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Quando le hai proprio tutte, ma volevi una Jerrari

Essi vivono. Sono quelli che vogliono il SUV sportivo. Baricentro alto? Pazienza. Pesante come un T-80? Amen. Basta che ci sia il blasone. Essi vivono tra noi e sono sempre di più, tanto da convincere anche Ferrari, che, fra non molto, sfornerà la “Purosangue“, il primo “FUV” della storia.

Enzo si rivolterà nella tomba? Probabile, ma, chissà, forse perfino lui avrebbe ceduto alle lusinghe del mercato, pur di avere la garanzia di un flusso costante di denaro che gli avrebbe consentito di continuare a fare ciò che davvero amava – cioé costruire le migliori automobili da corsa del mondo. Ma dubitiamo decisamente che lo avrebbe accettato negli anni ’60 e, comunque, dato che non può replicare, lasciamolo in pace.

Piuttosto, è interessante notare come, in tempi certamente non sospetti, prima dei “SUV sportivi”, anche prima di quello che forse è il progenitore di questo concetto – Lamborghini LM002 – è accaduto che qualcuno si sia svegliato una mattina con il prurito sbagliato: lui si chiamava William Harrah e potrebbe essere il paziente zero di questa brutta storia di malattia mentale merketing che ha portato al FUV.

UNA VALANGA DI SOLDI

Veloce passo indietro per inquadrare la cosa. William Harrah era un riccone californiano, un magnate del gioco d’azzardo scaltro come una faina. Come lo era suo padre, John Harrah, che negli anni ’30 gestiva il “Reno Game”, un gioco tipo roulette considerato illegale che le autorità gli ordinavano di sospendere con cadenza regolare. Ma, da bravo avvocato, John riusciva sempre a ungere le ruote perché riprendessero a girare.

Attività che poi passò di padre in figlio: William sviluppò il business, aprì i suo primi club e, negli anni ’50, fu sufficientemente potente da influenzare (in positivo, fortunatamente) la regolamentazione del gioco d’azzardo in Nevada. E divenne ricco. Molto ricco.

Ora, immaginate di essere William Harrah e di aver preso per la coda la fortuna, con la totale consapevolezza di poter fare quell’accidente che ti va di fare. Sei appassionato di auto. I soldi li hai. Che fai? Compri una Ferrari? Banale. Ti costruisci la tua automobile ideale? Intrigante. Ma perché non entrambe le cose? Così William alza la cornetta e compone un numero italiano.

– Enzo Ferrari mostra sincero interesse alla proposta telefonica di Bill…-

Il telefono squilla a Maranello. Enzo, negli anni ’60, sfornava mostri sacri come le 250 GTO e tutto si aspettava tranne che gli fosse chiesto di creare una grossa vettura a trazione integrale. Un SUV, insomma. Inutile aggiungere che Harrah non ha ottenuto ciò che desiderava. Non sappiamo quali siano state le esatte parole del Drake, ma confidiamo che il Commendatore abbia chiuso la comunicazione ridendo a crepapelle.

– L’incubo di Bill Harrah la notte prima di chiamare Enzo –

QUANDO UNO E’ FISSATO…

Ma Harrah non molla mica. Affida il progetto ai suoi fedeli meccanici e artigiani e si appresta ad effettuare il sacrilegio: fondere una Ferrari 365 GT 2+2 con una Jeep Wagoneer. Il risultato è più o meno quello che otterrebbe un veterinario folle cucendo la testa di un pesce gatto al corpo di un tasso: la parte anteriore è tutta 365 GT e il resto è della Wagoneer, con un discreto lavoro di carrozzeria per dare un senso a questo inquietante matrimonio fra due design tanto diversi. Volendo spezzare una lancia a suo favore, Bill scelse proprio quella Ferrari perché un suo meccanico gliela aveva picchiata ed era praticamente da buttare. Sotto al cofano, quindi, il Ferrari V12 di 60° e 4.4 litri Tipo 245 da 320 cv. Signori, ecco a voi la “Jerrari”.

Per la precisione, stando a quanto scriveva Ron Wakefield di Road & Track nel 1969, il motore era l’unico elemento sano rimasto di quella povera 365 GT: Bill acquistò un muso nuovo, lo fece allargare e alzare per compensare la maggiore altezza della Jeep e, dal parabrezza ai fari posteriori c’era una Wagoneer acquistata nuova appositamente. Il lavoro di carrozzeria fu decisamente più impegnativo del matrimonio fra V12 e vano motore Jeep, salvo qualche aggiustamento per questioni di spazio, più che altro per via del differenziale anteriore. In particolare, la coppa dell’olio subì una diminuzione della capacità, che i meccanici compensarono con un Hayden TransCooler davanti al motore. Della Ferrari, in effetti, ci sono anche il radiatore a doppia ventola e il condizionatore.

