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Navi classe Olympic: parlami del Titanic senza parlarmi del Titanic

Mentre scrivo queste righe, su Rollingsteel non c’è un articolo sul Titanic.

La domanda sorge spontanea (diceva qualcuno): com’è possibile?

Sulla carta gli attributi giusti questo transatlantico ce li ha tutti: quando è stato varato era il più grande, sicuramente il più lussuoso, ed è entrato nella leggenda affondando nel viaggio inaugurale. Eppure fin qui non ne abbiamo mai parlato. Sicuramente gli mancavano alcuni elementi fondamentali per RS: non era il più potente né il più veloce, ma c’era comunque abbastanza ferro per parlarne e parlarne tempo fa. Quindi come mai abbiamo indugiato così a lungo?

Allora, io credo che la storia del Titanic sia semplicemente troppo POP per RS, noi siamo DI BRUTTO e non stiamo abbracciati sulla prua al vento come Kate e Leo. Se Cameron col suo film ha consacrato al Titanic all’immortalità, in qualche modo l’ha reso talmente POP che tutti sanno qualcosa del Titanic; è la nave scuola dell’appassionato di ingegneria estrema, scommetto che almeno metà di voi sa quanti motori aveva, quante eliche, quanti fumaioli e quanti di questi erano funzionanti e probabilmente ha un’idea abbastanza precisa della storia dei compartimenti stagni. Un nave scuola, ma senza turbopompa, mi spiace.

– Non potendo pubblicare la “nave scuola che vorrei” ne metto comunque una che ha il suo fascino, anche se non fa ha la turbopompa –

Il Titanic è talmente POP che persino la Lego (a Natale) lancerà il suo nuovo kit in scala 1:200. Un mostro da 9090 pezzi (record kit Lego) lungo 130 cm dal prezzo non esattamente POPolare ma che onestamente rischia di valere quello che costa, basta dare un occhio all’interno: i motori sono collegati agli assi delle eliche e girano…

– Siamo certi che per questo plasticone il Rollingsteeler medio sta già mettendo mano al portafoglio già duramente provato dai suoi FERRI –

Tornando a noi, siccome siamo DI BRUTTO, oggi non ci concentriamo tanto sul Titanic, quanto sulla sua “classe”, per la storia dell’iceberg, delle vigliaccate con le scialuppe e soprattutto degli eroismi che ci furono, troverete materiale in abbondanza da altre parti.

Iniziamo quindi col dire quello che diversi di voi già sapranno: il Titanic aveva una sorella gemella, l’Olympic, varato circa un anno prima, quello che però forse non sapete è che c’era una terza sorella: il Britannic, talmente sfigata che persino il nome è andato perso nella notte dei tempi.

E ora via col Pippone® dalle triremi di Salamina all’Olympic, saltiamo giusto i particolari già citati nell’articolo United States da oltre 250.000 cv (lettura caldamente suggerita per contestualizzare).

Nel 1819 la prima nave a vapore americana effettua la traversata dell’Atlantico completamente a motore aprendo una nuova era del trasporto ma bisognerà attendere la Cunard Line e fino al 1840 per avere collegamenti con regolare orario stampato e affisso in bacheca. Da lì in avanti scatta una gara senza esclusione di colpi ad avere il mezzo più grande, più veloce e più lussuoso. Almeno fino al 1907, quanto la Cunard mette in mare una doppia commessa stratosferica: il Mauretania e il Lusitania, i primi bestioni da 240 metri motorizzati a turbina e capaci, al momento del varo, di 65.000 cv e 26 nodi, numeri che aumenteranno negli anni con la conversione da carbone a nafta.

L’avvento di queste navi sconvolse il mercato, serviva una contromossa, ed ecco J. Bruce Ismay, il boss White Star Line, nemica giurata della Cunard, mettersi d’accordo con Lord Pirrie dei cantieri Harland & Wolff per metter in campo qualcosa di mai visto prima (tanto pagava la proprietà… un tale J.P. Morgan). Avrebbero fatto navi enormi ma non avrebbero cercato di competere sulla velocità, elemento rischioso e per cui le Cunard erano già ai vertici, ma sul lusso, l’altra chiave per avere un “premium price” sul mercato.

