Oltre 2.000 CV e 444 km/h di velocità massima. Sono i numeri salienti della Ferrari più veloce della storia, che si chiama Cavallo Volante, che assomiglia ad una 288 GTO e di cui probabilmente a Maranello non sanno nulla, oppure fingono di non sapere. Ma prima di raccontare la storia di questa macchina, che è folle come solo gli americani sanno essere, facciamo un passo indietro e chiediamoci quali siano le Ferrari più veloci di sempre. Se parliamo di vetture da gara possiamo citare la F 512 M del 1971 che fu cronometrata a 359 km/h, mentre la contemporanea 499P si è “fermata” a 348 km/h; naturalmente ci sono anche le Formula 1, che negli ultimi anni hanno dimostrato di poter superare i 370 km/h in gara e di sfiorare i 400 km/h se messe a punto per il giusto contesto. Se invece ci riferiamo alle auto di serie, ormai da anni in Ferrari non sono molto precisi con l’informazione sulla velocità massima: negli ultimi lustri diversi modelli sono stati definiti con la dicitura “oltre i 340 km/h” oppure “oltre i 350 km/h”. Solo della FXX Evoluzione del 2007 è stato detto in via ufficiosa che può raggiungere i 390 km/h se liberata delle briglie elettroniche.
Insomma, non se ne viene a capo e del resto questa sulla velocità massima è a tutti gli effetti una chiacchiera da bar.
Ma noi amiamo le chiacchiere da bar di questo tipo! Come quando da bambini incollavamo il naso sul finestrino per leggere il tachimetro delle auto più sportive. La regola, completamente inventata, era che la velocità massima fosse intorno al numero precedente al fondoscala…
Vabbè, nostalgia a parte, tutti sappiamo che la velocità che un’auto esprime in linea retta ha valore fino a un certo punto e che è molto più importante come si comporta in curva.
Sì, per noi sì, ma per gli americani no!
Mica vi devo ricordare che sono loro che hanno inventato le gare di accelerazione e che sono fissati coi record di velocità, vero?
Bene, ora che ve lo siete ricordati, possiamo parlare della nostra Cavallo Volante, che di Ferrari ha praticamente solo la forma esterna.
Tutto inizia nel 2005, quando il signor Stephen J. Trafton – nato a Washington nel 1946, manager nella finanza ed esploratore – vede il film The World’s Fastest Indian, quello con Anthony Hopkins e la sua motocicletta da 325 km/h. Insomma, Trafton vede il film, si sente molto ispirato e decide che anche lui vuole stabilire un record, ma vuole farlo su una Ferrari e vuole portarla sul sacro sale di Bonneville. Così spende 75.000 dollari e nel 2007 acquista una 308 GTB del 1985 già modificata per sembrare una 288 GTO, ferma da otto anni e che, nel dubbio, in passato era già stata portata più volte a Bonneville lasciando che il sale facesse i suoi disastri. Iniziò così un lungo lavoro di revisione e sostituzione dei pezzi, compresa quella del motore, non l’asfittico 8 cilindri di Maranello (perdonateci) ma un V8 Chevrolet Big Block da 8,8 litri di cilindrata sovralimentato con due turbocompressori ed in grado di erogare oltre 2.000 cv a seconda della messa a punto. Praticamente l’auto venne ricostruita dall’inizio e venne anche revisionato il cambio, che è una specie di opera d’arte d’ingegneria artigianale.
(se vi gasa, QUI trovate la storia di come questa macchina venne trasformata in una 288 GTO dai suoi precedenti proprietari e del perché vi incastrarono sotto un grosso V8 Chevy)
Ma prima di vedere come è fatto, ecco un piccolo momento didattico: ci tengo a sottolineare che la 308 è una delle Ferrari più belle e originali mai disegnate. Così come la 288 GTO, sua discendente quanto a forme, è una bomba sexy, un mix di bellezza e cattiveria che poche volte si è visto, non solo su una vettura made in Maranello ma in generale nell’automotive.
Se per caso aveste dei dubbi in merito, mettetevi comodi e osservate bene la gallery.
Avete guardato con attenzione? Siete convinti? Bene… torniamo alla meccanica.
