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La misteriosa storia del Lockheed A-12 che cadde vicino a Bonneville

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Bene, vediamo cosa vi siete persi:

26 maggio 1963. Sei seduto in un diner che fai colazione. Tazzona di caffè fumante, bacon croccante e un bel paio di uova che ti guardano voluttuose.

La cameriera passa e ti fa un refill di caffè.

Allunghi una mano e prendi la copia del Las Vegas Review Journal che qualcuno ha dimenticato lì; per radio nel frattempo il notiziario sportivo riferisce che in Europa il pilota statunitense Richie Ginther in forza alla BRM ha concluso al secondo posto il GP di Monaco della Formula 1 dietro ad un certo Graham Hill. Te non hai idea di che cosa si stia parlando e quindi continui a guardare distrattamente il giornale, che sfogli mentre sorseggi il caffè. Fuori, nel frattempo, la città riposa sotto il caldo sole di questo inizio di primavera del 1963.

Giri una pagina e un trafiletto cattura la tua attenzione: si parla di un misterioso incidente successo nel deserto due giorni fa, il 24 maggio 1963. Stando a quanto riportato nel pezzo, un Republic F-105 Thunderchief si è schiantato sul confine fra Nevada e Utah, 14 miglia a sud di Wendover. L’autore dell’articolo, oltre a riportare il valore dell’aereo andato perduto (2,5 milioni di dollari dei contribuenti), si sofferma sul fatto – strano – che tanto dalla base aerea di Nellis quanto dagli uffici dell’USAF di Washington non solo si sono rifiutati di far sapere alla stampa il nome del pilota coinvolto, ma anche solo di ammettere che tale incidente sia mai avvenuto. Questo alone di mistero spinge infine l’autore dell’articolo a supporre che il pilota coinvolto nell’incidente debba essere o connesso al programma spaziale americano o, in alternativa, che sia un pilota famoso, del quale si vuole tenere nascosta l’identità.

– in basso a sinistra –

La verità verrà a galla due giorni dopo, il 28 maggio del 1963, quando sempre sul Las Vegas Review Journal appare un altro articolo: stando a quanto riferito al giornalista dall’USAF, il pilota coinvolto nell’incidente sarebbe Ken Collins, un pilota civile in forza alla Hughes Aircraft Company  che, dopo esser decollato dalla base aerea di Nellis per un volo finalizzato allo sviluppo di non meglio identificati sistemi elettronici, sarebbe precipitato riuscendo però a salvarsi lanciandosi con il seggiolino eiettabile. Il ritardo nel comunicare le generalità del pilota, unica vera stranezza in tutta la faccenda, sarebbe stato causato solo dal fatto che il pilota non era un militare e che, interrogata sul fatto, l’USAF ha avuto bisogno di tempo per passare dalla Hughes e capire chi fosse a bordo dell’aereo.

– colonna di mezzo –

Tutto spiegato, vero?

No, perché tutto quanto vi abbiamo appena raccontato e che avreste potuto leggere voi stessi una mattina di maggio del 1963 seduti in un diner di Las Vegas è una grandissima bugia.

Una bugia che comincia dove è iniziato questo articolo, la mattina di venerdì 24 maggio 1963, quando il pilota collaudatore della CIA Ken Collins si cala nell’abitacolo del Lockheed A-12 nr. 60-6926 (articolo 123) per un volo di collaudo previsto per quella mattina. Luogo di decollo, l’Area 51. Stando ai piani quello sarebbe dovuto essere un volo tranquillo per testare i nuovi motori dell’aereo, condotto in regime subsonico e senza mai superare i 700 km/h. Un volo giusto per far sgranchire le gambe a quello che negli anni successivi, completato il suo complesso sviluppo, sarebbe diventato l’aereo più veloce, losco e figo di sempre.

Tuttavia, appena superato il confine con lo Utah, l’aereo parve impazzire, prima stallò violentemente e poi si infilò in una atroce vite piatta, una di quelle che è difficile raccontare con le gambe sotto al tavolo. Indeciso sul da farsi, conscio che stava per mollare al suo destino l’aereo più complesso, costoso e segreto del mondo, Collins alla fine scelse di riportare la pellaccia a casa. Tirò la leva di espulsione, in un batter d’occhio il tettuccio dell’A-12 volò via e, un istante dopo, il suo sedile scattò indietro, si attivarono gli esplosivi e tutto, pilota e seggiolino, vennero sparati lontano dall’aereo che proseguì la sua vite incontrollata verso terra.

