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Storiche convertite in elettriche? Ma anche no

La casa dei miei nonni era una vecchia cascina ristrutturata. Una casa lunga, stanze infilate una dietro l’altra come i vagoni di un treno. Finestre che davano da un lato sulla statale, trafficatissima, schiacciata dalle ruote di pesanti camion stracarichi di merci e da migliaia di automobili e, dall’altro, sul silenzioso cortile, profumato di uva fragola e abitato da tortorelle e rondini che nidificavano negli anfratti della volta dell’ingresso. In mezzo, un enorme portone di legno e ferro. Un confine rassicurante. Di qui il passato, di là il presente.

È luglio e io ho otto anni. Gioco con una vecchia auto a pedali nella quale non entro più e con qualche modellino polveroso, che recupero da quella cantina che odora di muffa e gasolio e che ancora mi fa una gran paura. La nonna affetta le verdure per il minestrone e ha una mezza idea di fare anche il suo celebre gelato alla crema; il nonno s-ciabatta in giro in canottiera e bermuda, lamentandosi di questo e di quello e manovrando la sua Mercedes 200 tanto per tirar sera. Ci salgo di nascosto, per inalare quel curioso odore di interni tedeschi, per passare i polpastrelli sulla nera pelle traforata, giocare con le bocchette dell’aria e ruotare il grande e sottile volante. Immagino di poterla avviare, di assistere alla magia della strumentazione che prende vita, mentre l’abitacolo si riempie del rombo e delle vibrazioni del motore.

Ripenso a tutto questo a distanza di trent’anni, mentre osservo una Tesla frusciare via con il suo carico di modernità. Penso che sto assistendo ad una transizione tecnologica ancora poco chiara, forse perfino agli stessi addetti ai lavori; penso che quella Tesla non mi trasmette sicurezza, ma incertezza; sarà perché è ancora giusto una delle due o tre elettriche che girano in paese, sarà perché ogni evoluzione, anche se positiva, un po’ spaventa; penso al mio bisnonno, che forse ha dubitato del motore a scoppio, forse (anche) quella una illusione, il puzzolente incipit della vera mobilità.

Perché l’elettrico, purtroppo o per fortuna, serve. È a mio avviso ancora acerbo, troppo costoso, basato su materie prime che potrebbero esaurirsi troppo presto, su una estrazione delle stesse pericolosa dal punto di vista ecologico e umano e mancano le infrastrutture necessarie per una transizione completa… ma serve. Diciamoci la verità: non c’è bisogno di un motore a scoppio per spostarsi da A a B. Come non ci sarebbe bisogno di un’automobile privata, ma giusto di un involucro autonomo che ti porti al lavoro o a fare la spesa.

Ma.

Della mobilità di Pinco Pallino che deve andare in ufficio scriviamo un’altra volta. Sto parlando della passione, non della ragione. Non si può pretendere che la transizione elettrica cancelli con un colpo di spugna una cultura dell’automobile dalla quale sono nati oggetti meccanici di rara bellezza. Cose che nascevano con lo scopo di essere non meri involucri semoventi ma opere d’arte.

Non mi potete proporre con serenità una fusione obbligata di un veicolo concepito e progettato in un’epoca ormai lontana con la tecnologia di oggi. Perché le due cose collimeranno anche dal punto di vista tecnico, ma il risultato non può che restare nel limbo fra due mondi che nulla hanno a che fare l’uno con l’altro. Lasciamo la transizione ecologica alle inutili automobili che devono portarci a fare la spesa, per favore. Non saranno qualche centinaio di migliaia di storiche guidate di domenica a sterminarci tutti.

L’ultima perla è quella della Lancia Delta Integrale elettrica della francese Gck: “L’abbiamo voluta così perché [la Delta Integrale] è un veicolo che ci ha fatto sognare” dicono i titolari. E allora, per celebrarla, ne fanno un surrogato elettrico. Geniale, no

Ma “meglio” ancora stavano facendo in Jaguar: all’esterno, la spettacolare E-Type che anche Enzo considerava l’auto più bella del mondo, ma, all’interno, elettrica. L’ha guidata perfino il principino Harry al suo matrimonio, l’avrete vista. Poi, per fortuna, in Jaguar qualcuno è rinsavito e un anno dopo hanno dichiarato che non se ne farà più niente; ma non prima che qualche collega scrivesse che Jaguar ha “illuso gli appassionati”. Illuso chi?

