Da quando questo dannato male alla cervicale costella le mie settimane e i day-after-la-doccia (ricordo mio padre quando, da cinnazzo, vedendomi uscire con i capelli bagnati mi gridava dietro “asciugati i capelli che poi la paghi!“. Papà, avevi ragione. Se oggi non mi asciugo i capelli alla perfezione con l’ausilio di un igrometro poi il giorno dopo finisce a botte di Brufen) le sto provando un po’ tutte, compreso qualche goffo tentativo di andare a Yoga. Proprio da qui parte l’interessante articolo di oggi, dal momento esatto in cui la mia maestra di Yoga, venuta a sapere del mondo in cui bazzico, un giorno se n’è uscita con una domanda che, è passato un po’ di tempo ma la ricordo bene, suonava così: “ma Lorenzo, te che te ne intendi, quando è che tolgono del tutto le macchine diesel? Perché fuori c’è la CO2!“
Ecco, partendo dal presupposto che avrei voluto/dovuto/ma-non-potuto dirle “maestra cara, faccia quel vbfivberberfcasana e stia zitta, che al mondo di CO2 ce n’è già troppa“, quel giorno, incastrato in mezzo a una decina di ragazze/signore in leggins tutte in carenza di ego e quindi in lotta per dimostrare quanto l’una fosse più figa/snodata dell’altra, mentre trattenevo i peti e imprecavo contro il mio fisico di merda incartapecorito, mi sono reso conto una volta di più del casino in cui viviamo e in cui tutti, purtroppo, parlano – spesso di argomenti complessi – senza però aver le conoscenze di base di farlo, con il risultato che molte cose – e l’auto è una di queste – entrano in una spirale di caos, disinformazione e starnazzi da cui non solo non si può uscire ma che, con i tempi che corrono, potrà solo peggiorare.
Tutti credono di sapere tutto, farciti di informazioni (spesso tendenziose) da tv, radio, giornali e “giornalisti” che diobono vi va grassa che hanno bloccato ChatGPT in Italia se no buongiorno al reddito di cittadinanza.
Quindi, volendo spargere un po di cultura con il badile come fosse letame, dopo avervi raccontato l’acciaio (argomento sul quale tornerò più avanti), oggi voglio rimettere il camice da chimico (anche se in laboratorio, fiero delle mie origini metalmeccaniche, usavo un camice blu) e approfondire, come al solito in maniera semplice e comprensibile anche alle maestre di Yoga, la questione inquinamento e CO2. Cosa sono, perché fanno male e in che modo queste due cose sono legate all’utilizzo di un mezzo con motore a combustione interna. Già che ci siamo vedremo anche che il Diesel, in fondo, non è questo demonio che ci vogliono far credere, anzi.
Per quanto complessa ed articolata, la questione dell’inquinamento causato dai veicoli a motore per uso privato è trattata spesso in maniera superficiale e tendenziosa con il risultato che il pensiero delle persone meno preparate e studiate viene facilmente veicolato da pubblicità o campagne politiche create ad hoc. Per darvi una mano concreta che vi permetta di destreggiarvi in mezzo alle tante informazioni che quotidianamente vi vengono date spesso con l’unico intento di farvi cambiare auto o di farvi sentire inadeguati perché non avete sotto al culo l’ultimo suv alla moda che pesa 18 quintali ma “non inquina”, dobbiamo partire da quel che esce dalle marmitte delle auto e quindi, di conseguenza, da quello che entra nel motore. Sia esso diesel o benzina, nelle camere di scoppio entrano due cose: l’aria ed il carburante. Partiamo dall’aria: essa è composta, per circa il 99,9% da tre elementi: Azoto (N2 ca. 78%), Ossigeno (02 ca.21%) e Argon (Ar ca. 0,9%). Il restante 0,1% è composto da elementi presenti in così modeste quantità che possiamo trascurarli.
