Dopo la consueta pausa estiva, ritorniamo con un articolo non proprio leggero ma quanto mai interessante. Fin dalle prime frammentarie notizie circa l’affondamento di questo grosso e strepitoso yacht sono rimasto colpito dall’accaduto e ho voluto commissionare un approfondimento al “nostro” Francesco Foppiano, una garanzia quando si parla di nautica e in particolare di yacht. Noto rollingsteeler, Francesco è docente universitario di “Storia dello Yachting” ed “Evoluzione tecnica delle imbarcazioni da diporto” nell’ambito dei corsi di laurea in “Design del Prodotto Nautico” ed “Ingegneria Nautica” presso l’Università di Genova. Esperto velista e skipper, da sempre si occupa professionalmente di consulenza e progettazione nel restauro di barche d’epoca. La sua area di interesse spazia anche al campo delle imbarcazioni militari e da soccorso, seguendone in prima persona la loro progettazione e commercializzazione. Oltre ad essere protagonista del programma “Affari al timone” presente su Amazon Prime Video, dal 2022 ricopre la carica di vicepresidente del “CIM – Comité International de la Méditerranée du Yachting Classique”, massima istituzione internazionale per la vela d’epoca.
Insomma, di lui possiamo fidarci.
– il direttore –
Prima di iniziare è doveroso fare queste premesse:
- Quando, in qualità di perito nominato dal tribunale, mi trovo a indagare su un sinistro marittimo, formulare una ricostruzione esatta dell’accaduto è quanto mai difficile nonostante possa contare su indizi corretti, informazioni di prima mano, ispezioni fatte di persona, interrogatori ecc… figuratevi quanto possa essere difficile se non impossibile ricostruire una tragedia simile dai pochi ed imprecisi dettagli trapelati da media, spesso ben poco ferrati in materia;
- Una ricostruzione più concreta la potranno fare solo i periti coinvolti ufficialmente, dopo aver visionato tutte le prove ed aver svolto le relative indagini. Per ora si possono fare ipotesi ma nessuno può dire: “è successo così” e non lasciare spazio a dubbi;
- L’architettura navale è una scienza abbastanza esatta che lascia poco spazio alle interpretazioni e ancora meno spazio all’ignoranza;
- Il Bayesian, come qualsiasi altro yacht di quel tipo, non è una tinozza vuota che se le fai un buco si riempie d’acqua e affonda. È un corpo molto più complesso fatto di paratie stagne, doppifondi, casse strutturali, portelli stagni e molto altro, il tutto per garantire la galleggiabilità anche con una o più zone (fino ad un certo limite imposto dai regolamenti) allagate. Quindi esempi spicci dove la si paragona ad una bottiglia vuota, qui non attaccano;
- Scordatevi i toni a cui Rollingsteel ci ha abituato. In questo articolo, l’alchimia vincente fatta di fondate pillole tecnologiche, di fedele estratto di scienza e di sana ironia, questa volta dovrà fare a meno dell’ultimo ingrediente. Questo per rispetto alle 7 vittime;
- L’articolo è lunghissimo, risparmiare parole significherebbe dover affrontare solo superficialmente i vari aspetti quindi, mi spiace per i meno pazienti, finiremo per tradire i primi due ingredienti fondamentali dell’alchimia di RollingSteel.
Alla luce di quanto predetto, qui vorrei valutare in maniera quanto più possibilmente oggettiva e con termini comprensibili ai più, gli indizi che nonostante siano pochi, faticano a combinare fra loro persino ad un professionista del settore.
Partiamo con l’analizzare le prove “certe” e i fatti, pur con il dovuto beneficio di inventario perché molto spesso provengono da fonti non altrettanto attendibili e altrettanto spesso ingenuamente alterate.
Il Bayesian è un Perini di 56 metri di recente costruzione e da poco refittato (ristrutturato), imbarcazione che rappresenta lo stato dell’arte di questo tipo di megayacht a vela nonché orgoglio della cantieristica nazionale. Di barche simili ne hanno fatto molte decine e tutte hanno sempre navigato in ogni parte del mondo, hanno affrontato oceani, uragani e passaggi difficili senza mai aver messo a rischio alcuna vita umana. La notte del 19 Agosto lo yacht in questione si trovava a circa 600 metri ad est del porticciolo di Porticello Santa Flavia, all’ancora su un fondale di circa 30 metri, mi sento di aggiungere che vista la posizione e la direzione del vento, era in una condizione di buona sicurezza.
È cronaca che intorno alle 04:00 del 19 Agosto, durante un forte temporale, si è inabissata in maniera alquanto rapida per la tipologia di barca. Delle 22 persone a bordo, 15 si sono salvate e 7 sono morte.
A pochi istanti dall’affondamento, i naufraghi sono stati eroicamente raggiunti dal tender (gommone di circa 5 metri) della goletta “Sir Robert Baden Powell” che era ancorata a poche centinaia di metri.
L’equipaggio e gli ospiti sono stati successivamente interrogati dalla magistratura, la quale ha fatto trapelare che, dopo le prime raffiche, lo yacht si è inclinato di 20-30 gradi a dritta (destra) e ci è rimasto. A causa della persistenza dell’inclinazione, si sono accorti che stava facendo acqua. Quindi sono riusciti ad avere la possibilità di buttare a mare le zattere, provare a raggiungere le altre persone mancanti all’appello, mettersi in salvo e successivamente lanciare un razzo di emergenza.
Il comandante neozelandese di 51 anni, pare molto esperto, ha deposto per 2 ore in procura, però solo pochi dettagli sono trapelati. Il comandante ha riferito che la tempesta era imprevista, che la deriva era alzata come di norma, in quanto se abbassata il rollio provocava un leggero movimento della stessa all’interno della scassa (il suo alloggiamento) il quale disturbava gli ospiti. Ha dichiarato che lo yacht si è inclinato all’improvviso e, dopo essersi accorto che stava entrando acqua in maniera importante si è deciso di abbandonare la nave. Ha inoltre riferito che lo yacht è affondato in circa 15 minuti (contrariamente ai 60 secondi inizialmente sbandierati dai media).
Lo yacht ora è adagiato sul fondo sul fianco di dritta (destro), completamente coricato con scafo e armo apparentemente integri, per quanto visibile.
La teoria condivisa dai più è quella del downburst, ovvero una massa d’aria che “cade” verticalmente ad altissima velocità da nubi temporalesche e una volta impattato con la superficie si apre a raggiera in tutte le direzioni con venti potenzialmente fino a 240 km/h. Tale improvvisa raffica di vento avrebbe inclinato la barca oltre i 90° causandone l’allagamento e conseguente affondamento. Il tutto avvantaggiato dalla deriva sollevata e dal portello di poppa aperto.
Premettendo che tale evento è tecnicamente possibile sia da un punto di vista meteorologico così come, in via prettamente teorica, anche da un punto di vista di stabilità della nave, ci sono alcuni punti che non tornano: primo fra tutti il fatto che un tale evento meteorologico così forte da permettere il rovesciamento a secco di vele (senza vele) di una unità progettata per resistere alla forza di ben oltre 2000 mq di vele, avrebbe per forza interessato tutta la costa limitrofa e causato danni almeno nel raggio di 1-2 km se non di più. Ad oggi non si hanno notizie di danni similari alle barche ormeggiate nel porto distante appena 700 metri dal luogo del naufragio e addirittura vi è un video ripreso dalla telecamera di sorveglianza di una villa affacciata sul mare, che riprende gli ultimi istanti di vita dello yacht. In tale video si vede chiaramente lo yacht, perfettamente dritto e ad un certo punto scomparire. In primo piano si vedono alcune piccole barche ormeggiate, con tanto di tendalini aperti che nel frattempo rimangono assolutamente integri e privi di strappi.
