha riportato alle pagine di Auto dove i vari Schnitzer, Hartge, Ruf, Strosek, Abt (e pure il controverso Gemballa) etc. erano protagonisti… anche delle copertine! Meravigliosi anni ’90.

  • alberto

    Avendo tutti i numeri di AUTO dal 1987 queste e molte altre auto le conoscevo bene 😉

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