Il 24 Giugno 1965 è una data storica per il nostro paese: i Beatles atterrano in Italia per la prima (e unica) volta. Devono fare un paio di concertini (a cui peraltro si presentano poche persone) a Milano e Genova, portando in scaletta pezzi come Twist and Shout e Ticket to Ride (che in Italia diventerà famosa solo grazie al “…cantava Help! e Ticket to Ride o Lady Jane o Yesterday” di Gianni Morandi). La stampa italiana non capì la musica dei Fab Four e sui giornali comparvero articoli del tipo: “Non mi so spiegare il successo dei Beatles, questi quattro giovanotti completamente privi di fascino che suonano una musica bellina”. Insomma, di “espertoni” l’Italia era piena già negli anni ’60 e, ieri come oggi, dicevano stronzate al motto di “Se una cosa non so farla, la insegno!”. Pensate che mamma Rai non solo non mandò delle telecamere ad immortalare l’evento, ma ebbe il coraggio di affermare: “Tanto nel giro di pochi mesi nessuno si ricorderà di loro.” Peccato che nel giro di pochi mesi quei quattro from Liverpool diventarono più popolari di Gesù Cristo (cit.)…
Pensate che fu addirittura Peppino di Capri, ad aprire il concerto per i Beatles. Mi immagino Paul McCartney, Sir. Paul McCartney, sorseggiare il tè e dire una roba alla Mourinho: “Di Capri? Io conosco solo isola di Capri, Leonardo di Capri, pantaloni capri…”.
Appena un anno prima, nel 1964, i Beatles avevano tirato fuori il primo album di successo, A Hard Day’s Night, e chiaramente in Italia nessuno (o quasi) si era accorto di loro, ma questa è un’altra storia… Lasciamo da parte la Beatlemania (che per me non finirà mai) e soffermiamoci un attimo su quel mitico 1964 perché in quello stesso anno il ferro di cui parliamo oggi fa il suo battesimo del volo: è russo, è grosso e ad oggi (si avete capito bene: ad oggi) è il caccia intercettore più veloce al mondo. Se conosciamo l’F-15 è per merito colpa sua. Tenetevi forte (molto forte) e preparatevi al decollo perché oggi vi raccontiamo la storia di quel Ferro del Dio che va sotto il nome di MiG-25. Spumeggiante baby!
– Пролетарии всех стран, соединяйтесь! –
Nei primi anni sessanta gli ammeregani iniziavano a far volare nell’alto dei cieli bombardieri supersonici come il B-58 Hustler o lo sfigatissimo XB-70 Valkyrie, per non parlare di ferri pazzeschi come l’SR-71 Blackbird che serviva per effettuare missioni di ricognizione e vedere cosa c’era dall’altro lato della Cortina di Ferro. Pensate che ai russi andasse bene questa faccenda? Col cazzo with a little help of my friend, bisognava correre ai ripari e come lo fermi un bombardiere supersonico o un SR-71 lanciato a tutta velocità? Semplice: lo fai inseguire da un ferro altrettanto veloce. Fu contattata la premiata ditta Mikojan & Gurevič (ovvero i signori MiG) che avevano esperienza di aerei veloci avendo partorito da poco ferri come l’YE-75 e l’YE-150.
Serviva qualcosina in più, diciamo che sarebbe servito un ferro che facesse, che so… Mach 3? A differenza dell’YE-75 e dell’YE-150, che erano monomotore, bisognava pensare ad un velivolo bimotore, anche perché come ci ha insegnato Accorsi, du is megl che uan. Pare che lo stesso Mikojan prese uno dei suoi ragazzi più fidati, un tale di nome Jakon Ilič Seleckij, e gli disse una roba del tipo: “Dai un’occhiata a cosa hanno fatto gli ammeregani con l’A-5 Vigilante e prendi spunto.”
