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Hyundai i30N, a Monza con la sportiva che non ti aspetti

Il moderno mondo dell’auto, fra mode dall’assetto alto, gente automobilisticamente maleducata e imposizioni al limite dello scellerato, non è stato molto gentile con le auto sportive di fascia media. In poco più di 10 anni abbiamo assistito al quasi totale declino delle coupé, alla sparizione delle compatte sportive economiche e, alla fine della fiera, le uniche ad essere sopravvissute sono le hot hatch, segmento nel quale a farla da padrone sono le classiche Golf GTI, Audi S3, Mercedes Classe A AMG, tutte ottime auto eh, spesso molto veloci ma, diciamocelo, un po’ troppo modaiole.

D’altronde – cercherò di essere breve, lo prometto – il messaggio che dovrebbe essere arrivato alle case tedesche è chiaro: per quanto le abbiate imbottite di tecnologia, lucine e cavalli – tanti, a volte troppi, cavalli – queste vostre tre volumi sportive non sono mai riuscite a sfamare la fotta degli appassionati veri, quelli che, alla fin fine, si sono strappati i capelli per la Yaris GR, meno potente, meno app con le ruote e, semplicemente, più macchina.

Ora, oltre alle solite tedesche, da qualche tempo si è affacciata sul mercato una vera e propria outsider, una vettura più vecchia scuola rispetto alle solite tre volumi sportive, una vettura che guarda molto di più alla sostanza che ai giochini, una macchina che, per come tira, coinvolge e insegna, meriterebbe lo stesso hype della piccola bomba a mano firmata Toyota.

– per la polo ricamata che vedete in foto, sappiate che arriverà assieme a DI BRUTTO

Stiamo parlando della nuova Hyundai i30N, la macchina con cui Hyundai non solo vuole portare sulla strada la sua esperienza nel mondo delle corse – dove ha vinto e vince molto – ma vuole anche ribadire il suo impegno nel campo delle automobili sportive, specialmente in questo momento nel quale quasi tutti gli altri stanno tirando un po’ i remi in barca.

– Hyundai i remi in barca li tira così –

Quindi, in barba agli articoli e ai comunicati che ogni giorno che passa mi fanno temere per il futuro di questa mia passione nata con i carburatori e destinata ai – dicono, ma non ci credo molto – agli accumulatori (e a quel punto la mia passione probabilmente si estinguerà come i dinosauri), Hyundai se ne esce con una bella macchina vecchia scuola, con tanta grinta da vendere sia dentro che fuori. Per farvi capire Hyundai quanto ci crede vi dico solo che per la prova che state leggendo siamo stati invitati a dargli del gran gas a Monza. Mica pizza e fichi, Monza, non credo servano presentazioni.

Giunto sul sacro asfalto brianzolo, quella che mi sono trovato davanti è indubbiamente una bella auto: guardatela, è semplicemente cattiva. Lo sguardo dei fari è penetrante, la forma è a cuneo con l’avantreno piantato in terra e il posteriore più leggero e sodo. Poi ci sono tutti quei dettagli estetici che la rendono non tanto modaiola quanto casinista: le prese d’aria, i grossi cerchi che sembrano usciti da una TCR, il diffusore posteriore e i due grandi terminali di scarico sono un po’ da hooligan, quasi quanto la strisciolina rossa presente sul paraurti posteriore, era dagli anni ’90 che non vedevo utilizzare un dettaglio rosso per rendere un’auto sportiva, bellissimo. Insomma, nel bene o nel male, questa è tutto tranne che una macchina da aperitivo e, per quel che mi riguarda, questo è un gran pregio. Come atteggiamento e per come è messa giù in maniera arrogante, è più simile ad una Ford Focus RS che ad una Golf GTI.

