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Apollo I-XVII: li conoscete tutti? – Prima Parte

God speed the crew of the Apollo 1

Il lettore di Rollingsteel – noto come rollingsteeler – è un po’ di tutti i tipi, qualcuno è fissato di macchine, qualcuno di aerei, qualcuno di navi, qualcuno di astronavi e qualcuno di tutti (presente!).

Non credo di poter dubitare nemmeno per un secondo che tutti voi conosciate almeno l’Apollo XI, quello che ha raggiunto per la prima volta la Luna, ma gli altri? E quante volte ci siamo stati su sto benedetto satellite?

Spoiler: sei volte, dodici uomini.

Probabilmente per chi è già esperto in materia questo articolo non porterà grandi novità, ma personalmente quando ho iniziato ad approcciarmi alle missioni Apollo ho sempre faticato un po’ a districarmi nella numerazione NASA che va da I a XVII, con salti misteriosi.

La verità è che l’intera magnificenza del Programma Apollo può essere apprezzata, anzi goduta, perché qui si gode e non solo si “apprezza”, solamente contemplandola dall’alto, vedendo il chiaro disegno che passo dopo passo porta, dall’accendere un motore incastonato in un pilastro di cemento, a due persone a che lavorano sulla Luna per tre giorni con la loro automobilina Boeing.

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Innanzitutto chiariamo che la definizione esatta è “programma” e non “progetto”, nel project management classico il “progetto” è un qualcosa di complesso con un obiettivo definito che richiede un certo livello di coordinamento, mentre il “programma” è un insieme strutturato di “progetti” concatenati per raggiungere un obiettivo più ampio e complesso di quello che può rientrare in un singolo progetto.

Un minimo di approccio didascalico è necessario, anche perché la stragrande maggioranza delle tecniche tradizionali di project management “Waterfall approach” sono state inventate e codificate proprio nell’ambito del Programma Apollo ed è giusto rendere un minimo di onore anche a coloro che hanno tenuto insieme e coordinato la baracca mentre decine di migliaia di ingegneri mettevano in rampa il nostro suppostone con tutto quello che c’è dentro.

Premessa per i nerd bacchettoni della materia: la NASA aveva una numerazione interna e una pubblica per ogni missione, in questo articolo guarderemo solo a questa seconda categoria, anche perché sinceramente mi si fonde il cervello quando mi addentro nella cosa.

Premessa per il direttore: è impossibile stare in un solo articolo, dovrò farne due.

Premessa per terrapiattisti e negazionisti: statevene zitti che fate brutta figura.

Premessa per tutti: il sottoscritto venera il SATURN V come un divinità tecnologica, quindi è scritto maiuscolo e non si discute, ho riparato lo shift dopo l’articolo sui suoi motori.

E allora che dite partiamo dal I? La fate semplice voi, il primo è sciaguratamente il più complicato, ma soprattutto il più triste.

Apollo I (1967)

Si tratta di una denominazione postuma assegnata per onorare la memoria dei tre astronauti Grissom, White e Chaffee morti in un tragico incidente mentre facevano un collaudo a Terra in vista di quella che doveva essere la missione AS-204. Iniziamo allora con lo sbobinare questa nomenclatura: AS204: Apollo Saturn 204 dove Apollo è il Programma, Saturn il missile in uso, il 2 indica che siamo nei test del Saturn IB e il 4… dai questo è facile, quarta missione.

Ora torniamo dai nostri astronauti: sono lì che provano la capacità di Saturn IB di funzionare sulle sue batterie, completamente scollegato dai cordoni ombelicali (plugs-out test), il comandante Grissom ha appena finito di sacramentare che non è possibile pensare di andare sulla Luna se non riescono a parlare tra tre edifici, quando scoppia un incendio. L’atmosfera nella cabina è 100% ossigeno e la pressione interna è superiore a quella atmosferica, le fiamme divampano e in pochi secondi sciolgono i tubi di respirazione degli astronauti, apparentemente morti per soffocamento e non carbonizzati. Dramma nel dramma i tre hanno cercato di uscire, ma il portellone si apre verso l’interno e l’ambiente è pressurizzato, nulla da fare.

Le mogli degli astronauti morti chiedono alla NASA che i tre possano avere il loro Apollo ed ecco il nome Apollo I.

– AD ASTRA PER ASPERA, AGLI ASTRI ATTRAVERSO LE ASPERITÀ  –

Dopo questo incidente il Direttore di Volo Gene Kranz fa un discorso ai suoi: da quel momento sarebbero stati “Tough and Competent” (da tradurre Responsabili e Competenti) e non avrebbero più perso astronauti. Questa nuovo filosofia, applicata nei fatti, salverà l’equipaggio di Apollo XIII.