Singolarissimo il fatto che lo sbandamento sia stato a dritta (destra) quindi la teoria del portello lasciato aperto risulta essere molto dura da perseguire, in quanto, trovandosi a sinistra e quindi sopravvento (dal lato in cui proveniva il vento e quindi in alto sopra l’acqua) non avrebbe permesso all’acqua di entrare. La murata di dritta non presenta altre aperture. Questo ha trovato conferma nel fatto che il relitto sia stato trovato adagiato sul lato di dritta, in appena 45 metri di affondamento verticale, non avrebbe avuto tempo e lo spazio di modificare il suo assetto, quindi è affondato sullo stesso lato in cui è rimasto sbandato (sempre che sia rimasto sbandato).
Nessuno dei superstiti ha parlato dello yacht persistentemente coricato (quindi con uno sbandamento tale da raggiungere l’angolo “di non ritorno”) come da tutti esternato. Se così fosse avvenuto, nessuno avrebbe potuto girare su un ponte inclinato di 70 ° (ma neanche di 45°) e buttare in mare le zattere (come hanno fatto). Tutti i superstiti parlano sì di uno sbandamento costante, ma non così accentuato.
I superstiti hanno parlato di essersi accorti dell’allagamento dopo aver notato che lo yacht continuava a stare sbandato su un lato. Questo aspetto trova un grande riscontro con il fenomeno dello specchio libero, ovvero la tendenza dell’acqua di spostarsi all’interno di un recipiente (in questo caso lo scafo) e con il suo movimento “ondulatorio” non fa altro che aumentare l’instabilità della nave oltre che accentuarne lo sbandamento presente, qualora ci fosse (e per via del vento c‘era di sicuro). Immaginatevi di riempire una teglia di acqua e inclinarla, immediatamente l’acqua defluirà nella parte più bassa e ne accentuerà l’inclinazione. In uno yacht così, per via della fitta compartimentazione, lo specchio libero non è ipotizzabile ma è corretto pensare al lento accumulo dell’acqua sul lato sottovento, come nell’esempio della teglia piena d’acqua. Pertanto è lecito ipotizzare che all’interno dello scafo ci fosse una cospicua quantità d’acqua entrata da qualche parte che può avere inevitabilmente accentuato lo sbandamento causato dalle raffiche di vento. Il tutto magari con il contributo sostanziale o meno di altre vie d’acqua come aperture lasciate aperte, come il famigerato portello (condizione facilmente riscontrabile sul relitto) o altro, ma questo saranno le vere perizie a stabilirlo, così come la presenza o meno di una via d’acqua principale in grado di allagare la maggior parte dei compartimenti stagni.
In questi giorni è girato sui social anche un video di un uragano avvenuto nel 2019 ad Auckland (Nuova Zelanda) ove una barca similare, ormeggiata in banchina, per via delle raffiche di vento di incredibile potenza si era inclinata paurosamente di 70-80 gradi per un istante per poi ritornare immediatamente quasi dritta. Però è da sottolineare, come si vede dal video e dalle foto qui sotto, come la stessa identica raffica che ha colpito quella barca, abbia contemporaneamente sollevato di molti metri dall’acqua e scaraventato via per decine di metri un catamarano di ben 15 metri di lunghezza e del peso di 15-20 tonnellate. Alla luce di questo ultimo dettaglio, il vento di quell’episodio neozelandese doveva essere di forza notevolmente superiore rispetto a quello che ha investito la baia di Porticello, in quanto se avesse avuto quell’intensità, avrebbe devastato tutte le piccole barche del porto e delle vicinanze. Invece si vedono le barche con i tendalini aperti e senza danni, così come la barca vicino con il tender ancora perfettamente operativo. Stimo, ed è solo una stima basata sulla mia esperienza personale, che quel fatale groppo di vento fosse uno come i tanti provocati dai forti temporali che spesso nelle notti di agosto si abbattono sulle coste e sulle isole siciliane e mediterranee, questo a causa dell’alta temperatura raggiunta dal mare a fine estate. Per esperienza, questi groppi arrivano per brevi istanti anche a 60 e passa nodi. Questi forti temporali negli anni hanno buttato sulle spiagge decine di barche anche grandi (come accaduto recentemente anche a Formentera) e provocato diversi morti, ma non hanno mai fatto scuffiare (ribaltare) alcun grande yacht, tantomeno di quelle dimensioni. Ritornando al video neozelandese, dove probabilmente i nodi di vento erano ben più di 100 e tenendo conto che quella barca, per via del fatto che era in porto, doveva avere la deriva per forza alzata (qualora ne fosse stata dotata), è passata abbastanza indenne a una raffica che l’ha “sdraiata” quasi completamente. Anche nel caso avesse avuto dei portelli aperti, nei 2-3 secondi che è rimasta rovesciata su un fianco, avrebbe potuto imbarcare alcuni metri cubi d’acqua, ma non abbastanza da farla affondare. Il video è veramente esemplificativo per far capire che per “sdraiare” una barca simile occorre un vento tanto forte da sollevare una barca a motore di 15 metri, e non un forte temporale estivo come tanti nelle calde notti d’estate. Ricordo ulteriormente che un Perini di 56 metri, così come qualsiasi altra barca similare, non è un gozzetto che se il bordo finisce sott’acqua in un attimo si riempie e affonda.
Dobbiamo sempre ricordarci che accanto del Bayesian vi era una goletta classica costruita negli anni ’50 su ispirazione di barche da lavoro dell’ottocento. Questo tipo di barche tradizionali, seppur considerate a buon ragione molto marine, hanno sempre avuto il costante problema di non riuscire ad offrire una adeguata stabilità trasversale, questo a causa delle linee di carene prive di appendici (chiglia, pinna di zavorra, deriva ecc…) e di avere una zavorra interna anziché esterna come le barche moderne. Inoltre, per via della zavorra posta più in alto rispetto alle barche moderne (che ce l’hanno “appesa” sotto lo scafo) e per via di un armo spesso molto articolato e pesante, si trovano ad avere un baricentro piuttosto alto. Chiunque avesse letto il libro “Tall ships down” capirebbe che la maggior parte di queste unità, seppur in grado di girare il mondo in sicurezza, spesso arrivino “all’angolo di non ritorno” a meno di 45 gradi, lacuna che negli anni ha fatto si che molte di queste colassero a picco con un consistente numero di persone scomparse. Quindi è singolare che ad un groppo di vento simile, un’imbarcazione nota per la poca poca stabilità sia passata assolutamente indenne mentre un’altra nota per avere molta stabilità sia affondata così velocemente. L’errore umano potrebbe aver giocato un ruolo importante, ma trattandosi di due barche all’ancora, l’apporto umano non può essere stato così tanto determinante.