– i più rompibal pignoli diranno che il taglio dei fari anteriori e della calandra ricordano la Focus mentre al posteriore, dove la i30N mostra invece un carattere tutto suo. Negli scarichi entra tranquillamente il braccio di un bambino –

Negli ultimi anni Hyundai ha investito molto nel mondo delle corse e per crearsi una fama in questo senso e il livello tecnico raggiunto dalla casa coreana è di prim’ordine: se infatti l’estetica dell’auto può non piacere a tutti, è indubbio che sotto al suo cofano sia nascosto un motore favoloso. Il quattro cilindri in linea quadro (alesaggio e corsa uguali, 86 mm x 86 mm, come il celebre Toyota 2JZ), testata e basamento in alluminio, 2 litri 16 valvole, turbo e fasatura variabile sia in scarico che aspirazione, genera 280 corposi cavalli a 5.500 giri supportati da 392 Nm di coppia, tutti già disponibili fin da 2.100 giri al minuto.

Questi dati tuttavia non riescono a spiegare il temperamento di un motore affamato di giri e che, nonostante la coppia sia disponibile già in basso, tira come un dannato fino al limitatore, comportandosi più come un grosso aspirato che come un turbo. Affondando il gas non c’è alcun ritardo, il motore semplicemente prende aria e si sfoga trucido sulle ruote anteriori, lanciando l’auto in avanti con foga accompagnato dal crepitante suono che esce dai due grossi scarichi posteriori, tanto VERO, forte e piacevole dentro quanto fuori (non così scontato al giorno d’oggi). Alla fine della fiera, per voi drogati di numeri, nonostante un peso in ordine di marcia di 1.530 kg (1.494 la manuale) la i30N passa da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi (con il launch control, figata totale che quando lo imposti la lancetta si pianta a 4.000 giri facendo pam-pam-pam che vorresti non smettesse mai) e allunga fino a 250 km/h, velocità massima che si raggiunge con una facilità imbarazzante (a Monza, uscendo bene dalla parabolica, si può arrivare tranquilli ai 230 alla staccata della variante 1).

– dio salvi le lancette –

Il motore infine è collegato alle ruote anteriori attraverso un cambio a doppia frizione a 8 rapporti (ma c’è anche il manuale a sei marce) e ad un differenziale autobloccante a controllo elettronico. A proposito di ruote anteriori, a stupire in maniera sorprendente è il lavoro che Hyundai ha fatto su questo volante: lo sterzo è preciso, duro al punto giusto e non si ha mai l’impressione di girare un cucchiaione dentro ad un paiolo di polenta. È uno sterzo a controllo elettronico, ma per demoltiplicazione, qualità del feedback e delle informazioni che trasmette siamo al top della categoria, pari allo sterzo della Giulia o della Alpine A110, ulteriore dimostrazione di quanto Hyundai ci tenga che le sue auto sportive siano non solo dei veloci mezzi con cui andare dal punto A al punto B in rapidità, ma vere e proprie esperienze di guida a tutto tondo, grande Hyundai, ci piaci così.

– magari non è il più bello della cumpa, ma questo volante, signori, è da oscar. Con i due pulsantoni azzurri si passa da una modalità di guida all’altra senza togliere gli occhi dalla strada –

Per chiudere il comparto tecnico, la macchina poggia in terra su uno schema sospensivo standard ma raffinato (MacPherson davanti, multilink dietro) e viene frenata da un impianto con dischi autoventilati su entrambi gli assi che, anche se esteticamente non fa gridare al miracolo, funziona in maniera eccellente. Di serie, infine, i cerchi da 19″ con gomme spalla /35, occhio ai marciapiedi.

– qui un bel set di dischi aftermarket baffati o forati e taac, macchina perfetta –

Come parte del programma della Hyundai N-Driving Experience (alla quale puoi partecipare anche tu), abbiamo quindi avuto modo di spremere fino in fondo la nuova i30N sul circuito di Monza, prima seguendo un corso di guida sportiva in stile patenti di Gran Turismo e poi dandogliene per davvero, scoprendo così una vera auto sportiva, a suo agio su una pista così intensa e, anzi, sempre pronta a farsi strapazzare.

