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A palla con l’Hawker Hunter attraverso il Tower Bridge

1968… ah che anno!

In tutto il mondo c’era una gran voglia di fare casino e molti giovani sono stati protagonisti di un periodo storico fondamentale per gli equilibri internazionali dei decenni a seguire, una fase così importante da aver preso il nome dell’anno di massima espansione del dissenso sociale, il Sessantotto, scritto così come si dice.

Il casino, ovviamente, non era fine a sé stesso. Negli Stati Uniti le proteste contro la Guerra del Vietnam furono la gatta da pelare più grossa per l’amministrazione Johnson: migliaia di soldati americani furono mandati a farsi impallinare dai Vietcong in mezzo alla giungla con risultati a dir poco scandalosi che culminarono con la prima vera sconfitta americana del 21° secolo, il tutto per il solito tentativo di colonialismo mascherato da lotta al comunismo ed esportazione della democrazia.

– 1968, una delle foto iconiche della Primavera di Praga. Cavalcare i carri armati sovietici era uno spasso –

Dall’altro lato della Cortina di Ferro non è che le cose andassero meglio. I paesi europei del blocco sovietico stavano cercando di occidentalizzarsi e questa nuova presa di coscienza liberale era un’emorroide che si gonfiava sempre di più nel sedere del presidente turboleninista Podgornyj, che invase la Cecoslovacchia (rea di aver fatto riforme democratiche) causando nient’altro che un’ulteriore accelerazione del processo di desovietizzazione degli stati di confine.

Nel mezzo c’era la cara vecchia Europa filoatlantica, quella che guardava in modo nervoso sia a destra che a sinistra senza rendersi conto che davanti ai suoi occhi la gente scendeva in piazza per difendere i diritti delle donne, la dignità degli operai e la libertà delle minoranze. In tutta questa confusione, controculture come la beat generation, gli hippies e i movimenti sociali stavano facendo andare di matto i governi che non riuscivano a capire come affrontare il più rapido e concreto cambiamento della società dell’intero secolo.

– Gli hippies vestivano di stracci, scopavano come conigli, si facevano di continuo, non lavoravano e vivevano nei furgoni… ma avevano anche dei difetti –

Scusate il pippone geopolitico, ma è necessario per capire perché un esperto e stimato pilota inglese di Hawker Hunter ha spento la radio e ha sorvolato Londra a quota bassissima terminando con un passaggio ad alto rischio attraverso il monumentale Tower Bridge. Ci arriveremo per gradi.

Il soggettone si chiama Alan Pollock, entrato nella Royal Air Force nel ’53 e autore di una rapida scalata gerarchica grazie al dispiegamento in missioni sia in Germania che in Asia, prima come pilota di de Havilland DH.100 Vampire e poi di DH.112 Venom, entrambi caccia a reazione con doppio trave di coda dal look squisitamente british e dal palmares del tutto trascurabile.

In pochi anni, il nostro Pollock arrivò a far parte del 1° Squadrone, il gruppo di volo più antico e decorato della Royal Air Force composto da piloti scelti fra i migliori dell’aeronautica inglese. Alan non era forse il primo della lista, ma neanche l’ultimo degli stronzi: per tutti era un pilota eccellente e uno stimato collega, sempre pronto a rappresentare lo stemma e difendere la corona.

– Il de Havilland DH.100 Vampire, costruito in legno, metallo, rivetti, sputi e bestemmie –

Il 32enne aspettava con ansia i preparativi per il cinquantennale della RAF del 1968, voleva celebrare nel migliore dei modi l’aeronautica del suo Paese e la notizia del taglio di budget proprio all’inizio dell’anno l’ha fatto litigare spesso con i suoi diretti superiori. Secondo Pollock il 1° Squadrone (dotato di Hawker Hunter FGA.9, fiore all’occhiello dell’aviazione dell’epoca) avrebbe dovuto sorvolare Londra in parata, ma i costi extra e numerose beghe politiche interne non avrebbero mai dato il permesso per un display di questo tipo.

