Il 1989 è un anno che verrà ricordato per un numero importante di avvenimenti storici: muri che cadono, guerre che finiscono, internet che nasce, i Pink Floyd a Venezia. Ma per noi tutti appassionati di auto e di motori, il 1989 puzzerà per sempre di ignoranza, di interni in pelle nera, di rapine in banca e di benzina super bruciata come se non ci fosse un domani.
Questo ferro del dio è una cosa talmente fuori da ogni senso logico che ogni volta che la nominate, un po’ come accadeva con la povera Frau Blücher e i cavalli, in lontananza si sentono le sirene della pulla. Un ferro così insensato da venire dichiarato illegale in alcuni stati tanta era la differenza di prestazioni tra lei e le macchine della polizia.
A lezione di storia.
La Opel Omega Lotus vide la luce in un momento storico nel quale stavano iniziando a prendere piede le berline veloci da sparo: prima della moda di mer dei SUV, infatti, ogni casa proponeva alla sua clientela una berlina sportiva con cui andare in autostrada a tirare la coca le marce. Negli anni ’80 BMW vi solleticava la M5 e34, Audi era all’avanguardia della tecnica, Lancia vi provocava con la Thema 8.32 con motore Ferrari, mentre gli inglesi mettevano motori d’aereo dentro le auto. In Opel, all’epoca in mano al gruppo General Motors, probabilmente stavano bevendo. Molto.
Fu sicuramente al termine di una serata balorda che a qualcuno venne l’idea di costruire una berlina sportiva su base Opel Omega incastrando nel suo vano motore il V8 delle Corvette. L’idea arrivò ai piani alti e – incredibilmente – venne accettata. Tuttavia, giralo di qua, no spostalo di là, attento lì, non ci sta un cazzo qui, viene fuori che il grosso V8 tra quei passaruota non glielo infili nemmeno per sfiga. E quindi come si fa? Semplice, spulci fra i vari marchi di cui GM è proprietaria, scarti la Pontiac per i suoi problemi legali con la Ferrari e trovi in Lotus la risposta a tutte le tue domande.
Come già accaduto per la Talbot Sunbeam Lotus, quando è ora di far andare forte una macchina, Lotus è un’ottima risposta: scartata l’ipotesi del V8 General Motors si pensò di prendere le unità da 3 litri già montate sulla Omega EVO500 (da 230CV) e di farli elaborare profondamente dallo storico marchio inglese. La cilindrata venne aumentata a 3,6 litri allungando la corsa (95mm x 85mm invece dei 95×69,9 della EVO 500), vennero sbattuti a lato del motore due turbocompressori Garrett T25 accompagnati da un grosso intercooler aria-acqua BEHR molto simile ai due che trovate sulla F40. Per tenere a bada i bollenti spiriti l’intero sistema di raffreddamento del motore venne migliorato e vennero installati due radiatori supplementari per l’olio con addirittura un sistema elettronico che garantiva il loro funzionamento anche a motore spento.
Il risultato di questa elaborazione furono 377 cv uniti ad una poderosa coppia di 568 Nm, il tutto scaricato sulle ruote posteriori attraverso un cambio a 6 marce (derivato da quello della Corvette ZR1) e un differenziale autobloccante di derivazione Holden. I freni sono quattro AP Racing e la carrozzeria è acchittata con un minaccioso kit che la fa assomigliare a RoboCop. Ci pensano i passaruota allargati, l’alettone megasbem sul baule, le prese d’aria spalancate, sia sul paraurti anteriore che sul cofano e una valanga di stemmini Lotus sparsi qua e là a ricordare a tutti che siete su un mezzo che all’epoca costava quasi 120 milioni delle vecchie lire: uno sproposito, specialmente per una Opel.
“VIVO O MORTO, TU VERRAI CON ME” cit.
