Gli Svizzeri sono famosi per poche cose: produrre cioccolata, assemblare orologi, nascondere i soldi sporchi degli evasori fiscali e nascondere jet da caccia dentro le montagne.
Come potete notare, tra le voci sopra elencate, non compare produrre auto.
Tuttavia, come per Mitsuoka, c’è qualche testa matta nella ridente Elvezia, una di queste è quella di Franco Sbarro, un simpatico designer che dal Salento è partito alla volta della piccola nazione rossocrociata per realizzare il proprio sogno: costruire auto che nessuno aveva il fegato di mettere insieme.
– come la sobria Renault Espider –
Tra le tante creazioni che negli anni sono sbocciate a suo nome vogliamo però focalizzarci su una in particolare.
Se gli anni ottanta ci hanno regalato perle del calibro della Countach, della Testarossa e di altri eccessi folli su quattro ruote, questa è perfettamente in linea col periodo storico: prese d’aria esagerate, grate sui fanali, moquette e vellutino negli interni con un impianto audio degno di uno dei migliori salotti del più esoso commerciante in droghe pesanti in voga al momento della presentazione di questo missile terra-dancing, motore V8 centrale-posteriore, cambio con innesti a griglia e un posto per il guidatore e uno per la peluche di turno.
Sì, ok, buone le premesse ma è una supercar?
No.
Possibile che sia un’omologazione delle auto da corsa dell’epoca?
Acqua.
Allora sarà sicuramente un’elaborazione di qualche poster car che tanto piacevano agli appassionati!
Manco per finta.
Il modo migliore per descriverla è una Uno Turbo che ha fatto sesso a pagamento con una qualunque hot hatch omologata per il Gruppo B in un motel preso da un film distopico cyberpunk.
Eccovi la Sbarro Super Eight.
Questo perfetto esempio di cosa non sia opportuno fare con una vettura a due volumi, nel 1984, venne svelato al pubblico nientepopòdimeno che al Salone dell’Auto di Ginevra, facendo cadere più di qualche mascella.
Il ferro in questione, alle spalle degli occupanti, aveva il cuore pulsante di una Ferrari 308 GTB, con relativo cambio manuale, tutto scintillante, in bella mostra in mezzo al tunnel centrale cui fanno da contorno dei sedili dal profilo sportivo in pelle e vellutino, tutto tassativamente di un elegante marroncino tanto di moda in quegli anni.
Sempre marroncina è anche la moquettina che copre il pianale e svariati altri dettagli come anche il coperchio del vano motore che racchiude quel bel propulsore trasversale da “quattrovalvole” per cilindro, con tutti i suoi 260CV.
Sempre pelle e vellutino la fanno da padroni anche sul cruscotto e sul cielo degli interni.
Ora guardiamo un attimo com’è fuori.
Una griglia sui fanali anteriori, stile Blade Runner misto culo di 512TR, parafanghi larghi che manco il buttafuori di quando andate ad importunare le signore alle serate di latinoamericano, il retro degno di Nicky Minaj con degli scarichi stile DTM che sarebbero stati bene sulla 155 1.8 di zio Mimmo; a chiudere il quadro, come scarpette, troviamo dei delicatissimi cerchi dorati di cui, i posteriori, hanno un canale pari al cestello della mia lavatrice.
Direi che c’è tutto, sembra la ricetta perfetta per andare a piantarsi contro qualche platano del monte Toblerone!
Quante ne hanno prodotte?
Una.
La vettura nacque semplicemente come one-off show car per dimostrare le capacità stilistiche ed ingegneristiche dei ragazzi di Sbarro, come evoluzione della “gemella cattiva” precedentemente presentata, la tremenda Super Twelve, nata nel 1981 con un motore assemblato dal Dr. Viktor Frankenstein in persona: c’est à dire un V12 le cui bancate erano effettivamente due blocchi 6 cilindri Kawasaki uniti da un basamento comune.
– Sbarro Super Twelve, così veloce da sverniciarsi da sola (cit.) –
Detto ciò la Super Twelve era un mero esercizio di stile, giacché non vi era separazione tra gli occupanti e il motore e sarebbe stata di impossibile fruizione ma qui si parla di roba per fare le sgasate ai semafori, mica di soprammobili gommati Pirelli. Proprio a questo ha pensato il Destino quando ha visto la Super Eight e ha messo in tavola carte diverse per questo delirio a quattro ruote. Ad un certo punto – non meglio identificato – dell’esistenza della piccola Super Eight, il fato non la volle a prender polvere in qualche magazzino tra i monti ma qualche burlone belga la acquistò e la omologò per uso stradale.
Non solo! Il nostro detective Poirot ci ha pure folleggiato per ben ventisettemila chilometri, da una nazione neutrale all’altra. Dite la verità, un po’ lo invidiate eh? Vorreste farci i traversi al parcheggio dell’Ipercoop, ai raduni, davanti ai fighetti con le A1 e i Rotiform, vero?
Frugate tra gli spiccioli che vi avanzano perché su Speed 8 Classics è stata messa in vendita per 155.000 patate.
Direi un prezzo equo per entrare nella storia come il più cazzuto bullo del parchetto.
…mi si sono gonfiate le guance dagli schiaffi anche solo guardando le foto!
Ad avere 155.000 palanche io la comprerei, mi piacciono le auto ignoranti.
In alternativa anche una Ford Festiva Shogun, meno esotica.
C’era un kit estetico per fiat uno ispirato a questa auto di Sbarro ce ne era una al miio paese tutta bianca con targa svizzera