La chiglia dell’Olympic venne impostata nel 1908 e solo tre mesi dopo iniziarono i lavori per il Titanic, le due navi furono quindi costruite in un’immenso cantiere messo insieme per l’occasione. Venne allestito un lungo piano inclinato e su di esso costruito un “portale” con un carroponte di 260 metri. Per quest’altrettanto incredibile opera, venne chiamato un ingegnere specializzato in ponti, Sir William Arrol, il quale creò una struttura seconda solo alle navi stesse per spettacolarità, tanto che fu chiamata “Arrol Gantry” (Portale di Arrol). Qui sotto trovate le immagini del progetto e della struttura finita.

Nell’immagine qui sopra in primo piano c’è Olympic, ma là dietro si intravede la sorella più nota, come detto le due navi furono costruite in parallelo, anche se il Titanic venne completato circa un anno dopo.

Varato il 20 ottobre 1910 e completato il 31 maggio del 1911, l’Olympic aveva originariamente una livrea grigio chiaro, soluzione classica per le prime navi di una classe e pensata per evidenziare le forme sinuose della nave nelle foto dei giornalisti.

La nave era presentata al pubblico come il più sfarzoso bastimento mai costruito, non tanto nelle cabine, quanto negli spazi comuni come il salone, la sala fumatori e il ristorante.

– La lounge dell’Olympic ricolorata-

– La sala fumatori, riservata agli uomini-

– La leggendaria “Grand Staircase” dell’Olympic. Si dice che quella del Titanic (oggetto della famosa scena del film) fosse identica. Purtroppo non possiamo saperlo, pare non esista alcuna foto della scalinata presente sulla nave di Jack & Rose –

Potrei andare avanti all’infinito, ma anche no… siamo su RS, parliamo di ferro.

L’Olympic dislocava, grammo più, grammo meno, 52.067 T (inglesi) ed era lungo 269,1 metri, circa 30 in più delle concorrenti Cunard, è quindi vero che all’epoca era la nave più grande mai varata.

Per spingere tutto questo avevamo 29 caldaie a carbone, divise in sei compartimenti e convertite a nafta nel 1919. Il tutto dava vapore a quattro motori a tripla espansione collegati due a due con le eliche esterne. Il motore a tripla espansione era la classica soluzione alternativa alla turbina e sostanzialmente prevedeva di generare vapore ed infilarlo in cilindri di dimensione via via crescente man mano che la pressione diminuiva, nell’ordine: piccolo, medio e poi i due grandi. Tutto questo produceva circa 25.000 cv per asse esterno.

Il vapore residuo veniva convogliato verso una turbina Parsons a bassa pressione che girando a soli 165 giri/min metteva in campo altri 15.000 cv scaricandoli sull’elica centrale.

Lo schema sotto riassume magnificamene quanto detto.

Qui sotto trovate una coppia di motori delle eliche laterali, ogni motore pesava circa 1000 tonnellate (nostre).

-Questa è la turbina Parsons dell’elica centrale, nello specifico quella del Britannic-

-Lo schema sintetizza bene quanto sopra spiegato-

E poi ci sono loro, le leggendarie eliche viste in mille foto, pronte a scaricare i 65.000 cv in mare: due tripala da oltre 7 metri e una centrale quadripala da 5 metri circa. Su queste ho scoperto due chicche interessanti: primo, quelle laterali del Titanic avevano un passo leggermente più lungo. Secondo, la foto qui sotto che tutti pensiamo sia del Titanic, non è del Titanic ma è dell’Olympic ed è stata scattata in una manutenzione del 1924 nei Drydocks di Bellfast (questo posto esiste ancora).

Quanto alle dotazioni di sicurezza, queste effettivamente erano molto alte per gli standard dell’epoca, con 16 compartimenti stagni le Olympic potevano sopravvivere all’allagamento di ben 4 di questi… infatti nel Titanic se ne allagarono 5 e sappiamo come è finita. Sulle scialuppe le normative dell’epoca erano generose e purtroppo si decise di fare economia, soprattutto per ragioni estetiche.

