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Quella volta che un Saab Viggen prese un Blackbird

Ideò, progettò e realizzò aerei irrealizzabili
– su Clarence “Kelly” Johnson, papà dell’A-12, poi YF-12, poi SR-71 –

Quando nel 1996 Honda presentò la moto che sarebbe diventata non solo la moto di serie più veloce del mondo ma anche la prima a superare (quasi) la fatidica soglia dei 300 km/h, il reparto marketing della casa giapponese decise di chiamare la neonata con un nome iconico: Super Blackbird. Non Blackbird e basta eh, Super Blackbird.

– 1996, quando bastavano 141 cv per essere al top di gamma –

Il motivo per cui la mitica Honda CBR 1100XX, quella che diede il via alla corsa dei 300km/h (e che fece nascere ferri pazzeschi come la Kawa ZX-12R e la famigerata Suzuki Hayabusa), si chiamava così è presto detto: per la loro moto più veloce, losca e prestigiosa, la Honda scelse il nome dell’aereo a reazione più veloce, losco e prestigioso che abbia mai volato, il Lockheed SR-71, Blackbird per l’appunto (battuto solo dallo sperimentale North American X-15).

Comunque, non staremo a raccontarvi la storia del famigerato settantuno, se volete la trovate QUI, per oggi vi basti sapere che questo eccezionale aeroplano, figlio del genio e delle puzzole di Clarence “Kelly” Johnson e sviluppato in mega segreto nell’area 51 (dando così via – assieme ad altri aerei – agli avvistamenti alieni/ufo nella zona), fu sviluppato su specifica richiesta della CIA per avere a disposizione un aeroplano capace di volare più in alto e più veloce di qualunque cosa esistente all’epoca, missili terra-aria compresi (il progetto dall’A-12, poi YF-12 e infine SR-71 nacque infatti dopo che diversi U-2 vennero tirati giù come piccioni dai SAM Sovietici).

– non dev’essere bello avere uno di questi cosi slegati dietro –

L’aereo venne progettato e costruito con questo unico scopo: andare a manetta a quote inverosimili sorvolando l’Unione Sovietica scattando fotografie dettagliate del territorio nemico. La minaccia rappresentata dal Blackbird – e dai prototipi del Valkyrie – fu talmente reale che in URSS venne sviluppato il Mig-25 proprio per rispondere a questo prodigioso pezzo di titanio (titanio che la CIA faceva arrivare in America dall’Unione Sovietica attraverso il mercato nero e i paesi del terzo mondo). Non individuabile, non abbattibile e armato solo della sua prodigiosa velocità, l’SR-71 è stato per anni il re incontrastato dei cieli.

Quello che però in molti non sanno – e che sicuramente nessuno all’epoca si aspettava, CIA e USSR comprese – è che, ad oggi, per quanto ne sappiamo noi, l’unico aereo ad aver mai agganciato con successo un SR-71 è stato un Saab JAS.37 Viggen svedese.

No, non questa Viggen, questo Viggen, lasciamo la 9-3 dov’è… per ora.

ATTENZIONE: Tutto quanto state per leggere è stato coperto dal più profondo segreto militare fino a qualche anno fa, la redazione di Rollingsteel non si assume quindi nessuna responsabilità qualora il vostro dispositivo dovesse autodistruggersi tra 30 secondi. Da ora.

Nonostante molte delle missioni del Blackbird siano tutt’ora top secret (e probabilmente lo resteranno), negli ultimi anni molte informazioni sono divenute di dominio pubblico: ad esempio ora sappiamo con certezza che nel corso della guerra fredda molti SR-71 decollavano dall’Inghilterra facendo volta in direzione dell’Unione Sovietica sfruttando un piccolo pezzo di spazio aereo internazionale vicino a quello controllato dalla Svezia. Questa rotta, chiamata dagli addetti ai lavori “Baltic Express”, consisteva in un grande cerchio che veniva percorso in senso antiorario lungo il quale i Blackbird attivavano puntualmente i radar della difesa aerea svedese (ovviamente parliamo degli anni ’80, quando i radar erano più avanzati e capaci di rilevare la traccia semi stealth del Lockheed, il quale faceva quei voli probabilmente già negli anni ’60 senza che nessuno se ne accorgesse).

Per quanto la Svezia rimase neutrale durante la Guerra Fredda, una qualunque intrusione nel suo spazio aereo era una buona occasione per far decollare in regime di scramble due o più caccia intercettori, mantenendo allenati i piloti e dando l’occasione al sistema di difesa aerea svedese di testare le più svariate tecniche di intercettazione. Si stima che ogni anno i Viggen della Svenska flygvapnet compissero circa 400 missioni di intercettazione (in gergo si chiamano missioni QRA, Quick Reaction Alert) nei confronti di aeroplani provenienti da entrambi i fronti della Guerra Fredda, SR-71 da un lato e Mig-25 (ma anche Su-15 Flagon) dall’altro.

A questo punto la foto di un Su-15 ci vuole, perché poche cose sono minacciose come un Su-15.