Anche il carburante, benzina o gasolio che sia non è un unico composto chimico puro ma una miscela di diverse molecole nelle quali a regnare sovrani sono due elementi in particolare, Carbonio e Idrogeno, rispettivamente C e H. I carburanti infatti altro non sono che miscele di idrocarburi, molecole formate da catene più o meno lunghe di atomi di carbonio che, un po’ come le lettere del vocabolario, possono combinarsi fra loro in migliaia di combinazioni possibili. Diciamo che, in una prima analisi, possiamo considerare la benzina ed il gasolio come un grosso calderone pieno di atomi di Carbonio e Idrogeno.
– sopra, principali composti che compongono la benzina, sotto: le loro percentuali a seconda del numero di ottani (e quindi della qualità) del carburante. Spieghiamo la cosa QUI, interessante notare che il numero di ottani del carburante non si ottiene aumentando la percentuale di isottano (che da il nome al concetto) ma di etilbenzene, un composto aromatico utilizzato per aumentare il numero di ottani della benza –
All’interno delle camere di scoppio dei motori sono quindi questi gli elementi che si incontrano e, a seguito della combustione, si rimescolano fra loro venendo poi liberati nell’aria attraverso lo scarico. In un mondo ideale, senza la seconda legge della termodinamica a rompere le palle, la reazione chimica di combustione della benzina avviene con una efficienza del 100%, tutta l’energia della reazione viene convertita in energia meccanica e dalle nostre care marmitte esce solamente acqua (H2O), anidride carbonica (CO2) e Azoto inerte (N2).
Già a questo punto salta all’occhio una cosa importantissima. La CO2 prodotta dai motori, che viene classificata come “non inquinante” ma che è un importante gas serra, è parte integrante del processo di combustione: non è possibile eliminarla, possiamo solo ridurla. Come? Semplice, riducendo la quantità di carbonio che viene bruciato ovvero consumando di meno. Per questo, mia cara maestra di Yoga, anche se te l’hanno fatto credere, i motori Diesel con la CO2 non c’entrano nulla anche perché a parità di vettura, essendo più parco di consumi, un motore a nafta produce meno CO2 rispetto ad un pari cilindrata a benzina tanto che, secondo alcuni studi pare che la CO2 emessa dai veicoli privati, dopo essere scesa continuamente dal 2007 al 2017, ora è tornata a salire, proprio a causa dell’eliminazione dei diesel e della maggiore diffusione dei motori a benzina, meno inquinanti ma che producono più CO2. Comunque calmi, che sulla CO2 torniamo dopo.
L’efficienza energetica dei motori a scoppio è lontana dall’ideale 100% e solo il 99% di quel che esce dalla marmitta è composto dai tre prodotti poco sopra elencati. Il restante 1%, che è ben più pericoloso e dannoso di quel 99%, è composto da sostanze classificate come inquinanti e che sono principalmente idrocarburi incombusti, ossidi di azoto (NO e NO2, generalmente indicati come NOX), monossido di carbonio (CO) e, nel caso dei motori diesel, anidride solforosa (SO2)* e le temibili polveri sottili, particelle solide generalmente indicate come PM10 o PM6 a seconda della loro dimensione media, espressa in micrometri.
*Potrebbe essere lecito domandarsi da dove arrivi lo zolfo che compone la Anidride Solforosa e perché questa è presente solo nei motori diesel. È presto detto: lo Zolfo presente per natura nel petrolio grezzo non si raccoglie nella benzina ma invece è presente in quantità (max 0.3%) nel gasolio il quale viene ottenuto attraverso un diverso processo di raffinazione che non riesce ad eliminare del tutto questo elemento.
Queste sostanze appena elencate, che come detto costituiscono più o meno l’1% delle emissioni di un motore a scoppio, sono enormemente più inquinanti e dannose per l’uomo e l’ambiente. Si va dall’elevato tasso cancerogeno degli idrocarburi incombusti alle piogge acide causate dai NOX e dall’anidride solforosa che inibiscono la fotosintesi delle piante colpite. Non dimentichiamo il monossido di carbonio, un gas tossico e letale che, essendo più pesante dell’aria, tende a soggiornare a livello del suolo dove risulta più dannoso per i più bassi di statura, quali animali e bambini. Infine abbiamo le polveri sottili, particelle solide a base carboniosa che rimangono in sospensione nell’aria (ad esempio la fuliggine), che quindi respiriamo e che sono la causa principale di diverse tipologie di cancro alle vie respiratorie.