In questi giorni ho sentito troppe persone, anche qualificate, che con molta faziosità vaneggiavano sul fatto della deriva su o giù e sul fatto che l’albero fosse troppo alto, che non ci fosse abbastanza stabilità, che loro disegnano barche migliori…. a questi professionisti vorrei ricordare che le barche si progettano secondo requisiti di stabilità ben precisi stabiliti dai registri navali e dalle normative CE ed ISO. Tali regole sono estremamente categoriche e non lasciano la libertà ad un designer di fare pericolosi esperimenti, tanto più con le barche in “classe” come questa (sono degli attestati opzionali che certificano requisiti progettuali e manutentivi ai fini soprattutto assicurativi). Il Bayesian, nonostante il suo albero altissimo (75 metri), doveva rispettare dei requisiti minimi di stabilità, in particolare in termini di AVS (Angle of Vanishing Stability) ovvero l’angolo di sbandamento ove la stabilità diventa nulla. Pare che il Bayesian raggiungesse l’AVS a 89° con la deriva estratta e a 78° con la deriva retratta, entrambi dati che le hanno ampiamente permesso di rientrare nei parametri prefissati (altrimenti non avrebbe potuto essere registrato e battere bandiera). Così come di poter di navigare per 16 anni in tutti i mari del mondo senza avere mai avuto il benché minimo problema di stabilità, al pari di tutte le sue barche gemelle o simili. L’albero più alto è corrisposto ad un proporzionale aumento della zavorra (si parla di 30 tonnellate in più allocate nella parte fissa della pinna di zavorra) rispetto alle altre gemelle, frutto di molti calcoli e simulazioni CFD. Per darvi una idea, una nave da crociera moderna che è alta oltre 60 metri sull’acqua, arriva all’ angolo di non ritorno probabilmente intorno ai 30°-40°, un dato al pari di qualsiasi altra nave. Tutte le navi, oltre quello sbandamento, nella migliore delle ipotesi rimangono in quella posizione senza tornare dritte o si mettono su un fianco e poi affondano (vedi Andrea Doria o Concordia) . Uno dei più famosi fallimenti in tema di stabilità lo ebbe il vascello Vasa, all’epoca la nave più grande al mondo, che una volta aperte le vele per la prima volta si inclinò subito su un lato, si rovesciò e affondò per via dei portelli dei cannoni aperti. Ciò avvenne dopo solo circa un miglio di navigazione all’interno del porto di Stoccolma (e non dopo centinaia di migliaia di miglia, vedi Bayesian), ciò avvenne a metà del ‘600 quando registri, regolamenti CE ed ISO così come le simulazioni CFD, erano ben lungi dall’essere inventate.
Inoltre vi è il tanto dibattuto discorso della deriva su o giù. Recentemente il co-progettista del Bayesian, come di tutti gli altri Perini coevi, ha pubblicamente affermato che l’abbassamento della deriva è richiesto solo ed esclusivamente per la navigazione a vela e che in certe andature a vela (poppa e lasco) era pure possibile sollevarla per diminuire l’attrito. Infatti, come avevo pubblicamente sostenuto sin dall’inizio, la deriva mobile su quell’unità concorre solo in parte ad aggiungere stabilità, in quanto buona parte del raddrizzamento è data anche dalla parte fissa della pinna di zavorra, che si estende verticalmente per circa due metri sotto la linea di chiglia, per un totale di 4 metri di pescaggio e rappresenta il 50% delle 130 tonnellate totali della zavorra (dato ancora da confermare). La parte mobile, una vera e propria pinna che ruotando verso il basso porta il pescaggio a oltre 9 metri, pesa circa 50 tonnellate e oltre ad abbassare ulteriormente il baricentro totale della zavorra, serve a conferire portanza e a non fare scarrocciare la barca nelle andature a vela. Un mio iniziale calcolo spannometrico pubblicato a 48 ore dalla tragedia, ipotizzava a deriva retratta una riduzione del 20% del momento raddrizzante totale dell’imbarcazione, dopo alcuni giorni i dati ufficiali pubblicati hanno visto che tale riduzione di stabilità a deriva retratta era nell’ordine del 12-15%. Alla luce di questi dati, direi che è irragionevole parlare di barca non adeguatamente stabile, così come di grave errore umano averla lasciata alzata, in quanto era prassi comune e, comunque, definito dal manuale operativo.
La cosa più sconcertante è la rapidità con cui, pare, sia colata a picco. Per fare qualche esempio arcinoto, il Titanic è rimasto a galla per oltre tre ore nonostante uno squarcio lungo oltre 90 metri sotto al galleggiamento che ha allagato immediatamente 5 dei 16 compartimenti (parzialmente) stagni. Per fare un altro esempio, la Costa Concordia ci mise anche lei alcune ore per affondare nonostante uno squarcio di 53 metri nello scafo a diversi metri di profondità. Appare alquanto singolare che uno yacht di quasi 500 tonnellate e con lo scafo integro, possa affondare in 60 secondi per via dell’acqua entrata da uno o al massimo 2 portelli a scafo (anche se quello di poppa difficilmente sarebbe stato immerso anche con lo scafo inclinato di 90°) e tutto ciò nonostante i 6 compartimenti stagni di cui la barca era dotata. Il tanto vituperato portello laterale, che non si è ancora provato che fosse stato lasciato aperto al momento dell’affondamento, apre su un locale contiguo a quello su cui si affaccia il portello dello specchio di poppa e collegato alla sala macchine attraverso una piccola porta stagna sul lato di sinistra. Errore dell’equipaggio sarebbe stato sicuramente l’aver lasciato questa porta aperta ed aver quindi permesso all’acqua di allagare la sala macchine (cosa praticamente impossibile qualora venisse confermato che lo sbandamento finale fosse stato a dritta). Allagamento che comunque non si sarebbe potuto estendere oltre quest’ultima e quindi al resto della barca per via della paratia a proravia della sala macchine. Non potendo escludere questa casualità seppur priva di altri eventi comparabili, si può però dissentire sulla tempistica che inizialmente vedeva la barca colata a picco in 60 secondi. In assenza di una grande apertura generatasi improvvisamente come una falla, è difficile se non impossibile ipotizzare un completo allagamento di tutti i compartimenti e conseguente affondamento in così poco tempo solo a causa dell’acqua che entra dalle aperture poppiere seppur spalancate. Comunque, analizzando meglio la barca, risulta chiaro come non ci fossero oblò apribili a murata e quindi potenziali vie d’acqua se lasciati aperti, così come il ponte di coperta fosse privo di vie d’acqua od osteriggi che potenzialmente potevano essere stati lasciati aperti, ad eccezione di quelli a centronave. Essendo questi ultimi come detto a centro nave, avrebbero permesso l’entrata dell’acqua solo a scafo totalmente sbandato di 90 gradi e solo se già notevolmente allagato. Questo perché grazie al baglio massimo (larghezza) di ben 11 metri, qualora fosse galleggiante su un fianco a 90°, la coperta sarebbe immersa nella sua parte centrale per non più di 4 metri circa (stime in 3D pongono l’immersione a 3 metri), pertanto tali potenziali vie d’acqua rimarrebbero molto sopra la superficie.
