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Mitsubishi Lancer EVO IX, vacca boia che ferro

La Mitsubishi Lancer EVO, nelle sue varie versioni, ha sempre bastonato e lo ha fatto forte. Ne ho voluta provare una per capire meglio che razza di ferro sia questa grossa berlina giapponese da malati di mente.

Ho sempre trovato enormemente affascinante questa grossa berlina giapponese dalle prestazioni fuori di testa. Magari non proprio quella nell’articolo, alla quale preferisco la EVO VII, ma rimane il fatto che nella mia personale lista delle 10 auto che ho sempre desiderato, accanto a Sabrina Salerno e Alessia Merz c’è  anche lei, la Mitsubishi Lancer EVO.

Messa in commercio dal lontano 1992 come versione sportiva della berlina Mitsubishi Lancer, la Lancer EVO (nelle sue varie versioni, dieci, dalla I alla X) è sempre stato un punto di riferimento nel mondo delle sportive ad alte prestazioni ed è stata protagonista per molti anni nel mondiale Rally (nel quale ha vinto un titolo costruttori e quattro titoli piloti). Ma Rally a parte la Lancer EVO è sempre stata una bestia anche una volta rinchiusa all’interno dei cordoli; alcune leggende nordiche narrano che una EVO VIII stradale – ma messa a punto dalla RalliArt inglese – sia stata in grado di mettere un po’ d’ansia ad quel catrame barcone della Lambo Murcielago sul circuito di Top Gear. Non male per quella che è “solo” una grossa berlina giapponese.

che figata diobono

Dai regaz, siate sinceri, magari potrete non essere amanti delle auto giapponesi in generale ma questa è veramente un gran ferro: linee squadrate che pare fatta coi lego, grossa e cattiva, questa Mitsubishi è quel che ci vuole per ripristinare subito le gerarchie una volta su strada. Sì, perché nascosti sotto ad una linea da berlina media ci sono un motore ed una trasmissione tale da impensierire il candido cotone delle mutande di chiunque. Questa macchina, per quel che mi riguarda, rappresenta la linea di demarcazione fra le macchine veloci e quelle che vanno forte per davvero.

Cosa avrà voluto dire?

Faccio un esempio, Clio Williams o Uno Turbo. Sono macchine piccole, nervose e veloci, ma comunque macchine che, chi più chi meno, ai 200 alzano bandiera bianca (se originali, furbetti). Il loro terreno di battaglia è quello compreso tra i 90 e i 150 nel quale, se ci si trova su una strada tortuosa, spesso risultano imbattibili (più con la Clio Williams, la Uno probabilmente la si tira contro un muretto alla seconda curva). Con una Clio RS sul rettilineo del Mugello, per esempio, ci vuole il giornale, diciamo che sono macchine più a loro agio in autodromi come Adria: piccoli, stretti e tortuosi.

Macchine come la Mitsubishi Lancer EVO invece, grazie ad un possente esubero di potenza e ad un telaio che con tale esubero ci si spazza il culo, passano dall’essere “solo” veloci all’andare pericolosamente forte. Con macchine come la Lancer EVO il terreno di battaglia si sposta di una 60ina di km/h più in là, laddove osano solo in poche auto, spesso molto più costose di questa grossa roba giapponese. Sono numerose le storie di gente che, con macchine molto più costose, blasonate e raccattapussy di questa Mitsubishi, ha preso sonore sberle da queste quattro lamiere di acciaio e alluminio.

Ma attenzione. La Lancer le da forte non solo agli altri ma anche – se non stanno attenti – ai suoi occupanti. La Lancer EVO, può infatti diventare molto pericolosa, assieme alle storie di gente che le ha prese, ci sono anche molte storie di gente che l’ha lasciata a pezzi a bordo pista dopo aver fatto il granchio cretino un po’ troppo a lungo. Dio perdona, una Lancer EVO incazzata, no.

La Lancer EVO infatti non è una macchina con la quale salire e bom, come niente fosse, tirare la terza o la quarta. Perché tirare una di queste due marce su questo ferro del dio significa raggiungere tranquillamente velocità da ritiro della patente se va bene. Anche perché il modo in cui questo fierro tira è molto subdolo e un po’ infame. Il motore è un classico 2 litri 4 cilindri in linea sovralimentato da una turbina grossa come un Supertele sgonfio la quale, una volta vinta la notevole inerzia, inizia a spingere come se qualcuno le corresse dietro.