– noi ridiamo e scherziamo e facciamo i nostalgici ma sti motori qui inquinavano come delle bestie –
Sono queste appena elencate le sostanze veramente inquinanti alle quali in passato si è cercato di porre un freno, prima con la marmitta catalitica poi con il FAP, il filtro antiparticolato. La prima serve a trasformare gli idrocarburi incombusti, i NOX e la CO, in acqua, azoto e, sorpresa, la tanto temuta CO2. Il FAP invece, installato su tutti i motori diesel di ultima generazione (ma anche dei moderni motori a benzina ad iniezione diretta, a causa della maggior pressione di alimentazione del carburante) ha come obiettivo quello di filtrare le polveri sottili che, per una questione legata al principio di funzionamento di questo tipo di motore, è caratteristica propria delle emissioni dei motori a gasolio. Ecco spiegato perché i diesel defappati fanno le fumate nere: loro fanno gli sboroni e voi, dietro, respirate la morte.
Poi, per arrivare ai tempi più recenti, c’è anche il mitico AdBlue, una miscela di acqua e urea che, iniettata nello scarico di un motore diesel, dà vita ad una particolare reazione chimica di riduzione (chiamata riduzione selettiva catalitica, il catalizzatore utilizzato per questo tipo di reazione è il vanadio) finalizzata all’abbattimento quasi totale degli ossidi di azoto con però lo scotto di una maggiore complicazione nell’utilizzo di questi motori tanto che esistono diversi metodi/escamotage per aggirare l’obbligo di usare l’AdBlue e liberarsi così da questo fardello.
A questo punto è anche interessante andare a vedere la questione delle normative Euro e come queste sono cambiate nel tempo. Guardando la tabella qui sotto che ho redatto appositamente per voi si potrà notare che la maggior attenzione è stata posta nei confronti delle emissioni di particolato, ossidi di azoto e zolfo, rendendo l’impatto – in teoria – di un moderno Diesel Euro 6 perfettamente comparabile ad un moderno benzina.
Guardando bene salta poi all’occhio un altro dettaglio importante: nei motori a benzina pre-Euro 5 non c’era alcun limite per quanto riguardava il particolato, limite poi imposto nelle normative successive. Questo perché un moderno motore a benzina, per rispettare tutti i limiti imposti da queste normative, si trova a dover lavorare ad una maggiore pressione di esercizio, con la conseguente produzione di particolato, cosa che nei vecchi motori non avveniva, ecco quindi spiegata la necessità del FAP anche sulle auto a benzina.
-spiego la cosa qui –
A questo punto vi chiedo un ulteriore sforzo e di notare come in NESSUNA tabella Euro si parla di CO2 perché, come visto in precedenza, questa è una componente FONDAMENTALE dei prodotti della combustione del carburante (sia esso benzina, gasolio, metano o gpl, tutti contengono atomi di carbonio che vengono convertiti in CO2) e, cosa ancora più importante, non la si può considerare un inquinante: non è tossica, non è dannosa per l’uomo e nemmeno per l’ambiente, quotidianamente emettiamo CO2 respirando e nessuno di noi è mai stato accusato di inquinare facendolo e nessuna normativa comunale ha mai impedito a nessuno di andare a fare jogging, attività che, a causa dell’affanno e del respiro accelerato, vi porterà ad emettere più CO2 rispetto a quando siete in polleggio sul divano. Il problema è che la CO2 emessa dalle attività umane (utilizzo di auto, produzione di energia elettrica, impianti di riscaldamento ecc ecc) sta diventando troppa e, se la molecola di CO2 è sostanzialmente inerte, ha una grande e importante caratteristica: assorbe benissimo i raggi infrarossi rendendola un potente gas serra.