Estratto del discorso “Tough And Competent”

L’impressionante immagine di ciò che resta del seggiolino di Grissom

AS-201 (1966)

Ricorderete che Apollo I avrebbe dovuto essere AS-204, quindi quando l’AS-201 ha volato, la tragedia non era ancora avvenuta. L’AS-201 è stato lanciato quindi con questa denominazione e solo successivamente si è pensato di dargli la denominazione ufficiosa di Apollo I-a, anche la cosa resterà arenata in circolari interne alla NASA.

Nei fatti l’AS-201 è un bel Saturn IB spedito in volo sub-orbitale per testare il CSM (cioè il modulo di comando, quello dove stanno gli astronauti). Non va tutto liscio, ma i test si fanno per quello e comunque il CSM torna a casa.

AS-203 (1966)

Come passiamo da 201 a 203? Perché  il 202 viene dopo, dai non è Rocket Science! O forse sì.

Battutoni a parte, qui testano Saturn IVB che non è un razzo come pensereste, conoscendo già il Saturn IB, ma IVB indica il terzo stadio del Saturn ufficiale, non entriamo nei dettagli che c’è da andare ai matti si ste sigle. Per andare sulla Luna questo stadio si deve riaccendere nel vuoto spaziale dopo avere finito di mettere il CSM in orbita LEO (Low Earth Orbit, orbita terrestre bassa): lo fa e la missione è un successo, poco importa che dopo esplode in un test di pressurizzazione. Secondo la denominazione ufficiosa (anche qui postuma) questa sarebbe Apollo II.

Il Saturn IB dell’AS-203

AS-202 (1966)

Come la 201, ma un po’ più di tutto. Esatto questa sarebbe ufficiosamente Apollo III.

Apollo IV (1967)

E vai ho sfangato il difficile! Da qui è tutto un conto fino alla Luna. Qui collaudano per la prima volta il bestione il SATURN V (nome missione AS-501 infatti) e per fare le cose bene ci mettono pure un LM (Lunar Module) fittizio. Va alla grande, alla NASA stanno già facendo la stecca ai sovietici.

Primo lancio del SATURNONE. Non “sembra” inclinato, lo è davvero, fa parte della manovra programmata di allontanamento dalla torre.

Apollo V (1968)

Qui vanno con un Saturn IB, si devono fermare in LEO e non serve il “V”, quello grosso e costoso. Provano per la prima volta il LM in orbita terrestre, senza equipaggio. Il LM è un po’ indietro sulla tabella di marcia, perde un po’ carburante e altre menate, ma nel complesso funziona e funziona pure l’accensione del secondo motore pensato per il decollo dalla Luna (lo volete un bel articolo sul LM?). Alla NASA preparano l’ordine di sigari cubani di contrabbando.

Apollo VI (1968)

Altro test del SATURN V, ma stavolta non fila liscio. Il primo stadio innesca un simpatico effetto “pogo”, sostanzialmente un risonanza che riduce il razzo come una quattordicenne di 35 kg in un pogo in prima fila ad un concerto punk: non scherzo, si parla di roba da uccidere un uomo. Poco prima del disastro il primo stadio si sgancia come previsto, il volo sembra salvo, ma poi nel secondo stadio si spegne prima un motore e poi un altro. Venne fuori che le vibrazioni avevano rotto una tubazione della TURBOPOMPA e che il computer per evitare casini aveva spento il motore.

Peccato che qualcuno avesse incrociato i cavi che comandano lo spegnimento dei motori col risultato che se ne spengono due e non uno. Il razzo compensa in qualche modo prolungando l’accensione e spingendo al limite le capacità di movimento degli ugelli.

Grande “lesson learned” alla NASA che installa tra le altre cose “ammortizzatori racing” agli F1 del primo stadio e fa i cavi lunghi esattamente quanto servono, così nessuno può sbagliare a collegarli. Alla NASA stoppano l’ordine di sigari che forse sono prematuri.

Pressappoco il momento del massimo “pogo”, per un effetto aerodinamico le fiamme iniziano ad avvolgere il SATURN V dalla coda

Apollo VII (1968)

Finalmente si passa ai voli “manned” cioè con astronauti a bordo, si usa il Saturn IB perché si vola in orbita terrestre, l’obiettivo è un collaudo generale con astronauti a bordo del CSM. Butta subito male perché Schirra, Eisele e Cunningham si pigliano presto un brutto raffreddore, roba seccante in microgravità col muco che non sa da che parte andare.

