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La prima volta del Messerschmitt Me-262

“Ai tempi di Socrate, l’oratore aveva l’abitudine di chiedere all’uditorio quale fosse il suo modo di esprimersi o genere preferito: il mito, cioè il racconto, o l’argomentazione logica? Nell’epoca del libro, non si può lasciare questa decisione al pubblico: perchè il libro esista si deve fare una scelta, e ci si accontenta di immaginare – o di augurarsi – un pubblico che avrebbe dato una certa risposta anziché un’altra; così come si ascolta la risposta che suggerisce o impone l’argomento stesso. Ho scelto di raccontare una storia.

– Tvezetan Todorov, La conquista dell’America

26 luglio 1944, il cielo è azzurro sopra Monaco di Baviera (semi-cit.). Nonostante siamo in piena estate, a terra ci sono appena 23°C (abbiamo controllato eh, qua si fan le cose fatte per bene) e si vola da dio, senza correnti ascensionali o grandi scossoni. In questa situazione di calma apparente, il De Havilland Mosquito PR Mk XVI (MM273) pilotato dal Tenente di Volo (flight lieutenant, grado della RAF) Albert Edward Wall del 544esimo squadrone della RAF vola dritto come un proiettile compiendo la sua missione di ricognizione fotografica nel cuore della Germania Nazista.

Ho fatto cose meno pericolose.

Nel muso dell’aereo, si trova l’Ufficiale Pilota (Pilot Officier, grado che anche questo esiste solo nella RAF) Albert Sinclair Lobban, impegnato con la fotocamera nel cercare di immortalare con mano ferma e grande pazienza gli obiettivi strategici della città.

– questi NON sono Lobban e Wall –

L’aereo vola a ben 28.000 piedi (circa 8.500 metri), una quota sufficientemente elevata per tenerlo al riparo sia dalla flak – la temuta contraerea tedesca – che dai caccia che possono decollare dalla vicina base di München-Riem. In questa base ci sono in servizio sia i Bf-109 che i micidiali Focke-Wulf Fw-190A, ottimi aerei ma poco efficaci ad alta quota (a proposito, QUI, spieghiamo bene la vicenda degli ultimi FW-190).

Ad ogni modo c’era poco da stare allegri: il Mosquito acchittato da ricognizione è disarmato e la sua costruzione lignea lo rende fin troppo vulnerabile ad un eventuale attacco, un aereo tanto veloce quanto fragile. Il cielo è sereno e l’esito della guerra è ormai deciso, ma non è comunque il caso di abbassare la guardia.

– Flughaven München-Riem, 1942 – foto USAF-

Il volo prosegue sereno, la missione viene portata a termine, è ora di fare prua verso la base RAF di Benson, Oxfordshire.

Ad un certo punto, il finimondo.

Lobban urla, “Ehi, cos’è quello? Bandito a ore sei! È velocissimo!”

Wall è cazzosorpreso: come può un caccia nemico aver raggiunto la loro quota così velocemente senza esser stato visto? È impossibile!

Citando uno famoso, lassù non c’è il tempo per pensare, se pensi sei morto. Wall spinge la manetta tutta avanti, arricchisce la miscela e fa cantare i due Merlin, che prendono giri orgogliosamente e lanciano il veloce Mosquito in avanti. Nel dare tutta manetta, Wall è sereno. Sa bene che il Mosquito, quando spinto a tutto gas, è imprendibile. Non c’è BF-109 e FW-190 che tenga. I due Rolls-Royce Merlin 77, dotati di compressore meccanico a due velocità e di un nuovo carburatore Bendix-Stromberg anti-g sono due spade, e possono lanciare il grosso bimotore ben oltre i 670km/h dichiarati, lasciando indietro qualunque caccia nemico.

Sbagliato.

“Ce l’abbiamo ancora in coda!” Urla Lobban. Wall fatica a credergli, l’anemometro segna 430 mph (circa 688 km/h) ma l’inseguitore continua ad avvicinarsi. Per andare ancora più veloce, Wall si lancia in picchiata, raggiungendo così velocità sempre più elevate. Mentre la lancetta dell’anemometro continua a salire, coprendo i numeri 450, 460 e 470, l’aereo inizia a fremere violentemente, minacciando di andare in pezzi in una nuvola di schegge, sangue e (poco) alluminio. Capito che la sua macchina è al limite delle sue capacità meccaniche, Wall si rimette in volo livellato per scoprire che quello strano aeroplano non solo è ancora in coda, ma è pure più vicino di prima.