– hai detto rivoluzione industriale? fonte dei dati https://www.climate.gov/news-features/understanding-climate/climate-change-atmospheric-carbon-dioxide –
Con il termine “effetto serra” si intende un complesso fenomeno di termoregolazione naturale che ha permesso alla terra di diventare e rimanere abitabile: è un fenomeno del tutto naturale e fondamentale per la sopravvivenza della vita sulla terra, è sempre esistito e senza di lui la temperatura media sul pianeta sarebbe di -18°C. Questo fenomeno atmosferico impedisce la dissipazione verso lo spazio della radiazione infrarossa (assorbita durante il giorno sotto forma di calore) dalla terra ma anzi la riflette verso il basso causando così un aumento della temperatura entro i limiti consoni alla vita. Il problema vero è nato quando l’azione umana, specialmente in seguito all’avvento dell’era industrializzata, ha alterato la composizione chimica dell’atmosfera, andando di fatto a sconvolgere dei sottili e fragili equilibri chimici che erano in essere da miliardi di anni.
– pratico sostegno visivo –
L’uomo ha infatti riversato in atmosfera una quantità esagerata di gas serra, più di quanto il pianeta e la sua atmosfera riescano a gestire e diluire. I gas serra principali sono tre, vapore acqueo**, metano (diversi studi accusano gli allevamenti intensivi di bestiame come una delle maggiori cause all’effetto serra perché dal culo degli animali – uomo compreso – esce metano. Immaginate migliaia e migliaia e migliaia di bovini che non fanno altro che mangiare e scorreggiare) e la famigerata CO2 le cui percentuali in atmosfera, in un mondo ideale senza attività umane, verrebbero efficientemente bilanciate da alcuni serbatoi naturali come foreste e mare. Tuttavia le emissioni di CO2 dell’uomo hanno completamente scombinato questo equilibrio facendo sì che questa si stia accumulando in atmosfera molto più velocemente di quanto i naturali sistemi di assorbimento possano compensare, causando un incremento dell’effetto serra e di conseguenza quello che in gergo viene chiamato “riscaldamento globale”. Riscaldamento globale che se dovesse portare ad un aumento della temperatura media globale di appena 2-3°C sarebbe sufficiente, a causa dello scioglimento dei ghiacci, ad innalzare il livello medio del mare di circa 70cm con conseguenze catastrofiche per tutto il pianeta anche se, alla fine della fiera, una bella casa vista mare in via Santo Stefano non sarebbe male.
** quando dico che il vapore acqueo è un importante gas serra spesso le persone restano confuse. D’altronde, pensateci bene, d’estate quand’è che sentite più caldo? Esatto, quando c’è molta umidità, ovvero vapore acqueo sospeso nell’aria. Tuttavia, come riportato dalla ACS – American Chemical Society – sebbene il vapore acqueo rappresenti probabilmente circa il 60% dell’effetto serra della Terra, questo non controlla la temperatura della terra ma, al contrario, la quantità di vapore acqueo in aria è controllata dalla temperatura. Una maggiore concentrazione di vapore acqueo in atmosfera fa percepire la temperatura come maggiore ma, d’altro canto, favorisce la formazione di nuvole che riflettono i raggi solari impedendo loro di scaldare la terra. Insomma, come al solito la questione è complessa e articolata e va oltre le finalità di questo articolo.
Torniamo a noi.
Ecco quindi che la CO2, che non è un inquinante, è diventato un problema serio. E i motori? Quanta CO2 producono? Ne produce di più un motore Diesel o uno a benzina? Intanto bisogna partire dal concetto che più carburante si brucia e più CO2 si produce, da qui non si scappa. Per questo i costruttori propongono motori sempre più piccoli e parchi nei consumi; la combustione del gasolio, che in linea teorica produce più CO2 rispetto alla benzina, è bilanciata dal fatto che a parità di km percorsi un motore a benzina brucia più carburante di un Diesel.