Gli animi si scaldano, Schirra è uno dei Mercury Seven (i primi sette astronauti), veterano di queste prime missioni (con un solo astronauta a bordo della capsula Mercury) e Gemini (due astronauti) ed già noto come una testa abbastanza calda.

– Gemini VIII, a sinistra Dave Scott, a destra Neil Armstrong –

I tre discutono spesso con “Houston” e alla fine la cosa si deteriora pesantemente perché in fase di rientro Schirra lascia ai suoi la libertà di non mettere il casco; hanno tutti paura che gli esplodano le orecchie e vogliono potere essere liberi di compensare.

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A terra Deke Slayton, il boss degli astronauti, gli fa capire che ci saranno conseguenze sventolando uno zoccolo davanti alla radio: Schirra se ne infischia e i tre non voleranno mai più per la NASA. Considerate che sulla Soyuz 11, nel ’71, sono morti in tre per una decompressione in rientro quando erano senza casco.

Visto che non è la prima volta che qualcuno si ammala nello spazio viene deciso che da lì in poi gli astronauti rispetteranno una sorta di quarantena prima di imbarcarsi, avete presente la scena di Apollo XIII quando i Lovell si salutano da lontano prima del volo? Ecco non possono limonare duro perché Jim Lovell non deve avere contatti.

Alla NASA parte sto benedetto ordine di sigari cubani di contrabbando.

Terzo stadio Apollo VII, lì ci sarà il LM da Apollo IX in poi

APOLLO VIII (1968)

Qui entriamo nel livello “tanta roba” e mi devo frustare le mani per restare sintetico, mi riservo un articolo dedicato.

In origine questa missione doveva avere un piano di volo tipo Apollo IX, ma alla Grumman stanno ancora sclerando col LM, perde carburante, si smonta, è troppo pesante, ecc… Tanto per rompere le balle ai sovietici, ma anche come esame di laurea del CSM i cervelloni NASA si inventano di mandare tre astronauti intorno alla Luna e riportarli indietro.

Nessun uomo era mai andato così lontano e per farlo serve quello grosso (il SATURN V) e un equipaggio è di tutto rispetto: Borman (aveva seguito per la NASA le indagini dopo Apollo I), Lovell e Anders che invece sapeva fare le foto. I nostri si fanno dieci orbite intorno alla Luna e sono i primi a vedere con i loro occhi il lato nascosto, perdendo ogni volta il collegamento con Houston.

– Sulla destra un giovane Tom Hanks Jim Lovell –

Considerate che sarebbe stato più semplice inserirsi in un’orbita di ritorno “automatico” verso la Terra, senza inserimento in orbita lunare e uso dei motori, fu proprio un certo Neil Armstrong, comandante di riserva della missione, a suggerire l’inserimento in orbita.

Durante una di queste fasi sul lato nascosto avviene uno dei momenti topici, l’accensione del motore SPS del CSM per tornare a casa: in caso mancato avvio i tre sarebbero rimasti in orbita lunare per sempre. Il 25 Dicembre, superato il cono d’ombra della Luna, è l’immenso Lovell ad annunciare al mondo che ce l’hanno fatta con la celebre frase “Please be informed there is a Santa Claus!”

Forse è una leggenda, le fonti non sono concordi, ma si dice che la NASA ricevette, tra gli altri, un telegramma con scritto “Congratulations, you saved 1968”, un anno complicato per il mondo e per gli USA. Apollo VIII è una missione quasi altrettanto storica della più nota Apollo XI e ci regala due delle foto più iconiche e storiche dell’intero Programma.

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Mi preme anche farvi notare che, come detto sopra, il comandate di riserva era Neil Armstrong: considerando che gli equipaggi di riserva erano soliti volare tre missioni dopo, questo significa che già all’epoca Neil era stato individuato come comandante dell’XI, una delle probabili missioni per l’allunaggio, ma non ancora certa, potenzialmente poteva essere anche il X o il XII: Slayton aveva messo su tutte comandanti di grande spessore e nervi d’acciaio.

Ad ogni modo, torneremo su questo punto nella prossima puntata.

Intanto, alla NASA non tirano ancora fuori i sigari perché si sono consumati le mani dentro le mutande sperando che ripartisse lo SPS.

