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5 cose da fare se per caso ti trovi una Lamborghini Huracán STO in garage
Disclaimer: per sentire come suona il V10, ci sono le storie in evidenza sul profilo Instagram di Rollingsteel
Desiderio: l’origine di questa parola è incredibilmente affascinante; questo termine infatti deriva dal latino ed è composto dalla preposizione de- e dal termine sidus, letteralmente mancanza di stelle. Il Desiderio, quindi, è sentimento di ricerca appassionata, mai del tutto appagata, si desidera sempre qualcosa che si allontana, che si sottrae inesorabilmente a noi.
Bona lè, iniziamo.
Cammino sulla spiaggia finalmente fresca nella sera. Il mio cagnolino zampetta ingenuo accanto a me, ora rincorre un’onda, ora ne scappa via impaurito. Poco più in là un granchietto sbuca da sotto la sabbia e si lancia allegro verso l’acqua. Il lento sciabordare del mare fa da sottofondo ai miei pensieri, ora ingarbugliati, ora liberi da freni e capaci di correre al ritmo della mia fantasia.
Qui, mentre lascio scorrere il mio sguardo sul pelo dell’acqua, con ancora in testa e nelle orecchie e nel cuore il folle latrato del V10 da 5,2 litri a pieni giri e negli occhi il dannato Curvone di Misano che mi arriva nei denti a oltre 230 orari e una fastidiosa vocina nel cervello che mi dice “dai, fallo in pieno se hai le palle“, non posso fare a meno di ripercorrere le ultime ore, quando Lamborghini mi ha dato la possibilità di passare 7 ore in compagnia di una Huracán STO. A me il compito di assorbire il massimo dai circa 25.200 secondi che ho potuto passare con sotto il culo la realizzazione di un sogno: se ripenso a quando nel 2016 lavoravo come impiegato in una azienda in provincia di Bologna, se penso a quello che ho passato per essere qui oggi, beh, perdonatemi, ma mi piacerebbe uscire dal mio corpo per darmi una amichevole pacca sulla spalla e dirmi bravo.
Ora però sorge un dubbio al limite del filosofico: mi vengono offerti 25.200 secondi in compagnia di una Lamborghini, come fare per sfruttarli al massimo e scendere, 25.200 secondi dopo, con la consapevolezza di non averne sprecato nemmeno uno?
È una domanda difficilissima, probabilmente ognuno di voi avrà la propria visione: c’è chi potrebbe decidere di fermarsi in un parcheggio e passare ore in contemplazione, c’è chi potrebbe decidere di fare su e giù per il lungomare “sboroneggiando” e sgasando come un matto, c’è chi si concentrerebbe esclusivamente sulla guida e sulle emozioni che solo auto di questo calibro possono trasmettere. Quella che vi riporterò oggi quindi non è altro che una personalissima lista delle “5 cose da fare in compagnia di una Huracán STO”.
0 – Scegliere la macchina giusta
È sabato, ci sono un milione di gradi e sono a Misano, ho davanti a me due Huracán STO:
una azzurra opaca con i dettagli in contrasto color argento opaco;
una viola con i dettagli in contrasto giallo, sembra una maglietta dei Lakers.
Voi quale avreste scelto? Io ho scelto la seconda, tamarra e appariscente come solo una Lambo deve essere. Ci saranno altri momenti per essere sobri.
– quanto la vuoi cafona? SI –
1 – regalare un momento speciale ad una persona importante
Al termine di Into The Wild, Jon Krakauer faceva giungere il protagonista del suo libro ad una considerazione importante: la felicità esiste solo se condivisa. Io, a questo, vorrei aggiungere che ci sono altre cose che se condivise sono meglio, le emozioni, la bellezza, la fortuna, i momenti speciali.
Bene, ritengo che possedere, anche solo per poche ore, un’auto esclusiva, tamarra, prestante, rumorosa ed eccezionale come questa Huracán sia una fortuna che sarebbe un peccato non condividere, nei limiti del possibile, con qualcuno a noi caro, per questo ho deciso di spendere una mezz’oretta del poco tempo a disposizione con la Huracán STO per regalare e condividere un momento speciale con una persona a cui tengo davvero.