Purtroppo non c’era spazio per il cambio manuale a 5 rapporti, per cui si ripiegò su un Borg-Warner T-10 a quattro marce ma, data la sete di giri del V12, servì compensare anche qui con rapporti accorciati. La frizione è in parte Ferrari, ma modificata appositamente con componenti Chevrolet. Freni di serie (!!), nuovi ammortizzatori Monroe (ma nessun’altra modifica per le sospensioni) mentre la trazione integrale viene aggiornata quel tanto che basta. Lo sterzo è originale Jeep, ma con pompa Ferrari. La strumentazione è VDO.

Wakefield è riuscito a farci un giro e il suo parere era che di buono la Jerrari aveva giusto la vernice color British Racing Green (il preferito di Bill) di ottima qualità, mentre la dinamica lasciava a desiderare: vibrazioni, freni inadeguati e problemi al cambio che non permettevano al V12 di esprimersi come avrebbe potuto, oltre ad una certa instabilità alle alte velocità (e ci mancherebbe). Al di là dell’inevitabile posizione di guida alta, a peggiorare le cose c’è un aumento di peso di 120 kg rispetto alle oltre 2 tonnellate della già pesante Wagoneer originale, il che rende ulteriormente incomprensibile la scelta di non modificare i freni a tamburo di serie. Anche perché questa super-Wagoneer passava agilmente i 200 km/h.

– La Ferrari 365 GT prima dell’operazione… –

Se ve ne siete già innamorati, condoglianze per i vostri gusti tanto particolari e fate un salto su Classic Driver: la troverete inserzionata lì e pare che abbia percorso appena 15.000 km. Il prezzo è “su richiesta” e non abbiamo idea di quale sia; ricordiamo solo che verso metà anni 2000 fu venduta all’asta da Barrett Jackson e poco più in là apparve su anche su eBay, nel 2008 e la acquistò un tedesco per $20.300. Poco? Beh, estetica a parte, il problema è che il V12… non c’è più.

– Come? Non suona come un V12? Già, perché sotto c’è un V8. Più avanti vi spieghiamo perché –

JERRARI 2

Harrah è soddisfatto del lavoro dei suoi, ma decide che la creatura è ancora troppo vistosa. Ormai parlano tutti dell’incrocio fra tasso e pesce gatto che ringhia come una Ferrari ed è stanco di essere riconosciuto (o insultato). Ma il concetto gli piace ancora, così rimette al lavoro i meccanici per avere una Jerrari 2 meno vistosa…

– La Jerrari seconda versione. Tutta Wagoneer fuori, Ferrari dentro. Più o meno… –

Stavolta, almeno da fuori, è indubbiamente una Jeep Wagoneer. Ma, cannibalizzando la prima Jerrari, Bill prende il V12 e lo infila nella nuova, mentre la prima viene rappezzata con un 390 Chevrolet small block da 300 cv e 515 Nm di coppia, motore meno esotico ma decisamente più in linea con le caratteristiche del bestione americano.

– La prima Jerrari è in vendita, ma sotto il cofano, ora, c’è di nuovo un V8… se aveva poco senso prima, ora proprio no –

Insomma, l’elemento più interessante di questo esperimento da meccanico pazzo si trova ora nella Jerrari 2 esposta al National Automobile Museum di Reno, non nella Jerrari 1 modificata con il muso della 365 GT. Gli unici componenti originali Ferrari rimasti (almeno a una prima occhiata) sono la pedaliera e il bellissimo volante.

ACCUMULO COMPULSIVO

Benché incapace di trovarsi un bravo parrucchiere, William Harrah visse una vita a duecento (ma anche trecento) all’ora, morendo troppo presto nel 1978 a 66 anni per un problema al cuore, ma facendo in tempo a sposarsi sette volte, a lasciare un’eredità di almeno 138 milioni di dollari, superare un grosso problema con il gioco d’azzardo (paradossale, vero?) e a mettere insieme una collezione di automobili a dir poco enorme. Non a caso dalla sua collezione ne sono derivate vere e proprie mostre, almeno due molto importanti, come il National Automobile Museum di Reno.

– Ecco lo 0,0000001% della collezione Harrah –

Fatti i soldi con il gioco, ma anche con svariate altre attività fra cui alcune concessionarie – guarda un po’, fu anche distributore Ferrari – l’ambizione di Bill era quella di possedere tutte le automobili su cui posava lo sguardo (e come dargli torto…). Non ci andò lontano, arrivando a 1154 vetture (qualcuno sosteneva, addirittura, 1800). Una volta, comprò 40 automobili in blocco da Jack Nethercutt, titolare della Merle Norman Cosmetics – Jack aveva bisogno al più presto del denaro e Bill guidò tutta la notte per consegnargli una valigetta piena di bigliettoni il mattino successivo. Nel 1975, invece, Bill acquistò tutte le 71 auto della collezione Winthrop Rockefeller; solo per quelle, spese poco meno di $950.000 (5 milioni di oggi). Aveva particolare predilezione per gli esemplari unici – perché costruiti come tali o perché ultimi rimasti della loro stirpe – per i primi o gli ultimi modelli di una determinata serie, ma anche per automobili dalle caratteristiche meccaniche particolari, dalla storia nota o di proprietà di personaggi famosi.

