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Nuovo Sukhoi Su-75 Checkmate, l’anti F-35 russo

L’occasione è di quelle da leccarsi i baffi: tralasciando infatti il gusto e il piacere dato dal vedere un nuovo aeroplano (cosa tra l’altro sempre più rara) sulle cui forme – un po’ sgraziate a dire il vero – lasciar correre le proprie fantasie più umettose, quello che abbiamo di fronte non è solo il nuovo Sukhoi Su-75 Checkmate, no no, questo è anche è il primo aeroplano da combattimento di fabbricazione russa monomotore dopo 50 anni, prima di lui solo il Mig-23 Flogger.

– L’arroganza anni ’70 non si batte, invisibili o no –

Dopo averci viziato e fatto sognare con ferri pazzeschi del calibro del Su-27 o del mai operativo S-47 Berkut a freccia negativa, in occasione del Salone Internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Mosca (conosciuto anche come MAKS, Mezhdunarodnyj aviatsionno kosmicheskij salone), Sukhoi ha tolto i veli dal suo nuovo caccia di quinta generazione, un aeroplano che, stando ai piani dell’aviazione russa, ha il non facile compito di affiancare il ben più grosso e potente Su-57 (foto da attacco onanistico qui sotto) e di venire esportato in tutto il mondo, raccogliendo così il testimone del Mig-21.

– Sukhoi Su-57 e livrea pixelata, vado un attimo in bagno –

Prima di addentrarci nella tecnica del novo arrivato vogliamo aprire una parentesi sul tema delle esportazioni, per il quale ci sono alcune considerazioni interessanti: in un video teaser diffuso da Mosca e dedicato al nuovo aeroplano, si vedono alcuni piloti appartenenti a diverse forze armate del mondo (fra cui Emirati Arabi Uniti, India, Vietnam e Argentina) avvicinarsi all’aereo e, cosa curiosa, fra questi piloti ce n’è pure uno con tuta di volo statunitense, lasciando quindi aperta l’ipotesi che questo nuovo caccia verrà proposto anche allo storico avversario ella Russia.

https://youtu.be/u-OZZKnjhRI

Comunque, tornando a bomba sul nuovo Sukhoi, quello che Putin in persona ha presentato segue il filone introdotto dagli Stati Uniti già qualche tempo fa con la coppia F-22/F-35 oggi o F-15/F-16 ieri: il nuovo arrivato infatti si presenta come più piccolo ed economico rispetto al “fratellone” Su-57 – il cui sviluppo sta richiedendo oltre dieci anni – e a cui verrà affiancato in ipotetiche missioni operative.

Per quanto al momento le notizie siano poche e frammentarie, il nuovo aereo – nome in codice Checkmate, scacco matto – sarà un caccia tattico leggero, supersonico (si parla di una velocità massima di Mach 1,8-2), monomotore e caratterizzato da una bassa visibilità ai radar, per un carico utile di 7.400 kg di armamenti. Oltre a questo, per quanto sul concept presentato al MAKS l’ugello motore sembra tradizionale, pare che l’aereo operativo sarà dotato di spinta vettoriale, fondamentale per ottenere quelle doti di manovrabilità che ci si aspetta da un aereo di quinta generazione anche solo comparabile ad aerei come il Raptor o l’F-35.

Osservandolo meglio, e tralasciando una certa somiglianza sia con il vecchio YF-23 che con il Boeing X-32, è poi possibile notare tutt’una serie di dettagli utili per capire bene che tipo di aereo abbiamo di fronte e che ne confermano l’approccio stealth: la cellula è caratterizzata da una configurazione ala/fusoliera mista come in tutti gli aerei di quinta generazione, l’ala è a delta e i piani di coda sono aperti a V (e non ci sono piani orizzontali) e le armi verranno stivate all’interno della fusoliera, soluzione fondamentale per abbattere la traccia radar di un velivolo.

– qui si notano le stive interne dedicate all’armamento ai lati della presa d’aria principale –

Ma non solo, uno dei dettagli che influenza maggiormente la traccia radar di un aeroplano è la sua presa d’aria, in quanto questa deve avere un design utile a soddisfare due diverse condizioni: deve alimentare il motore fornendogli aria alla giusta velocità (e quindi rallentandola ad una velocità subsonica anche a se si vola a Mah 2+) ma deve anche essere conformata in modo da “coprire” il motore e l’interno dell’aereo dalle onde radar, esponendo così alle onde radio in arrivo da davanti la parte più riflettente dell’aereo, il suo motore.

– prego notare la presa d’aria ventrale del nuovo Su-75, una scelta tutt’altro che scontata –

Come al solito quando si parla di aeroplani è tutta una questione di equilibrio e compromessi: una presa d’aria singola sul mento, in maniera del tutto simile a quanto fatto su aeroplani come il “nostro” Eurofighter o il classico F-16, permette di mantenere inalterato il flusso d’aria al motore anche agli alti angoli d’attacco ma, d’altro canto non consente le stesse prestazioni “stealth” che possono offrire due prese d’aria laterali, le quali permettono di “coprire” meglio i turbogetti rispetto ad una singola sotto l’aereo.

