Immaginate di avere in garage:
- Ferrari LaFerrari
- Ferrari Enzo
- Ferrari F50
- Ferrari F12tdf
- Ferrari 458 Speciale
Cinque fra le più belle, speciali e prestazionali Ferrari di sempre. Una pressione sul pulsante di apertura e la saracinesca sale, lentamente, svelando rosse carrozzerie tirate a specchio, lucidi pneumatici e grandi ruote argentate che restituiscono abbacinanti riflessi. Occhi sgranati, cuore che balla la rumba nel petto, vibrazioni alla base del pene (cit. Captain Slow) mentre ti avvicini, rapito dal canto delle sirene, il profumo di gomma e carburante e interni in pelle che permea l’ambiente. Sono lì, in attesa, belle come mamma Ferrari le ha fatte. Attendono di essere aperte, esplorate. Bramano di essere guidate.
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E poi… decidi di venderle.
A: “Cosa?!”
V: “Sì”
A: “Ma perché?!”
V: “Perché sì”
A: “…sei scemo o mangi i sassi?”
(Ipotetico dialogo fra Sebastian Vettel e un amico, di fronte a tanto ben di Dio).
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Quelle erano solo alcune delle auto di Sebastian (ne ha un sacco fra quattro e due ruote), ma ha deciso di venderle tutte. Forse perché si è semplicemente stufato (è davvero possibile stufarsi di una F50? Di una Enzo?); forse – dicono le zabette – perché ormai la vista del Cavallino gli fa venire l’orticaria, dopo essere stato nemmeno tanto gentilmente accompagnato alla porta da quelli di Maranello (e da una certa parte dei “Tifosi”); o, forse, qualcun altro sostiene, perché vuole essere coerente con la causa della sostenibilità, in quanto difensore della salute del pianeta.
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Qualunque sia il motivo, sta di fatto che le Rosse sono state affidate alle sapienti mani di Tom Hartley Junior, noto broker di automobili di lusso, che ha diffuso qualche dettaglio e relative fotografie via Instagram. Leggiamo, nell’ordine, che la LaFerrari ha percorso appena 490 km ed è una delle ultime prodotte; la Enzo ne ha percorsi giusto 1790 ed ha il suo bel Certificato di Autenticità; La F50 non ha visto nemmeno 7000 km di asfalto dal lontano 1996, mentre le molto più recenti F12tdf e 458 Speciale rispettivamente 1200 e poco più di 3000.
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Inutile aggiungerlo (e allora perché lo aggiungi..?), ma il fortunato acquirente di una (o più?) di queste meraviglie si è portato a casa un esemplare non solo poco utilizzato e in condizioni perfette, ma fregiato del nome di un celebre pilota di F1. Sono andate a ruba, tutte tranne (al momento in cui scriviamo) la Enzo. Ma immaginiamo che ci sia già qualcuno con la penna in mano pronto a firmare il contratto. E Vettel non ha venduto solo Ferrari: si è privato anche di una BMW Z8, di una Mercedes-Benz SL65 AMG Black Series e di una SLS AMG.
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Come dite? Mancherebbero una 288 GTO e una F40 alla lista per renderla perfetta? Vero. Beh, la 288 GTO non sembra averla mai posseduta, ma, in effetti, una F40 ci sarebbe… oltretutto, pare sia la ex di un certo Luciano Pavarotti. Anche il tenore aveva una certa passione per le auto e la Ferrari delle Ferrari era anche il suo sogno. Al di là del fatto che lui e il Drake erano ottimi amici. Ebbene, quella, il buon Seb, se la tiene… alla faccia del risentimento, dell’ecologia e della noia. Se la memoria non ci inganna, l’aveva comprata sei o sette anni fa dalla moglie del tenore, Nicoletta Mantovani, che così avrebbe deciso nel rispetto delle volontà del marito, consapevole della pericolosità di una iena come quella (ma davvero Pavarotti ci entrava..?).
Battute scontate a parte, la scelta di Vettel dimostra se non altro una cosa: è consapevole di ciò che possiede. La Ferrari F40 è stata l’ultima Rossa prodotta per volere del Drake in persona, una supercar dall’anima eterna, posseduta da uno dei più grandi tenori della storia; e, come ricordava anche Piero Ferrari, suo padre Enzo diceva sempre che, se non avesse fatto il costruttore di automobili, avrebbe fatto il cantante di operetta.
(immagini: Tom Hartley Junior)
La prima hypercar, dura e pura, purissima come più nessun altra.
Progettata dal grandissimo Nicola Materazzi.
Dopo la batosta di lasciare la squadra che ha tanto desiderato, ha deciso di cedere tutto il parco auto, forse indotto anche dal tema ecologia che ha voluto pubblicizzare, ma almeno la prima hypercar, il mito del cavallino l’ha salvata, non ha perso il senno!