Collins, finalmente a terra sulla superficie del lago salato, non potè fare a meno di notare attorno a lui una pioggia di documenti, mappe, piani di volo, tutta roba altamente top secret che svolazzava allegramente nel vento. Mentre il pilota si affrettava a raccogliere quanto gli riusciva, vide in lontananza un pickup avvicinarsi. A bordo c’erano due allevatori locali che avevano visto tutta la scena e che stavano andando in direzione di Collins per dargli una mano. Ora, immaginate la faccia di quest’ultimo quando, guardando nel cassone del pickup vide appoggiato, tutto ammaccato e rovinato ma ancora intero, il tettuccio del suo A-12, raccolto dai due allevatori e caricato sul loro mezzo. Dopo essere andati incontro a Collins, i due gli chiesero se voleva essere riportato nel luogo dove era caduto l’aereo ma il pilota, conscio della segretezza dell’oggetto che era appena piombato dal cielo, disse ai due che era meglio evitare, perché l’F-105 su cui era aveva a bordo un’arma nucleare. Chiese quindi di venir portato nella vicina base di Wendover dove venne poi raggiunto da Clarence “Kelly” Johnson, voglioso di sapere cosa diavolo era successo al suo incredibile aereo. Collins, proprio perché non era a bordo di un F-105 ma dell’aereo più costoso, segreto e veloce del mondo, venne sottoposto a numerosissimi esami per capire cosa diavolo era successo, comprese alcune sedute di ipnosi e, alla fine, venne fuori che il problema era stato causato da del ghiaccio formatosi all’interno del tubo di pitot e che aveva mandato a donne dai facili costumi la misurazione della velocità all’aria dell’aeroplano. Questo spinse involontariamente Collins a volare molto più lento di quanto fosse indicato dagli strumenti, infilandosi così in uno stallo fatale.

Oggi, grazie al Freedom of Information act, possiamo avere accesso a numerosi documenti della CIA tra cui quelli identificati dalla sigla “Oxcart Security” che ci mostrano la complessa operazione di copertura che la CIA mise in piedi all’epoca, rilasciando alla stampa informazioni fasulle e passando parecchio tempo a ripulire la zona per raccogliere quanti più detriti possibile e per evitare che diventasse di dominio pubblico l’aereo più segreto del mondo.

– un buon giornalista non rivela MAI le sue fonti, però oggi un contentino ve lo voglio dare. Cose come queste, figlie di ricerche accurate e di viaggi in USA per toccare con mano certe storie le potete trovare solo su DI BRUTTO

Tuttavia ancora oggi, se passate da lì, potrete andare a cercare la zona dell’incidente e, con un po’ di fortuna e un buon Metal detector, sarete ancora in grado di procurarvi pezzettini – seppur piccoli – del Lockheed A-12 Oxcart numero 60-6926, primo esemplare andato perduto di questo straordinario aeroplano e dal quale Ken Collins, scomparso solo pochi anni fa, riuscì a lanciarsi con successo.

Dopo estenuanti ricerche nei siti governativi e email a personaggi loschi sono riuscito a venire a conoscenza delle coordinate esatte del luogo dell’incidente e nei giorni in cui ero da quelle parti per partecipare alla Bonneville Speed Week ho deciso di addentrarmi nel deserto del Nevada per andare a cercare il luogo esatto dell’impatto del celebre Articolo 123 di Ken Collins. Non vi dirò le coordinate esatte, ma vi invito a salire con me sulla Dodge Challenger che ho preso a noleggio per farvi un giro nel deserto del Nevada:

Articolo del 14 Settembre 2023 / a cura di Il direttore

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  • Roberto

    Si ragazzi, ma andare a vedere http://www.roadrunnesinternationale.com no,eh? Le basi!

  • STEFANO C.

    Il problema non è che ti hanno dato una Challenger invece di un fouristrada, ma che ti hanno dato il V6. Bestemmia.

    • E se penso a quanto me l’hanno fatta pagare bestemmio io…

  • Valter

    Ti sei scordato una R ?
    Volevi dire: https://www.roadrunnersinternationale.com/

  • Bella lui!
    Gran bel reportage e come sempre dedito ai dettagli e alle curiosita’ dietro alle quinte.
    A parte mangiarsi le unghie e il cocomero con la pancetta, penso che tu ti sia divertito comunque un botto…e quindi, hai fatto divertire anche noi che ti abbiamo seguito!

    Fallo ancoraaaaaa!

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