– Fra le varie patenti in stile Gran Turismo parte del programma c’è anche il test di schivamento dell’ostacolo, poi dentro in pista in trenini di cinque/sei auto a menare il pedale del gas –

Lasciati stare i dati tecnici e le chiacchiere da bar, alla fine dove la Hyundai i30N stupisce per davvero è una volta slegata in pista, situazione nella quale molte auto stradali per comuni mortali spesso risultano lente e un po’ noiose (specialmente in posti molto veloci come Monza o il Mugello) ma che con questa Hyundai è invece risultata divertente e appagante: usciti dalla pit lane, gas a fondo, si arriva piuttosto velocemente alla staccata della prima variante: frena duro, giù due marce, quinta, quarta, terza. Dentro, corda poi, veloce addrizza, colpo di gas, molla rapido, trasferisci il carico sull’anteriore e dentro, lasciando scivolare il posteriore quel po’ che basta per trovarsi già indirizzati verso l’uscita e pronti a spalancare il gas. Via, veloce come il vento verso la Curva Grande, da prendere in pieno, senza paura, aiutati da una macchina che non fa una piega anzi, più gliene dai e più lei ci sta. Non avevo mai girato a Monza, che razza di figata.

Tutto gas, via le marce, fuori una dentro l’altra, quinta piena, il motore spinge forte e il rombo che entra in macchina è estasiante, i ciocchi che arrivano ad ogni cambiata spaccano. Quinta piena e si arriva alla Variante della Roggia,  stacca, via due marce e dentro, in un veloce sinistra destra da affrontare perdendo il minimo di velocità possibile. Gas a bomba di nuovo verso la prima di Lesmo, giusto il tempo di rilassarsi e di nuovo stacca, quarta, terza, appena finisce l’erba a sinistra inizia a curvare, stando un pelo larghi per prendere la corda ritardata là dove c’è quella stradina sulla destra. Corda, apri, lasciala sfogare, gas in pieno, terza, quarta, frena duro, terza di nuovo e buttala dentro nella seconda di Lesmo, sfruttando l’avvallamento dell’asfalto che ti spara verso il rettilineo successivo. L’ho già detto? Sì, lo ripeto, che figata Monza, tanto semplice quanto eccitante per le incredibili velocità che si tengono.

Ora via, in pieno verso il serraglio, 180, 190.200, 210 stacca per la Ascari, corda sul cordolo a sinistra in terza piena e via a destra e poi di nuovo a sinistra, giù gas fino a spaccare il pavimento della macchina e sgusciare fuori come un missile seguendo con lo sterzo il pensiero che già ti vuole verso la Parabolica. Questo non è guidare, questa è velocità pura: quinta piena e di nuovo, stacca, quarta, terza e dentro, con il cuore appeso ad un respiro: entrare in parabolica a bomba, le prime volte, richiede quel pizzico di coraggio che, guardando una semplice piantina della pista, non ti aspetti. Entrare ai 120, con la curva che ti arriva in bocca, ve lo garantisco, le prime volte non è da tutti, non riesco a capacitarmi di come facciano i piloti di F1 a farlo a più del doppio di velocità, che macchine, che fenomeni.