– Come diavolo si fa a sopportare la vista di questa bara elettrica al posto di quel meraviglioso 6 cilindri in linea? –

Poco importa che alcune – per fortuna – non siano scocche originali o siano esemplari incidentati recuperati per l’occasione. Ma chi la vuole una E-Type elettrica. E chi la vuole una Ferrari 308 GTS come quella di Electric GT; o la Fiat 124 Spider di GT Electric, la Shelby Daytona di Renovo Coupé, per non parlare della Porsche 911 di EV4U.

Ma le aziende che si occupano di questi sacrilegi sono sempre più numerose. Se gli dici qualcosa, a questi qui, ti rispondono “le costruiamo per chi vuole le nuove tecnologie ma non vuole vendere l’anima“. Lo dicono davvero! Sono le parole di EV West di San Diego, che fa conversioni di questo genere. Sono pazzi.

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– Sound up che COSA???? Eh? –

L’anima la vendi eccome se accetti queste bestialità. Non ho nulla da obiettare se il proprietario di una Fulvia HF si compra l’elettrica per andare a comprare il pane, basta che non mi tocchi la Fulvia. Invece, quando parli con quelli che senza troppi problemi infilano le loro manacce nei cofani delle storiche, strappano loro il cuore e ci infilano un surrogato elettrico, sembra di avere a che fare con dei fanatici religiosi dalle menti annebbiate dal sermone.

Chi sceglie una conversione all’elettrico ti risponde che ‘finalmente può guidare la sua storica senza timore di restare a piedi’, che ‘finalmente ha la potenza che desiderava’, perché stufo di vedere come una supercar di una volta si fa superare da una hatchback moderna.

Ti dicono che finalmente hanno la coppia istantanea e che l’auto è più bella da guidare. “Avevo un vecchio Maggiolino che nessuno in famiglia riusciva a far partire, invece ora lo guidano tutti” dice un cliente di Electrogenic di Oxford, intervistato da Driving. “Ci vuole un meccanico specializzato [per fare manutenzione] o devi arrangiarti da solo, il che è molto, molto difficile” dice un altro. Vero. Ma il bello del guidare una storica non è anche e soprattutto guidare come si faceva una volta? E la colonna sonora dove la mettiamo? “Posso sentire meglio la radio” ti rispondono.

– Renovo Coupé, ovvero la Shelby Daytona in chiave elettrica. Il prezzo? APPENA mezzo milione di dollari… –

– Questa meraviglia (esteticamente parlando) si chiama Giulia GT Electric e la fa la Totem Automobili. Indovinate qual è il suo unico difetto… –

Non so, a me sembra gente che non ha cultura, né passione (sicuramente non ne ha per i motori), né buon senso. Gente che non capisce che una storica va apprezzata per ciò che è: un viaggio nel tempo. Le giornate passate dai miei nonni a mangiare il minestrone e a giocare in quel cortile di inizio ‘900 a me piacevano proprio per ciò che erano: un viaggio nel tempo. Se volevo mangiare il piatto precotto del supermercato e guardare la televisione me ne stavo a casa dei miei. Ma chi la vuole una macchina del tempo che non funziona?

Di auto storiche purtroppo non ne possiedo, ma quando guido la mia Ducati 916, che non ha nemmeno 30 anni ma non ha già quasi più nulla a che fare con le moto che si fanno adesso, vi giuro che l’ultimo problema che mi faccio è di essere sorpassato da un 600 moderno, di aver male ai polsi e di non sentire i miei pensieri dal casino che fanno i Termignoni in titanio. E mi ha anche lasciato a piedi diverse volte. Ma la soddisfazione che provo e la valanga di ricordi che mi sommerge è tale che non c’è proprio spazio per nient’altro che la voglia di guidare (una cosa del genere).

