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All’asta una rarissima Isdera Commendatore (una che?)

“Voglio tornare negli anni Novanta
Le disco in bolla e la gente che salta
Con il petrolio a 0,90
La tipa a novanta e la musica dance”
– altissima citazione dei Paps’n’Skar –

Si può dire che gli anni 90 furono l’ultimo baluardo del disneyano “se puoi sognarlo puoi farlo”, l’ultima epoca nella quale potevi letteralmente costruirti la tua supercar a tua immagine e somiglianza in garage o in piccola serie e provare così a scalfire le grandi corazzate Kotiomkin come Porsche e Ferrari. Volete degli esempi? Eccovi serviti: Bugatti EB110, Wiegert Vector, Cizeta Moroder V16, Dauer 962. Ma queste le conoscevate già immagino. Oggi invece siamo al cospetto di un vero e proprio unicorno, la figlia di un sogno poco ambizioso: creare un’erede della Mercedes 300SL “Ali di gabbiano”.

Ma andiamo con ordine.

Bene, cara mia generazione della crisi, se volete lavorare per qualcuno cosa fate di questi tempi? Semplice, si prende su google il primo link al cv europass, lo si compila senza un minimo di fantasia, si aggiunge “ottime conoscenza dell’ambiente Windos” (ovvero sai andare su Facebook), si manda la mail e, con calma, si aspetta, magari sacrificando un capretto con riti satanici per fare in modo che arrivi almeno una mail con un laconico “le faremo sapere”.

Bene, nel 1971 il giovane Eberhard Schulz scelse un modo inusuale per candidarsi: presentarsi in Porsche e Mercedes con una supercar costruita da lui stesso, la Erator GTE.

SBOM

Incredibile vero? Fatto sta che in Porsche vedono questo ferro parcheggiato e assumono Eberhard al reparto design senza pensarci mezza volta. Provate a fare una cosa del genere oggi e vedrete un intero reparto marketing crashare. Dopo un breve periodo in Porsche il nostro Eberhard passò all’azienda B&B di Francoforte, dove prese parte al design del prototipo CW311 che venne poi presentato al Salone di Francoforte del 1978. Piccolo particolare: come abile mossa di marketing la B&B piazzò la Stella Mercedes sulla calandra… peccato che in Mercedes non ne sapessero niente e chiesero una grossa somma per utilizzo non autorizzato del marchio.

Fu così che nel 1982 Schulz fondò la sua azienda, chiamandola Isdera. È un nome inventato? È il nome della figlia di Schulz? No, è semplicemente l’acronimo di Ingenieurbüro fur Styling, DEsign und RAcing (ufficio ingegneristico per lo stile, il design e le corse, a cui aggiungere un pratico scatarro finale). Il primo esemplare costruito è la spigolosissima Isidera Spyder ma il nostro amico ha un chiodo fisso che non è la gnagna ma riuscire a mettere sul mercato una versione stradale  e funzionante della CW311. Ci riesce con la Imperator 108i, molto simile alla CW311.

belli i fari posteriori della 190e

Prodotta in 20 esemplari tra il 1983 e il 1991, entra subito nell’olimpo delle supercar dell’epoca grazie alla carrozzeria in fibra di vetro, le portiere ad ali di gabbiano e il motore V8 5.0 Mercedes da 300 cavalli, anche se negli ultimi esemplari vengono usati motori più recenti con potenze fino a quasi 400 cv. Per costruirne una il tempo è di un anno, è totalmente artigianale e per semplificare la produzione i pezzi sono un fritto misto di parti di ricambio diverse.

Ma al nostro Eberhard il successo non basta, vuole osare e tanto. Allora si mette giù di matita e partorisce una macchina che porta il titolo onorifico dato a Enzo Ferrari: il Commendatore. Per portare un nome così “pesante” la macchina deve essere al top in tutto: design, potenza, aerodinamica, velocità. Nasce così la Isdera Commendatore 112i, presentata nel 1993

RI-SBOM


Il design fa cascare la mandibola, le portiere ad ali di gabbiano ci sono sia per entrare che per ammirare il V12 Mercedes M120 da 6 litri di cilindrata e capace di spedire 400 cavalli alle ruote posteriori passando per un volano totalmente custom e un cambio a 6 marce sviluppato da Ruf. Tutto questo per sparare i 1.477 kg della Commendatore ad una velocità massima (dichiarata) di 342 km/h nel 1993, lo stesso anno nel quale un prototipo della McLaren F1 sull’anello di Nardò fermò il tachimetro a cifra 372Km/h. Piccola nota: il motore è lo stesso che finirà sotto il cofano di un’altra supercar mitica: la Pagani Zonda S.