Andiamo avanti: da una analisi del tracciato AIS si vede la barca che fino alle 3:50 ha fatto dei movimenti alternati continui nel raggio di una trentina di metri, un movimento assolutamente coerente con il brandeggio all’ancora, quindi le sbandate, probabilmente all’epoca minime, devono essere state per forza sia su un lato che sull’altro. Poi a partire dalle 3:50, lo yacht si è mosso per 88 metri (una lunghezza e mezza) in 9 minuti, quindi ad una velocità di 16 cm al secondo, ovvero 0,3 nodi, una velocità ampiamente riconducibile a quella tipica di un’ancora che ara leggermente. Dopo questi primi 9 minuti lo yacht ha iniziato ad arare ad una velocità maggiore, compiendo 133 metri (due lunghezze) in 4 minuti, quindi ad una velocità di circa 50 cm al secondo, meno di un nodo e con una rotta di circa 160° (coincidente quasi sicuramente con la direzione del vento). Infine dalle ore 4:03 alle ore 4:06 ha percorso altri 139 metri, quindi ad una velocità di 0,8 m/s (1,5 nodi circa). Questo crescendo di velocità è più che compatibile con un’ancora che ara verso il largo e che man mano che ara si trova su un fondale maggiore e quindi la sua iniziale precaria presa diminuisce ancor di più e quindi il rapporto fra calumo e profondità (rapporto fra la lunghezza della catena e profondità del mare, rapporto che dovrebbe essere sempre superiore a 3:1) cala. Anche questo dato sarà riscontrabile dalle perizie in quanto è misurabile la quantità di catena data ed è cosa nota la profondità a cui è stato ritrovato il relitto e quella in cui aveva dato fondo. Comunque, vista la bassa se non bassissima velocità di traslazione, non si può in alcun modo parlare di una barca libera di muoversi alla deriva (se lo fosse stata la velocità sarebbe stata nell’ordine dei 3-4 nodi almeno) ma bensì di una barca la cui ancora manteneva una presa considerevole e tale presa avrebbe inevitabilmente tenuto la prua nel vento evitando il tanto vituperato “costante intraversamento”.
Infine, giusto per non farci mancare nulla, da qualche giorno sta spuntando una affascinante teoria degna di un techno-thriller di Tom Clancy ove ad affondare il Bayesian sia l’azione di un commando all’interno di una fantomatica spy-story. Questa teoria, che per quanto inverosimile non può essere esclusa a priori, vedrebbe inevitabilmente un sabotaggio come causa dell’affondamento. È da escludere categoricamente una esplosione da carica esplosiva generica, in quanto l’esplosione sarebbe stata facilmente individuata e riportata da testimoni e tale evento si vedrebbe chiaramente nel video già citato. Per provocare un simile e rapido allagamento, l’unica soluzione ipotizzabile sarebbe una carica esplosiva plastica a perimetro o a base di termite, come quelle utilizzate dalle forze speciali per aprire varchi nelle superfici blindate le quali concentrano una piccola ma strutturalmente letale deflagrazione o reazione termica nel perimetro su cui è applicata. Tale soluzione avrebbe potuto aprire facilmente una larga porzione di scafo e permesso ad una enorme massa d’acqua di entrare di colpo nei locali designati, provocando un affondamento estremamente veloce e letale. In tutto ciò a dare una mano ai sostenitori di questa tesi è la contemporanea morte per incidente stradale (è stato investito da un’auto) di uno stretto collaboratore dell’armatore e la memoria di un analogo tragico caso di naufragio, avvenuto appena un anno fa sul Lago Maggiore, i cui contorni da spy-story possono in qualche modo riconducibili, così come le modalità e le circostanze di affondamento.
Anche in tale versione ci sono dettagli che non tornano: è tatticamente rischioso il tentare il difficoltoso affondamento di un’unità di 56 metri per eliminare ben definite persone senza la certezza dell’effettiva eliminazione, ciò lo prova il fatto che siano stati più i superstiti che le vittime. Inoltre, per ora, non sono trapelati dettagli di una (inevitabile) esplosione, i cui effetti saranno in caso facilmente riscontrabili una volta ispezionato il relitto. Nella rarissima eventualità che la causa fosse realmente questa, dubito che possa essere resa pubblica.
Guardando il primo video trapelato, quello della telecamera di sorveglianza della villa, si vede lo yacht sparire velocemente ed è proprio questo video che inizialmente ha tratto in inganno sul tempo di affondamento. In realtà lo yacht sparisce probabilmente a causa di un black out che ne ha spento tutte le luci. Il black out è avvenuto però a barca sostanzialmente dritta, come si vede dalle immagini e sarà fondamentale capirne la causa. La causa più plausibile sarebbe l’allagamento della sala macchine che avrebbe ovviamente causato lo spegnimento dei generatori, questo significa che la sala macchine era allagata ancor prima che lo yacht iniziasse il suo sbandamento. Ma come è possibile che l’equipaggio non se ne fosse accorto nonostante il ridonante sistema di monitorizzazione della barca? La fine di trasmissione dell’AIS però non può coincidere con l’allagamento della sala macchine, in quanto gli impianti “fondamentali” (come per esempio telecomunicazioni, strumenti navigazioni luci emergenza e non ultimo l’AIS) sono alimentate da un pacco batterie emergenza posto sopra al ponte di coperta. Solo con il vero e totale affondamento, quindi, si potrà vedere una interruzione di trasmissione dell’AIS (avvenuta alle 4:06 con l’ultima posizione trasmessa). Pertanto l’emergenza descritta dall’equipaggio si può essere protratta dalle prime raffiche che hanno iniziato a far perdere presa all’ancora alle 3:50 sino all’affondamento delle 4:06, quindi per 15 minuti.
Si potrebbe quindi pensare ad un problema al sistema di controllo centralizzato e automatizzato mediante PLC (Programmable Logic Controller) ovvero un hardware su quale viene caricato un programma specializzato per interpretare le informazioni ricevute da un software di livello superiore e fare eseguire i movimenti ai sistemi automatizzati. Grazie a questo software, spesso anche da remoto, è possibile comandare una infinità di cose, praticamente tutte le funzioni della barca. La particolarità fondamentale di tutti i Perini è la loro capacità di essere governati a vela da una sola persona a bordo, questo grazie ad una pressoché totale automazione. Sono cronaca recente le diverse navi da guerra americane che nell’oceano pacifico sono improvvisamente e inspiegabilmente andate in collisione con altre navi all’interno di strette shipping line (corridoi per passaggio navi all’interno di stretti) senza che l’equipaggio abbia potuto fare nulla per riprendere il controllo ed evitarne la collisione. In questi casi si è dato ufficiosamente la colpa ad hackeraggi nemici (ufficialmente invece a causa di errori umani) che sono riusciti a bypassare il firewall del sistema di controllo generale e quindi a prendere da remoto il controllo del sistema di governo della stessa. Da quegli episodi nelle navi americane l’autopilota è stato completamente scollegato dal sistema e al timone sono tornati i marinai. Grazie a questo accorgimento non si hanno più notizie di casi analoghi. Visto il mestiere dell’armatore non si può escludere neanche un’ipotesi come questa, magari per vendetta o rappresaglia dei tanti inevitabili nemici informatici. L’hackeraggio avrebbe potenzialmente aprire una via d’acqua (vedi una pompa antincendio), disattivare il sistema di controllo e gli allarmi. Infine il vento o qualcos’altro ha fatto il resto. Ovviamente questa è un’ipotesi formulata senza aver potuto visionare le reali possibilità di azione che quel sistema di controllo può offrire, quindi è da prendere con le dovute cautele, l’ho messa giusto per dare rotondità all’articolo.
