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A caccia di unicorni: Mazda RX-7 FD3S LHD

“Mi è bastato sentire il suono proveniente dal box per capire che quel giorno avrei visto qualcosa di assolutamente incredibile.”

Sappiamo bene che esistono alcuni momenti speciali nella vita in cui il cervello passa da “idle” a “overdrive” nel giro di un nano secondo.
Ad alcuni questo processo è iniziato davanti a quella magnifica confusione di pixel che fu Gran Turismo, il primo videogioco che deviò per sempre milioni di menti verso il dolce e oscuro mondo delle automobili. Quanti di voi sognano ancora oggi di poter mettere in garage la macchina di cui vi siete innamorati guardando uno schermo a tubo catodico?

Come ogni appassionato di questo mondo anche io mi sono sempre inumidito per le “giappo”, un po’ perché sono cresciuto a pane e Fast & Furious e un po’ perché grazie all’amore per Need For Speed ho rischiato di farmi bocciare ogni anno della mia vita da studente.
Nonostante questo, da vero ignorante, non ho mai avuto davvero la passione di approfondire meglio il mondo dietro alle auto del Sol Levante – anche se ho tenuto per anni gli alert attivi di Autoscout per le Skyline GT-R, forte dei miei 3 euro e 46 cents in banca – ma quando Gianluca qualche tempo fa mi ha proposto di vedere la sua Mazda RX-7 FD3S rossa (sì, come quella di Dom) sono tornato mentalmente all’età di 13 anni, quando al posto di studiare le poesie di Foscolo mi rincoglionivo tenevo allenato i pollici con le console.

La terza serie di RX-7, siglata FD3S o JM1FD per il mercato nordamericano, arrivò nel 1991 in un momento storico particolare, dove la competizione con Toyota e Nissan raggiunse livelli da rissa da taverna.
I capoccioni ai piani alti di Mazda decisero di discostarsi sia dal progetto originale SA22C/FB, una sportiva con un mini motore incarognito per evitare la tassa sulla cilindrata dovuta alla crisi del petrolio, sia da quello più recente FC che andò ad ispirarsi (troppo?) alle Porsche 924 e 944.

L’RX-7 FD venne concepita* come una “luxury sport car” dagli stessi produttori, tant’è che per il mercato interno venne venduta sotto il brand prestigioso “ɛ̃fini” (quello che è Lexus per Toyota) ma di fatto il loro prodotto era più di una semplice auto pacchiana per ricchi industriali.

*Sì ma no. All’epoca in Giappone oltre alla tassa sulla cilindrata era in vigore anche una tassa sulla dimensione (non ridete). Non so se avete mai visto una RX-7 dal vivo ma è tutto tranne che piccola, soprattutto in larghezza. Eccedendo appunto in questo parametro venne catalogata come “luxury vehicle” e Mazda stessa ne approfittò per dare una connotazione di prestigio alla vettura.

In Europa l’importazione fu parecchio discontinua e ne arrivarono solamente 1.152 (delle oltre 64.000 prodotte) mentre in Italia, venduta alla modica cifra di 80 milioni di lire, ne vennero vendute ben 76 dal 1992 al 1996, di cui solo 2 l’ultimo anno. Fatemi stringere la mano a quei ragazzi.

– Sì, una volta al posto dei frigoriferi semoventi del 2021 c’erano queste macchinette sulle pubblicità dei giornali –

Grazie allo scioglimento della calotta polare e dei buchi nell’ozono l’RX-7 cessò di essere esportata (ufficialmente) ma la produzione continuò fino al 2002…ed è qui che entra in gioco il nostro amico Gianluca, uno delle poche persone che conosco che è passato dal “mi piacerebbe averla” a “figa questa RX-7 di Gran Turismo, ne vado a comprare una”.
Nel 2006 dopo qualche ricerca sull’internet di un volta finalmente riesce a trovare l’annuncio della vita, una Mazda RX-7 FD3S rossa di importazione californiana, model year 1992, specifiche North America (quindi 255 cv e guida a sinistra), uniproprietario, 33.000 miglia e soprattutto totalmente stock. Vista, piaciuta e presa al volo.

Con una cosetta del genere in garage ti trovi di fronte a un bivio che pare più un enigma della sfinge: tenerla stock o buttarsi su una trasformazione da mal di testa?

Posto che non esiste una risposta corretta (io per esempio ho sbavato su alcuni video di RX-7 LS swapped) credo che Gianluca abbia fatto la scelta migliore.

L’auto non è stata pastrocchiata, nessun mega alettone o cerchio con canale 20. Niente conversione a single turbo o altre modifiche radicali, ma una semplice e sana rinfrescata cercando di mantenere lo spirito con cui venne progettata.