– Il buon Nico ci spiega come si può godere anche senza togliersi le mutande –

– Vien proprio voglia di elettrico ad ascoltare questa Mustang, eh? Sì sì… –

– Dedicato a tutti quelli che l’elettrico oh sì oh sì –

Un’auto storica proviene da un altro mondo, ha un bagagliaio strapieno di suoni, odori e ricordi che ha riempito con il passare degli anni, con la pazienza, l’esperienza; così come di ricordi si riempie la mente di un essere umano. Perché, quindi, deturparle con una tecnologia moderna? Secondo questo ragionamento, dovremmo fotoritoccare tutti i protagonisti degli album di famiglia per assecondare le mode attuali. Chi la vuole una nonna che ti parla come una ragazzina? Chi la vuole una storica che di storico ha solo la copertina?

Eliminare la meccanica originale equivale ad eliminare quasi tutto ciò che le storiche hanno di interessante, a partire dalle modalità con le quali si avviano, fino al modo in cui vanno manutenute, passando per quel carattere che cambia anche a seconda della stagione e delle condizioni meteorologiche. Le storiche si guidano accettando assaporando i loro difetti, perché questi difetti, ormai, sono caratteristiche. Sono la lingua obsoleta di un uomo del passato. Sono l’aroma del liquore stagionato. Le storiche sono la testimonianza di qualcosa che è stato e che può essere ancora, se solo sappiamo, vogliamo ascoltare.

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Articolo del 2 Agosto 2021 / a cura di Davide Saporiti

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  • Enrico

    condivido. Io odio queste cose. Intanto è come demolire una storica (spesso di pregio) riducendo gli esemplari da conservare per il futuro. E poi togliendo il motore si toglie l’anima di una vettura nata in quel modo. Senza contatre che si modificano pesi e distribuzione, ottendendo un ibrido che non ha nemmeno il comportamento stradale originario.
    In sintesi, si mantiene solo la carrozzeria. Sarebbe più intelligente usare un pianale moderno, elettrico, con sopra carrozzerie delle storiche in vetroresina.

    Chi pensa di guidare una storica, dopo averla elettrificata, non può che essere uno stolto risvoltinato da apericena.

    O, più elegantemente, è come metterlo nel xxx a un travestito sperando che sia come una bella patatina

  • Marco S.

    Condivido completamente quanto scritto.

    Seppur grande fan della mobilità elettrica (come giustamente sottolineato nell’articolo, l’elettrico da un punto di vista ambientale serve e quando vado a fare la spesa o devo andare in ufficio e non posso prendere il mezzo pubblico voglio un’auto che sia comoda, confortevole, silenziosa e onestamente se si guidasse da sola tanto meglio), sono anche io concorde sul fatto che le auto storiche vanno lasciate stare come sono.

    Da grande appassionato di aviazione, già storco il naso quando vedo repliche di aerei storici “in scala 0.8″… sicuramente come non sopporterei di vedere, che ne so, un “Mustang” o uno Spitfire con un motore elettrico al posto degli originali V12, digerirei molto male una E-Type o una Delta Integrale con un motore elettrico.

    È vero che probabilmente nel giro di qualche decennio sarà molto più complicato di adesso trovare benzina (ed eventuali storiche a gasolio avranno la vita ancora più difficile, presumo, però ritengo rappresentino una percentuale irrisoria sul parco di storiche attualmente presenti), ma dato che stiamo parlando del 2050 o 2060, potrebbero anche esserci delle rivoluzioni nel campo delle normative che potrebbero, per dire, impedire la circolazione sulle strade pubbliche di auto senza il dispositivo di sicurezza X o Y.
    A quel punto, riservata la circolazione solo in determinate aree o per trasferimenti (sempre lo stesso paragone… se avessi uno Spitfire nell’hangar magari non lo userei per farci il giro ogni sabato o domenica, lo terrei per raduni ed airshow), anche con un prezzo dei combustibili sintetici carbon-neutral di vari €/l, varrebbe comunque la pena conservare e mantenere l’auto nella sua forma originaria, propulsore e trasmissione inclusa.