– non vi racconto delle ciozze, guardate la CO2 prodotta dalla Focus a parità di cilindrata e come aumenta passando da benza a nafta –
E il Dieselgate? Il Dieselgate non c’entra nulla con la CO2: il Dieselgate riguarda un “trucchetto” portato avanti da alcuni costruttori per ingannare chi doveva controllare se i loro veicoli erano o non erano Euro 6 che, come abbiamo visto, non ha nulla a che fare con le quantità di CO2 emesse nell’atmosfera. Nella fattispecie il Dieselgate aveva a che fare con le emissioni degli ossidi di azoto NOx di questi motori Diesel. Tutto il resto è stata strumentalizzazione.
Riassumendo con un esempio pratico, voglio ripartire dall’auto che mi ha accompagnato per dieci anni circa dal 2004 al 2015, una Seat Ibiza 1.4 TDI (il classico tre cilindri da 75 cv e 195 Nm di coppia). Quell’auto, che aveva ancora un sistema di iniezione meccanica (la famigerata iniezione pompa) e un turbina a geometria variabile (che non centra nulla con il discorso ma volevo ricordarla) era una Euro 3. Questo cosa significa? Significa che la mia Ibiza, che non aveva nemmeno il FAP, inquinava parecchio ma, grazie a consumi ridicoli (anche guidando come un cane non andavo mai oltre a 5.6 l/100km, guidando con il piedino di fata si facevano tranquillamente 26-28 km/l), quella macchina generava quantità di CO2 ridicole, circa 100 g/km. Rimanendo sempre sulla Seat Ibiza e su una potenza comparabile, se oggi volessi andare a comprarne una – e difficilmente la comprerei Diesel che poi dopodomani al sindaco tira il culo e mi dice che non la posso più usare – sceglierei quella con il tre cilindri aspirato da 1.000 cc e 80 cv.
– le opzioni disponibili sul configuratore Seat per quanto riguarda il 1.000 a benza, disponibile sia aspirato che turbo –
Il motore che ho scelto, oltre a farmi rimpiangere in maniera decisa il vecchio naftone che nonostante i soli 75 cv tirava come un mulo grazie al turbo a geometria variabile e alle botte di coppia tipiche dell’iniezione meccanica, come potete vedere qui sopra, mi ripagherà con consumi superiori
– dati presi dal fido AlVolante che ha provato la Fabia con il motore in questione –
e, non contento, emetterà nell’aria più CO2 rispetto al mio vecchio diesel, ben 120 gr/km il tutto, però, inquinando meno perché omologato Euro 6D.
Quindi, visto che non si fa altro che parlare di surriscaldamento globale e di CO2 siamo sicuri che la demonizzazione del diesel sia stata un toccasana per le emissioni di CO2? Non era forse meglio fare le cose ragionate e sistemare i problemi di omologazione e inquinamento ma continuare a spingere ed investire su una motorizzazione meno impattante sul fronte effetto serra? D’altro canto, però, dobbiamo sottolineare che la drastica riduzione di piccole vetture diesel dai centri cittadini ha giovato alla qualità dell’aria delle nostre città e quindi, dal punto di vista dell’inquinamento, l’aver eliminato in buona parte le vetture a nafta è comunque un successo. Insomma, come la tiri qualcosa si scopre e più ci si addentra nel discorso e più diventa evidente quanto dietro alla nostra passione per le auto ci siano in ballo giochi economici e geopolitici dalle dimensioni difficilmente comprensibili.
In tutto ciò, sottolineando il fatto che con questo articolo non voglio assolutamente dire “questo è meglio di quello” ma solo sottolineare quanto la coperta sia corta e la situazione complessa, voglio concludere con una considerazione: niente cambierà mai finché le nostre città, che sono già abbastanza incasinate di loro, saranno piene di vecchie gente che muove una tonnellata di acciaio e plastica e gomma per fare 200 metri, ci vuole educazione civica e responsabilità, ridurre l’inquinamento e le emissioni di CO2 date dalle attività umane è forse una delle sfide più grandi a cui la nostra società è e sarà chiamata in futuro perché, inutile far finta di niente, l’unico modo per non inquinare e non emettere CO2 usando le auto è ridurne l’uso ma sopratutto l’abuso.