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e prese due motori belli potenti: i Tumaskij R-15B-300, turbogetti capaci di erogare ciascuno una spinta di 73 kN senza post-bruciatore e di oltre 100 kN con post-bruciatore attivato. Il problema grosso è che si trattava di due bestie di motori: ogni motore era lungo più di sei metri e mezzo, con una larghezza massima di oltre un metro e mezzo.
– un Tumanskij R-15 –
Dovendo poi fare una presa d’aria e un bello scarico, anche a cercare di farlo corto, sto giovine progettò letteralmente attorno ai motori un aereo che era lungo 23 metri (per darvi un’idea di quanto fosse grosso, l’F-14 è lungo 19 metri): un mostro di aeroplano insomma, con un peso massimo al decollo di 36 tonnellate. Completò l’opera aggiungendo due derive verticali e un’ala a freccia che fa sempre figo.
– Due nostri inviati in Madre Russia ci mostrano le dimensioni del “coso” –
In realtà, l’ala a freccia oltre a fare figo riduce la resistenza aerodinamica aumentando il numero di Mach critico (cioè la velocità più bassa del flusso alla quale si manifesta una zona dove il flusso è sonico, approfondiamo l’argomento QUI e QUI). In pratica, se si aumenta il Mach critico, si ritarda l’insorgere di fenomeni supersonici sull’ala, con conseguente formazione di onde d’urto ecc. ecc., e in questo modo si diminuisce la resistenza. Inoltre, l’ala a freccia permette un bilanciamento ad hoc del velivolo nel momento in cui il fuoco dell’ala (cioè il punto in cui è applicata la portanza) si sposta lungo la corda alare con il passaggio da subsonico a supersonico. Un casino insomma… in poche parole: se volete farvi un aereo supersonico nel garage di casa, scegliendo un’ala a freccia non sbaglierete di sicuro.
L’aereo fu commissionato nel 1961 e furono subito sviluppate due versioni: la prima, denominata YE-155P era un intercettore (la “P” sta per perechvatičik che in russo vuol dire appunto intercettore), che fu subito adocchiato dalla difesa anti-aerea russa; la seconda versione, nome in codice YE-155R (dove la “R” non sta per racing ma per razvedčik, cioè ricognitore), fu puntato dall’aeronautica russa. Pare che, visto che tempo ce n’era, fu progettata anche una variante d’attacco, equipaggiata con missili balistici, che non piacque (secondo delle voci di corridoio, pare che fosse poco sportivo in quanto non montava le gomme ribassate). Il 6 Marzo 1964 volò il primo velivolo in configurazione ricognitore (vennero realizzati due prototipi che pare si chiamassero YE-155R/1 e YE-155R/2), mentre il primo dei due prototipi della versione intercettore volò per la prima volta il 9 Settembre 1964.
– Disegno del prototipo del Mig-25, lo Ye-155 –
Seguì in rapida successione la realizzazione di quattro velivoli pre-serie YE-155R (che entrerà in servizio nel 1969 con l’aeronautica con il nome di MiG-25R) e nove pre-serie di YE-155P (in servizio a partire dal 1972 con la difesa anti-aerea russa). Il primo avvistamento fu tosto come il primo scatto di Pantani tra i professionisti: pare che alcuni F-4 israeliani videro sfrecciare quattro MiG-25 ad una velocità che calcolarono essere poco superiore a Mach 3!
