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Frangivento. La verità, vi prego, sulla passione

Qualche giorno fa è esploso un bel putiferio sul gruppo Facebook La Ferramenta di Rollingsteel (se volete accedere rispondete alle domande se no non vi accettiamo). Tutto è partito dal post di un nostro lettore, che ha pubblicato un paio di scatti in autostrada per chiedere informazioni:

Vista ora in tangenziale a Padova. Che auto è?”

chiede Marco. Le foto ritraggono uno strano oggetto che qualcuno poi descriverà come “un Predator che ha tamponato una Lamborghini e ci è rimasto incastrato”. In realtà, quell’auto circola da qualche anno fra saloni e fotografie e video su internet. I rollingsteeler sono sempre sul pezzo e in men che non si dica arriva la risposta: “E’ la Frangivento Asfanè DieciDiecirisponde subito Fede.

“Una auto costruita a caso perché non c’è altra spiegazione. Gli interni poi sembrano la sala giochi di un bambino” aggiunge. E qui è evidente una prima critica allo stile. Fede, in particolare, si riferisce di sicuro alla scritta “Frangivento” sul posteriore, realizzata con lettere di vari colori “scelti da alcuni bambini” – spiegava il designer Giorgio Pirolo in occasione di un’intervista con uno youtuber – che sembrano quelle magnetiche della lavagnetta dell’asilo. Un colpo di genio? Una leccata al popò dei (ricchi) papà? Ai posteri l’ardua sentenza.

Un rutto” suggerisce Elia. “Non offendiamo i rutti” obietta Marco. “Una Lamborghini per Sinti” sostiene Luca, riferendosi evidentemente al… folklore degli interni. “Fare peggio era probabilmente impossibile” conclude Alfredo, ma tale Aèro Dynamik, su YouTube, sostiene che “fare peggio si può: comprarla“.

Aiuto. E che è?! Evidentemente, i fondatori di Frangivento sono riusciti a far parlare di sé… Ma, al netto di un design impegnativo e soluzioni estetiche “avventurose”, la reazione dei rollingsteeler incuriosisce. Shitstorm intenzionale o spontanea?

– I fondatori di Frangivento: Paolo Mancini (sx) e Giorgio Pirolo (dx). [Foto: autonovosti.com]

Qualcuno sostiene che sarebbe un mondo migliore se potessimo dire sempre ciò che pensiamo davvero. Può essere. Il problema, però, è che dovremmo poter contare su interlocutori molto aperti, autocritici e comprensivi. Il che significa, chiaramente, che anche noi dovremmo esserlo. Per il quieto vivere, insomma, una terminologia adeguata e un atteggiamento responsabile sono preferibili.

È per questo che, davanti ad oggetti come la Frangivento Asfané 1010 (il nome deriva da as fa nen“, piemontese per “non si fa”… tutto un programma, insomma), si è spesso ricorsi ad espressioni come “è destinata a far discutere“, oppure “dividerà gli appassionati”. Perché “fa cagare a spruzzo” è non solo poco elegante, benché efficace, ma anche troppo soggettivo. Perché a qualcuno piace. A qualcuno è arrivato, evidentemente, il messaggio che i suoi creatori volevano trasmettere. Che vi piaccia o meno, è indubbiamente un’auto che rompe gli schemi.

Dopodiché, dobbiamo decidere se per rompere gli schemi ci si debba necessariamente scaraventare sul tavolo di un meeting fra designer, alzarsi in piedi e, additandoli, insultare tutti sputazzando e scorreggiando o se, invece, sia possibile proporre qualcosa di innovativo con eleganza e intelligenza.

Se si tratti del primo o del secondo caso, insomma, deve deciderlo ciascuno di noi secondo i suoi gusti. “I prodotti di successo o piacciono o non piacciono” afferma Pirolo durante un’intervista con un noto sito di motori. Ecco, la reazione alla quale assistiamo in rete di fronte a una “outsider” come la 1010 assomiglia più al primo che al secondo caso: complice il filtro di uno schermo e chilometri di fibra ottica, gli hater non potrebbero chiedere di meglio e quindi sfogano i loro istinti più bassi esattamente come si fa con il compagno di classe strano ed emarginato.

Noi abbiamo la nostra opinione, come tutti. Ma il mondo è andato talmente a ramengo che, sinceramente, avere un’opinione è quasi superfluo. Oggi anche troppa gente ha un’opinione (o pensa di averla) e lo scopo è solo di averla vinta, non di innescare un sano confronto. Quindi buonanotte e ridiamoci su, che ridere spulciando i commenti fa bene (quasi) sempre.