  • Guido Keller

    Porteresti il tuo Rolex yacht master che hai al polso da anni, dall’orologiaio per fargli sostituire il complicato calibro meccanico a carica automatica, con un più preciso e comodo meccanismo elettrico?
    Ecco…

  • MASSIMO ANDREELLO

    Nel mio piccolo non sopporterei di vedere il mio Blazer muoversi silenziosamente, sibilando, io che l’ho comprato come primo mio giocattolo simbolo del mondo Yankee di inizio 21° secolo (è del ’98), che appena ho sentito il borbottare neanche troppo sommesso del suo Vortec attraverso il doppio scarico montato dall’ex proprietario ho pensato tra me e me: lui deve essere mio. Non potrei rinunciare alle bestemmie che mi mandano i condomini quando lo prendo alle 5 per andare a lavoro e sembra che ci sia il terremoto nei box, ma neanche ai consumi e prestazioni da bettolina, i 6 in città e gli 11 a 110 all’ora, con uno scatto da 0 a 100 con tanta pazienza. Lui è il mio svago del week end, quando passo una giornata intera a capire, con gli innumerevoli tutorials, come smontare un pannello porta o un interruttore…

  • Paolo Broccolino

    Sempre al Top Davide. Qualcuno doveva dirlo.

  • Ti dirò: alla mia Pandina ho già in mente la conversione all’elettrico quando il 1.2 FIRE mi lascerà (spoiler: probabilmente mai), ma é una Panda da diecimila chilometri scarsi l’anno che non vede quasi mai l’autostrada: magari va anche meglio.

    Su quel fronte sono un po’ combattuto: una Jaguar o una Ferrari elettrica sono una bestemmia ma, chessò, una 126?

    • Marco S.

      Nel caso di auto in cui la meccanica sia del tutto “trascurabile” quali, come dicevi, Panda, 126, Lada varie, di cui comunque esiste ancora un numero enorme di vetture nel mondo (la 126 era in produzione ancora negli anni ’90 in Polonia), penso che la conversione possa anche essere un qualcosa di divertente. L’ideale sarebbe comunque poterla fare “reversibile”, in modo che eventualmente conservando motore e trasmissione l’auto possa anche tornare originale (ammesso che si possa fare e non sia solo un’utopia).

      • Il kit più papabile per la conversione si monta direttamente sul cambio originale, quindi almeno per il motore è reversibile; considera però che va montato anche il convertitore e le batterie, per cui ci sono un bel po’ di modifiche strutturali da fare.

        L’ideale sarebbe un’utilitaria di massimo una quindicina d’anni, magari presa col motore fuso da uno sfasciacarrozze ma con interni e carrozzeria ancora buoni, convertirla e reimmatricolarla.

  • Bartolinogiorocco

    Anch’io non convertirei mai una vettura che fa della meccanica un motivo di orgoglio. Ho pensato più di una volta, però, ad una Panda (old e non 4×4) od a una Renault 4 elettriche, giusto per non cadere nei frullatori moderni. In quei casi non credo che si possa rimpiangere più di tanto la meccanica originale