Percorrendo la Parabolica snocciolando le marce ed allungando verso il rettilineo, la Hyundai i30N, semplicemente, si lancia verso l’orizzonte senza fare una piega. L’abbiamo maltrattata senza alcun rispetto per la meccanica per un pomeriggio intero: temperatura acqua e olio sempre nei loro limiti, non una spia, non una piega, non un problema ai freni (che sì, Monza non li massacra, ma quelle quattro frenate che si danno sono cattive). Utilizzando l’auto in modalità sport la i30N si è dimostrata non solo incredibilmente neutra e affilata ma anche pronta ad insegnarti e a farti capire che hai sbagliato senza però punirti. Conoscendola si riescono a sfruttare i trasferimenti di carico longitudinali per far andare la macchina dove vuoi, lasciando il retrotreno scivolare quel po’ che basta per puntare verso la curva successiva. Lo stesso retrotreno che, una volta lungo le curve più veloci del mondo, si dimostra granitico, saldamente incollato ale vostre scapole. Anche il differenziale anteriore a controllo elettronico, non solo non è mai invadente, ma semplicemente funziona, aiutando l’avantreno a mantenere la corda e a chiudere la curva senza fastidiosi sottosterzi. Questa non è solo una sportiva a trazione anteriore, questa è una gran trazione anteriore, così equilibrata ed efficace da riuscire – e qui, tanto di cappello – a non far rimpiangere qualcosa di diverso; si guida bene,  è efficace ed anche appagante, non male.

Insomma, se pensando ad una macchina sportiva divertente, veloce, ed efficace difficilmente la vostra testa corre a Hyundai beh, vi invitiamo a ricredervi, perché la i30N – complice anche un prezzo di acquisto ottimo, siamo sotto ai 40k – è semplicemente un gran mezzo, capace di divertire anche in un circuito molto veloce come Monza: qui – e ci sta – la i30N non ha messo in mostra velocità stratosferiche (ha poi 280 cv, non 2000) in rettilineo quanto invece in curva, dove la Hyundai permette di mantenere velocità di percorrenza sempre elevate nel massimo della sicurezza e del divertimento, dimostrandosi quindi anche il mezzo ideale per il regazzino assatanato di trackday. A questo punto aspettiamo – ehi Hyundai Italia, sto parlando a te – l’occasione per provare questa macchina nella vita di tutti i giorni e su un passo montano per capire se, oltre allo straordinario potenziale che abbiamo visto a Monza, c’è altro.

P.S.: che figata Monza.

P.P.S. La i30N c’è anche in versione coupé quattro porte, che dite?

Articolo del 23 Luglio 2021 / a cura di Il direttore

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  • Fabio

    Vettura estremamente interessante, soprattutto la Coupé per quanto mi riguarda, se avessi sia le possibilità economiche che l’intenzione di acquistare il nuovo (combo impossibile da realizzare, soprattutto per il primo fattore visto che tutt’ora guido una Citroën C2 VTS presa nuova 16 anni fa e non si vede nulla all’orizzonte) la prenderei seriamente in considerazione nonostante sia una TA. Mi basta la recensione di Rolling Steel per convincermi della bontà del prodotto.

  • Flavio

    Non so come fate, ma quando leggo i vostri articoli sembra di guidarli sti ferri….

  • Giovanni

    La versione coupé non mi piace. Ne girano parecchie qui in Germania e non mi piace, sembra una di quelle macchine dell’est… Tipo brrrr focus berlina

  • Miche Brt

    Oramai è chiaro già da un po’ che i coreani fanno dannatamente sul serio.
    Bravi loro… e che splendida recensione!

  • Carina è carina, veloce è veloce però io ora come ora farei un ragionamento della serie ho fatto 30 posso fare 31 e per poche migliaia di euro (tralaltro la si può prendere a rate per poco più di 500 euro al mese) in più prenderei una Gr Yaris perché la trazione integrale è quindi la possibilità di fare qualche bel traverso, i 200 e più chili in meno a fronte di solo 20 cavalli in meno, insomma nulla che una rimappatura non possa sistemare mi fa troppo gola.

  • Matteo

    Grande articolo, sembra di essere in pista, bravo!
    La scelta del 2 litri 4 cilindri è molto coraggiosa oggi giorno ma sicuramente pagante: i piccoli 3 cilindri che ci propinano oggi motivati con i bassi consumi, che poi alla prova dei fatti consumano di più perché si è sempre a fondo mi fanno ridere, mentre un bel 4 cilindri 2 litri è il top! Piena approvazione!
    La striscina rossa c’è anche sulla Giulietta nuova serie.
    Il coupé non piace neanche a me.

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