Ma non basta. Oltre ad essere più vicino, quel misterioso aereo sta scaricando addosso al Mosquito i suoi quattro cannoni. Le tracce dei proiettili da 30 mm saettano attorno all’aereo inglese disarmato. Basterebbero pochi colpi a segno per tirare giù il Mosquito. Era una bella giornata estiva e la missione sembrava semplice. Sembrava.

Le cose stavano andando male, ma rischiavano di andare peggio. Inscenando una manovra che sarebbe arrivata al cinema solo 42 anni dopo, Wall tira indietro tutta la manetta di colpo, scartando verso sinistra e lasciandosi così superare da quel velocissimo aeroplano nemico.

Fu in quel momento che lo videro, capendo in che razza di guaio si erano infilati.

“Quel dannato aereo non ha le eliche!” esclamò Lobban

Non solo, quel dannato aereo stava virando per tornare indietro a finire il lavoro che aveva iniziato. Uno strano aereo senza eliche, con ala a freccia e due strani “pod” subalari. Wall e Lobban non avevano mai visto niente di simile. Erano brutti dicks.

Messerschmitt Me 262 alto

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Quello strano aereo, dopo averli sfilati ululando nel cielo, adesso stava puntando di nuovo verso di loro. Wall si accorge che quella macchina non è poi così manovrabile e decide di sfruttare la grande agilità del suo Mosquito, la meraviglia di legno. Sfruttando la capacità del suo bimotore di virare molto più stretto, Wall pensa di poter manovrare in maniera evasiva tenendosi così al riparo da un eventuale tiro pulito. È ora di un po’ di vecchio caro dogfight.

Inizia così una danza nei cieli sopra Monaco fra un Mosquito disarmato e uno strano aeroplano senza eliche. Il Mosquito è più agile, il “bandito” è più veloce. I due aerei si incrociano più volte, saettano proiettili, nessuno va a segno. Wall continua a virare con la forza della disperazione, sopportando le spaventose forze G che lo fanno sprofondare nel sedile. Il giochino funziona, l’aereo nemico fatica a tenere il passo dell’agile bimotore inglese. Ma quel pilota è sveglio e, all’ennesimo tentativo di Wall di sgusciare via da una situazione di merd critica, lo frega, iniziando a virare poco dopo Wall e riuscendo così a portarsi sotto di lui. I quatto MK108 sputano fuoco fiamme e vendetta, investendo con la loro potenza la parte inferiore della fusoliera dell’aereo inglese, che inizia a scuotere violentemente, rabbrividendo al pensiero di andare in pezzi.

Wall fa fatica a mantenere il controllo del suo apparecchio ma ci riesce, l’aereo continua a volare, i motori funzionano, in lontananza si vedono delle nuvole, ce la possiamo fare. Tutta manetta e via in discesa, nel tentativo disperato di andare a nascondersi all’interno di quel voluttuoso riparo.

Una volta nella nuvola, Wall inizia a girare in circolo per restare all’interno di quella coltre protettiva. Ci sono parecchie turbolenze, è vero, non è un gran volare, ma sempre meglio che dei proiettili da 30 mm. In quel momento di calma apparente, i due uomini a bordo del Mosquito hanno il tempo per stimare i danni. Su ordine diretto del suo superiore, Lobban lascia il suo sedile per andare a controllare la fusoliera dell’aeroplano: bastò aprire il portello che separava l’abitacolo pressurizzato dal resto della fusoliera per venire investito da un forte vento. Il portello esterno era completamente scomparso, strappato via dalla violenza delle manovre.

“È tutto?”

“Nient’altro che io possa vedere, ma potrebbero esserci altri danni”

“Ok, tieni d’occhio il cielo, usciamo dalle nuvole”

Una volta fuori dalle nuvole i due uomini iniziano a scansionare rapidamente il cielo. Quell’aereo misterioso che ha provato a tirarli giù è scomparso, lasciandosi dietro un Mosquito che, con ogni probabilità, non sarà in grado di tornare a casa.

Wall toglie manetta per cercare di ridurre le vibrazioni e le forze aerodinamiche agenti sull’aereo vogliose di mandarlo in pezzi. Le teste dei motori hanno raggiunto una temperatura allarmante e no, quest’aereo non tornerà in Inghilterra.

“Qual è la base alleata più vicina?”