Però cerchiamo anche di essere costruttivi. A parte il milione e mezzo di euro che costa, il problema della Asfané 1010, probabilmente, è che non solo non ha mezze misure, ma fa a pugni con tutti, anche con se stessa. Alle linee esterne ti ci puoi abituare, perché l’aspetto è più o meno quello di un concept da salone dell’auto che non apparirà mai su strada (anche se questa su strada ci va eccome), se non dopo mille smussature atte a renderlo compatibile con i gusti dei più, omologabile e industrialmente sostenibile.

– Più la guardo e più penso che il vero problema sia il profilo: appare goffa e appesantita –

Il trip vero avviene quando infili la testa dentro: l’abitacolo sembra disegnato con la tecnica del gioco dello shangai, cioè prima disegni ogni elemento su fogli diversi, dopodiché li lanci per terra e li rimetti insieme in ordine casuale.

Alla Frangivento tutto è estremo. Poco importa che abbia senso o meno. “Provocazione” è il motto. Qualcuno ha detto che non è importante che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli. E buonanotte alla coerenza, al gusto e al Bello. È emblematica della sua epoca: per far parlare di te non basta più essere Nick Drake – che palle la poesia e la verità… – devi diventare come minimo Young Signorino. O disegnare una Asfané.

– Il pomello della leva del cambio è un modellino della Asfané. Enorme. Perfetto per Gianni Morandi –

Insomma, è questo, probabilmente, che fa imbufalire gli appassionati, soprattutto noi. Non c’è bisogno di sostituire le maniglie delle portiere con delle pistole per “puntare in alto” o per venderci che si tratta di un tributo allo starter delle gare di una volta; non serve installare un acquario dietro i sedili (lo hanno fatto davvero sulla più recente Asfané Roadster Charlotte) e non serve applicare la Gioconda sulle pinze dei freni per trasformarle in un’opera d’arte. Cerchiamo di essere veri, concreti. Cerchiamo di fare automobili, non sensazionalismo.

– “Wow. Quest’auto [elettrica, n.d.r.] va davvero al punto sulle auto elettriche, perché finge di salvare il pianeta e poi non lo fa sul serio!” (Trialco, YouTube. L’auto è una Asfané Roadster Charlotte presentata a Top Marques, Monaco) –

Anche perché, ricordiamolo, non è tutto fumo: al netto dei commenti e delle battute, dei gusti e delle boutade, resta il fatto che quest’auto è stata realizzata in parte a mano. In Italia. Da artigiani veri. Costruire un’automobile da zero (o quasi), è un’avventura al limite dell’impossibile che richiede ben oltre il forte desiderio di vederla nascere. Sotto tutte quelle complicazioni c’è un cuore V10 di 5.2 litri – evidentemente di origine Audi, ergo preso in prestito da una R8/Lamborghini Huracàn – con relativo cambio doppia frizione a sette rapporti. Sovralimentato con doppio turbo, raggiunge la notevole potenza di 860 cv. Sull’asse anteriore, poi, ci sono anche due motori elettrici che erogano insieme 150 cv, il che significa che lei è 1010 di nome e di fatto.

– Ecco. Questa è passione. Questa è poesia –

La carrozzeria, che pare abbia un Cx di 0,27, sfoggia carbonio a vista e lamiere di alluminio ribattute a mano. Pare siano possibili innumerevoli modifiche, anche meccaniche, per personalizzare a piacimento e nel progetto ha creduto anche un certo Loris Capirossi, al quale Frangivento ha dedicato la successiva GT65 in tre esemplari.

– La sobria GT65 di Loris Capirossi –

Insomma, di carne al fuoco ce n’è. Ma non facciamola stracuocere…

Articolo del 22 Marzo 2023 / a cura di Davide Saporiti

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  • Flavio

    Io sta cosa che ogni pensiero debba finire su un social network non l ho mai capita…si l auto è brutta anche per me, ma se dovessi mai aprirmi una pagina fb o altro, una volta che scrivo che quest auto non mi piace, cosa ho risolto??

  • Gregorio

    Sará che io trovo estremamente affascinanti le linee anni 80, slanciate come quella della mia Mazda RX7 FC o Porsche 924 che possono sembrare anacronistiche (e lo sono)…….a me la linea della Frangivento piace tantissimo! Audace come lo fu la Mercedes C111 negli anni 70′ che pareva veramente provenire dal futuro. La Fragivento é un “concept” su strada e questo la rende unica e affascinante! Mentre per quanto riguarda gli interni per citare il “Nostro” De Sica…….una cafonata incredibile! Se avesse avuto degli interni degli di tale nome sarebbe stata un opera d’arte su ruote!

  • max

    ,a vi rendete conto che sono due cazzoni?non ne hanno venduta uno,dicono che il sultano del brunei ne ha comperate 2..nessuno jha mai visto una foto del motore…per favore

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