– Harrah con Sammy Davis Jr. e moglie –

Anche a Sammy piacevano le Ferrari…

Era un personaggio curioso, molto timido ma geniale e intraprendente, schivo ma sempre a contatto con personaggi noti – fu molto amico di Sammy Davis Jr., Bill Cosby e Jay Leno – non ti stringeva la mano con la forza dell’imprenditore dal grande ego, ma amava strapazzare il pedale del gas, soprattutto fra Reno e Lake Tahoe a bordo di una Ferrari, soprattutto una 365 GTB/4 Daytona elaborata da 386 cv. Leggenda vuole che con questa Bill abbia vinto la sfida con un venditore di elicotteri della Sikorsky, del tipo ‘tu guidi il tuo elicottero e io la mia auto, se vinci te lo compro‘: ebbene, a casa di Harrah non si è mai visto alcun elicottero…

Bill era un vero appassionato: passava interi pomeriggi in compagnia delle sue automobili, riempiendo capannoni con un costante andirivieni di bisarche da ogni parte del Paese. Automobili che restaurava completamente anche nel più piccolo particolare, convinto di avere il dovere di conservarli nel tempo.

– La sala operator… l’officina di Bill, dove le sue auto tornavano allo splendore originale –

E senza badare a spese: si dice che questa sua attività gli costasse almeno 1 milione di dollari all’anno e non è difficile immaginarlo, dato che disponeva di una officina dedicata e aveva a libro paga un centinaio fra meccanici ed esperti vari. Nel 1980, due anni dopo la morte di Bill Harrah, l’azienda fu acquistata dalla Holiday Inns Corporation per $300 milioni. Le sue automobili donate ai musei o vendute a varie aste fra il 1984 e il 1986.

– Harrah si buttò anche sugli scafi da corsa. Il suo “Tahoe Miss“, che vinse la Gold Cup nel 1966, merita un articolo a parte –

Alcune di valore storico ed economico al limite dell’inestimabile, come la Bugatti Type 41: proprio una delle sue (sì, ne aveva due…) vinse il Best of Show a Pebble Beach nel 1966. Oppure la Thomas Flyer del 1907, che l’anno successivo vinse la New York to Paris Automobile Race (22.000 miglia fra terra e mare con un solo pilota!), considerata come una delle più significative automobili americane di sempre.

Ma la gente ancora sorride al ricordo di quella Jerrari, in attesa al semaforo, pronta a rifilare pan per focaccia ai ragazzini coi loro bolidi, convinti di poter far mangiare la polvere a quel vecchio a bordo di una Jeep…

Perché nutrisse particolare affetto per una Wagoneer fusa in una Ferrari non si capisce. Forse perché era l’auto che si era creato da solo. O, forse, perché, fra le migliaia di automobili che si era portato a casa, era l’unica in grado di avvicinarsi almeno un pochino alla sua tanto contrastante personalità…

Ora, prima di chiudere la scheda, vi invitiamo a fare due cose: Uno, cliccate quo sotto che vogliamo comprare la Jerrari (no, in realtà ci serve il vostro supporto per mantenere rollingsteel libero da pubblicità, indipendente e cazzuto) e, DUE, dovete scriverci nei commenti le prime 1.154 auto che comprereste se foste mostruosamente ricchi.

Articolo del 21 Giugno 2021 / a cura di Davide Saporiti

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  • Flavio

    L altro giorno mio figlio, che comincia a masticare di auto, sentendomi parlare con mia moglie, circa l esigenza di cambiare la fiesta tdci di 15 anni, mi fa:”papà…xche non compriamo la urus??
    Perche non si può a papà!
    Perché siamo poveri?
    Anche x quello, ma soprattutto perche chi compra un suv, gli cadrà il pisello a breve…
    E lui piangendo e tenendosi il pistolino, ha buttato i modellini del q5 e q qualcosa che gli regala lo zio….sarò stato anche drastico, ma questi bambini vanno portati sulla retta via…

    • Davide

      Ancora non lo sa, ma un giorno ti ringrazierà

    • Marco+Gallusi

      Hai fatto bene… bisogna educarli da piccoli…

    • NocivaRacing

      Best father ever!

  • Andrea

    Citando un caro amico (che potrebbe anche leggere questo commento): “Severo ma giusto”

  • MARCO

    Mi son messo a scrivere una lista… Niente, di quelle che mi vengono in mente sono a circa 200… A 1154 davvero non saprei come arrivare, ma a portafoglio pieno mai dire mai! XD

  • Roy

    Le ultime locomotive di serie prodotte tra il 1945 ed il 1989 in tutta l’area del Patto di Varsavia, che trainano un treno di bisarche di tutte le fine serie di tutti i veicoli commerciali, stessa area stessi anni. Magari ci arrivo, non so.

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