Non produrne altre, per quanto diverse queste siano. Se vuoi smettere di fumare, fumando la sigaretta elettronica non hai smesso di fumare.
Esatto, il problema è che convincendo la gente che ascolta quello che propinano i media e rendendo esoso il possesso di un auto finiranno per farci andare a piedi o in monopattino, mentre chi ha i soldi continuerà ad usare le auto e aerei privati che emettono sicuramente più CO2 ma saranno pochi.
La cosa veramente ridicola è che per ora la cosa riguarda solo EU, USA e forse Canada, ci stiamo tirando la zappa sui piedi da soli..
Spettacolare questo articolo, dovrebbe essere spiegato in tutte le scuole ma soprattutto al parlamento europeo così da effettuare scelte ragionate sulle regolamentazioni dell’inquinamento delle auto. Questo articolo dimostra ancor di più che le scelte per il bene dell’ambiente sono dettate dalla politica. Quindi tutti gli errori commessi in passato li stiamo rifacendo
Eccomi!! Sono una vittima della politica griiinnnn dei nostri governanti: da novembre la mia fiesta diesel euro4, non potrà piu uccidere nessuno con i suoi gas nefasti….nel frattempo, soldi per comprare una stupendofantasticosamirabolantepulitissimissima auto elettrica del cazz non ce l ho, e anche se li avessi, preferirei infilarmi un palo proprio li, piuttosto che girare con un elettrica! Morale della favola? Probabilmente rottamerò l auto(che dopo 16 anni ha 180k km e va come un treno), ma non comprerò una beata fava, non ho alcuna voglia di riaccollarmi rate infinite per una…Panda?
Ottimo articolo Direttore! Nella mia tesi, parecchi anni fa, scrissi che le auto avrebbero dovuto essere specializzate per il tipo di missione da compiere. Utilitaria in città (pure elettrica, fa come te pare!), berline/station per i viaggi, sportive per l’uscita nel fine settimana e fuoristrada (diesel, serio e 4×4) se devi andare per campi. In città si sarebbe ridotto l’inquinamento quello vero e sulle lunghe percorrenze si sarebbe ridotta l’emissione di CO2 utilizzando macchine dimensionato per quel compito (l’inquinamento è di secondaria importanza tanto lo sparpaglio per km). Un suv da 25 quintali, elettrico, presentato come mezzo per viaggi ed esplorazioni, con manco 300km di autonomia reale è, praticamente, relegato in città e poco oltre quindi…che ci fai? Vacci a fa il viaggio dei sogni che propinano nella pubblicità e scrivi quando arrivi. Ah! Però va da da 0 a 100 in 1 milionesimo di secondo quindi è fantastico! (ps: ovviamente non tutti possono avere un auto per ogni percorso ma chi usa suv da nk€ forse si)
Bellissimo articolo. Ce ne fossero che divulgano badilate di conoscenza così.
2 piccoli appunti:
– la composizione dell’aria è leggermente diversa da quando scritto (dovrebbe essere Azoto circa 78%, Ossigeno < 21%, Argon <1%, il resto comprende tutti gli altri gas.
– nella tabella con i dati della Ford Focus, si afferma che a parità di cilindrata il Diesel emette più CO2 del benza. In realtà non è così (andrebbero presi in considerazione altri fattori come pressione di sovralimentazione, rapporto di compressione ecc.). Anzi, a parità di potenza erogata, il Diesel emette meno CO2 proprio perchè, essendo più efficiente, per avere gli stessi hp ha bisogno di bruciare meno carburante e quindi emette meno CO2.