Ed eccola qua, finalmente l’Olympic in tutta la sua bellezza, vi ho fatto penare un po’ eh?

Ne approfitto per segnalarvi la principale differenza con Titanic, noterete che la passeggiata del ponte B è completamente aperta e, a questo proposito, Ismay notò che sull’Olympic nessuno lo usava, preferivano tutti il ponte A, quindi sul Titanic fece nuove cabine nella parte anteriore della nave andando a “rubare” un po’ del ponte passeggiata, stessa cosa fu fatta per il Britannic. Ma perché scrivere che ci sono le foto anche qui. (Direttore, a sto giro non puoi dirmi nulla eh, foto DI BRUTTO eh!). Anche per questo il Titanic disloca circa 1000 tonnellate in più.

Direi anche di toglierci una curiosità, chi era la più grande delle tre sorelle? La risposta è che vanno in ordine cronologico, ma con differenze minime: partendo da una base di 269,1 metri, il Titanic era pochi centimetri più grande (quanti è dibattuto), mentre il Britannic lo superava di circa mezzo metro (269,6).

La carriera della classe Olympic parte subito col botto: già al quinto viaggio, il 20 settembre 1911, l’Olympic viene speronato dall’incrociatore Hawke della marina britannica; a quanto pare in fase di superamento quest’ultimo fu risucchiato dal gigante andando a speronarlo con la sua prua corazzata. Danni sopra e sotto il galleggiamento, ma i compartimenti stagni fecero il loro lavoro, se ne allagarono solo due e la nave restò a galla. Oltre alla voragine, il danno principale fu un’asse dell’elica leggermente storto e indovinate da dove fu prelevato il ricambio? Dal Titanic, esatto. In un certo senso questo incidente ha contribuito alla sfiga del Titanic, perché ovviamente sarebbe partito molto prima del 10 aprile 1912 e l’iceberg non sarebbe stato lì, ma chi può dirlo con certezza.

– Direi che la foto parla chiaro sulla dinamica dell’impatto –

Ed eccoci quindi arrivati al fatidico 15 aprile 1912. Quando il Titanic era salpato cinque giorni prima la cosa aveva avuto un certo rilievo ma non quello che immaginiamo, in fondo la gemella Olympic era per mare già da un anno. La storia dell’affondamento la sappiamo tutti: l’iceberg, il colpo di striscio che apre uno squarcio lunghissimo, i rivetti di qualità dubbia che saltano, l’acqua che passa sopra i limiti superiori delle paratie stagne e, soprattutto, le scialuppe che mancano.

E Rose che non fa spazio a Jack.

Morti, tanti morti, 1517 secondo gli americani, tantissimi nella terza classe dove solo il 25% sopravvisse. Anche l’Olympic, in viaggio di ritorno verso da New York, sentì l’SOS del Titanic e si lanciò in soccorso, ma era lontano 580 miglia: troppo per arrivare in tempo.

Quello che davvero è sorprendente del Titanic è che con una botta del genere la nave sia rimasta a galla quasi tre ore (2:40). Forse non era inaffondabile ma l’equipaggiò nel cuore della nave lavorò bene, chiuse subito le paratie stagne e mantenne le luci funzionanti fin quasi alla fine.

La nave inaffondabile era affondata, la cosa non poteva non avere ripercussioni sull’Olympic; immediatamente al rientro a Southampton ci fu uno sciopero dei fuochisti, i più esposti in caso di naufragio; sapevano non esserci abbastanza scialuppe e non si fidavano della tenute delle “scialuppe pieghevoli” imbarcate in emergenza.

-La forma ad arco sotto la scialuppa è una “pieghevole” in pratica un autogonfiabile dell’epoca-

I sindacati non erano ancora ben visti, riuscirono a tenere ferma la nave un paio di settimane, ma la cosa finì nelle mani di un giudice che riconobbe la colpa dei marinai pur non dando loro nessuna pena in quanto la reazione era quanto meno comprensibile. Alla White Star capirono che non tirava aria e riassunsero quelli che avevano licenziato, tuttavia era chiaro che la storia aveva fatto un terribile pubblicità e occorreva fare qualcosa per mettere l’Olympic in sicurezza.