– L’Hawker Hunter della RAF sembra una lucertola ponta a saltare addosso alla preda di turno –

Il 5 aprile ’68, dopo l’ennesimo litigio in ufficio, Alan salì sul suo Hawker che, insieme all’intera squadra, avrebbe dovuto fare un volo di spostamento dalla Contea di Norfolk all’aeroporto di Tangmere, nel Sussex. Con le palle gonfie come aeronavi e l’umore color prugna, decollò in formazione con i colleghi. La malsana idea non ci mise tanto a maturare nella testa di Alan: staccò la radio e finse di avere un problema audio, avvisando tramite trasmittente ai suoi compagni che avrebbe lasciato la formazione per tornare indietro, ma invece di seguire la stessa rotta al contrario puntò dritto verso la capitale.

– Tipica comunicazione non verbale fra compagni di formazione quando si presenta un problema radio. Pollock utilizzò lo stesso linguaggio in codice, probabilmente. Foxtrot Uniform Charlie Kilo Yankeee Oscar Uniform-

Non si trattava di certo di uno schizzo del momento, Alan quell’idea l’aveva lentamente coltivata nei giorni precedenti, ma avere la freddezza e il coraggio di metterla in pratica erano un altro paio di maniche. Con il cuore a mille scese di quota e appena vide la città all’orizzonte decise di tirare fuori dalla tasca una mappa stradale di Londra e seguire il percorso del fiume Tamigi.

Non so se ci siamo capiti, stava volando sopra i ponti mentre sfogliava il cazzo di Tuttocittà per orientarsi. Manco fosse un vecio che va a messa su una Punto 1.2 EL.

“Era fondamentale per la RAF celebrare un così importante evento in aria, non in aeroporto. Volare su Londra sarebbe stata un’esperienza unica, non mi importava se poi avrei dovuto renderne conto alla Corte Marziale” disse il nostro eroe del giorno in un’intervista, dopo molti anni dai fatti.

Ora immaginatevi lì, a bordo di uno dei più bei caccia del dopoguerra, mentre guardate il Big Ben avvicinarsi rapidamente nel silenzio radio assoluto, con la vista del Tamigi sotto di voi, i double decker che costeggiano il fiume e quella sensazione di aver mandato a puttane in 5 minuti un’intera carriera da brillante pilota dell’aeronautica, la cosa che più di tutte ha dato senso alla vostra vita.

Adesso invece provate a mettervi nei panni del comandante che viene avvisato dal radarista: “Signore, Pollock ha un problema radio, ha lasciato la rotta stabilita e sta puntando a bassa quota verso il Parlamento”

– Sta puntando verso dove? –

Ma Alan era freddo e sobrio, sapeva bene come pilotare quel gingillo e una volta arrivato sopra Westminster sapeva di aver spazio e potenza per poter fare un numero di virate strette sopra l’edificio. Quello che non aveva calcolato era la presenza della Millbank Tower, grattacielo di recente costruzione e sede delle Nazioni Unite.

Due calcoli a mente e fottesega, Alan girò stretto attorno anche alla torre con il turbojet a canna e G elevatissimi per risultare poi abbastanza vicino al Parlamento da far sentire l’urlo lancinante del Rolls-Roys MK207 a tutta spinta. L’Hunter non era soltanto un caccia transonico terribilmente sexy e dalle linee pulite e morbide, ma anche un apparecchio che faceva un casino infernale.

Lo scopo principale di Alan era proprio quello di andare a disturbare i capoccioni del Governo inglese, perché se quel giorno non ci sono state manifestazioni di alcun tipo per celebrare il cinquantennale della sua amata RAF, la colpa era soprattutto dei tagli al budget militare che i politici hanno forzatamente fatto accettare all’arma.