Sotto al cofano c’è il leggendario birotore Wankel 13B-REW da 1308 cc (l’equivalente di 2.616 cc per un motore standard a pistoni ma sappiamo già che qualche ingegnere da tastiera si sta sentendo le mani tremare) a qui è stata data una botta de vita grazie a una mappa base gestibile da un controller interno A’PEXi, una sana scatalizzazione rimuovendo pre-cat e main cat, filtro a pannello K&N e un molestissimo scarico completo HKS Hi-Power con terminale da 120 mm. Centoventi regaz, ci entra un barboncino intero con mezzo braccio del padrone. Il tutto porta la vettura a scaricare a terra circa 275-280 cavalli in totale affidabilità.

Le restanti modifiche sono state eseguite con lo specifico compito di allungare il più possibile la vita del motore, quindi sono state cambiate le tubazioni intercooler con quelle HKS specifiche, sono sparite le pulegge originali per lasciar posto a quelle alleggerite GReddy, è stata rimossa la pompa aria ed è stato sostituito il Y-Pipe originale in plastica con quello model 1999 derivazione Efini.

Volevamo un mondo diverso da quello che ci propinano e così lo stiamo creando con voi, per voi.
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Ma torniamo a noi e alla Mazda RX-7: Gianluca ci ha tenuto a sottolineare più volte quanto è importante il raffreddamento e la manutenzione per quel piccolo portento di motore rotativo: essendo soggetto a temperature da supernova e vibrazioni costanti, una delle prime cose a saltare sui 13B-REW sono le guarnizioni. Quindi manutenzione costante e certi accorgimenti sono d’obbligo se si intende possedere una FD, altrimenti da sogno si passa a incubo abbastanza velocemente.

Parliamo di mila euro per ogni guasto “serio” come può essere una camera crepata o un rotore distrutto, scordatevi di mettere l’olio del Carrefour su una macchina del genere.

– Si dice che HKS abbia preso l’obice della Yamato per fare questo scarico –

Esteticamente fa la sua porca figura, se per grazia divina dovesse piovermi in garage una RX-7 è esattamente così che la farei. Niente tamarrate alla NFS Underground, 4 cerchi BBS LM belli da Dio (cit.) e un paio di lame sottoporta. Grazie all’assetto Tokico Illumina regolabile con molle Eibach Pro (setup dal gusto primi 2000) l’auto è bella in terra senza risultare una parodia bosozoku, mentre la grafica RE-Amemiya chiude il tutto con un tocco per intenditori.

Ci avrò gironzolato intorno mezz’ora prima di decidermi a scattare, da qualunque angolo la guardassi risultava semplicemente magnifica. Looks mint, plain and simple come direbbero gli inglesi.

Gli interni poi sono qualcosa di fotonico. Il lato guidatore è progettato per il guidatore, lo so che sembra una menata ma visti gli standard odierni ritrovare certe sensazioni è quasi una panacea per mente e anima.

L’impressione è quella di stare in un bozzolo dove tutto ciò che serve è a portata di mano, lo stesso cruscotto è orientato verso la postazione di guida e i sedili in pelle originali, per quanto vecchi di 29 anni, sono contenitivi ma allo stesso tempo di una comodità disarmante. Gianluca ha aggiunto qualche chicca extra come la strumentazione Stewart and Warner per temperatura olio e pressione turbo, oltre che un lettore digitale Innovate per la sonda AFR, ma il tutto è talmente ben amalgamato nel contesto che sembrano accessori stock dell’auto.

Folle, si gira la chiave e parte il concerto. L’RX-7 si accende con un borbottio e dopo un attimo di assestamento arriva il tipico brap-brap-brap che ti aspetti, vera pornografia uditiva. Le vibrazioni, l’odore delle plastiche vecchie e della benzina ti mettono addosso una caina incredibile, vorresti prendere quel Wankel e correrci una 24h di Spa. È un’auto che impegna contemporaneamente tutti e 5 i sensi ed è una sensazione fenomenale.

Ora, non sarò certo io a scrivere una recensione su un’auto che ha vinto tonnellate di premi ed è entrata da tempo nell’Olimpo delle quattro ruote, ma ci sono alcuni fattori che meritano comunque di essere annotati.

Il primo “wow” che arriva è merito della sovralimentazione biturbo della FD, praticamente un sistema di turbine sequenziali Hitachi HT21 a blocco unico accoppiate nel lato caldo. Questo inghippo è in grado di far mantenere i 10 psi di pressione turbo da 1800 giri fino alla redline a 7500 giri, regalando un effetto fionda infinito che manco il Millennium Falcon al salto iperspaziale. È una sensazione molto diversa rispetto al “calcio in culo” delle bare anni ’80 (o di auto modificate con turbine grosse come un procione), ma altrettanto libidinosa. Volendo poi essere pignoli in realtà esiste un momento, tra i 3500 e 4000 rpm, in cui la pressione di sovralimentazione scende a 8 psi ed è per questo che lo schema prende il nome di 10-8-10. Una volta asciugata la bava e aver ripreso controllo delle funzioni cognitive è abbastanza facile intercettare quel momento “di lag” ma ce lo si gode come perfetta imperfezione.