Nell’ottobre del 1912 l’Olympic entrò in bacino di carenaggio per un refit durato quasi sei mesi durante il quale le vennero fatte numerose modifiche, tutte specificamente mirate a prevenire un incidente come quello del Titanic.

Venne installato un doppio fondo per ridurre le probabilità di falla, cinque delle paratie furono innalzate fino al livello B (in pratica tutta la nave) e furono aggiunte le scialuppe mancanti con apposite gru capaci di sostenere due scialuppe ciascuna.

Così attrezzata l’Olympic riprese il mare godendosi un annetto di relativa tranquillità… fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale quando giunse, incredibilmente, la sua ora di gloria.

La nave fu sequestrata dal governo, spogliata delle sue finiture e trasformata in un trasporto truppe con tanto di cannoncino. In questa fase è riconoscibile per il “delicatissimo” camuffamento “Dazzle”.

Sono sicuro che molti di voi avranno già visto questo tipo di colorazione, il primo pensiero che viene è: “non mi sembra molto mimetico”. No, non lo è e non vuole esserlo, l’obiettivo non è di non farsi vedere, ma di confondere i telemetristi e in particolare i comandanti del sommergibili. Se i primi usano un oggetto nel quale in mezzo al mare mosso devi fare coincidere due immagini incasinate perdendo più diottrie che con la Leotta, i secondi vedono questa roba qui nel periscopio del loro u-boot.

-Da che parte va la nave a sinistra?-

 

Durante uno dei suoi viaggi di guerra l’Olympic si rende protagonista di uno degli eventi più incredibili della Guerra: la mattina del 12 maggio 1918 la nave avvista l’U-103 tedesco alla sua destra, immediatamente inizia a sparare col suo piccolo cannone e contemporaneamente vira nella sua direzione per speronarlo e ridurre le possibilità di siluramento. Ci riuscirà colpendolo con la prua e affettandolo con un’elica come dell’ottima mortadella Bologna (omaggio al Direttore). Incredibilmente si salva anche l’equipaggio che si libera della zavorra e riesce ad abbandonare la lattina che affonda.

Alla fine della guerra l’Olympic avrà trasportato 201.000 truppe, percorso 296.000 km e bruciato qualcosa come 347.000 tonnellate di carbone (5 volte il suo peso…)

Finita la guerra viene ripristinato come nave commerciale e comincia una lunga pagina di traversate, finalmente senza eventi di particolare rilievo. L’unica nota anomala si ha il 15 maggio del 1934 quando, in piena nebbia, l’Olympic sta usando le luci e le sirene della nave faro Nantucket per evitare le secche della zona. Com’era uso le navi puntavano la nave faro fino all’ultimo per poi evitarla, ma quel giorno qualcosa va male; c’è poca visibilità e l’Olympic taglia la LV -117 come se fosse burro. Ci saranno 4 morti e 7 sopravvissuti raccolti dalle scialuppe dell’Olympic, calate in mare talmente in fretta che i testimoni dicono che ancora si muoveva.

Siamo però alla fine dei giorni di gloria di quella che nel frattempo è diventata la “Old Reliable”, finalmente, almeno lei, davvero inaffondabile. C’è la stata la grande depressione, si è tentato di farle fare un po’ di crociere, ma ormai la nave è vecchia e il mercato è cambiato. Dopo 257 traversate dell’Atlantico e 1.8 milioni di miglia è il momento della fine. L’11 ottobre del 1935 la nave abbandona Southampton per iniziare le operazioni di demolizione che dureranno fino al 1937.

-Vicino alla rivale storica “Mauretania” (in bianco) in attesa di demolizione-

-Ultimi momenti dell’Olympic-

-La fine della Grand Staircase, che peccato aggiungiamo noi –

Sì ma il Britannic?