Notare prego i coperchio punterie colorato come un clamoroso dueplus dei tempi d’oro. La scritta MIVEC che è sboronamente in bella vista sopra alla testata sta a significare “Mitsubishi Innovative Valve Control” ed è l’analogo Mitsubishi del più famoso VTEC Honda o del VVT-i Toyota, ovvero, chiamatelo come vi pare, è un sistema per la variazione della fasatura delle valvole di aspirazione e scarico mediante alberi a camme a doppio profilo. Anche per questo il motore cambia faccia in maniera così violenta passati i 4000 giri diventando da “ah però. mica male” a “ceccazzè mamma ti voglio bene!”

Il caratteraccio di questo 2 litri è una roba da sert immediato: si da gas, la coppia aumenta e la spinta pure ma una volta superai i 3500-4000 giri tutto cambia: la spinta diventa veramente tosta e la lancetta del contagiri si lancia verso il limitatore molto più in fretta di quanto possiate dire “addio mamma”. La velocità aumenta con il tiro furibondo del motore e solo quando la paura si tramuterà in visioni celestiali vi sarà permesso sbattere dentro un altra marcia e ricominciare tutto da capo gridando “ne voglio ancora!!”.

E dire che sembra così pacata da ferma:

Pacata sti due maroni! La cosa difficile è che mentre venite presi a malrovesci dal turbo dovrete pure guidare. Per fortuna questa è una cosa che la Mitusbishi vi rende facile. La macchina da fuori sembra grossa ma una volta in movimento diventa grande la metà, la macchina vi si chiude amorevolmente attorno facendovi sentire subito a casa.  A voler provare di essere un giornalista serio avrei qualcosa da ridire circa la qualità e lo stile degli interni…ma, sincero, a me degli interni di sto ferro frega veramente poco, basta ci sia il volante e un cambio e per il resto potrebbe essere pure a forma di culo che non me ne fregherebbe di meno.

Le sensazioni che questo bidone giapponese garantisce sono tali da far sorvolare tranquillamente su tutti i suoi – inesistenti – difetti. L’enorme trazione garantita dalla trazione integrale permanente ed un telaio fatto come dio comanda ed un cambio vero e meccanico fanno il resto. Vi basterà preservare una piccola parte del cervello dal non venir frullata via dalle legnate del turbo per poter condurre agilmente il resto di una macchina che si guida veramente con il pensiero. Un po’ come la Subaru Impreza, anche lei nella lista accanto ad Angelica Bella, questa macchina si guida con il pensiero, basta guardare dove si vuole andare e, come per magia, lei ci andrà. Lei non solo ci andrà, ma lo farà su tutti i tipi di terreno, asfalto ghiaia fango erba, asciutto o bagnato che sia. Vi basterà semplicemente dire al differenziale centrale in quale condizione vi trovate e al resto penserà lui.

Sì perché, anche se fa di tutto per sembrare una macchina ignorante, dura e pura, la Mitsu Lancer EVO è invece farcita di tecnologia come poche altre, forse più di lei solo la GT-R. LA Lancer EVO IX ha a disposizione decine di sensori che le permettono di andare così forte dappertutto e con così tanta facilità. È questo però a renderla così pericolosa, ci sono auto con cui lottate col coltello fra i denti agli 80, questa vi fa scivolare agilmente oltre i 160 invogliandovi, spingendovi, pregandovi di andare di più. È un po’ una stronzetta è vero… ma noi questo tipo di donne le amiamo. Bisogna solo tenere a mente che, se la fisica e l’elettronica litigano, di solito la fisica vince.

Ricapitolando, con i suoi 280 CV questa  maghena mi ha conquistato, mi spaventa la consapevolezza che questi 280 possono diventare tranquilli 350 solo con una rimappata alla centralina, non voglio immaginare cosa possa essere questo ferro al massimo delle sue possibilità, mi servirebbero delle mutande di lamiera. Ma non importa, dopo averla provata si è confermata nella top ten delle mie auto preferite!

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Articolo del 23 Ottobre 2018 / a cura di Il direttore

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