  • Frank

    Tralasciando la reale convenienza ecologica dell’elettrificazione di massa, ancora legata al consumo di metalli rari, costosi e dalla lavorazione inquinante; tralasciando la follia ideologica di chi (sì, l’UE) pretende di vietare la vendita di automobili con motore a scoppio (come se qualcuno alla loro invenzione a fine ‘800 avesse vietato l’allevamento di cavalli da tiro perché puzzavano e cagavano per strada), il tutto col rischio di mandare a monte il settore in Italia perché non puoi, non puoi imporre alla Ferrari di fare solo auto elettriche; tralasciando il fatto che il bello delle auto d’epoca è che hanno zero elettronica e quindi anche se rimangono ferme per decenni con adeguata manutenzione tornano in strada, mentre un pacco batterie dopo 15 anni è kaputt, dopo 200mila chilometri è sì e no al 70% della capacità originale, e quindi anche solo elettrificando una Panda 1000S a carburatore la privi delle sue caratteristiche di durata e autosufficienza per un risparmio minimo, visto che non consuma un tubo; se hai un’auto d’epoca, devi sapere che non è del tutto tua. Fa parte della storia di un marchio, di una Nazione, di un’epoca. Se le vandalizzi la meccanica perché il rumore ti dà fastidio e non ti piace essere asfaltato dai T-Max ai semafori, oltre a non capire un cazzo del mondo delle auto d’epoca commetti un vero e proprio atto vandalico nei confronti della memoria di quel marchio, di quell’epoca. Negli anni ’70 le ragazzine prendevano la patente imparando a fare la doppietta sulla 500 della mamma, al giorno d’oggi assistiamo a uomini grandi e grossi spaventati dalla fatica di usare un qualunque cambio manuale sincronizzato. Vandali.

    • Marco S.

      Sulla necessità di un cambiamento proprio di recente l’ICCT ha rilasciato un White Paper dove si sottolinea che per raggiungere i traguardi previsti dagli accordi di Parigi sul clima sarà necessario interrompere la vendita di vetture con ICE nella finestra temporale 2030-2035 (https://theicct.org/sites/default/files/publications/Global-LCA-passenger-cars-jul2021_0.pdf).
      Il problema del cambiamento si pone ad ogni nuova fase verso cui si dirige il mercato: Lamborghini produce un SUV. No, cioè, LAMBORGHINI PRODUCE UN SUV! E i dati di vendita le danno anche ragione, per cui, per quanto possa non piacere, i produttori, Ferrari, Mercedes, McLaren… faranno uscire modelli per soddisfare le richieste di mercato. Per ora siamo in una fase di transizione e quindi iniziano a produrre PHEV. Quando il mercato richiederà auto elettriche, loro produrranno auto elettriche e diventeranno bravi a farle o soccomberanno provandoci e dannandosi perché non ci hanno pensato prima.
      Sul fatto dell’avere zero elettronica, questo può essere vero per auto forse fino agli anni ’80, ma se ci portiamo avanti di 10 anni, nel 2031, saranno auto storiche vetture del calibro della Ferrari Enzo, delle Porsche 911/996 o anche banalmente dell’Alfa 156… che proprio a zero di elettronica non stanno .
      Proprio per le auto storiche guardo con interesse agli e-fuel. Dovendo essere carbon-neutral il costo sarà comunque elevato, ma presumo che esisterà anche una distribuzione per i privati.
      Sul fatto che la tecnologia delle batteria sia migliorabile concordo perfettamente (io ad esempio faccio il tifo per i FCEV, dato che comunque preferirei rifornire idrogeno in 5 minuti invece che di ricaricare in 20/30 minuti, ma vabbè), però consideriamo che la tecnologia è ancora giovane e pertanto soggetta a enormi miglioramenti, magari con vari cambi di materiali.
      Sul fatto che le ragazzine negli anni ’70 imparassero a fare la doppietta sulla 500… beh, sì, in Italia. Negli USA imparavano a guidare la Oldsmobile della mamma con il cambio automatico a convertitore di coppia a 3 (se andava bene a 4) rapporti.
      Personalmente ho guidato per 17 anni con il cambio manuale, mi diverto ancora a farlo se capita (e comunque non voglio perdere la sensibilità del piede sul pedale della frizione), ma dato che guido per andare dal punto A (casa) al punto B (ufficio) per il 98% del tempo, mi basta la posizione D sul selettore.