Entrambi questi incredibili aeroplani (SR-71 e Mig-25) hanno dato un bel da fare ai controllori del traffico militare svedesi, specialmente prima dell’arrivo del JA-37 quando la flotta svedese poteva contare solo sui J-35J Draken, degli ottimi aerei ma completamente senza speranze nei confronti sia del il Mig-25 che dell’SR-71, l’obiettivo sicuramente più frustrante per qualunque pilota intercettore del tempo.

– da non dimenticare la strepitosa apparizione dei Draken nel film “Apache pioggia di Fuoco”, una specie di Top Gun con gli elicotteri e Nicholas Cage, BUONA VISIONE

Il giochino cambiò con l’entrata in servizio del grosso e potente Viggen: le prestazioni dell’aereo e la sua avanzata avionica lo rendevano finalmente all’altezza di un compito così arduo come solo l’andare a prendere un Blackbird può essere.  Le cose poi migliorarono ulteriormente quando nel 1981 il Viggen venne aggiornato con nuovi radar e sistemi di tracciatura degli obiettivi, migliorando così le sue capacità di intercettazione grazie alla nuova rete di comando e controllo di tipo JTIDS  (simile alla rete Link 16 statunitense) sviluppata in Svezia in quegli anni e di cui il Viggen faceva parte integrante. 

Per chi si volesse cimentare nella MOLTO complessa faccenda del JTIDS/Link 16 e di come vengono gestite le comunicazioni e lo scambio di informazioni in ambito militare supertop di gamma, segnaliamo questo libro (pag.77), nel quale si cerca di spiegare di cosa si tratta.

Comunque, che il Viggen fosse aggiornato o meno, il Blackbird rimaneva almeno 1.500 km/h più veloce dell’aereo svedese: troppo, anche per quella bestia del Volvo RM8B, il possente turbofan a basso rapporto di diluizione che era capace di sparare il micidiale Viggen a oltre il doppio della velocità del suono consumando quantità di carburante folli, si stima infatti che a tutta manetta, con postbruciatore inserito e motore ululante a 11.950 giri al minuto, il JA-37 avesse un’autonomia di circa 7 minuti (ca. 15 kg/sec per un massimo di 6.500 litri di carburante).

1.500 km/h di differenza non sono due brustolini, proprio per questo c’era bisogno di una nuova strategia. I tecnici militari svedesi decisero allora di cambiare le carte in tavola e di rivedere la loro tecnica di intercettazione: invece che decollare e inseguire l’aero sospetto da dietro – mettendosi così in posizione buona per un eventuale missile – gli svedesi decisero che i piloti di Viggen, dopo il decollo in regime di scramble, avrebbero dovuto salire rapidamente verso una quota di poco inferiore a quella del “boogie“, accelerare fino al doppio della velocità del suono e poi ricominciare a salire puntando direttamente verso l’SR-71, tranquilli del fatto che i missili Skyflash di cui era dotato il Viggen avrebbero potuto agganciare il nemico anche in un avvicinamento frontale.

A proposito di Blackbird, vi segnaliamo l’imminente arrivo di DI BRUTTO Volume Uno, iscrivetevi alla newsletter per non perdervi l’uscita!

Torniamo a noi, stavamo parlando del fatto che il Viggen avrebbe potuto agganciare il nemico anche in un avvicinamento frontale. Una mezza follia, considerando che nel momento in cui i due aerei incrociavano la loro traiettoria avevano una velocità relativa probabilmente superiore ai 6.000 km/h. Oltretutto la fase di salita era molto difficile, perché il pilota doveva continuamente monitorare il suo schermo radar e controllare che la temperatura dei gas di scarico del motore – che in quel momento stava tirando come un matto – non superasse il limite consentito. Come se questo non bastasse, in questa fase delicata nella quale è fondamentale beccare l’esatta quota di volo del SR-71, il pilota del Viggen doveva impostare l’antenna radar al suo angolo massimo di 15° verso il basso, in modo che potesse così scansionare l’area davanti all’aereo che saliva come un proiettile, concedendo così al pilota solo una frazione di secondo per “vedere” il Blackbird, interrompere la salita e agganciarlo. In tutto questo il pilota di SR-71 poteva semplicemente cambiare leggermente quota o rotta per vanificare i tentativi dell’intercettore svedese.

– Missile Skyflash –

Una follia che però diede i suoi primi frutti nel mese di gennaio del 1986 quando il pilota Per-Olof Eldh decollò in scramble con il suo Viggen per cercare di andare a prendere il Blackbird che come al solito aveva bucato lo spazio aereo svedese. Dopo aver seguito alla lettera il piano d’azione, Olof arrivò ad allinearsi alla perfezione con la traiettoria di volo del Lockheed ad una distanza sufficiente da permettere al suo radar di agganciare l’aereo e di andare in missile-lock (esiste un modo italiano per dire questa cosa?).

– Visto che non posso buttare già questo figlio di puttana… divertiamoci un po’ –

Olof non solo è stato il primo pilota – ripeto, per quanto ne sappiamo noi – ad aver intercettato con successo un Blackbird ma in quel momento aveva sulla punta del dito anche la gigantesca occasione per entrare nella storia: visto però che la Svezia.è ancora lì e non è un gigantesco parcheggio dell’Ikea possiamo concludere che Olof quel pulsante non l’ha mai premuto.

