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Loschi e velocissimi, i sottomarini Classe Alfa

Griglia atlantica 54-90, Victor Aelexvic Tupolev al comando del Konovalov, classe Alfa, è rimasto fermo sul fondo per un guasto imbecille (parole sue). Quando emerge i suoi ordini sono vecchi di sette ore. Nel frattempo un certo Marko Ramius sta disertando portandosi dietro l’orgoglio della Marina Sovietica, l’Ottobre Rosso, classe Typhoon, modificato con la propulsione silenziosa “Caterpillar”.

– Miami Beach, un paio di giorni dopo –

Mi fermo un attimo per darvi il tempo di raccogliere la bava, fatto? Bravi, andiamo avanti.

Tupolev chiede al macchinista se è possibile “raggiungere il 105% del reattore” e il macchinista che sa di che pasta è fatto il reattore dell’Alfa, giustamente gli risponde che “è possibile, ma non consigliabile”. Tupolev, che lo sa pure lui, si piglia ben 12 secondi nel film prima di confermare. 

Tutto cronometrato su Youtube.

Eh già, perché oggi non parliamo del Typhoon, oggi parliamo del classe Alfa, il più veloce, il più spudorato e soprattutto il più pericoloso sottomarino dell’era sovietica.

L’unico problema è che era pericoloso soprattutto per chi ci stava sopra. Tanto per farvi un’idea: serve la rotella del mouse per fare lo scroll della lista degli incidenti al reattore nucleare che l’hanno coinvolto.

Tutto nasce con un prototipo concepito nel lontano 1959 e completato dieci anni più tardi, il sottomarino nucleare K-222, unico rappresentante della classe Papa: si tratta del primo sottomarino costruito in titanio e pensato per essere mostruosamente veloce, parliamo di propulsione nucleare con due turbine da 40.000 CV per una velocità di 44,7 nodi (82,8 km/h), sostanzialmente un oggetto di 107 metri che va più veloce di ogni sottomarino NATO e pure di quasi tutti i siluri in circolazione all’epoca (l’Mk-48, il siluro standard della US Navy raggiunge i 40 nodi, quindi il “Papa” può scappare “dando  tutto gas”).

Il K222 prima di essere smantellato, il record è imbattuto –

– La migliore foto trovata in rete delle eliche, mostruose –

Quasi 5000 tonnellate di titanio nel 1959, e poi ci raccontano che la lavorazione di questo metallo l’hanno inventata gli americani con lo SR-71 (anche se di fatto girano voci che gli americani, per procurarsi il titanio per il settantuno, lo compravano dall’Unione Sovietica facendolo arrivare negli States attraverso il mercato nero e i paesi del terzo mondo).

In ogni caso, viene fuori che il concetto era interessante, ma aveva qualche difetto: era costosissimo da costruire, a tavoletta faceva rumore per circa 100db (tipo un concerto allo stadio), inoltre tendeva a perdere i pezzi e a soffrire di danni strutturali quando andava a manetta. 

Un po’ come il Mig-31 che faceva quasi Mach 3, ma poi era da buttare con le palette dei compressori piegate.

Non vi stupirete quindi nel sapere che il K-222 nel 1980 è andato in disarmo a causa di un piccolo incidente durante la manutenzione dei reattori nucleari (sorprendente eh?). L’hanno tenuto fermo trent’anni (sì sempre fiordo di Murmansk coi pesci a tre occhi) e poi l’hanno smantellato, con ancora il reattore dentro, perché nessuno aveva pensato ad uno sportello di manutenzione per rimuoverlo. 

Mica può guastarsi la gloriosa tecnologia sovietica.

Capito che comunque il concetto del “piccolo” e veloce piaceva, i sovietici si prendono bene e fanno un altro sottomarino, tutto bello in titanio e altamente automatizzato per poter essere guidato da soli 16 membri di equipaggio, poi divenuti circa il doppio, perché automatizzare un sottomarino negli anni ’60 non era poi facilissimo.

Lo chiamano progetto “Lira”, forse c’era un sottile riferimento ai costi fuori controllo dell’Italia… comunque noi lo conosciamo col nome NATO di “Alfa” e useremo quello. Ne hanno fatti sette, il primo nel 1969 e l’ultimo nel 1981.

– Profilo paurosamente idrodinamico con “vela” bassa –

– Alfa a colare uranio a riposo nel solito fiordo di Murmansk –

L’Alfa va forte di brutto pure lui, considerate che per stargli dietro la Marina Britannica ha sviluppato apposta dei siluri da 80 nodi (gli Spearfish) e gli americani hanno aumentato da 40 a 55 nodi la velocità dei loro MK48 (progetto ADCAP – ADvanced CAPabilities). Grazie alle dimensioni ridotte, soli 81 metri, e un powertrain nucleare-turbo da 40.000 cavalli, raggiunge IN MENO DI UN MINUTO la mostruosa velocità di 41 nodi. Non è solo veloce, è anche agile, si gira di 180° in 40 secondi. Capite ora perché parliamo di questo e non del Typhoon che è un grosso autobus pieno di testate nucleari?