Ricapitolando, l’epilogo dell’affondamento è durato probabilmente 16 minuti (vedi tracciato AIS), probabilmente vi era già una importante massa d’acqua nelle sentine (la parte bassa dello scafo) che ha reso costante lo sbandamento una volta arrivate le raffiche. Le persone perite erano principalmente tutte quelle che alloggiavano nei locali centrali, che durante l’abbandono nave si erano rivelati già inaccessibili per l’acqua e hanno vanificato i tentativi di soccorso da parte dell’equipaggio. Pertanto è lecito immaginare che la via d’acqua principale fosse nel compartimento centrale (locali armatore e ospiti), oltretutto il compartimento stagno più vasto e quello che più facilmente avrebbe compromesso la stabilità. A detta del progettista, e confermato dalle regole di progettazione, la barca poteva rimanere a galla anche con i compartimenti di poppa, sala macchine e prua completamente allagati, probabilmente non avrebbe potuto rimanere a galla con il compartimento centrale completamente allagato (tanto che era privo di aperture verso l’esterno ad eccezione della scala centrale). Le persone dell’equipaggio si sono quasi tutte salvate, questo per via sicuramente di una maggiore preparazione nell’affrontare l’emergenza e molto probabilmente per via del fatto che, grazie alla compartimentazione stagna, i loro locali (prua) non erano ancora invasi dall’acqua. Molto probabilmente il temporale con le sue forti raffiche di downburst sono state una concausa che ha aiutato a rendere più precaria la stabilità del Bayesian ma, alla luce degli indizi qui elencati, risulta difficile da attribuire a questo fattore come l’unica causa principale. Sarebbe come dire che il ponte Morandi sia crollato a causa del forte temporale che imperversava sul luogo al momento del crollo. In effetti le forti piogge possono avere in quel caso marginalmente aumentato il peso che gravava sull’impalcato e aver agito da ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso ma la vera colpa, in quel caso, è stata la struttura resistente degli stralli, oltremodo compromessa dalla corrosione e la colpa non la si può dare al solo temporale. Escludendo in questo caso un cedimento strutturale del fasciame o della struttura in quanto non è concepibile su una barca nuova ed in classe come quella, bisognerà trovare altrove una plausibile causa di allagamento della sezione centrale, oppure tante, tantissime cause che messe tutte insieme in una incredibile serie sfortunata di circostanze, hanno portato alla tragedia.
Per quanto riguarda un possibile errore umano, l’equipaggio sicuramente può aver agito male e non aver messo in sicurezza a dovere la barca (ciò però è ancora tutto da provare), probabilmente ha dato poca catena non ha acceso i motori permettendo alla barca di mantenersi in posizione. Così come può non aver reagito correttamente all’emergenza chiudendo eventuali vie d’acqua. Tutte colpe piccole e grandi che, se provate, si andranno ad aggiungere alle molte altre dovute a possibili malfunzionamenti tecnici o eventuali leggerezze progettuali (qualora provate). Però, dagli indizi finora raccolti, manca ancora un vero elemento scatenante, un elemento che giustifichi un così rapido affondamento, tanto rapido da intrappolare nelle proprie cabine ben sette persone. La situazione è molto poco chiara e continua ad avere connotati incredibili, è forse per questo che la vedova dell’armatore scampata miracolosamente al naufragio ha chiesto a tutti di non rivelare all’esterno nulla e di mantenere il segreto su quanto successo, nella speranza però che la loro collaborazione con la magistratura sia stata e continuerà ad essere massima.
Inevitabilmente la barca sarà recuperata e portata in superficie, a richiederlo sarà la magistratura e l’assicurazione dovrà provvedere in quanto quasi sempre vi è il “wreck removal”, ovvero la rimozione del relitto a carico dell’assicurazione. Non ci resta che sperare che a rivelare qualcosa di coerente con gli avvenimenti possa essere l’ultima parte di scafo non ancora visionata, ovvero la porzione di scafo ora adagiata sul fondo, altrimenti bisognerà formulare ancora nuove ipotesi.
Bisogna anche vedere come procederà l’indagine, vista la natura sensibile delle persone coinvolte e gli interessi nazionali ed internazionali sia in termini economici che di sicurezza, è lecito aspettarsi un massiccio intervento della diplomazia e dei servizi, pertanto alcuni dettagli saranno sicuramente secretati e verrà creata una versione ufficiale, alla stregua di molti altri brutti fatti rimasti nel tempo solo parzialmente spiegati.
Poi ci sono le questioni assicurative in quanto i risarcimenti saranno incredibilmente alti. Ai tempi dell’Andrea Doria, il più grave caso assicurativo mai avvenuto fino ad allora, il Lloyd’s che assicurava entrambe le navi, fece in modo che la colpa fosse divisa al 50% fra le due navi coinvolte, questo per cercare di pagare il meno possibile. È lecito pensare che l’assicurazione cercherà in ogni modo di arrivare ad un epilogo giudiziario a lei favorevole, per trovarsi a pagare il minor rimborso possibile.
Molto probabilmente, come spesso accade, questa tragedia non è avvenuta a causa di unica causa scatenante ma per via di una serie di incredibili casualità, leggerezze, sottostime e, non ultimi, errori umani che presi singolarmente sono di poco conto ma che sommati tutti insieme hanno portato a questo incredibile e tragico naufragio. Ma la cosa qui singolare è che troppi elementi siano per ora così tanto discordanti fra loro.
Non ho dubbi nell’affermare che una tragedia del genere scriverà un capitolo indelebile della storia dello yachting e le deduzioni che scaturiranno dalle vere indagini, qualora non ci fosse il dolo di mezzo, andranno a scrivere nuovi capitoli e nuove regole nella progettazione e nella costruzione delle barche. I registri imporranno nuovi requisiti e gli equipaggi saranno costretti ancor di più ad attuare sistematicamente delle vere e proprie procedure sullo stile di quelle aeronautiche, i quali non potranno più prendersi il rischio di sottostimare l’insorgenza di tali eventi e non preparare la barca a queste, seppur rare, calamità.
Questa si chiama evoluzione, ma troppo spesso l’evoluzione avviene al caro prezzo di innocenti vite umane.
Grazie per l eccezionale analisi
Vorrei sapere se sulla barca sono presenti prese d’aqua a metà scafo che possano aver allagato i compartimenti centrali prima della sbandata e poi del definitivo affondamento. Pensavo che le prese d’acqua fossero in cortispondenza della sala macchine. Inoltre chido se dalle cabine passegger si può raggiungere il ponte più alto senza passare dal salone ( cioè muovendosi in avanti pittosto che verso la zona gia allagata)
Di prese a mare ce ne saranno sicuramente molte e tutte remotizzate. Però tali prese non saranno libero e saranno collegate certamente alle varie utenze a cui fanno servizio.
Nel layout non vi è traccia di altri collegamenti fra il ponte inferiore e quello di coperta, però sono sicuro che ci saranno state delle sfuggite, almeno un paio. Però non ho certezza di questo, non ho elementi per valutare.
Matteo buona questione, la risposta e’ no e si. Ci sono prese d’acqua dalle cabine certo ma fanno parte di con circuito a cui fanno capo i serbatoi ed un consistente impianto di desalinizzazione e filtrazione ad osmosi inversa, Quindi non ha senso cercare in quella direzione, Ponte superiore, quale ? Lei intende il flydeck o il ponte di coperta ? L’accesso equipaggio salvo non sia cambiato qualcosa con la ristrutturazione. Ma non credo che un solo ospite conosca la via.
Una ricostruzione perfetta. Manca l’ispezione della murata destra, attualmente poggiata sul fondo. La spy story è verosimile, perchè troppi elementi sono concausa di questa tragedia. Troppi. Grazie e complimenti per l’articolo.
Grazie!
Insomma, sembra che l’unica cosa probabile sia la presenza di una grande quantità d’acqua nello scafo già da prima del groppo.
Quindi in definitiva non una risposta, ma un’altra domanda.
Di fronte a tante incongruenze, mi sembra che “l’ipotesi Clancy” sia l’unica che possa spiegare il fatto con qualche coerenza.