Prima però devo fare una digressione, spero possiate perdonarmi, poi torniamo a parlare di auto, ve lo prometto: gli ultimi anni di feroce politically correct e di folle attenzione alle cose più inutili e frivole hanno reso solo più evidente quello che a mi avviso è uno dei più gravi tabù e buchi che esistono nella società italiana: il quasi totale non-supporto da parte dello stato a chi si trova ad affrontare i problemi legati alla terza età. Chiunque abbia avuto un parente o un genitore che ha sofferto di problematiche legate alla vecchiaia (demenza senile, malattie neurodegenerative & co.) saprà benissimo come in Italia non esista assolutamente uno “standard” operativo o un sistema di welfare reale e strutturato per aiutare sia queste persone che i loro parenti (i cosiddetti “caregiver”) che spesso si trovano completamente abbandonati a dover gestire situazioni estremamente complesse e dolorose, spesso costosissime, senza alcun concreto supporto da parte delle istituzioni e in balia del caos più totale, fra badanti che scappano e altri parenti che si fanno di nebbia (ma che, puntualmente, torneranno al momento del testamento).
Affrontare la vecchiaia di un parente, se le cose vanno male, può diventare un percorso a ostacoli difficilissimo, fatto di dolore, fatica e frustrazione. A questo si aggiunge la sofferenza di vedere una persona che ci ha cresciuti, a cui vogliamo bene e che fino a qualche anno fa viveva una vita normale, diventare man mano poco più che un neonato, obbligandoci ad assumere ruoli per i quali spesso non siamo e non saremo mai pronti e a vivere situazioni nelle quali non si può far altro che sopravvivere cercando di soffrire – e far soffrire – il meno possibile.
Dirò una cosa ovvia, ma finché ci sono e sono in salute, dobbiamo avere cura dei nostri “vecchi”, ogni momento con loro, specialmente dopo una certa età, è regalato e potrebbe non tornare mai più. E poi, non è mai troppo tardi per regalare un sorriso.
Ecco quindi che, con la Lambo under the ass ho deciso di regalare ad una mia zia ormai ottantenne (la mia parente più anziana, per fortuna ancora molto in forma) un’emozione come forse non ne aveva mai provate e che probabilmente non aveva nemmeno mai pensato che avrebbe potuto provare. Mi rendo conto che in questo momento, con questa auto, sono un privilegiato, che sto vivendo un’esperienza che moltissime persone non possono nemmeno immaginare quindi perché non condividerla? Per me è solo un momento, per lei, figlia di una vita umile fatta di lavoro e mani spaccate a mollo nei solventi, quello che sto per regalarle potrebbe essere un ricordo eterno. Anche solo per condividere la felicità di suo nipote.
Allora ho colto la palla al balzo e approfittando del fatto che lei fosse in vacanza a Miramare mi sono presentato davanti al suo albergo. L’ho “rapita” come feci con Ugo Malossi e siamo andati a fare un giro. Non ho fatto niente di che, per chi non è abituato a queste auto basta veramente poco. Sono stati pochi chilometri, una manciata di minuti, ma dio quanto ha riso, incredula, affascinata, avvolta dalla potenza e dal carisma di questa automobile. Il rumore del V10, la gente che salutava, i passanti che si fermavano a guardarci, è stata un’esperienza totalizzante, sono sicuro di averle regalato una manciata di minuti di felicità, di averla fatta sentire viva, di averle fatto battere forte il cuore nel petto, tutte cose rare quando si è sopra gli ottanta e quando per il mondo si è solo pronti per la rottamazione. Le ho fatto pensare “ehi, sono ancora viva!”
2 – Omaggiare i luoghi di culto
Quando da ragazzino venivo in vacanza a Riccione con gli amici a passare le sere a fare su e giù e di nuovo giù e su e poi ancora su e giù per Viale Ceccarini ricordo che spesso vedevo passare auto incredibili (ricordo chiaramente una Diablo GT arancione che passava spesso) che io e i regaz, abituati a vederle giusto su Need for Speed II, in un qualche film o su un giornale, guardavamo sconvolti, fra urletti, pacche sulle spalle e ormoni impazziti. Che bello che era a quell’età, quando ancora credevi fermamente che anche te, un giorno, avresti potuto essere dall’altra parte di quella barricata che solo il tempo e la vita ti faranno capire quanto sia invalicabile (specialmente se non hai il cognome giusto).
Ma non oggi. Oggi, memore di quei giorni, senza strafare, mi sono allungato sopra Gabicce Monte per omaggiare un luogo simbolo di quelle estati di tanti anni fa, conscio che, per quanto sia mezzogiorno, ci siano ottocentomila gradi e in giro neanche le lucertole, il mio desiderio lo sto esaudendo.