Resta sempre un oggetto abbastanza rumoroso, il suo mestiere non è quindi di incrociare negli oceani aspettando di portare la distruzione, ma è piuttosto pensato più come “intercettore” per eliminare bersagli di superficie o altri sottomarini con i suoi siluri convenzionali e nucleari.

Per inciso, quando parliamo di siluri nucleari, parliamo di simpaticissimi gadget tipo lo SS-N-15 Starfish lanciati da sott’acqua e che poi passano alla propulsione a razzo piombando su flotte nemiche e bersagli costieri. Intercettore sì, ma comunque armato abbastanza da devastare una nazione.

– SS-N-15 in una foto d’epoca –

Sono certo che però tutti vi state chiedendo, ma come hanno fatto a mettere tanta potenza in un oggetto così piccolo? Ve lo stavate chiedendo eh? E io la tiro in lungo. Scrivo cose a caso, tipo “TURBOPOMPA”.

Vabbè ve lo dico. I sovietici tirano fuori il solito reattore sperimentale, solo che invece di raffreddarlo ad acqua, lo raffreddano a metallo liquido con una miscela di piombo e bismuto.

Lo sentite il brivido radioattivo nella schiena?

– Autoesplicativo direi –

Dunque, di base l’idea è oggettivamente buona, è molto più piccolo del normale e il metallo lavora a temperature altissime, quindi trasmette bene il calore per alimentare le turbine: si calcola un 50% in più di rendimento. Inoltre, il metallo, se la situazione va in vacca, non esplode come l’acqua e se trafila dalle tubature, si solidifica senza andarsene in giro a contaminare mezzo sottomarino.

Un’idea intelligente?

Lo sarebbe, se non avesse un piccolo difetto: se il reattore rallenta troppo e la temperatura scende sotto i 125°, il metallo nelle tubature si solidifica e il reattore non è che si guasta, è da buttare proprio.

Nessun problema, perché i sovietici hanno pensato a tutto e hanno costruito delle infrastrutture nelle basi principali: un complesso sistema a vapore consente di tenere in temperatura il metallo liquido anche a reattore spento. Lo so che state già ridendo, maledetti.

Dicevamo, con tutto il bene che vogliamo loro per le meraviglie che hanno fatto, restano sovietici e con il nucleare hanno un pessimo rapporto: già nel 1980 tutte le infrastrutture di questo tipo sono irrimediabilmente guaste e per non buttare ai pesci di Murmansk il reattore, i sottomarini stanno fermi in porto col reattore acceso, con tanti saluti alla superiore autonomia del raffreddamento a metallo liquido.

Non è finita qui però, col reattore acceso non solo non puoi fargli rifornimento, ma nemmeno manutenzione, in altre parole non solo consumavano tanto, ma si scassavano pure con una certa frequenza e ogni volta bisognava cambiare tutto il reattore. E poi ci chiediamo perché l’Unione Sovietica è andata a remengo.  

– Il reattore a sinistra e il suo alloggiamento vuoto a destra –

– Una volta estratto lo girano. Così scola per bene il liquido sul molo –

Chicca finale su questo tema: dei sette costruiti, quattro Alfa sono stati messi in disarmo per congelamento del metallo nel reattore.

A dispetto di questo problemino, l’Alfa resta un gran ferro, qualcuno l’ha chiamato la “race-car sottomarina” e a ragione. 

Il doppio scafo era diviso in sei compartimenti, dove solo il terzo era stabilmente abitato, l’altissimo livello di automazione consentiva un equipaggio all’osso, con brevi catene di comando e dimensioni contenute a tutto vantaggio della velocità.

Per capire il livello di innovazione del design, calcolate che un pari classe americano aveva circa cento persone di equipaggio, contro le 32 a fine carriera dell’Alfa, tanta roba eh.

– Interni sorprendentemente puliti e moderni –

Lo scafo in titanio era anche particolarmente resistente consentendo di viaggiare a circa 300 metri di profondità, abbastanza da mitigare il problemino del rumore e da nascondersi sotto strati d’acqua capaci di mascherarlo ai sonar passivi.

Se poi proprio doveva passare in modalità silenziosa, l’Alfa aveva il suo “Caterpillar”, ovvero due mini eliche totalmente elettriche ai lati dei timoni di profondità, sufficienti per portarsi in posizione per un lancio o per scappare quatto quatto da situazioni spiacevoli.