In poche parole, nel 1989 la Opel tirò fuori a tradimento un ferro incredibile sotto tutti i punti di vista capace di una assurda velocità di punta di 283 km/h che regalò a questa Omega Lotus il titolo di berlina di serie più veloce del mondo dalla sua presentazione fino al 2005. Nel 1989 poche macchine andavano a chiodo come lei, che rappresentava non solo una losca minaccia alle BMW e alle Mercedes lungo le autobahn sia un vero missile terra-terra con 77 CV in più rispetto alla Porsche 930 Turbo e capace anche di sfanalare in scia ad una Ferrari Testarossa. Probabilmente senza le gomme questa macchina potrebbe sfanalare anche ad un ETR700.
(prego notare il parziale fermo a 666 the number of the beast)
Opel Omega Lotus, inutile nostalgia o gran ferro?
Se conoscete un minimo RollingSteel.it saprete che non siamo grandi amanti delle macchine da sbruffoni della terza corsia ma è innegabile che questa Opel Omega Lotus, pur rientrando in quella categoria, è speciale. A differenza delle analoghe auto BMW o Mercedes, sembra artigianale, pare costruita in garage da un gruppo di ragazzetti che avevano una macchina in un lato dell’officina e un grosso motore appoggiato per terra in quell’altro. Come nella famosa scena di Fuori in 60 secondi, con questa non passerete per dei debosciati ma per degli intenditori.
Trasuda passione, si vede che non è fatta in catena di montaggio e che dietro c’è qualcuno che ci si è messo veramente di impegno per far sì che andasse bene con quello che avevano a disposizione. Si narra che sui primi prototipi, prima che il telaio venisse debitamente rinforzato e irrigidito, la macchina in curva torceva a tal punto da far incrinare i finestrini laterali, tanta era la potenza e gli sforzi che erano scaricati sul telaio. Lotus ha fatto un lavoro assurdo per creare una macchina assurda, e noi rendiamo grazie.
Gli interni sono comodi, spaziosi e sfarzosi, sembra un salotto rivestito di pelle Connolly, ma a noi non ce ne frega nulla di queste frivolezze. Quel che ci interessa è solo dargli del gran gas e lei non desidera altro, non è una di quelle che si fa pregare molto questa signora: appoggiate il piede, il motore inizia a muggire, il manometro del turbo sale e si pianta a 0,7 bar, la spinta aumenta in maniera così dolce e progressiva da sembrare infinita, fuori una marcia e dentro un’altra e il tiro, per quanto assurdo, rimane costante e possente. Ho dovuto guardarmi attorno per sincerarmi di non essere su un aereo al decollo perché il tipo di spinta è veramente simile.
(in terza piena potrete vedere queste lancette muoversi all’indietro)
Tuttavia, nonostante l’aspetto da hooligan che sembra morire dalla voglia di farti il culo e nessun ausilio elettronico alla guida, la Opel Omega Lotus risulta piuttosto docile. Non è una bestia affamata che ti strappa le braccia, è più che altro un Eurostar su gomma. Questo grazie ad una rapportatura del cambio particolare che aiuta a gestire la potenza e l’enorme coppia del motore con rapporti un pelo più lunghi del normale e che se fossero più corti si passerebbe tutto il tempo a fare delle gran virgole per terra bruciando i giganteschi 265/40 R17 al posteriore alla velocità della luce. Insomma, veloce è veloce, ma non è mai rabbiosa, non divora il contagiri come se volesse sbriciolare la lancetta contro il fondocorsa quanto piuttosto lo percorre con forza sovrumana, aumentando la sua velocità come se il concetto di “resistenza aerodinamica” fosse una fastidiosa formalità da sbrigare. Questo suo poderoso allungo però non fa di lei una vera sportiva da guidare con il coltello fra i denti lungo un passo montano quanto – ed è lì che è stata glorificata – una velocissima bomba autostradale, magari con un bancomat aggrappato al baule.
(larghi eh?)
Se anche voi vi siete rotti le palle di vedere le mamme con l’Audi Q3 sfanalarvi con fare classista e borghese arrivando in terza corsia alla velocità del suono, con questa Omega finalmente potrete riprendervi la rivincita e far capire loro cosa vuole dire avere del motore. Attorno ad una macchina che sembra un po’ da gitano ma con del gran motore. Per capire la potenza di questa Opel Omega Lotus, lasciate stare lo 0-100 in 5 secondi e 2, piazzatevi in quarta tipo a 1200 giri e schiantate il gas in terra: il turbo sale senza rispetto e lei, come se niente fosse, inizia a spingere fortissimo, facendovi diventare un minaccioso proiettile scuro e raggiungendo al volo velocità impronunziabili senza fare la minima piega. La disponibilità di potenza e coppia è talmente tanta da lanciarla avanti a velocità assurde in qualunque marcia. Allunga come poche cose al mondo la Omega Lotus.