Lavoro da circa 20 anni nel campo del salvataggio, recupero e rimorchio di unità navali di qualsiasi tonnellaggio. Ne ho viste tante, ma veramente tante. Una di queste, l’incendio del traghetto Norman Atlantic. Vi assicuro che spesso, la componente fondamentale che determina una tragedia nautica, è l’errore umano. Errore inteso come superficialità, menefreghismo, scarsa preparazione e soprattutto mancanza di responsabilità professionale. In mare può succedere di tutto, ma solo in casi estremi, non vi si può porre rimedio.
Concordo, l’errore umano inteso così può aver avuto una componente fondamentale. Però non sapendo come possa aver agito l’equipaggio, mi risulta impossibile poterlo per ora commentare.
Analisi perfetta, complimenti, finalmente una relazione seria e scritta con cognizione di causa. Merce rara.
Grazie!
Complimenti per l’articolo. Esaustivo e chiaro anche a chi come me, non è un esperto del settore.
Speriamo si riescano a chiarire le cause di questo incredibile incidente.
E un pensiero e un abbraccio vanno alle famiglie delle vittime.
Grazie!
Innanzitutto è stato un piacere leggere questo articolo. L’unico, oltre alle poche righe di un altro articolo che ha scritto un altro perito che ritengo molto valido come Lei e di cui non farò il nome. Sono un semplice diportista con un piccolo cabinato a vela, per cui leggere di questi sistemi su navi come il Bayesian mi fanno rimanere a bocca aperta, un 56 metri che si può comandare da soli è incredibile! D’altronde il fondatore ha portato moltissime innovazioni nel mondo della nautica appunto per cui c’è da togliersi il cappello! Fatta questa premessa, la domanda che più mi fa “scervellare” è come sia entrata tanta acqua da far affondare una nave di quella stazza! Con tutte quelle tonnellate di zavorra anche solo con 4 metri non posso credere che sia sbandata così tanto…Il mio timore, ma è un parere il mio che vale zero, è che non si scoprirà mai o non si divulgherà temo. A volte a pensare male si fa peccato ma ci si prende. Saluti e grazie per questo prezioso articolo!
Sono un appassionato di nautica da diporto, ovviamente profano e un semplice utente con una piccola esperienza di navigazione, questa esposizione fatta da un esperto e obiettivo professionista dovrebbe essere letta dagli esperti di FB che con i loro commenti mi hanno fatto scoprire quanti pensano di essere esperti, magari dopo aver letto i libri di Salgari o di Verne, peraltro scrittori che comunque apprezzo moltissimo. Grazie di questo articolo.
Tutti sono liberi di commentare, basta solo saper scegliere quali siano i ragionamenti più corretti. Grazie per i complimenti.
Dalla testimonianza del precedente comandante del Bayesian si evince un fatto molto rilevante non citato nell’articolo, ovvero, l’angolo di affondamento: pare infatti che questo ben più temibile aspetto rispetto all’angolo di sbandamento, sia molto critico su quella nave e lasci intendere che se l’inclinazione raggiungeva tale angolo, le vie d’acqua ci sarebbero eccome e sono rappresentate delle prese d’aria di motori e impianti, peraltro sempre aperte e in funzione se la barca è in uso, e che proprio loro potrebbero essere alla base dell’affondamento. Addirittura viene anche citato il fatto che se lo sportello laterale fosse stato lasciato aperto, non sarebbe possibile avviare i motori (e quindi manovrare) per ovvie questioni di sicurezza. Ecco dunque che l’eventuale sportello potrebbe aver causato non tanto l’entrata dell’acqua ma l’impossibilità in tempi rapidi di accendere i motori e contattare deriva e sbandamento durante lo scarroccio.
L’intervista del ex comandante aveva alcune lacune in quanto parlava a memoria. Inoltre è stata abbastanza rielaborata dai giornalisti. Le prese aria motori hanno delle saracinesche che si chiudono automaticamente in caso di incendio, bisogna vedere se erano state programmate per chiudersi anche in caso di allagamento. I motori con angoli di inclinazione oltre i 30 gradi non avrebbero potuto funzionare per via di difficoltà di lubrificazione. La vera perizia stabilirà cosa estato lasciato aperto e cosa no.
Possibile
Finalmente una valutazione rigorosa ed equilibrata dell’avvenimento. Grazie.
Articolo estremamente interessante con un’unica -per quanto ne so – imprecisione: il collaboratore di Lynch non è stato investito da un’auto pirata ma da una donna del posto che si è fermata a prestare soccorso e collabora con la polizia
Grazie. Sulla morte del collaboratore ho scritto che è stato investito, non ho aggiunto altro.
Scusi, ha scritto “investito da un’auto pirata”. Da sempre, un’auto pirata è un’auto che investe e fugge, e il colpevole non viene individuato o viene individuato a posteriori. In questo caso non è così.
ha ragione, quel pezzo lo ho preso pari pari dal primo articolo che avevo scritto e all’epoca si diceva un’auto pirata. poi e venuto subito fuori che la donna che guidava l’auto si era fermata a dare soccorso. quando ho scritto questo articolo, a quattro giorni dall’affondamento, avrei dovuto correggerlo e non lo ho fatto. provvederò a farlo correggere subito, grazie!
Articolo molto equilibrato, scritto bene e approfondito. Uno dei pochi che ho letto con queste caratteristiche, quindi merita attenzione. Complimenti.
Da skipper e diportista ho pensato subito al ruolo del calumo e nell’articolo trovo conferma ai miei dubbi. Non ho mai dato fondo in quella zona, ma le mappe sonar della Navionics riportano fondali decisamente profondi e poco adatti all’ancoraggio. Quando sarà ufficiale (se mai lo sarà) il dato del calumo, sarebbe interessante il confronto con quello che ha dato il vicino yacht Sir Robert Baden Powell.
A quanto mi risulta, la goletta era su un fondale più basso. Vedremo cosa dirà la perizia.
Buongiorno, seguo questa storia dall’ inizio e ricordo che nella prima dichiarazione che fece la signora disse che hanno sentito gli oblò esplodere a quel punto tutti presi dal panico hanno abbandonato la nave senza preoccuparsi di chi non era presente all’ appello sul ponte
E dove l hai letta questa notizia?topolino?
Io piuttosto ho sentito la dichiarazione del comandante che ha prestato soccorso dichiarare che l albero si era spezzato
Non è vero, non l’ha mai detto, ha detto che si era piegata tanto che l’albero era orizzontale sull’acqua
L ho sentito da un video l ha dichiarato…
Complimenti un esame perfetto della situazione e degli eventi; tuttavia non deve sottovalutarsi qualsiasi supposizione fino al recupero dello scafo, dal quale emergerà con chiarezza quale è stata la causa scatenante; forse nessuna di quelle ipotizzate. La tempesta improvvisa ha fatto la sua parte, ma una imbarcazione del genere, se qualcuno non l’agevola, non può affondare, credetemi…………………………
Mario avendo una nave simile non ti posso credere. Puo’ affondare eccome…. basta un comandante incapace ed un equipaggio di pupazzi ed il mare ! Che poi in buona sostanza quello che e’ accaduto
Troppe coincidenze strane, tempeste, masse d’acqua, masse d’aria, trombe marine, ma ci si è dimenticato del “personaggio” a bordo, del banchiere suo amico ed ospite e di tutte le vicende giudiziarie terminate con le assoluzioni della Giustizia Terrena…..
Ma c’é un’altra giustizia che tutti sottovalutiamo ed é quella che sta sopra tutto, sopra le coscienze, sopra l’uomo, sopra le leggi e questa prima o poi credetemi che può raggiungere chi ha giocato buone carte, ma non ha la propria coscienza “pulita”. Voglio dire che se non emergesse alcuna reale causa di affondamento, perché non credere anche alla “Giustizia Divina”.?