Complimenti, ad maiora
Perfettamente d’accordo! Purtroppo siamo in mano ai TALEBANI GREEN con a capo IL CORROTTO PARLAMENTO EUROPEO. Ho appena cambiato il mio diesel euro 3 con un altro diesel euro 6 e mi sembra che questa dovrebbe essere la migliore politica per la famosa transizione, dove dovrebbero coesistere motorizzazioni diverse in base alle possibilità ed al gusto dei cittadini che vengono ormai calpestati dalle corrotte politiche. Io l’auto la utilizzo per percorsi medio-lunghi, altrimenti mi muovo in bici ed a piedi abitando nel centro -città. Questa è la migliore soluzione per ridurre emissioni ed traffico. Eppure anche nei giorni festivi continua ad esserci gente che va “a spasso” lungo ameni viali e riviere.
io per anni mi sono occupato di mobilità sostenibile e dicevo 2o anni fa che non esiste nulla che non inquina, ma che bastava capire che componente si cerca per discriminare questo o quel mezzo o motore. a essere onesti se si vuole vietare la mobilità personale (sogno dei talebani) basterebbe mirare alò pm 10, 5,2,5 e 1 o anche oltre. tutti i motori, i rotolamenti , i freni li emettono (peccato TUTTI compresi bus, trani, aerei indi pendentemente dal carburante. ). si perde la parte del motore con l’elettrico ma il resto no
Splendido articolo mi ha rischiarato le idee! Grazie!!
Ottimo articolo Direttore, oggettivo nonostante la “delicatezza” del tema e la tanta disinformazione che gira nella stampa tradizionale.
La conclusione dell’articolo poi è perfetta, anche se conti alla mano l’elettrico riduce di molto le emissioni di CO2 totali, quindi è da preferire in caso un mezzo debba essere per forza sostituito (troppo vecchio o troppo complicato o costoso da riparare), non che ci debba essere una corsa immediata nel farlo.
Tuttavia a giudicare dai commenti, mi sembra che comunque alcuni non abbiano comunque capito la differenza tra i problemi causati dalla CO2 e quelli degli inquinanti “tradizionali” e continuano a fare confusione tra i due.
che amore l’ IBIZA 1.4 TDI…. pensa che io oggi sto cercando una audi A2 con quel motore… annuncio dai 270 ai 650 mila Km… 🙂
discorso molto interessante ma troppo complesso per essere compresso in questo articolo.
ad esempio non si è fatto cenno del cambio di passo fra il ciclo di omologazione NEDc al WLTP.
(Direttore, non esitare a contattarmi se vuoi una mano a riguardo:-) )
Ad ogni modo è bello leggere anche articoli di attualità.
Ma soprattutto, essendo la CO2 un gas e tendendo esso ad occupare tutto il volume disponibile ed essendo refrattario al confinamento, le auto elettriche NON hanno nessuna possibilita’ di diminuirlo, visto che le tanto sbandierate “rinnovabili” hanno un tasso di crescita inadeguato alla sostituzione dell’energia elettrica (FV ed eolico sono quasi a palo, tra difficolta’ operative, produttive e smaltimento degli primi impianti che ormai sono arrivati a dismissione, idro arrivato al limite massimo di sfruttamento, nuke tra piu no che si’, solo la Finlandia e la Francia si sono smarcate, ma chiamarla “rinnovabile” con i suoi problemi di decommissioning e’ uno sputo in faccia ) che sarebbe necessaria alla loro ricarica, quindi l’aumento di richiesta di elettricita’ verra’ INEVITABILMENTE soddisfatto con centrali elettriche termiche (carbone, olio pesante, turbogas), che la corsa all’elettrico rendera’ ancora piu’ convenienti delle carissime e fuori mercato (gia’ ora) rinnovabili, grazie alla diminuzione del consumo di carburante.
Bonus pack, i rendimenti peraltro alti delle macchine elettriche vengono comunque mangiati dalla distribuzione, cosicche’ una turbogas che rende al massimo del suo splendore un 40% se ci mettiamo un 10% di perdite di generazione/distribuzione/stoccaggio diventa piu’ conveniente mettere il gas nel bombolone.
Quindi, grazie alle elettriche, meno inquinamento di particolato, NOx e rumore in centro, che comunque e’ un bel risultato, ma la CO2 e il riscaldamento (parliamo sempre di fottuti cicli termodinamici e un motore elettrico scalda, e anche parecchio) aumentera’ a sproposito e senza pieta’. Non esistono pasti gratis, neppure per Greta.