È inoltre interessante il dettaglio che la velocità di punta di questo ferraccio viene raggiunta in quinta, la sesta infatti è una marcia di overdrive, così lunga che tirarla è impossibile, se il motore avesse la potenza per tirarla probabilmente questa macchina supererebbe la velocità del suono (pensate che, per fare un paragone, la sesta della Omega Lotus ha un rapporto di 0,50:1 mentre la sesta della Ferrari Enzo è 0,76:1 con quasi il doppio della potenza).
Un po’ deludenti infine i freni, tallone d’Achille storico delle Opel di quelle annate, fanno quel che riescono ma risultano un po’ spugnosi e poco aggressivi nonostante l’impianto della AP Racing con padelle da 330 mm all’anteriore.
Ovviamente però non è tutto oro quel che luccica e, nonostante le sue esagerate doti velocistiche, questa Omega Lotus rimane un baraccone di quasi 17 quintali: insomma, non proprio una ballerina con il tutù quanto piuttosto un buttafuori con il bomber e pronto a menare ceffe a destra e a sinistra. Però il lavoro fatto sulla macchina dalla Lotus è eccellente: il volante è preciso e comunicativo, il telaio è controllato e la macchina è piantata per terra. Magari sul misto stretto non è proprio a suo agio ma all’epoca della sua presentazione venne portata in pista da diverse riviste mostrando doti veramente sorprendenti anche fra i cordoli.
Oggi siamo abituati alle auto veloci, macchine con solo 377 cavalli non emozionano più nessuno ma il modo in cui questa Opel Omega Lotus è messa giù, il modo in cui questi 377 cavalli sono vivi sotto di voi, non filtrati e nemmeno sedati, la rendono un’auto valida e godibile, con la quale assaporare un modo di fare le auto oramai dimenticato e, perché no, mettersi nello specchietto retrovisore molte auto moderne, magari anche più potenti (o con le sirene). Se invece cercate la guida sportiva, momento sincerità, probabilmente la Omega Lotus non è l’auto ideale per voi cari collezionisti di youngtimer: nonostante un telaio messo a punto in maniera ottimale e un comparto tecnico da prima della classe, il peso, l’inerzia e i rapporti estremamente lunghi fanno di quest’auto una potentissima tourer più che una vera berlina sportiva per gli amanti della guida.
Insomma, un oggetto di culto più che una macchina realmente efficace, la Opel Omega Lotus è comunque un pezzo di furia automobilistica che ci ricorda un tempo ormai andato di macchine un po’ folli ma che esala una passione per la meccanica e per le automobili che oggi è andata irrimediabilmente perduta. E per questo merita un posto d’onore nel cuore di tutti noi appassionati di ferri vecchi.
Voto di RollingSteel.it alla Opel Omega Lotus: 9/10 perché sbaragliare certi fenomeni tutti abbaglianti ed apparenza con una Opel non ha prezzo.
Che bestia!!ne ho vista solo una in vita mia e tanto tempo fa…faceva paura già da ferma!!!bei tempi quelli altro che x6 e merda varia!
Sottolineiamo il discorso dei turbo T25 a 0.7….e l’ ipotesi (ovvero obbligo) di sostituirli con due GT3076,elettronica di questo millennio e benzina 100 Ron… E la sesta non sarà più overdrive….
Ce l’aveva mio padre… troppi ricordi…
Macchina incredibilmente veloce… ne incrociai una all’epoca sull’autostrada direzione Francoforte e non stavo passeggiando. La corsia di sorpasso era proprio il suo terreno di caccia. Un immagine che mi è rimasta impressa a distanza di anni.
Quel numero di Auto con il confronto fra superberline e 911 credo di averlo!