Ad ogni modo il disegno della presa d’aria – che ricorda da vicino quella dell’aereo sperimentale Boeing X-32, uno dei contendenti al progetto JSF poi – come al solito aggiungiamo noi – vinto dalla Lockheed.

cazzoridi ehm.. il Boeing X-32 –

Non solo, oltre al Boeing X-32, che risultava stealth anche con la presa d’aria nel ventre, già negli anni ’90 la Lockheed-Martin aveva portato avanti diversi studi per dimostrare che anche una presa d’aria di questo tipo avrebbe potuto avere caratteristiche stealth: lo studio venne chiamato DSI – Diverterless Supersonic Inlet – e dimostrò che adottando particolari rigonfiamenti all’interno della presa d’aria, la bassa tracciatura radar sarebbe stata garantita. L’approccio DSI ha dimostrato che una presa d’aria costruita in questo modo non solo è efficace nel suo gestire l’aria in ingresso al motore ma riesce anche ad oscurare la turbina, il tutto senza fare uso di complesse (e costose) prese d’aria a geometria variabile come quelle dell’F-15 o del Su-27. D’altro canto, una presa d’aria di tipo DSI tende a limitare la velocità massima di un aereo ad un valore inferiore a Mach 2 mentre le prese d’aria laterali possono permettere velocità anche superiori.

– F-16 con presa d’aria di tipo DSI, brutta ma efficace –

Pare quindi, per concludere il discorso prese d’aria. che il nuovo Sukhoi sia dotato di una presa d’aria di questo tipo, fondamentale per garantire non solo la bassa tracciatura radar del velivolo ma mantenere relativamente bassi i costi, assolutamente necessario se l’idea è di vendere questo aereo a mezzo mondo.

Per quanto riguarda il motore, al momento non ci sono informazioni certe anche se pare che a spingere in volo il nuovo Sukhoi penserà una turboventola Izdeliye 30, un motore derivato dal classico Saturn AL-31 già utilizzato sui Su-27. La nuova turboventola dovrebbe essere capace di generare circa 16-17 tonnellate di spinta ma, dato che questo propulsore al momento è ancora in fase di sviluppo, è probabile che i primi voli del nuovo Su-75 Checkmate verranno condotti utilizzando un AL-41F (14,5 tonnellate di spinta), anche lui derivato dal Saturn AL-31 e già utilizzato sul nuovo Su-57 (che comunque in futuro riceverà il novo Izdeliye 30).

– Ugello di scarico di un Saturn AL-41F1, molto simile all’Izdeliye 30 ma leggermente meno potente. Il nuovo motore in futuro equipaggerà sia il Su-57 ma anche sul nuovo Su-75 –

Infine, un po come i fantascientifici sistemi che caratterizzano il’F-35, anche sul nuovo Su-75 verranno implementate molte tecnologie finalizzate a facilitare e alleggerire il carico di lavoro del pilota tra cui, stando a quanto dichiarato in fase di presentazione del velivolo, un sistema di intelligenza artificiale. Ovviamente mettere a punto un sistema d’arma così avanzato e complesso è una strada lunga e tortuosa – pensate all’F-35 e a quanto ci sta volendo per renderlo pienamente operativo – e il primo volo di questo nuovo aereo russo è previsto per il 2023, per il 2024 è prevista la costruzione dei primi prototipi e, infine, l’aereo dovrebbe entrare in servizio nel 2026 con i primi esemplari operativi.

– figo è figo –

Le novità tuttavia non sono finite perché il nuovo Sukhoi è stato pensato come un sistema ad architettura aperta, con la possibilità di convertirlo in un drone senza pilota o in un aereo biposto. Quest’ultima caratteristica, unita ad una buone dose di propaganda russa, ha fatto sì che alcuni esperti presenti al MAKS 2021 siano arrivati ad affermare che il nuovo Su-75 possa essere per alcuni aspetti non solo migliore al Su.57 ma anche alle controparti statunitensi F-22 e F-35.

Quello che sappiamo al momento è che il nuovo Sukhoi vuole dimostrare – e ci riesce – che l’attuale potenziale di sviluppo dell’aviazione russa è particolarmente elevato. Lo stesso Vladimir Putin, con un po’ di sano patriottismo ha detto: “Quello che vediamo ora a Zhukovsky dimostra ovviamente che l’aviazione russa ha un alto potenziale di sviluppo. Anche la nostra industria aeronautica continua a creare nuove attrezzature aeronautiche competitive”, ha affermato il presidente aggiungendo che la Russia punta a diventare paese leader nel settore aerospaziale”.

Come dare torto ad uno che si presenta così?

Articolo del 21 Luglio 2021 / a cura di Il direttore

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  • Miche Brt

    Insomma, per il momento tante belle chiacchiere.

  • Flavio

    Gli aerei stanno facendo la fine delle auto:sono tutti uguali!!
    Domanda:la livrea a pixel a cosa serve?scusate l ignoranza….

    • Matteo

      A farti andare in bagno.
      Anche il redattore non ha resistito

  • Edoardo

    Grande tradizione dell’industria aeronautica russa, grande Vladimir….

  • LS

    Splendido. I russi dalla seconda guerra in poi hanno prodotto parecchi aerei meravigliosi, ed efficacissimi.

  • Enrico

    Considerando i due flop americani f22 e f35, difficilmente i russi possono fare peggio.

  • Enrico

    I russi nel futuro useranno solo il Saturn AL-41 del Su35, che per ora lo usano anche i pre-serie del SU-57 e il Su75, aspettando il Saturn Izdeliye-30(che forse sarà utilizzato anche da una nuova versione dei Su35); poi il Saturn Al-41 probabilmente sarà montato anche sulle nuove versioni dei Su-30, mentre il Su-34 dovrebbe seguitare a usare un modello ad hoc del AL-31FM1.
    Mentre i Mig35 se mai saranno prodotti in serie usano il Klimov RD-33MK, insomma meglio degli americani che per ogni caccia hanno un motore diverso.

  • Claudio

    Però ora desidero un articolo sul MiG-23, se si può.

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