– Mig-25! Nessuno lo ha mai visto così da vicino! (cit.) –
Subito iniziarono a diffondersi voci su questo speciale velivolo. Nessuno capiva cosa era e cosa potesse fare. La NATO lo ribattezzò Fox-bat (letteralmente “volpe volante”, si tratta del più grosso pipistrello esistente) e pare che, quando nei primi anni ’70 alcuni MiG-25 sorvolarono l’Iran, gli iraniani ebbero talmente tanta paura che comprarono subito una serie di F-14 Tomcat (e gli USA si mangiano ancora i gomiti per averglieli venduti). D’altro canto, Saddam Hussein, che doveva far vedere che ce l’aveva lungo almeno quanto gli iraniani, comprò per l’Iraq alcuni MiG-25. Chicca by RS: pare che, durante la Guerra del Golfo, un F/A-18C fu abbattuto proprio da un MiG-25PD (dove PD è una sigla che indica il porcone l’esclamazione di stupore del pilota dell’aereo abbattuto). Ma questa è un’altra storia…
– Naval Air Station di Pensacola, Florida: questo F-18 gate guardian è stato verniciato con i colori del VFA-81 Sunliners e dedicato alla memoria del capitano Scott Speicher, abbattuto da un Mig-25 la prima notte dell’operazione Desert Storm –
Gli americani stavano letteralmente andando fuori di testa al solo pensiero che esistesse un rivale così temibile, finché finalmente non ebbero l’occasione di dare un’occhiata (e che occhiata) ad un MiG-25. Come? Continuate a leggere perché stiamo per raccontarvelo.
Un bel giorno, il Tenente Viktor Belenko, si allontanò da una esercitazione e, disertando, percorse 800 km per atterrare alle ore 13:57 del 6 settembre 1976 a Hokkaido, in Giappone. I giapponesi, che stavano sicuramente grigliando e bevendo birra Asahi ghiacciata per festeggiare al meglio la prossima fine dell’estate, non riuscivano a credere a loro occhi. Un po’ come se al bar del paese, mentre giochi a carte, si avvicina un tizio con il nuovo modello della Bugatti.
– 6 Settembre del 1976, un Mig-25 sovietico che sorvola a bassa quota l’aeroporto civile di Hakodate, sull’isola di Hokkaido, Giappone. –
– Il Mig-25 di Belenko, a terra dopo un atterraggio piuttosto movimentato –
In quei casi cosa fai? Smetti di giocare e chiedi al conducente: “Oh, ma quanto fa sto ferro?”. Il Tenente Belenko rispose che a pieno carico (cioè con quattro missili aria-aria e il pieno di benza) faceva una roba tipo Mach 2.8, ma che scarico passava tranquillamente Mach 3 con giusto un paio di problemini: i motori, che in condizioni normali avevano una vita operativa di 150 ore di volo, li dovevi buttare una volta atterrato e inoltre l’areo diventava un pochetto difficile da controllare (tipo come fare il rodeo con un toro incazzato, nulla di che). Al che i giapponesi, con la mascella giù e gli occhi fuori dalle orbite, gli dicono “aspetta un attimo qui, ti spiace se diamo un’occhiata?” e iniziano a smontare l’aereo.
-Questo è chiaramente un assembramento, eh eh –
Una volta smontato, il MiG-25 viene caricato su un C-5 dell’USAF e viene spedito alla base di Hyakuri, scortato da ben 14 caccia giapponesi, dove viene analizzato. Scoprono un sistema radar estremamente avanzato per l’epoca: il cosiddetto Radio Princel-Smerč, RP-S appunto, che vuol dire una roba tipo “radio collimatore Tornado”.
Scoprono che ha un’avionica con sistemi di contrasto dei disturbi elettromagnetici estremamente avanzati. La struttura è composta da pochissimo alluminio (11%), un pizzico di titanio (9%) e molto nickel-steel alloy per dirla all’americana (80%). L’utilizzo di leghe ad alto contenuto di nichel permetteva di gestire meglio le alte temperature ai quali la struttura era soggetta quando il velivolo viaggiava a velocità molto elevate. Scoprirono inoltre che, a differenza di altri aerei come l’SR-71, nonostante fosse velocissimo, era anche abbastanza agile: secondo il Tenente Belenko, era possibile effettuare virate a 4.5 g (niente male considerato il tipo di missione per il quale era realizzato). Una volta presa qualche nota, l’areo fu rispedito in Russia (dove pare fu venduto in fascicoli in edicola) e gli americani si sentirono un po’ meno preoccupati: grazie alla disponibilità di un vero Mig-25 da testare e collaudare gli americani si accorsero infatti che – a dispetto delle leggende – l’aereo non era assolutamente adatto al dogfight. Si scoprì così che il Mig-25 non era un agile aereo da combattimento quanto piuttosto un potentissimo incrociatore volante con cui colpire bombardieri e ricognitori supersonici d’alta quota. Per rispondere quindi a questa incredibile minaccia già nel 1976 entrava in servizio il McDonnel Douglas F-15 Eagle – qui raccontiamo le incredibili prestazioni di questa macchina – e gli States si trovarono così nella condizione in cui, appena prima di terminare un esame, hai la possibilità di dare una sbirciata ai risultati del compito e dare un’aggiustata dove serve.