Andando nei dettagli abbiamo una leggerissima carrozzeria in fibra di vetro e un telaio spaceframe con telaietti in traliccio di tubi in acciaio. Le sospensioni sono derivate dalla Porsche 928 (così come i fari) con regolazione dall’abitacolo per abbassare la macchina di 8cm ad alte velocità e ridurre la resistenza all’avanzamento. Schulz era talmente fissato con l’aerodinamica (la gnocca no?) da sviluppare appositamente per la Commendatore il braccio del tergicristallo e uno specchietto superiore a periscopio invece che i classici specchietti laterali. L’obiettivo era portarla a Le Mans che in quegli anni aveva il rettilineo Mulsanne totalmente dritto e si poteva tirare come dannati. Testata in galleria del vento la Commendatore in versione stradale risultava avere un Cx di 0.306. Per fare un confronto: la Ferrari F50 ha un Cx 0.372, la McLaren F1 0.32. Non è un’auto, è un proiettile.

A questo punto vi chiederete: ma vez, perché non sono andati a Le Mans? Purtroppo la sfiga ci vede troppo bene e una grossa crisi economica colpì il Giappone dove erano la maggior parte degli investitori della Isdera (ai giappi piacciono le auto strane, a quanto pare) e questo rimase l’unico esemplare prodotto della Commendatore.

Fortunatamente un consorzio svizzero salvò la Isdera e riportò la Commendatore al Salone di Francoforte del 1999 con il nome di “Silver Arrow”, freccia d’argento. Soprannome azzeccato ma legato a Mercedes, la storia si ripete. Gli svizzeri sassarono via sia i cerchioni scomponibili BBS che il bellissimo periscopio, mettendo al posto loro dei cerchi in lega più normali e degli specchietti convenzionali (molto simili a quelli della Mercedes CLK GTR). Nel dubbio il motore era stato portato a 6,9 liti e 619 cv, per gradire.

Inoltre l’auto era fra quelle selezionabili nel gioco Need For Speed II, contribuendo a farne conoscere il nome e le forme al grande pubblico…un po’ come Ruf e Gran Turismo insomma.

Need for Speed II, tastiere fumanti, brufoli e nessun talebano del sim racing a rompere le balle

La macchina venne comprata da un collezionista svizzero che la tenne fino al 2005 quando la mise in vendita. Nel 2006 la Isdera (che nel frattempo non ha mai chiuso e ha continuato a costruire le sue auto, anzi, da poco ha presentato la Commendatore GT, una supercar elettrica) riuscì a riprendersela per riportarla esattamente come era nel 1993: cerchi BBS dorati che ai tempi erano custom, verniciatura Porsche Artic Silver, sedili Recaro con interni blu e neri e last but not least lo specchietto a periscopio.

interni della Silver Arrow sopra, quelli della Commendatore originale sotto

Quindi arriviamo a oggi, con la prima e unica Isdera Commendatore offerta all’asta da RM Sotheby’s. Come vedete dalle foto l’auto è targata in quanto fu omologata per uso stradale prima in Svizzera poi in Germania, quindi potete andarci tranquillamente in giro a far cadere mandibole. Da quando è stata costruita ha percorso solo 10.400 km, deve ancora finire il rodaggio insomma. L’asta non ha prezzo di riserva quindi ritenetevi liberi di fare la vostra offerta anche se ormai avrete capito che ci troviamo di fronte a un unicorno, un pezzo unico coevo di tante altre supercar che hanno segnato gli anni ’90, dove tutto era possibile e si andava forte senza diavolerie strane.

Sparatevi la gallery di questo ferro incredibile poi, se c’avete la grana, andate a fare la vostra offertona QUI. Ora, mentre ci pensate, rifatevi gli occhi.

 

Articolo del 21 Dicembre 2020 / a cura di Fabio Rusconi

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  • Vittorio

    Sembra la figlia bru.. cioé bella della Porsche 911 993 e una jaguar xj220, con una botta di McLaren F1. Fenomenale!

  • Vic

    Le sospensioni che si abbassano di 80 cm?
    Siete sicuri?

  • Marco Gallusi

    E come non ricordarsela da Need for Speed…

  • Luca

    Si un proiettile!

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