      • Frank

        Sugli e-fuel sono d’accordo, ma continuo a trovare la transizione all’elettrico qualcosa di affrettato, azzardato e pericoloso. Più che altro trovo indegno che lo stato la incentivi: a parte che un mercato che necessita di essere incentivato è un mercato morto in partenza, da cittadino credo di poter pretendere che i soldi che io pago in tasse non finiscano a comprare la macchinina elettrica al metrosessuale di turno, ma vadano interamente a beneficio della collettività (potenziamento dei trasporti pubblici, investimenti nell’alta velocità ferroviaria etc). Si stima che questa transizione farà perdere il lavoro a decine di migliaia di persone che lavorano nel settore automobilistico; tutto per un capriccio ecologistico che, guarda un po’, salta fuori solo in Europa, visto che neppure i paesi mediamente attenti a quello che combinano con l’ambiente (vedi Giappone etc.) non si sono ancora inventati niente di simile. Forse perché nelle città due terzi delle emissioni provengono dalle caldaie del riscaldamento (e lì allora va bene incentivare l’acquisto di pompe di calore), forse perché mangiare una bistecca equivale a fare qualche centinaio di chilometri in automobile e allora sarebbe il caso di far pensare la gente con la testa. perché se compri l’auto elettrica per inquinare meno e poi ti scofani mezzo maiale ogni giorno al McDonalds sei profondamente incoerente e pericoloso… Un po’ come i cellulari venduti senza caricatore nella confezione che poi hanno la batteria non estraibile: ti fanno credere che inquini di meno. ma sotto sotto… Scusa lo sfogo. Ho vent’anni, mi rompe sapere che quando potrò permettermi un’auto nuova dovrò cedere a questa moda assurda che non ha mai preso piede in cent’anni (le auto elettriche esistono da quando quelle a benzina facevano 500m con un litro), un po’ come quando uscirono i primi 1.3 Multijet, parevano la cosa più ecologica del pianeta e ora viene fuori che non possono più circolare. Bah. Andrà a finire che mi comprerò una bicicletta, rigorosamente manuale.

        • Marco S.

          Punti di vista. Ognuno ha il suo (giustamente! 🙂 Il mio è anche cambiato più volte dopo i 20 anni e non è detto che non cambi di nuovo). Per me ad esempio la transizione all’elettrico la stiamo facendo con 20 se non addirittura 30 anni di ritardo (e 15 anni fa avrei pensato che l’elettrico *vero* sarebbe stato a Fuel Cells e idrogeno, non certo a batterie al litio). Gli ecoincentivi ci sono da un pezzo comunque: ricordo ancora la prima campagna alla fine degli anni ’90 (una delle prime se non erro, quella volta la ragione “ufficiale” era il passaggio delle vetture senza catalizzatore a vetture Euro 2, ma in realtà l’idea era sempre quella di dare aria al mercato dell’auto). Il mercato dell’auto è sempre stato un mercato da aiutare con incentivi e spingere con blocchi del traffico (tipo gli odierni blocchi ai Diesel senza FAP) anche perché l’automotive da lavoro a centinaia di migliaia di persone, indirettamente o mediante l’indotto. Sul fatto che le tasse possano essere usate per altri scopi… è sempre vero, ma non entro nel merito, dato che quella più che una discussione rischia di diventare un campo minato 😉 BTW Anche il Giappone punta ad una strategia sulle auto basata almeno sul brevissimo termine su ibrido ed elettrico da qui al 2030, con l’obiettivo di essere carbon-neutral nel 2050 (https://www.japantimes.co.jp/news/2020/12/03/business/economy-business/japan-gasoline-cars-ban/).
          Comunque, anche sulla bicicletta, dopo averne provate diverse, propendo per i modelli a pedalata assistita! XD

  • Alberto N

    Condivido in pieno. Un’auto storica va apprezzata così com’è.
    Prendiamo ad esempio una Golf GTI MK1. Nota importante, le tre lettere stanno ad indicare Gran Turismo Iniezione (o Grand Tourismus Injektion in alemanno). Già per me sapere di alcune GTI (Volkswagen, ma anche non) trasformate a carburatori mi fa gridare al sacrilegio (Passi elaborare una Golf 1100, una 1500, una GTD, ma una GTI guai a snaturarla…), figuriamoci una GTI con trapianto di quore ops cuore elettrico…

    Tieni la GTI per weekend e raduni e in settimana usi una Dacia Spring o simili.

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