Grande articolo. Sono sempre stato curioso di saspere, oltre a quanto scritto, quanto costa in termini di inquinamento produrre una nuova vettura e smaltirne una vecchia. Questo perchè ho il sospetto che il minore inquinamento di una vettura nuova durante il suo ciclo di vita non possa giustificare da solo, nel caso di veicoli mantenuti efficenti e in buone condizioni, la sostituzione di una macchina vecchia con una nuova. Questo per i costi ambientali (CO2 e tutti gli altri compresi) necessari per la sua produzione e per lo smaltimento della vecchia auto. Vien da pensare, da profani, che forse la sobrietà di abitudini dei nonni che, dopo aver tenuto le auto come cose preziose per una vita intera, si decidevano a buttarle solo quando proprio non ce la facevano più, forse è la soluzione più ecologica di tutte.
La piu’ ecologica, ma la meno accettabile per i produttori di auto.
Direttore bellissimo articolo, ma mancherebbe un ultimissimo paragrafo. Cosa ha risposto alla istruttrice di Yoga ed alle fanciulle che ne avevano ascoltato la domanda?
Top articolo! Grazie!
E’ il concetto che sto cercando di far passare da anni…
Mi si rinfaccia che corro in auto in circuito, tralasciando però che io, tutti i giorni, mi muovo in bici e treno per andare al lavoro in vece che con la golf di turno.
Non dimentichiamo inoltre che, come fa notare anche Mauro, le polveri fini, tanto demonizzate sui motori diesel provengono in buona parte anche dal consumo degli pneumatici e delle pastiglie dei freni, che guarda caso si hanno su TUTTI i tipi di auto.
Articolo interessante e dettagliato. Un punto non trattato (non che si potesse esaurire tutto in un articolo solo, eh…) è quello del deterioramento del mezzo e dei dispositivi antinquinanti.
Se è infatti vero che da nuove i livelli di inquinanti emessi è simile tra diesel e benzina, è pure evidente che -probabilmente- quando un diesel (che fa anche più km all’anno, di solito) “invecchia” le fumate nere sono dietro l’angolo. Cambiare 4 iniettori spesso costa come rifare un motore e basta star dietro a qualche “incredibile ma diesel” di una decina d’anni per annusare la differenza con un benzina della stessa epoca in merito a ciò che ci fa respirare.
Si apre quindi il capitolo revisioni (chissà com’è che le auto alla revisione passano tutte, vedi l’ultimo quattroruote) che è un altro tema sconfinato.
Già la Euro 6 prevede che le emissioni siano rispettate per i primi 100’000 km del veicolo, con l’imminente Euro 7 questo requisito sembra passerà a 200’000 (un diesel 200 mila li passa serenamente, ma fisiologico che per mantenere i livelli di emissioni si debbano quindi sostituire parti costose). E pare che la stessa Euro 7 sarà quella che farà diventare i termici sconvenienti economicamente rispetto agli elettrici, che magari prima o poi inizieranno anche a scendere di prezzo.
Per non parlare del fatto che stanno finendo sotto la lente anche le nanoparticelle disperse con l’usura di pneumatici e freni (e qui pure le elettriche non scappano).
Mi sento meno un alieno a leggere questo articolo…
Riassume quello che penso da anni e cita pure le fonti. La cosa che mi fa sorridere, è che abito apposta vicino a lavoro per poterci andare a piedi o in bici. Abito anche vicino a una stazione del treno per poter andare in città facilmente… Ma quando tiro fuori il mio 1.6 TDI con 220’000km all’attivo e still going strong, il collega col SUV nuovo in leasing che ci viene a lavoro tutti i giorni mi fa notare che inquino…
Mi hai anche fatto tornare in mente la mia Seat Ibiza van aziendale col 1.9 SDI (diesel aspirato) del 2003. Andava ad aria praticamente…