“Ho spinto giù e ho pensato solo a fargli sentire un po’ di casino, solo dopo poi ho scoperto che proprio in quel momento il Parlamento stava eseguendo un’interrogazione sul problema dell’inquinamento acustico”. Coincidenze che mandano l’epicità alle stelle.

– Westminster, sede del Parlamento inglese, immaginate l’Hunter che gira attorno alle torri spaccando i timpani a tutti –

In quello stesso momento nell’edificio del Ministero della Difesa il maresciallo della RAF Sir John Grandy si spaventò per quel boato e corse alla finestra per guardare il cielo. Il veterano di guerra e pilota di Spitfire Wilfred Duncan Smith dovette subito correggerlo: “no capo, deve guardare giù”.

Dopo qualche giro a palla attorno a Westminster, Alan avrebbe voluto puntare al target successivo: andare a far cacare sotto la gente volando radente su Downing Street, in corrispondenza del n.10, casa del Primo Ministro (Harold Wilson nel ’68), ma non riuscì a trovare i riferimenti sulla mappa stradale e dovette desistere. Identificare a vista il percorso era impossibile (questa cosa del Tuttocittà sull’Hawker mi fa andare in brodo di giuggiole).

– Il cockpit dell’Hunter sembra il cruscotto di una BMW Serie 5 dopo un’incursione di individui dell’Est in cerca di metalli preziosi e grondaie –

Sostanziamente era finita lì, la ragazzata era stata compiuta e in maniera eccellente, non c’era altro da fare che riprendere il percorso del Tamigi e uscire dalla città in direzione della base di arrivo e dell’incognito destino che l’avrebbe aspettato. Hungerford Bridge, Waterloo Bridge, Blackfriars Bridge, Southwark Bridge. Un ponte dopo l’altro, a velocità non troppo esagerata ma a quota decisamente bassa, fino a quando non si trovò di fronte la sagoma dell’imponente Tower Bridge.

Oh cazzo, il Tower bridge non l’aveva messo in conto. “Improvvisamente mi guardava dritto in faccia. Non ricordavo fosse lì! Avrei potuto tranquillamente passarci sopra, ma mi sono sentito troppo tentato dall’attraversarlo”.

– Il Tower Bridge in una visuale molto simile a quella che ebbe Alan Pollock dal canopy dell’Hunter. Come si può resistere alla tentazione di passare lì in mezzo? –

Per chi non l’avesse mai visto (ignoranti), si tratta di un ponte mobile molto particolare che si apre al centro per permettere il passaggio delle navi. Ha due torri in stile vittoriano davvero grosse alle estremità e una struttura di irrigidimento funge da passaggio pedonale coperto nella parte superiore fra i due edifici. In questo specifico caso ha rappresentato il limite superiore del target che per il nostro caro Pollock era diventato improvvisamente più eccitante del culo di Brigitte Bardot.

Troppo poco tempo per pensare, troppa voglia di farlo. Pollock chiuse gli occhi e imbucò il ponte.

“Mentre passavo sotto la struttura, cercando di tenermi il più lontano possibile dalla strada, per un millisecondo ho pensato al timone di coda e a quanto vicino fossi a toccare, avrei potuto causare un disastro”… ma per fortuna l’aereo scivolò rapido e liscio come un litro di 10W50, facendo sussultare il ponte e cadere i ciclisti che se la sono fatta sotto dalla paura. Nessuno (per fortuna… o bravura del pilota) riportò conseguenze diverse da un forte fischio nelle orecchie.

Ora era davvero finita, Alan aveva messo la ciliegina sulla torta gusto merda del suo licenziamento e poteva tranquillamente puntare verso la base aerea del Sussex per ricongiungersi con gli altri aerei dello squadrone. Conoscendo il suo destino, decise di passare sopra le basi di Wattisham, Lakenheath e Marham in volo rovesciato a circa 60 metri dal suolo… così, de botto, senza senso.