La trasmissione è della specialista B&J, ha quattro rapporti e l’air shifter, ovvero un sistema di innesti pneumatici ad aria compressa che facilita l’inserimento delle marce e che di solito si usa sui dragster. Per collegarla al V8 General Motors c’è un demoltiplicatore che passa sotto il motore usando uno schema a V e poi si connette con un differenziale Ford ribaltato rispetto alla direzione consueta. A livello concettuale è una soluzione simile a quella che si usa nelle imbarcazioni ad alte prestazioni (infatti si parla di V-Drive), mentre a livello pratico è l’unico componente di questa Ferrari che ne modifica in parte l’estetica, visto che da dietro sembra che ci sia una specie di scaldabagno tra il mega alettone e l’estrattore. Il tema dell’estetica è importante, perché ogni record che si tenta di stabilire a Bonneville è inserito in una categoria e quella in cui si è cimentato mister Trafton con la sua Cavallo Volante è la cosiddetta AA/BFMS, dove AA indica la cilindrata superiore a 500 pollici cubici (8,2 litri, ed ecco spiegato il perché del V8 americano, Ferrari non produce alcun motore atto a competere nella categoria AA) e BFMS sta per Blown Fuel Modified Sport. La parola Sport vuol dire che le forme devono rimanere quelle dell’auto sportiva di partenza.
Qui sotto ecco il video della prima accensione del Big Block da quasi 9 litri…
Il lungo lavoro termina nel 2008, quando la wannabe 288 GTO è pronta per la Speed Week di agosto e inizia i primi test sul tracciato di 5 miglia. Al volante c’è lo specialista Tom Stephens che appena se la sente inizia a sgranchirsi per bene il piede destro. Peccato che il Big Block non apprezzi il suo stretching e decida di saltare per aria. Bum! La buona notizia è che il sistema di sicurezza dell’auto funziona bene e l’incendio conseguente al botto viene subito spento.
Così passa un altro anno, Cavallo Volante viene rimessa in sesto e riceve anche un nuovo intercooler, mentre mister Trafton si applica per ottenere la licenza necessaria – Unlimited Speed, ovvero oltre le 250 miglia orarie – a guidare lui stesso la Ferrari sul deserto salato. Ci riesce durante le World Finals del 2009, dove la 288 GTO si comporta benissimo. Dunque tutto è pronto per tentare il record nel 2010.
Negli stessi giorni in cui viene pubblicata la prima versione di Instagram, mister Trafton mette a punto la sua Ferrari facendola sfrecciare su e giù per Bonneville e l’8 ottobre piazza il primo acuto: Cavallo Volante viene cronometrata a 276,152 mph, cioè 444,423 km/h e si qualifica per la corsa del giorno dopo per confermare il record. I giudici sono sorpresi perché non hanno mai visto un’auto con carrozzeria stock, per di più guidata da un rookie, superare le 250 miglia orarie.
Poi la sedicente 288 GTO gestita dal Black Horse Team (così si chiama la squadra che supporta mister Trafton) entra nel parco chiuso e ne esce solo la mattina dopo per tentare il doppio passaggio necessario a certificare la velocità. Trafton parte a tutto gas, si rende conto di vederci male da un occhio e quindi lo chiude (un mese dopo si opererà per sistemare la retina), poi deve fronteggiare una zona di sale morbida dove la Ferrari scoda da tutte le parti, ma non molla. Alla fine completa i due passaggi con la media finale di 275,401 mph, cioè 443,214 km/h. Il nuovo record è stabilito!
Ovviamente negli anni seguenti ci sono state delle auto più veloci di questa Ferrari, come la Koenigsegg Agera RS (447,49 km/h), la SSC Tuatara (455 km/h) e la Bugatti Chiron Super Sport 300+, che ha raggiunto i 490,48 km/h ma in una sola direzione e dunque il suo record non è stato omologato. Tuttavia il risultato ottenuto da Cavallo Volante è davvero degno di nota. Certo, si tratta di un’auto inutilizzabile in qualsiasi altro contesto e priva di ogni comfort, così come si addice a un prototipo. Però è stata in grado di sfiorare i 450 km/h, un impresa che non rientra tra gli interessi della Ferrari.
Del resto non è una novità che a Maranello non amino un certo tipo di sfide dal sapore assoluto – avete mai visto una Ferrari cronometrata ufficialmente al Nürburgring? – dove il mito Ferrari potrebbe venire intaccato. Dunque non vedremo mai una Ferrari di serie che cerca di andare più veloce delle Bugatti. È una scelta lecita, magari non condivisibile ma lecita, così come quella di mister Trafton, che però forse avrebbe dovuto levare tutti gli scudetti col Cavallino Rampante dalla carrozzeria. Chissà, magari in Emilia hanno chiuso un occhio e non si sono nemmeno lamentati via mail…
a 0.50 nel run dive va a fuoco che brutto svarione!