Il Britannic viene impostato come rimpiazzo un anno dopo l’affondamento del Titanic. Doveva chiamarsi Gigantic, ma qualcuno con rudimenti di marketing aveva capito non essere un gran mossa, ricordava troppo il Titanic.

Lo impostano, lo finiscono e nel 1914, quando è pronto per affiancare l’Olympic, inizia la Grande Guerra. Come la sorella, anche lui viene arruolato e trasformato in una nave ospedale. Quando si dice culo eh?

In pratica appena completato passa da così:

A così

E come mai nessuno se lo ricorda? Perché meno di due anni dopo, alle 8:12 del 21 novembre 1916, al largo dell’isola greca di Kea la nave centra una mina tedesca. Nessuna paura, il Britannic incorpora tutte le migliore dell’Olympic, è inaffondabile. Le paratie stagne sono abbassate immediatamente, ma qualcosa non funziona e non si chiudono bene, in poco tempo sei compartimenti sono allagati: è il massimo che la nave può reggere. Solo che il Britannic è più imparentato con Titanic che con l’Olympic e il destino non gli è favorevole: siamo in Grecia, c’è voglia di fare girare l’aria nella nave ospedale e, contrariamente alle regole di navigazione in guerra, ci sono molti oblò aperti.

La nave imbarca acqua anche da quelli e il comandante Bartlett capisce che la cosa non è più sotto controllo, commette allora il suo unico vero grande errore e dà tutta manetta verso Kea sperando di incagliarsi, ma l’acqua entra ancora più forte e deve staccare tutto: non c’è più nulla da fare, il Britannic è condannato. Mentre la nave rallenta, due scialuppe non autorizzate abbandonano il lato sinistro venendo presto risucchiate dalle eliche che stanno ancora girando e che, con l’appruamento, sono ormai sul livello del mare. Le piccole imbarcazioni e 70 dei loro occupanti sono fatte a pezzi, eppure una certa infermiera Violet Jessop sopravvive gettandosi in mare per tempo.

Questa signora incarna contemporaneamente l’emblema della sfiga e della fortuna perché era imbarcata come cameriera anche sull’Olympic quando era stato speronato dall’Hawke e soprattutto era stata trasferita sul Titanic per il viaggio inaugurale del 1912. Senza parole.

Il Britannic completa l’evacuazione senza ulteriori incidenti e dopo soli 55 minuti dall’impatto con la mina, affonda in 120 metri, meno della sua lunghezza, come l’Andrea Doria.

Finisce qui il racconto sulla classe Olympic, ci resta giusto lo spazio per un paio di foto dei relitti, magari un giorno scriveremo un articolo su quello del Titanic, talmente evocativo da averlo consacrato all’immortalità.

-Il Titanic giace spezzato in due a 3800 m. di profondità e come sapete si sta fondamentalmente “sciogliendo” causa batteri che mangiano il ferro--Sezione di poppa, visibili le eliche-

-I motori son rimasti esposti nella parte poppiera ormai sfasciata-

-Cabina del comandante Smith-

Il Britannic è invece straordinariamente conservato e accessibile a sub esperti, ma avendo una storia meno POP, è un relitto poco noto alle masse.

-Quel che resta della prua-

Spero che questo viaggio alternativo nel mondo della classe Olympic vi sia piaciuto DI BRUTTO, io come da rito, vi lascio con quest’immagine con il link a 121 Anni all’estinzione (ricordo che da questo link sostenete anche RS).

Sono un Rollingsteeler semplice, vedo l’Olympic alla fine della Grande Guerra con tanto di affondamento all’attivo e lo clikko.

Articolo del 20 Ottobre 2021 / a cura di Paolo Broccolino

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  • Mik

    Articolo stupendo come sempre!
    Un piccolo appunto, il set lego con più pezzi è l’ ART WORLD MAP che ne conta 11695

  • Paolo

    Virgole mancanti come al solito e nn mancanti dove invece dovrebbero mancare. Sempre il solito discorso.
    Vedete un po’ di sistemare le cose.
    Eppoi è meglio scrivere uboot (alla tedesca) che uboat.

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