Ci sono uomini di cui si è perso lo stampo.
Uomini come Rudolf Uhlenhaut, storico progettista Mercedes dalle cui mani uscì la immortale 300 SL. Un uomo così capace di fare tutto che, dopo aver progettato, disegnato e diretto il reparto sportivo della casa tedesca, una volta, mentre era al Nurburgring, ebbe a sentire Juan Manuel Fangio – quel Fangio – lamentarsi delle scarse prestazioni della vettura che stava provando. Fu in quel momento che Uhlenhaut, forse toccato al cuore per sentire una sua creatura criticata – sì da Fangio, ma comunque criticata – si spazzò dalla giacca le briciole di pane del pranzo appena consumato, si mise un caschetto, si infilò nella macchina di Fangio, voglio anche immaginare un gesto della mano a dire “scansati te”, per poi girare sul vecchio Inferno Verde tre secondi più veloce del campione del mondo di Formula 1 in carica che lo guardava sbigottito. Sceso dalla vettura, Uhlenhaut diede il colpo di grazia al pilota argentino dicendogli che forse si sarebbe dovuto allenare un po’ di più.
– e Fangio MUTO –
Uomini come Enzo Ferrari, agitatore di uomini ed idee, che ha fatto quello che sapete tutti con in tasca giusto giusto un diploma e una voglia di far suo il mondo che forse non sarà mai più così grande. Ma anche uomini come Ferruccio Lamborghini, grandissimo imprenditore prima che grandissimo costruttore di auto, anche lui con giusto il diploma in tasca ma comunque capace, come ricorda Kiyosaki nel suo libro “Padre ricco padre povero” secondo cui gli uomini intelligenti assumono di persone più intelligenti di loro, di procurarsi i migliori tecnici e ingegneri e creativi della sua epoca, dando così vita ad una azienda che, fra tempeste e bufere, è arrivata fino ad oggi con intatto quel dna di sana follia provinciale.
– mo’ soccia che belle –
Uomini che in questa epoca moderna nella quale ci hanno convinto di aver bisogno di un paio di lauree per fare qualunque cosa nella vita, non sarebbero assolutamente riusciti a fare nulla, schiacciati – come spesso succede a noi – dai business man o dai manager, che oggi sei troppo giovane e devi fare gavetta, passano meno di 24 ore e tac, sei troppo vecchio, troppo capace, troppo formato. Gente per la quale probabilmente dovrei ancora stare a spostare qualche auto o mandare qualche fax ma per fortuna mi sono alzato in piedi e ho detto basta, che la vita è la mia e se sto qui ad aspettare che qualcuno si degni di darmi il mio posto nel mondo, campa cavallo che l’erba cresce.
Uomini, infine, come Cesare Fiorio, non un manager, non un uomo chiave, non un key account senior manager (che ancora non ho capito cosa cazzo vuole dire) ma semplicemente un grandissimo appassionato di corse, un uomo, come lui stesso si definisce, cresciuto a “pane e corse”. Incredibile la calma e franchezza con cui racconta le sue imprese nei rally e dei 18 titoli mondiali che ha portato alla Lancia e alla Fiat, di come arrivò in Formula 1 per pelare il mondiale con Prost e ad avere una lettera di intenti firmata da Senna il quale si dava disponibile per andare a correre in Ferrari e, infine, l’orgoglio con cui si vanta genuinamente del suo record – tutt’ora imbattuto – che nel 1992 lo vide attraversare l’Atlantico a i comandi del Destriero, uno dei più grandiosi, spavaldi, fulgidi e cazzuti esempi di impresa nautica Italia, con tanto di tre General Electric LM1600 – derivate dagli F404 che facevano volare aerei come l’F-117 – al seguito. Fiorio, che senza per nulla vergognarsi, ci ha rivelato che lui in macchina con i suoi piloti non c’è mai stato, perché “ci vai te in macchina con uno di quelli… che sono matti!”
Insomma, un vero Re Mida delle corse, una vita eccezionale, che profuma di benzina e di passione ma anche di salame e lambrusco, di genuinità, che si basa sui fatti e non sulle troppe parole, una vita incredibile che ho voluto ripercorrere raggiungendo Fiorio in Puglia nella masseria in cui si è ritirato, per farmi raccontare, direttamente da lui, le avventure di quella che posso senza dubbio definire… una vita a tutto gas.
Una vita che ripercorreremo in quattro episodi e che pubblicheremo su youtube a partire da oggi.
Buona visione.
Direttore,
sotto la foto di Lamborghini “ma soccia”, per un bolognese non si può vedere.
Correggere subito con un “mo’ soccia”, per favore.
Va bene la globalizzazione ma non esageriamo!
(^__^)
E come darti torto! Didascalia corretta!
MITICO Fiorio!!!!!!!!! Lo incontrai a quell’epoca in pizzeria…….a sentire le storie che racconta oggi mi viene una lacrimuccia…!!!!
Fiorio non era mica scemo, a non salire con i suoi piloti al volante: non troverete UNO, dico UNO tra progettisti, tecnici vari o comunque “personale di terra” che abbia commesso questo errore senza pentirsene.
Citofonare Tomaini per ulteriori delucidazioni
Ci sono stato anche io in quella masseria. Ho guardato un GP cn lui e il figlio (mia moglie e mio figlio di 2 anni mi aspettavano in stanza), mi ha raccontato del primo cambio al volante in F1 ed ho fatto colazione con una scocca Ferrari F1 in bella vista <3
Su Kiyosaki mi permetto di segnalare come obbligatoria da leggere la recensione di Finanza Cafona
Fiorio, cultore dei ferri di Dio