– anche i russi hanno un particolare F-15 per tenere allenati i piloti di Mig-29 –
Prima di lasciarci, ecco un altro paio di chicche by RS: pare che la versione da attacco del MiG-25, che come abbiamo detto era equipaggiato con dei missili balistici, fosse stata segata da Chruščëv che era invece un grande estimatore dei missili terra-aria (de gustibus). Pare inoltre che nel Dicembre del 2002, fu un MiG-25PD ad abbattere un drone militare Predator (che in quel caso da predatore divenne preda, ho fatto la battuta!): si tratta dell’unico abbattimento di un velivolo occidentale in Iraq a cavallo tra Desert Storm e Iraqi Freedom.
– Qui gli americani… fanno gli americani con un Mig-25 iracheno –
Furono prodotti quasi 2000 esemplari di MiG-25 in varie versioni, più o meno fighe, ed è un velivolo talmente longevo da essere non solo ancora utilizzato (seppur in modo molto molto ridotto), ma addirittura si tratta dell’intercettore più veloce sul pianeta nell’anno 2020 (e che anno!). Pare che fosse talmente cattivo che in Russia ce n’erano sempre almeno due pronti a partire (della serie “non farmi incazzare che sciolgo i cani”) e credo che questo particolare da solo basti per poter affermare a gran voce che il MiG-25 è un gran ferro del Dio.
evabe sui beatles non andiamo d’accordo… rolling stones a tutta da questa parte!
pensavo a oggi il piu’ veloce fosse il suvvessivo mig31…
…”successivo”…
Bellissimo articolo… niente da dire
…a quando dei bei ricordi sui Beatles?…mettete dei fiori nei vostri…cannoni!
Ce li hanno sempre messi!
Veramente interessante. Lady Madonna sempre in auge!
Sì ma non ci hai raccontato come finì al tenente belenko , e non dirci che lo fecero operare per cambiargli l’dentità e lo trasformarono in sublette argentina e lo mandarono a lavorare in italia perché anagraficamente non corrisponde…
Fantastici, siete fantastici!
Il Mig25 Foxbat fu costruito per per intercettare il bombardiere trisonico XB70 Walkyrie ,mai entrato in linea ufficialmente per motivi di costo , in realtà perchè il presidente JFK preferiva investire i fondi della difesa nello sviluppo dei sottomarini nucleari lanciamissili.
Il vero punto debole del veivolo era che il suo radar di bordo , costruito a valvole come televisori Radiomarelli degli anni 60, non riusciva ad intercettare aeromobili che volavano a quote inferiori ai 400 metri.
Problema poi risolto con la nuova versione Mig25 PD (Foxbat E secondo il codice NATO).
Il Mig 31 Foxhound era un rielaborazione del progetto di base , adatto ad intercettare i missili da crociera come il Tomahawk della US Navy ed l’ ALCM dell’USAF , oltre alle nuove generazioni di aerei d’attacco occidentali come F 111 , Tornado ed il mai adottato Mirage G francese.
Naturalmente già da fine anni 70 già volava il prototipo del Sukhoi SU 27 Flanker , meno veloce ,ma più maneggevole , con una superiore autonomia ed un ‘altrettanto migliore carico bellico.
Molto interessante. E simpaticamente scritto. Bravo. Grazie.
Molto interessante per chi ama l aviazione.
E simpaticamente scritto. Bravo e grazie.