– Formazione di Hunter per photoshooting di rito. Quanta meraviglia –

Una volta atterrato si sincerò di bruciare la mappa di Londra per cancellare l’unica prova di premeditazione del reato e chiamò la suocera: “può essere che ci saranno problemi per me nei prossimi giorni”. Questa si che è british attitude.

I problemi arrivarono immediatamente, ma l’epilogo fu tutt’altro che scontato. Un’ora dopo l’atterraggio a Tangmere Pollock era già agli arresti e la Corte Marziale era l’unica soluzione che venne presa in considerazione nelle fasi iniziali del fermo. Spogliato di divisa e gradi ricevette un’enorme ondata di supporto dal popolo e dalla stampa inglese, che si schierò dalla sua parte. La compagnia aerea nazionale BOAC inviò una cassa di birra al domicilio di Pollock e sei membri della Camera dei Comuni si espressero in sua difesa in Parlamento.

– Un giovane Alan Pollock seduto su un serbatoio subalare, con dedica. Aveva già la faccia di quello che l’avrebbe messa nel c… a tutti, un giorno-

L’eco mediatico della “bravata per una giusta causa” del pilota – e il fatto che non abbia fatto danni, altrimenti la cosa sarebbe stata ben diversa – ha in breve tempo ribbaltato la situazione e la Corte Marziale sparì dalle bocche dei capi della RAF. Non era più possibile condannarlo o ci sarebbe stata una vera insurrezione popolare.

Pollock fu quindi mandato in congedo per malattia senza poter prendere parte al dispiegamento in Sudafrica, ma rimanendo comunque all’interno del 1° Squadrone e proseguendo la sua vita da pilota negli anni a seguire. Nel 1982 fu definitivamente esonerato da qualsiasi responsabilità per l’incidente del Tower Bridge e nel centenario della RAF del 2018 venne finalmente organizzata la parata aerea sopra Londra, in presenza di un raggrinzito ma felice Alan Pollock, con tutti gli onori del caso.

Se non fosse stato il Sessantotto, forse le conseguenze per lui sarebbero state parecchio diverse. In un periodo di forti rivoluzioni sociali e dissenso brulicante, i politicanti erano terrorizzati dall’andare contro la volontà del popolo e tutte le persone del pianeta riuscivano a unirsi ed esercitare potere sulla classe dirigente tramite proteste e rivoluzioni.

L’aria di ribellione che permeava tutto il territorio europeo ha influito parecchio nella decisione di Alan di staccarsi dalla formazione e manifestare sopra Londra, così come ha spinto migliaia di inglesi a urlare il proprio supporto per il pilota disobbediente, placando di conseguenza qualsiasi decisione della Corte Marziale.

Erano altri tempi, era un’altra società e c’era voglia di ricostruire il mondo dopo 60 anni di abusi (e due guerre distruttive) da parte dei potenti, che continuavano a giocare a scacchi con il destino di intere nazioni. Sappiamo che tutto questo ha portato nel giro di un ventennio alla caduta del Muro di Berlino, a nuovi equilibri internazionali e maggior benessere in occidente.

Hard times create strong men.
Strong men create good times.
Good times create weak men.
Weak men create hard times.

Che sia arrivato il momento di ricominciare il ciclo?

Articolo del 22 Dicembre 2022 / a cura di Michele Lallai

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  • Giorgio

    Fantastico!!!!! A quando il bis?

  • Enrico

    Sei un grande.
    Hai messo Tuttocitta’ 1968 in cabina all’ Hunter….
    Ma Pollock aveva un T7 biposto?

  • Deni Fier

    buongiorno. a proposito del DH100 Vampire…
    QUELLI DEL VAMPIRO – Storia di una rinascita
    Autore: Gianfranco Sardeo
    Codice ISBN: 88-456-1417-0
    https://www.campanottoeditore.com/home.php

  • Pigi

    È molto bello birra al fresco eh

  • FALCO13

    “Torre chiedo l’autorizzazione per un passaggio radente …”
    “Negativo Pollock, il Parlamento è impegnato …”

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