– scommettiamo che ora entro anche senza camicia eh? –
3 – Gustare la cucina locale
La Huracán STO può vantare un raffinato sistema di aerodinamica passiva. Il disegno della sua carrozzeria è figlio di ore ed ore passate in galleria del vento, tutto per rendere l’auto più veloce e più piantata in terra alle alte velocità, ottimizzando in maniera oculata deportanza e resistenza, due concetti che vanno sempre (fastidiosamente) a braccetto. La STO è in tutto e per tutto un’auto da pista e quando il nemico è il cronometro ogni singolo dettaglio conta. Fra tutti i particolari aerodinamici che caratterizzano questa versione della Huracán il più appariscente è sicuramente l’alettone posteriore, completamente in fibra di carbonio e regolabile su tre posizioni a seconda del carico che si vuole ottenere.
Tutto molto bello, ma se è vero che in Romagna anche gli dei mettevano in pausa la loro dieta a base di nettare e ambrosia per passare alla ben più gustosa piadeina, chi sono io per non omaggiare questa millenaria tradizione? Risposta: nessuno. E quindi piadeina sia.
– e la galleria del vento MUTA. E poi così non sbriciolo in macchina –
P.S. Allo staff del Chiosco Giardino ho dato “diesci“!
4 – Fare una spesa oculata e rispettosa del portafogli
Pensata come auto da trackday per ricconi dal piede pesante e velleità agonistiche, la Huracán STO paga lo scotto di avere pochissimo spazio a bordo per ammenicoli e masserizie varie. C’è giusto un piccolo vano portaoggetti davanti al passeggero dentro cui ci sta poco o niente e un piccolo spazio dietro i sedili, tutto senza retine o appigli per evitare che la roba se ne vada in giro nelle curve a più alto carico di G laterali. D’altronde hai voluto la bicicletta? Bene, pedala. La STO è una macchina da trackday in tutto e per tutto, se vuoi andare all’Ikea ma non vuoi rinunciare ad un mezzo veloce puoi prendere la Forester STi mentre qui, mi spiace, ti tocca scegliere molto bene gli articoli da far passare alla cassiera.
– rimaniamo umili –
Già aprire il cofango anteriore (cofano + parafango) è un po’ una menata e sarebbe consigliato farlo in due, uno per lato, ma una volta fatto lo spazio a disposizione è al limite del ridicolo.
A questo punto però voglio aprire una parentesi proprio sul cofango, a mio avviso una delle caratteristiche in assoluto più fighe di questa macchina e che da sola vale tantissime segh buona parte del prezzo del biglietto. Sarà infatti che da bimbo passavo ore ed ore con il modellino Bburago della F-40 ad aprire e chiudere i due cofani e che ho sempre trovato estremamente eccitante e spudoratamente racing il fatto che la macchina si “scomponesse” nei suoi pezzi, avere oggi per le mani un’auto con questa caratteristica mi fa letteralmente sbrodolare.
Ho sempre amato i mezzi determinati e decisi e mal sopportato quelli mediocri che cercano di accontentare tutti. Ecco, con questo cofango e il ridicolo spazio che si nasconde sotto ad esso Lamborghini ha esaurito le mie voglie di Gruppo C, di F-40 e di determinazione, grandissimi, per me, scelta azzeccatissima. La STO vuole essere racing e lo è, ottimo.
5 – infine, GODERE, godere fortissimo
La notte prima del mio incontro con la Huracán ho faticato a dormire. Troppe emozioni e sentimenti si affollavano nei miei sogni per permettermi un riposo sereno. Perché questa non è solo “una macchina veloce” o una sportiva, qui si entra nel territorio delle esperienze. Non andate da Cracco perché avete solo fame, non scegliete una Lambo per fare solo da A a B magari in velocità. No, questa è in tutto e per tutto un’esperienza totalizzante, capace di prenderti, assorbirti, scombussolarti e, a fine giornata, risputarti fuori incredulo e con la necessità di cambiare pannolino. Un’auto del genere ti concede di vivere momenti esclusivi che poco hanno a che fare con il suo essere un’automobile: vederla nel parcheggio che aspetta TE, gestire la gente che ti salta addosso impazzita chiedendo foto, selfie, che lavoro fai per avere questa macchina… addirittura alcuni, i più sfrontati, che ti chiedono di salire a bordo per farsi fare una foto. Sono sicuro che alla lunga ci si abitua a tutto e che per molte persone tutto questo è normale, sono anche sicuro che dopo un po’ si smette di trovare divertente la gente che impazzisce quando in realtà si vorrebbe solo essere lasciati in pace a godere della propria vita ma per me, con poche ore a disposizione, era fondamentale provare il “pacchetto Huracán” al completo.