Prima foto della Terra intera scattata da un uomo

Eearthrise: Foto incredibile scattata da Anders il 24/12/1968

Apollo IX (1969)

Siamo nell’ultimo anno dichiarato da Kennedy per arrivare sulla Luna, bisogna affrettare il giro, alla Grumman hanno finalmente finito un LM che sta insieme, lo mandano su in orbita terrestre insieme al CSM con un SATURN V.

Con McDivitt e Schweickart su LM e Scott su CMS, i tre fanno un po’ di manovre in orbita collaudando il LM e facendo un po’ di manovre di aggancio. LM promosso a pieni voti e sigari in stand-by.

Ancora più importante del collaudo del LM che spianava la strada per la Luna, il fatto che gli astronauti portano prototipi di Walkman in orbita con cui registrano impressioni e ascoltano musica. E poi dicono che i viaggi spaziali non hanno portato progressi tecnologici.

CSM e LM procedono attaccati in LEO (Low Earth Orbit)

Il LM chiamato “Spider” sul deserto. Quando si dice avere fantasia coi nomi!

Apollo X (1969)

Universalmente nota come “La prova generale”, ma in sostanza quelli di Apollo X l’hanno annusata senza toccarla: li hanno mandati verso la Luna a 360.000 km di distanza, li hanno sganciati con il LM e li hanno fatti fermare a 15,6 km dalla superficie, un tiro di sputo in termini spaziali.

Su Maestà  Jhon Young  (ha volato da Gemini allo Shuttle!) resta sul CMS “Charlie Brown” mentre sul LM “Snoopy” ci sono Cernan e Stafford. Pochi attimi dove avere acceso il propulsore i due si capottano e il LM sembra impazzito, il tempo per Cernan di tirare un “figlio di putt..” che trovano la magagna in un settaggio dell’autopilota e tutto torna alla normalità.

Cernan verrà mezzo inchiappettato per avere sacramentato in diretta mondiale, mentre per fortuna qualcuno alla NASA realizza che serve un attimo di dignità per i nomi delle astronavi.

Si dice inoltre che, per evitare che a Cernan e a Stafford venisse la tentazione di atterrare, il LM non avesse abbastanza carburante per un allunaggio. Cernan e amici hanno sempre negato di essersi sentiti “i vorrei ma non posso della Luna”, si trattava comunque di una missione avanzata e hanno sempre considerato un privilegio poterne fare parte, ci crediamo come crediamo al calciatore che ringrazia la società e il mister di default.

Resta loro la soddisfazione di essere stati gli uomini più veloci della storia, con una velocità massima al rientro di 39.897 km/h a bordo del… Charlie Brown (sigh). E qui su Rollingsteel circa 40.000 km/h sappiamo apprezzarli.

Alla NASA tirano fuori gli Zippo serie limitata con serigrafie.

PS: Se ti piacciono lo spazio e la scienza, puoi provare a leggere anche i miei libri: Luci dal Futuro, Mercante d’Immortalità e 121 anni l’estinzione.

Charlie Brown, visto da Snoopy (in nome di Dio, perché  sto nome?!)

Ci vediamo alla prossima per andare d’un fiato dalla XI alla XVII, nel frattempo potete fare un giro nel nostro negozio per dare un contributo e sostenere rollingsteel e farlo rimanere indipendente il più al ungo possibile.

Articolo del 14 Dicembre 2020 / a cura di Paolo Broccolino

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  • Tubaz

    Grande!!! Sono super appassionato, grazie per l’articolo!!!

  • Edo

    Bell’articolo, aspetto il seguito!
    P.S. : Lovell non era un Mercury seven.

  • Alessandro Garro

    Io ho appena finito di montare il SATURN V della Lego, un metro e oltre di modello, è grosso pure in scala quel coso

  • adrian

    fa sempre piacere leggere questi articoli.

  • Ivan Davide Borriello

    Allora ‘sta storia della sintesi, comunque un valore è un caxzata, la storia è bella? C’è tanto da dire? Scrivete che noi leggiamo. Siete Grandissimi.

  • Alberto

    Magnifico!ed è proprio il caso di dire che l’articolo più bello è il prossimo!

  • Vale

    Top! Il dono della sintesi è sopravvalutato

  • Sergio

    Siete forti e raccontate la storia Apollo molto bene

  • Pierantonio

    Mi piace l’atmosfera “solare e scaxzata”, sono ritornato a leggere roba nerd online dopo anni che avevo smesso nel 2011, quando i forum erano già pieni di lesbiche che ti mandavano Private Message per ognivolta che si sentivano offesi perchè non avevi la loro opinione.
    A quando articoli così specifici sulla roba sovietica spaziale? Lì si che ci sarà da ridere….

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