L’FD è una macchina che ti dà esattamente quello che vuoi: un sound da paura, una postazione di guida che scambieresti volentieri col tuo appartamento e un feeling di guida pazzesco. Tuttavia è pur sempre un granferro degli anni ’90 e a differenza del tuo monolocale che non cercherebbe mai di lanciarti fuori dal balcone di proposito, questa ragazza giapponese se non la si tratta con il dovuto rispetto è in grado di rovinare velocemente una bella giornata.
Ok la distribuzione dei pesi 50-50, ok l’assetto e ok il baricentro ma è pur sempre una trazione posteriore con 280 cavalli e zero controlli di sorta.
Per fare gli asini non serve un gran manico ad essere onesti ma l’RX-7 ti azzanna nel momento in cui meno te lo aspetti, motivo per cui nel nostro Paese delle 3 vendute 4 sono finite contro un muro.


Quest’auto è esattamente come vorresti che fosse, nulla di lei potrebbe deluderti. È bella DI BRUTTO (a proposito, vi siete iscritti alla newsletter?) e ha una presenza scenica devastante. Vederne una dal vivo e in strada è sicuramente qualcosa che vi agiterà il sonno per molte sere. Io stesso, scrivendo questo articolo, ho procrastinato cercando di capire dove poterne comprare una a prezzi modici, ma la risposta è…da nessuna parte.

Quelle messe insieme con lo scotch ormai hanno prezzi che partono da 30.000 euro e ovviamente si sale di molto per esemplari ben tenuti con guida a sinistra.

In Giappone hanno prezzi nettamente più bassi ma con la crisi dei trasporti e i costi della burocrazia italiana vi conviene comprare il modellino Tamiya e farla finita coi sogni impossibili.
Quindi, mentre attendo di diventare multimiliardario, mi godo persone come Gianluca e la loro passione/ossessione per le cose rare, bellissime e delicate.

Un sentito ringraziamento a Gianluca N. (@rsproject86 su Instagram) per la pazienza e l’occasione che ci ha regalato.
Un enorme grazie anche al papà di Gianluca, senza di lui questo magnifico progetto non avrebbe mai visto la luce.
Poter vedere una RX-7 FD3S in condizioni del genere nel 2021 (e soprattutto in  Italia) è praticamente un evento da segnare sul calendario.

Articolo del 1 Settembre 2021 / a cura di Edoardo Curioni

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  • Gabriel

    Mamma mia regaz, è perfetta in tutto.
    Combinazione LM oro e rosso della carrozzeria a dir poco orgasmico.

  • Benza01

    Il rotore Wankel attaccato allo specchietto

  • Flavio

    Insiema alla nsx sono le mie auto preferite! Dopo aver letto l articolo e spulciando sull internet, mi sono imbattuto in una eunos cosmo, a me sconosciuta e mi sono innamorato!!potrebbe essere degna di rs??

  • Mich Brt

    Finalmente una RX-7 degnamente valorizzata, senza tamarrate atte solo a snaturarne la naturale e immortale bellezza.

  • NocivaRacing

    Ho avuto la fortuna/disgrazia di mettere le mie zozze manacce su tre esemplari in dieci anni. Tutte e tre guida dx… E tutte e tre pastrocchiate fino allo schifo. Due non so che fine abbiano fatto. Una sta -lentamente- risorgendo a nuova vita, pseudo originale, a parte qualche ritocco estetico di dovere e qualche modifica mirata alla “affidabilità”. Speriamo bene….perché è una gran gran bella auto. E non si vedrà mai più roba del genere.

  • Igor Giorcelli

    Una volta mi piacevano le Auto, poi purtroppo hanno smesso di farle.
    Soprattutto come questa, complimenti al proprietario e grazie a Rollingsteel!

  • Marco Bottinelli

    Splendida! Ho avuto il piacere di vendere Mazda dal 1993 al 2000 e ricordo ancora l’orgasmica sensazione che ho provato quando l’ho guidata per portarla all’autolavaggio prima dell’inaugurazione per l’apertura della Concessionaria! Il sibilo del motore Wankel unito ai due turbo sequenziali era impagabile!Era color Montego Blue mica , un verde petrolio con riflessi bluastri che dava un aspetto quasi elegante alle linee fluide ed arrotondate che tanto la distinguevano dalle altre Supersportive Jap ! Bei tempi! Lei è soprattutto la MX-5 sono state uno dei motivi che mi hanno spinto ad entrare nel mondo dell’automobile!Thanks Matsuda!!!

  • Io sarò pazzo ma continuo a sperare di accapararmene una un giorno.

  • Simone

    Che mercato hanno invece delle rx7 guida a dx?

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