Poi arriva il momento di guidare, ed è qui che la Huracán diventa molto meno speciale di quanto si possa pensare. Aspettate, prendete questa frase con le pinze e andate avanti che mi spiego. Passati infatti i primi kilometri, prese le misure con un motore che ne ha TANTISSIMO, la Huracán svolge il suo compitino di automobile con una diligenza del tutto inaspettata, specialmente da una Lamborghini, famosa nel mondo per le sue auto selvatiche, artigianali e speciali. No, sulla Huracán tutto funziona alla perfezione, la posizione di guida è distesa ma non sacrificata, l’aria condizionata ci prova e ci riesce, la visibilità in avanti e ai lati è ottima, gli specchietti laterali inquadrano tutto quello che devono inquadrare e, una volta presa la misura con la posizione particolare di alcuni comandi (esempio le frecce, poste sul volante con un comando tipo scooter),
ci si trova a scivolare nel traffico con quella che, DA DENTRO, sembra una “normale” sportiva. Molto veloce ma comoda, affabile e gestibile. A ricordarvi però che siete su un mezzo speciale ci pensa la vista dallo specchietto retrovisore che, a giudicare da quel che si vede, potevano anche non montarlo e risparmiare qualche grammo in uno dei punti più alti della macchina,
più una marea di altri dettagli che da soli valgono il prezzo del biglietto, su tutti gli spaventosi interni completamente in Alcantara, le cartelle delle portiere in fibra di carbonio con le fettucce rosse per aprirle e la totale assenza di spazi portaoggetti: sei qui per guidare, punto.
(in tutto però c’è un dettaglio che mi ha fatto un po’ storcere il naso: l’airscoop è finto. Dalla presa sul tettuccio entra aria che va “dispersa” nel vano motore al posto di alimentare un airbox come sulle auto da gara a cui questa si ispira (STO =Super Trofeo Omologata). Un peccato assolutamente veniale, ma già che c’erano potevano farla ganza fino in fondo).
Tuttavia non bisogna farsi trarre in inganno perché se è vero che con la Huracán potrebbe andare a fare la spesa anche la casalinga di Voghera (dai, quasi), la verità viene fuori iniziando a guidare sul serio, tanto su strada (dove e quando si può) quanto in pista, situazione nella quale la macchina si esalta e tira fuori tutta la sua determinazione.
Seguendo i consigli degli autoctoni, dopo aver finito di fare l’asino davanti al discount ho deciso di andare a fare un giro lungo la bellissima strada panoramica che unisce Cattolica con Pesaro, famosa per i suo scorci mozzafiato, per l’asfalto bello liscio, per i ciclisti (ATTENZIONE) e perché proprio su questa strada si narra sia nata la leggenda di un giovane Valentino Rossi.
– poi mi sono cambiato il pannolino –
Qui, curva dopo curva, osando sempre di più, allungando sempre di più, staccando sempre un po’ più in là, facendola prima all’andata e poi al ritorno per poter iniziare a memorizzare curve e autovelox ho potuto godere di un’esperienza di guida semplicemente sensazionale, forse una delle più intense della mia vita.