Cmq spettacolare articolo, veramente tanti, anzi tantissimi complimenti all’autore.
Gistizia divina? Spero sia ironico…..
E perche non interviene sulla manica di politici corrotti che sta affossando il.paese?
Ben scritto, ben argomentato e ben approfondito da persona competente, cordoglio per le vittime.
Finalmente un analisi corretta e tecnicamente valida!
Interessantissimo! Articolo effettivamente lungo, ma si legge con fluidità.
Complimenti per la sua chiarezza, pure io (totalmente ignorante)ho inteso
Articolo davvero ben scritto da persona stracompetente.
Io continuo a pensare che l’ipotesi d’un sabotaggio sia la più plausibile..a maggior ragione dopo la lettura di questo eccezionale articolo. Complimenti per la chiarezza d’esposizione!
Navigo da molti anni per diporto nel Mediterraneo ed ho visto moltissimi comportamenti impropri da parte di equipaggi di tutte le tipologie. Tuttavia mai mi è capitato di assistere ad errori ingiustificabili da parte di equipaggi professionali soprattutto in condizioni meteo difficili.
In qualità di armatore ho subito pensato ad un parziale allagamento della nave, concausa scatenante dello sbandamento e del successivo affondamento. Non avendo i tracciati ho pensato ad una sottovalutazione di un ipotetico urto contro la secca delle Formiche che avrebbe prodotto una via d’acqua non controllata subito dall’ equipaggio oppure sottovalutata. Tuttavia questa ipotesi sembra anche a me di pura fantasia, pensata soltanto per dare un senso ad un evento che ad oggi non ha spiegazioni.
In ogni caso le pompe di sentina avrebbero dovuto allertare gli uomini di guardia ed il direttore di macchina.
Rimane inspiegabile come lo sbandamento iniziale non sicuramente superiore a 20/30 gradi,non abbia consentito all’ equipaggio al completo di procedere con le operazioni di salvataggio dei passeggeri .
Le sue considerazioni le condivido in toto.
Tommaso da armatore come me di una nave simile, non puo’ non sapere quale sia il problema degli equipaggi e comandanti… incompetenti se non pupazzi.
Molto chiaro riflessivo sereno in una tempesta di congetture inutili
Mi complimento con il Prof. Foppiano per l’equilibrata, prudente e ben motivata analisi (sulla base dei dati ad ora emersi).
Notevole la digressione sulle possibili cause dell’affondamento che prende in considerazione, e smonta via via, le varie ipotesi che hanno portato alla tragedia. La possibilità che la Bayesian abbia iniziato a imbarcare acqua prima dei suoi ultimi 15 minuti di galleggiamento, e magari prima del fortunale incorso, sembra plausibile e potrebbe spiegare in modo più chiaro il finale inabissamento della nave. Sulle vere cause che hanno portato all’imbarco di tanta acqua, probabilmente nel compartimento centrale come suggerisce il Prof. Foppiano, attendiamo gli sviluppi, per quello che si potrà sapere.
Un applauso all’autore.
grazie veramente!
Interessate, si evince che, prima del balletto finale la barca avrebbe imbarcato già una cospicua quantità d’acqua! Il successivo maltempo, le famose raffiche di vento, non avrebbero scalfito nessun natante nelle sue vicinanze, figuriamoci impensierire una nave di 56 metri costruita con tutti i crismi e grandi abilità progettuali dai cantieri Perini! Curiosa circostanza vuole che siano morti i passeggeri più illustri che albergavano nella zona della morte, quella centrale! La stanza dell’armatore pare non abbia delle opzioni di sicurezza per eventualità catastrofiche… la moglie si salva ! Non dormiva nella zona della morte!? Forse un bisogno notturno gli ha salvato la vita!? Forse a quell’ora, quando il marito dormiva beato, lei era in altro luogo? Poche ore prima della tragedia c’è stata una festa sulla nave! Sono stati fatti i controlli per droghe ed alcool ai sopravvissuti ? Com’è morto il cuoco ? In definitiva perchè la nave presentava una enorme quantità d’acqua già prima della (in)probabile tempesta? L’equipaggio era in condizioni psicofisiche ottimali ? La moglie dove si trovava ?
Da sempre i velieri Perini sono considerati un’esagerazione dal punto di vista nautico, tutto è mostruosamente enorme, con le vele a riva si nutre solo un gran timore ad osservare le scotte sottovento!
Gli spazi sia sovracoperta pur anche quelli sotto sono ” piazze d’armi”, a barca sbandata tutti rimangono ben stretti nelle loro posizioni, è a rischio l’incolumità etc…etc… sono i miei esempi dell’assurdita’ di tali progetti con i baricentro molto alti date la enormi sovrastrutture, “studiate” per creare una miriade di salotti, dove fra una poltrona ed un divano in “pelle umana”! È necessario il megafono ! In coperta a poppavia dell’albero è stato ricavato, ben incassato nella coperta un ‘altro living enorme, appena difeso, verso prua dai paraventi in vetro ma totalmente a giorno verso poppa, sullo sbandamento eccezionale verificatosi quella “piscina”, ha fatto la sua parte nel riempirsi d’acqua ed appesantire il bestione.
Poi ci sono altre innumerevoli congetture…volendo di cui sicuramente gli esperti discuteranno prossimamente.
Bravo. Questa non è una barca a vela. È uno yacht che deve trastullare chi se lo gode. 2 / 3 ponti e sopra all’ultimo ponte anche rollbar e tendalino? Così boma è altissimo. A quel punto per dargli vela devi fare albero record. Albero record significa deriva 10 metri. A quel punto fai deriva mobile (solo elettrica anche quella). Poi fai le aperture a murata a filo d’acqua per i Sea Toys. Ecc. Ma quale barca a vela verrebbe progettata così? Quale velista la vorrebbe così? Guardate gli Swan e barche a vela (vere) simili.
Antonio ed Edmondo da velista Wally Esense Vi posso dire che entrambi commettete un grosso errore : intanto qui non parliamo di una barca ma di una nave e non di una nave a vela ma di una nave ibrida, dove la propulsione a vela e’ secondaria a quella a motore. Concordo con Lei che nessuna nave a vela sarebbe progettata in questo modo, ma questa non e’ un veliero,
ottimo articolo , come sempre bravissimi
se ho capito bene, l’armatore ha vinto una causa di frode perchè ha venduto a prezzo alto la sua “roba” scusate i termini ma non ricordo di cosa trattasse, e lui e i suoi collaboratori e soci sono tutti morti, l’equipaggio è salvo. ci sta bene il sabotaggio, o no?
Grazie per questo articolo che al momento resta il più completo, scritto sicuramente da persona competente e intellettualmente onesta
Finalmente una ventata di competenza! Grazie!
Complimenti per l’articolo e per il punto di vista imparziale. Un aspetto che ha catturato la mia attenzione è che il tracciato AIS della barca mostra nella sua ultima posizione prima di affondare la prua rivolta a sud est nella stessa direzione dello scarroccio. Come se fosse affondata con la poppa al vento. Un fatto particolarmente insolito da spiegare per una barca all’ancora. Ringrazio in anticipo chiunque possa confrontarsi con me su questo commento.
Non sono marinaio quindi sono digiuno di barche e navigazione, però questa tua osservazione mi ha fatto sobbalzare perché è logica anche per me che non capisco niente.