– Ai lati del timone di profondità si vedono le piccole eliche silenziose –

L’esperienza maturata con l’Alfa è stata riversata nel progetto Akula, molto simile nell’estetica, ma più grande (108 metri) e costruito in economico acciaio e tre volte più pensate (9000 tonnellate contro le 3000 circa dell’Alfa). L’Akula prende il buono dell’Alfa nell’automazione spinta, ma va correggere gli errori fondamentali con un reattore tradizionale raffreddato ad acqua e una silenziosità quasi degna del caterpillar di Ottobre Rosso.

– Akula in assetto losco –

Mi sono tenuto per la fine questa chicca finale, l’Alfa era provvisto di una capsula di evacuazione rapida dell’equipaggio: un’intera sezione, accessibile dal compartimento principale, poteva essere sganciata portando l’equipaggio in salvo (e lasciando rumenta nucleare sul fondo), roba mai vista fin lì.

– A quanto pare Tupolev e i suoi non sono riusciti ad usare la capsula –

L’ispirazione per questo articolo mi è venuta il giorno della morte di Sean Connery, quando ho deciso di celebrarlo con l’ennesima visione di Caccia ad Ottobre Rosso. Ancora una volta ho fatto il vuoto di moglie e figlio sul divano, ma che vi devo dire, non tutte le ciambelle riescono col buco.

Dedicato a Sean Connery e alla sua magistrale interpretazione del comandante Ramius

– Li lasci cantare! –

PS: Se ti piacciono lo spazio e la scienza, puoi provare a leggere anche i miei libri: Luci dal Futuro, Mercante d’Immortalità e 121 anni l’estinzione.

Articolo del 23 Novembre 2020 / a cura di Paolo Broccolino

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  • Davide

    Amen.

  • Francesco Arpe

    Ieri sera ho visto Caccia Ottobre Rosso… ho il DVD e l’ho consumato !

    Grazie per i vostri articoli, siete fantastici !

  • Daniele Ciacelli

    Mi state facendo appassionare, la vostra scrittura e descrizione delle varie leggende con cui avete a che fare, emozionano più di un film d azione… Siete accezionali.

  • Giacomo

    -Dove stiamo andando, comandante?
    – Andiamo ad uccidere un amico, Evgenij… Andiamo ad
    uccidere Ramius!

    • Paolo

      Come dimenticarlo? Per fortuna i DVD non si consumano, altrimenti….

  • Paolo

    “Vede, io sono un politico, il che significa che quando mi chino ad accarezzare i bambini rubo loro le caramelle”……

  • Claudio

    Complimenti vivissimi… come al solito, quando mescolate storia & tecnica, il mix è fantastico.

  • Davide

    anche io come l’autore dell’ articolo alla scomparsa di Sean Connery ho pensato a Caccia a Ottobre Rosso e sono andato a rivederlo! invece di creare il vuoto in sala mi sono accomodato sul secondo televisore per vedermelo in santa pace e ho provato in inglese, tanto le frasi le conosco ormai a memoria e vi faccio notare che il comandante Ramius per non essere secondo a Tupolev chiede addirittura di andare al 110% sull’Ottobre Rosso durante le concitate fasi finali di combattimento. Ma come si fa’? si estraggono le barre di controllo oltre i limiti di sicurezza??
    un ultima ciliegina: quando l’elicottero lascia il Dallas perche’ non ha piu’ carburante e Ryan e’ in mare la frase che il pilota dice in italiano “bene Dallas noi abbiamo finito….” mentre in lingua originale ” Dallas, we are history…” una frase spettacolare !! yankee al 105 % !

  • LS

    fantastico articcolo. sempre eccellente mix di tecnica, storia, avventura e aneddoti

  • Andrea

    Bravissimo. Sempre interessanti i suoi articoli. Complimenti

    • Paolo Broccolino

      Grazie Andrea!

  • Paolo

    Gli Alfa sulla carta erano formidabili, però quando andavano a tutta canna li si sentiva dall’altra parte del globo….
    A parte ciò tutti sanno il motivo per cui loro ed altri meno rumorosi erano così assidui sulle nostre coste: venivano a mangiare l’impepata di cozze o a comprare le sigarette di contrabbando….

  • max

    fantastici, siete fantastici in tutti i “reparti”

  • Marco Allori

    Bellissimo articolo. Il raffreddamento a piombo sembra un vero colpo di genio! Tuttavia, per continuare coi riferimenti a “ottobre rosso “, nel libro succede un incidente da fuga di refrigerante al Politovskiy, un altro alfa. Dalla descrizione si evince che é raffreddato ad acqua pressurizzata. Forse Tom Clancy non aveva letto il vostro articolo.
    Ancora complimenti!

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