Stereo spento, finestrini aperti, ventola del condizionatore al minimo che non sopporto quel FSSSSSSS costante, cambio rigorosamente in modalità manuale e un culo incredibile nel non aver quasi mai trovato traffico o biciclette (d’altronde, lo ripeto, c’erano ottomila gradi, giusto un ciclista masochista potrebbe pensare di avventurarsi su di qua con questo clima), lungo quella strada sono stato spettatore, attore e regista di uno straordinario concerto meccanico e sensoriale, con il V10 ora roco e dimesso, poi grosso e corpulento e, finalmente a pieni giri, pronto a farsi sentire a centinaia di metri di distanza grazie al disperato latrato sordo tipico di questo particolare frazionamento. Ad ogni minima flessione del gas corrisponde un rumore diverso, mai uguale e mai scontato, lo stesso avviene in rilascio, con tonfi, ciocchi e bussi a profusione. Passando da una curva all’altra, percorrendo i pochi metri che le separano con il motore in pieno, se si riesce a rimanere nel folle territorio compreso fra i 5.000 giri e il limitatore a oltre 8.000 si entra in un iperspazio fatto di concentrazione totale, rumore, grip e una miscela di sensazioni che possono seriamente provocare dipendenza. Tiro una seconda, pelo la leva di destra fissa con il piantone e innesto la terza, curva, frena, leva di sinistra, scalo in seconda, il motore sale di giri rabbioso e gli scarichi crivellano lo spazio di scoppi e borbottii a pelare gli alberi a lato strada, a centro curva, con il volante che rimane sempre un po’ troppo leggero e un filo artificiale ma sempre preciso e comunicativo, torno sul gas progressivo e sfrutto l’enorme trazione data dai giganteschi pneumatici posteriori Bridgestone e del differenziale posteriore autobloccante a controllo elettronico, semplicemente magico nell’assecondare i tuoi più bollenti spiriti, per venire lanciato verso la curva successiva. Di nuovo a pieni giri, terza, boom da dietro, il motore allunga di nuovo ed è già tempo di attaccarmi ai poderosi freni. Così, in una continua danza proibita fra la seconda e la terza, fra il gas e il freno, fra il silenzio e la gloria meccanica urlata ai pochi presenti, con la Huracán STO sono entrato in sintonia, guidando, divertendomi e assaporando un’esperienza al limite del mistico.
– il riposo del guerriero –
Se esageri l’elettronica taglia e ti protegge, se invece riesci un po’ a capire come funziona e torni sul gas quel minimo per far scivolare l’auto, questa invece ti concede un po’ di libertà, permettendoti di lasciare che il retrotreno allarghi quel filo da dare 5-10° di controsterzo nel massimo della sicurezza e con la chiara percezione che non hai fatto nulla di pericoloso e che tutto era sotto controllo. È incredibile il lavoro fatto da Lambo con la Huracán STO: hanno fatto un’auto da trackday ma senza perdere di vista il divertimento al volante e il piacere di guida, due concetti che spesso non vanno a braccetto con quello di “auto da corsa”: a differenza di una GT3 RS che su strada potrebbe diventare troppo faticosa e impegnativa, la STO non è mai troppo rigida, troppo severa e non dà nemmeno mai l’idea di volerti uccidere. Certo, devi sapere bene quello che fai ma nel momento in cui prendi confidenza lei non diventa l’amante maledetta pronta a rovinarti la vita ma la fidanzata che amerai per sempre, quella che si prende cura di te, che ti vuole bene e che vuole il meglio per te e che ti prepara il brodino quando hai il raffreddore. Solo che qui la fidanzata in questione è Julia Roberts e te sei solo un cazzone avariato anonimo libraio che non crede ai suoi occhi.
– È stato bello conoscerla. Surreale, ma bello! (cit.) –
Il motore aspirato, a dispetto della cilindrata cospicua, è sempre estremamente pastoso e lineare nel suo erogare la potenza. Non che non sia rabbioso anzi, gli ultimi tremila giri fanno PAURA ma la regolarità con cui la curva di coppia viene percorsa permette di avere un controllo totale sul motore e sulle “botte” che arrivano al telaio, alle gomme e a te che se seduto a dieci centimetri dall’asfalto, il tutto mettendoti nella condizione migliore per sfruttare il pacchetto divertendoti senza prendere dei rischi. A differenza della Aventador che fra la spinta MOSTRUOSA del suo motore e le dimensioni dell’auto ti lascia con l’idea che nel mondo non esista abbastanza spazio per lei, con la Huracán STO si riesce a sfruttare in maniera adeguata ogni centimetro di asfalto tanto l’auto è controllata e confidente; per il tipo di erogazione, di precisione e semplicità dell’auto e purezza delle risposte che trasmette, trovo che questa auto sia paragonabile ad una grossa Lotus Elise. Molto più veloce, molto più costosa, molto più tamarra ma, come concetto di auto, parecchio simile. Questa Huracán non è “solo” una Supercar ma una vera auto sportiva dedita alla guida con cui andare all’attacco del proprio passo montano quasi come se fosse una 106 Rallye. Per come si muove sulle sospensioni, per quanto comunica con il pilota, per come l’intero autotelaio si muove alleggerendo il gas in ingresso o scivolando leggermente in uscita, per come diavolo frena (NOTA: al mondo esistono due auto con questo impianto, la Huracàn STO e la McLaren Senna, giusto per capire il livello), questa è l’estremizzazione verso l’alto di auto molto più normali ma veramente sportive come le Golf già citate Elise, 106 Rallye, MX-5, Integra Type-R e compagnia cantante. Il tutto lasciando dietro di sé solo occhi increduli e lontani echi di una gloria meccanica che ora che è pronta al pensionamento in favore di un motore più piccolo e probabilmente sovralimentato, posso dirlo, ci mancherà da morire.