Se capisco bene, quindi, in caso di vento forte una barca all’ancora si gira automaticamente con la prua (punta) verso il vento poiché trattenuta dall’ancora, giusto?
Invece tu sostieni che quando è affondata era al “contrario”, giusto?
A me questa storia mi sta appassionando e sono contento di aver letto l’articolo del professore, ho capito molte cose tecniche che possono essere tenute in considerazione ma ci sono altrettante questioni “umane” che è difficile ignorare. A partire dal ritardo nel fare le autopsie ai 7 morti…
La prua su vellefinder non mostra l’orientamento della prua ma bensì la COG (course over ground) ovvero l’interpolazione dei punti GPS, pertanto non corrisponde a come fosse orientata veramente la prua.
Dai movimenti iniziali che risultano dai tracciati AIS, potrebbe essersi avviluppata la catena dell’ancora attorno alla deriva. La barca, bloccata così anche a centro poppa si è trovata al traverso ad affrontare il groppo. Se il comandante avesse dato ordine di salpare, avrebbe inabissato la prua. Quindi la deriva potrebbe aver ceduto ma, tirata lateralmente, rompendo anche scassa o comunque aprendo una falla. Questo spiegherebbe la grande portata d’acqua, la pressione con cui è entrata, l’allagamento parte centrale, la inutilità di paratie, ecc. Naturalmente solo a livello di ipotesi.
Sarebbe l’unica ipotesi plausibile dell’allagamento della sezione centrale… a parte il sabotaggio
il gomitolo è presente in qualsiasi tracciato AIS di imbarcazione alla fonda con mare prevalentemente calmo e venti deboli
Vi “ringrazio” per questa ERUDITA (e “tecnica”!) SPIEGAZIONE! È assolutamente IMPORTANTE fornire una “corretta INFORMAZIONE” soprattutto NON INQUINATA da “ricostruzioni giornalistiche” CONFEZIONATE per “attrarre il pubblico” (meno competente)! Ancora grazie e spero di “rileggerVi” presto con ulteriori ragguagli!
Analisi fatta egregiamente, la lettura dei fatti è tecnica e non lascia spazio a deduzioni improvvisate, si percepisce la mano di un professionista del settore, molto capace. Complimenti vivissimi alla rivista ed all’autore.
Finalmente leggo un articolo scritto con sostanziosa competenza. La magistratura dovrebbe acquisire agli atti del processo e magari convocare l,autore in tribunale per sentirlo personalmente.
Grazie per aver scritto questo articolo e per averlo richiesto al prof. Foppiano.
Molto interessante e proessionale. L’unica parte dove ho dei dubbi è la collisione delle navi americane dovute ad un hackeraggio: da esperienza diretta (un anno di imbarco su una Unità della US Navy, e alcuni successivi brevi periodi trascorsi si altre navi americane) il personale della US Navy ha ottime capacità operative, è supportato da una logistica eccezionale, ma sono dei pessimi marinai nella guardia in plancia. Probabilmente ciò dovuto dal fatto che non hanno specializzazioni: un Ufficiale può essere addetto alla propulsione su una nave e nell’imbarco successivo diventare ufficiale di rotta.
Inoltre le tipiche consegne di un Comandante alla plancia, per la navigazione notturna sono quelle di manovrare per evitare di avvicinarsi ad altri bersagli ad una distanza inferiore alle 5 miglia nautiche… cosa che è facile in oceano, ma diventa impossibile in zone come lo Stretto di Malacca. Quindi non sono per niente abituati a fare manovre in zone trafficate o a gestire situazioni di “close quarters”.
La cosa singolare è che siano avvenute due collisioni identiche a poche settimana di distanza più o meno davanti allo stesso stato antagonista… negli ambienti militari si è molto dibattuto di questa cosa ed in certi teatri caldi si è categoricamente staccato l’autopilota, dopo di che più alcun problema. Fosse stato un problema più o meno ricorrente, è comprensibile, ma viste quelle circostanze, negli ambienti militari si è imparata una nuova lezione.
veramente ottima disamina!
Interessante articolo che presenta un ampio spettro di possibilità ognuna con i suoi limiti legati alle infomazioni disponibili. Lascio i link a due articoli recentissimi e molto interessanti bastai sullo Stability Information Booklet del Salute (poi Bayesian). Penso (ne sarei felice)) che il Prof. Foppiano possa aggiungere ulteriori considerazioni al suo articolo.
https://loosecannon.substack.com/p/exclusive-loose-cannon-obtains-official?utm_campaign=post&fbclid=IwY2xjawE_IoxleHRuA2FlbQIxMQABHQF2zbzrDoJwaU022iIGDTQOkK6u-giFBFMNPDL9x1aU013nV0PLaesR7A_aem_d1rQG5XJYzKmsvKf8AvkVA
lo ho letto ancora prima fosse pubblicato. sintetizzando al massimo, dice che a deriva sollevata può essere utilizzata come barca a motore, per andare a vela bisogna abbassarla. non è contemplato di tenerla abbassata all’ancora.
Mi convince poco la possibilità di allagamento della sezione centrale in mancanza di verosimili ed importanti vie d’acqua a meno di un sabotaggio o cedimento strutturale della scassa
in effetti l’allagamento della sezione centrale è molto inverosimile in quanto pare non ci siano sostanziali vie d’acqua. però è l’unica che avrebbe potuto provocare un affondamento. le perizie dovranno indagare, per ora abbiamo troppi pochi elementi.
Grazie di aver risposto Professore. Concordo in tutto con lei: occorreranno ulteriori indagini.
Un’ultima considerazione: prendendo per buono il tempo trascorso tra l’inizio del fortunale ed il momento dell:affondamento (16′) il Bayesan avrebbe dovuto imbarcare (in base alla stazza lorda) circa mezzo metro cubo al secondo e mi pare una quantità enorme.
Grazie per l’articolo interessante, chiaro ed esplicativo. Mi piacerebbe ci fosse anche una seconda parte, conclusiva, pubblicata al termine delle indagini o almeno prima del termine dell’iter giudiziario, per capire cosa è successo da una fonte autorevole e non da generici giornalisti. Grazie ancora.
quando ci saranno prove evidenti, sarà mio impegno scriverne un altro.
Grazie della chiara analisi, complimenti!
Bravissimo Francesco, una descrizione seria e precisa. GRAZIE
Questo articolo praticamente esclude tutte le cause accidentali, lasciando aperte solo le ipotesi di un’aggressione paramilitare effettuata tramite incursori o ackeraggio. Quello che tutti pensano fin dall’inizio. A me personalmente pare assai strano che fino ad ora non sia stato pubblicato un filmato del relitto o un’intervista con un supersite.
non escludo tutte le altre cause, sostengo che ad oggi non sono mai state rivelate prove che possano sostenere un naufragio per cause accidentali. Ad oggi, la magistratura non ha rivelato alcuna prova fotografica o video del relitto, senza queste prove è impossibile stabilire la reale causa dell’affondamento. Così come in assenza totale di prove è impossibile dire che sia stata hackerata o assaltata. sostengo che un approccio corretto sia solo ed esclusivamente quello di aspettare di avere davanti qualche elemento certo per poter iniziare a fare delle valutazioni sensata, ad ora si può avere a disposizione solo la sfera di cristallo…
Ottimo articolo,chiaro ed esauriente.Grazie.
Fantastico come sempre !
Articolo interessante anche a chi come me non se ne intende in materia nautica. Mi piacerebbe leggere un articolo riguardante il recupero e il trasporto di imbarcazioni inabissate.