Una volta identificato il nemico e averlo minacciato agganciandolo, Olof non fece altro, i due aerei si incrociarono ad una velocità stupefacente andando anche in contatto visivo e la faccenda finì lì. Da quel giorno Olof riuscì nell’impresa altre 5 volte e per gli ammeregani fu chiaro che il tempo nel quale potevano scorrazzare impuniti per i cieli d’Europa fregandosene degli spazi aerei altrui era finito.

Per quanto ne sappiamo noi.

P.S. Qualcuno ha fatto pure un cortometraggio su questa storia, ma c’è un P.P.S. dopo il video.

P.P.S. Poi volendo c’è la storia di quella volta in cui ad un Blackbird esplose un motore – sempre sopra la Svezia – e venne scortato da alcuni Viggen arrivati in suo soccorso ma, come si suol dire, questa è un’altra storia.

Articolo del 20 Novembre 2020 / a cura di Il direttore

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  • Simone Rossi

    Gli SR-71 erano ospiti fissi alla base RAF di Midenhall durante gli anni 70-80.
    http://www.wvi.com/~sr71webmaster/uk010.jpg

  • Flavio

    Ricordo che avevo il modellino da costruire della italeri, negli anni 90 lo preferivo all f15, aveva una linea per me bellissima!

    • Marco Gallusi

      Diciamo che se la Svezia non è un grande parcheggio dell’Ikea è anche merito del pilota del video qui sopra che non ha sparato all’SR 71… d’altronde gli americani sono permalosi di suo e su certe cose non accettano troppo lo scherzo…

  • Alessandro Garro

    Il motore del Viggen era una copia su licenza del motore Americano JT8D pesantemente modificato nella parte del postbruciatore dalla Volvo, questa fu anche causa del mancato export dell’aereo ad altri paesi extra NATO

  • Davide

    Mi limito ad avere nel box una XX Super BlackBird!!

  • Marsilio

    Sempre un piacere leggerti. Complimenti ogni articolo non è interessante …..molto di più ….APPASSIONANTE

  • Marco

    Va beh dopo aver letto questo articolo e visto il video (fatti entrambi molto bene per la cronaca) non resta che rivedere Firefox con Clint E.

  • Stefano

    Figo !!!!

  • Paolo

    Gustoso, questo genere di storie mi è sempre piaciuto. Perchè non parlare anche di quella volta che un elicottero della Marina fece prigioniero (si fa per dire) un SSN classe Victor davanti alla costa pugliese e gli ammiragli lo rimandarono indietro in gran fretta per non incorrere nelle ire di Mosca?

    • Carlo Brozzi

      Probabilmente Mosca avvisò il governo dell’ epoca che in caso di danneggiamento o cattura avrebbero
      sospeso le forniture di gas naturale Siberiano.

  • Carlo Brozzi

    Nel romanzo La Terza Guerra Mondiale parte seconda , seguito del precedente La Terza Guerra Mondiale parte prima , vengono descritti i due tentativi d’intercettazione da parte della Forza Aerea Svedese dell’ equivalente sovietico dell ‘SR71 Blackbird ,il MIG25RBT Foxbat -B.
    Nel primo due Viggen decollano da terra per intercettare un Foxbat volante a 25000 mt , partito dal
    la Finandia e diretto in Norvegia fallendone l’intercettazione.
    nel secondo due Viggen in volo di pattuglia nella zona di Stoccolma tentano di colpire un ‘altro Foxbat-B decollato da Leningrado, con profilo di avvicinamento a bassissima quota, seguita da un’arrampicata in verticale ad alta quota .
    Sfortunatamente i due Viggen mentre inseguono il ricognitore cadono in una trappola ben congegnata, venendo a loro volta intercettati da due MIG 25 PD Foxbat -E versione intercettore ,i quali con i loro missili AA6 Acrid abbattono i due Viggen , con la conseguente morte del capo pattuglia , mentre il gregario riesce ad eiettarsi dal veivolo colpito salvo poi rimanere ferito a seguito di un’ atterraggio duro.
    Naturalmente queste erano finzioni letterarie ,ma talmente realistiche da sembrare veramente accadute.
    Questi due romanzi sono poco conosciuti , ma vengono considerati com e i precursori di Uragano Rosso di Clancy.

  • Massimo

    Se non ricordo male un F-104S dell’AMI fece lo stesso scherzetto ad un MIG25R sovietico.

  • Andrea Bindolini

    Nota di colore: il radar di bordo dei fighissimi Draken viene descritto come il più avanzato in Europa prima del dispiegamento nelle basi NATO degli F-15. Sulla veridicità dell’asserzione lascio a voi le considerazioni.

  • Franco

    ….”da permettere al suo radar di agganciare l’aereo e di andare in missile-lock (esiste un modo italiano per dire questa cosa?). ”

    Forse si può dire “far agganciare il bersaglio anche al radar del missile stesso” ma suona forse pednate.

    Comunque complimenti per il pensiero di voler evitare l’inglese gratuito!

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