Ora, qui su questa spiaggia, passata indenne la giornata e goduto del momento più bello che può accadere quando ti danno in prova auto del genere (ovvero quello in cui la riconsegni e tutto è perfetto “grazie mille, spritz?”) non posso non ripensare al sottile nastro d’asfalto che separa il blu infinito del mare dalle montagne della Riviera, quel tortuoso nervo di passione, quel vellutato nastro d’asfalto che ha fatto da sottofondo alla mia breve ma intensa storia d’Amore con la Huracán, estrema e goduriosa ed tremendamente efficace in pista quanto a suo agio su strade come queste, che ho sempre trovato divertenti con auto più piccole e “pure” ma che con questo ferro immenso è diventata un percorso dentro me stesso. Un percorso nato diversi anni fa quando decisi che era il momento di scegliere se vivere o subire la vita, diventato prima una curva seduto accanto al proprietario di una S2000, poi un’altra al volante di una Saxò VTS, poi un rettilineo divorato al soffio del turbo di una Megane RS, una staccata facendo fischiare l’impianto di una Renault Clio V6, poi un’altra curva rabbiosamente di traverso con una strepitosa Giulia Quadrifoglio e infine una sosta a lato strada ammirando, nelle forme di questa Lamborghini che sembra sia stata configurata da una fan dei Lakers quello che rollingsteel è diventato.
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Grazie a tutti, grazie a Lambo per questa occasione ma, più di ogni altra cosa, grazie per fare auto del genere.
P.S. Finale: avrei voluto scrivere anche dell’esperienza in pista ma rischiava di diventare troppo lungo e credo che la vera sorpresa di questa auto sia quanto sia confidenziale e divertente su strada piuttosto che il suo essere dannatamente efficace e veloce in pista, situazione nella quale lei si esalta e io invece devo iniziare a fare i conti con i miei limiti: arrivare al curvone di Misano ai 230 in quinta piena, lascia stare che ti dicono che si può “tranquillamente fare in pieno”, ve lo garantisco, mette addosso molta ansia. Anche perché usciti dal curvone (se fatto in pieno), ci si ritrova alla curva dopo ai 245, roba che bisogna sapere benissimo quello che si fa e non ci si deve spaventare se l’auto diventa viva sotto il proprio culo. Insomma, in pista con la Huracan STO ci si avventura in una dimensione parallela nella quale si può veramente pensare di andare all’attacco del cronometro a patto però di essere piloti veri. In caso contrario ci si ritroverà per le mani un’auto estremamente efficace, divertente e maledettamente veloce, ideale per partecipare ai trackday e menarne parecchi.
– Le macchine vanno USATE. Come al solito l’ora esatta è offerta da HTD Watch –
Grazie per avermi chiarito la cosa dell’airscoop: ho sbavato sopra ad una sto sabato scorso ed ero rimasto perplesso ed incuriosito da quel dettaglio.
Comunque va bene anche cosi, eh…
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#auto
11 Maggio 2020Di Il direttore
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Grazie per avermi chiarito la cosa dell’airscoop: ho sbavato sopra ad una sto sabato scorso ed ero rimasto perplesso ed incuriosito da quel dettaglio.
Comunque va bene anche cosi, eh…
Tra gli articoli più belli, se non il più bello in assoluto!… Con una vena di malinconia che va oltre la solita recensione.
Bravo Direttore! Bell’articolo, dove il lato umano e quello sborone convivono benissimo
Meno male che facesti quella scelta
Il colore è azzeccato DI BRUTTO.
Per il resto è un’astronave su 4 ruote immagino.
Bell’articolo come sempre Direttore 🙂
Direttore, Robert Pirsig ti fa un manico
Grazie, Direttore! Per l’articolo, per la storia, per le emozioni…