“C’è Fermo, in Italia, sulle coste del’Adriatico”.

Wall, gentilmente che se no si spacca, vira facendo prua verso sud-est, sopra le Alpi svizzere e in direzione Italia. Il volo proseguì bene, Wall e Lobban non incontrarono nessun altro pericolo. Niente, né caccia né contraerea, arrivando infine a Fermo in tutta serenità. Il portello,  strappandosi via, aveva danneggiato in maniera piuttosto grave la deriva e un piano di coda ma, alla fine, lo stoico Mosquito ce l’aveva fatta.

Restava solo una domanda senza risposta: che cos’era quel velocissimo aeroplano che saettava nel cielo senza eliche? Che cosa diavolo avevano costruito i tedeschi stavolta? Di solito, all’epoca, quando si incontrava un aeroplano nuovo, questo era più veloce di 45-60 km/h, non di oltre 160 come quello che avevano incontrato oggi. 

Facevano bene ad essere stupiti. Lobban e Wall, quel giorno del 1944, avevano incontrato per la prima volta un Messerschmitt Me-262, il primo caccia a reazione della storia.

Entrato ufficialmente in servizio il 20 luglio dello stesso anno – 6 giorni prima di questo incontro – il Messerschmitt Me-262, pur con tutti i suoi difetti di gioventù, è uno degli aerei più affascinanti dell’intera storia dell’aviazione. Spinto da due turbogetti puri a flusso assiale (e con centrifugo come facevano gli inglesi della Rolls-Royce) Junker Jumo 004 Orkan (uragano), il Me-262 è stato il primo caccia a reazione ad entrare in servizio, dando il “la” ad una nuova era dell’aviazione, prima militare e poi civile. Capace di prestazioni che gli altri aeroplani potevano solo sognarsi, la sua incredibile superiorità in volo veniva però vanificata da vari fattori, tra cui la lentezza degli avversari, cosa che non dava il tempo di prendere la mira, e la cronica inaffidabilità di quei primi propulsori a getto, ricalcitranti specialmente con poca manetta e in fase di atterraggio. Una specie di macchina del tempo, il Me-262 Schwalbe (rondine) avrebbe avuto, assieme ad altri aerei eccezionali come gli FW-190 langnasen, le capacità di ribaltare le sorti del conflitto. Tuttavia, più che qualche danno e un po’ di show, questi aerei non riuscirono a fare, in quanto, come spesso si dice, arrivarono troppo pochi, troppo tardi.

Comunque, ai comandi del Me-262 bianco 3 Matricola W.Nr.130 017 c’era Alfred “Bubi” Schreiber che, una volta a terra, reclamò la prima vittoria per un aviogetto nella storia dell’aeronautica. Osservando assieme al suo gregario le registrazioni della fotomitragliatrice del suo Messerschmitt, Schreiber vide il Mosquito incassare i colpi, perdere dei pezzi e scendere vistosamente. La vittoria venne assegnata, nessuno al momento sapeva che quel Mosquito in realtà era riuscito ad atterrare tutto intero a Fermo, vicino ad Ancona.

Tuttavia era solo questione di tempo, due giorni dopo Schreiber tirò giù uno Spitfire, questa volta per davvero. 

Nei mesi successivi, Schreiber segnerà altri quattro abbattimenti a bordo della meraviglia alata di Willy Messerschmitt (tra cui un micidiale Lockheed P-38 Lightning con motori turbo), diventando così il primo asso della storia a bordo di un aviogetto. Tuttavia il destino era in agguato, Schreiber morirà poco dopo, nel novembre del 1944 quando, in atterraggio, la gamba anteriore del carrello del suo Schwalbe cedette, facendo ribaltare l’aereo e uccidendo così il suo pilota.

Ora, dopo questa bella storia, perché non entri anche tu a far parte della squadra di Rollingsteel.it?

Articolo del 10 Luglio 2020 / a cura di Il direttore

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  • emanuele

    In tema di “buoni VS forze del male” il prossimo articolo lo voglio sul confronto tra quel rottame dello X-Wing e il TIE starfighter…

  • F. Belli

    Grazie per queste storie meravigliose.
    Ho una certa età , nel 1958 sono stato finalista nazionale del concorso “ Coppa Wright” organizzato dal Ministero Difesa Aeronautica e non ho mai smesso di incantarmi davanti a un qualunque velivolo soprattutto quelli della seconda guerra mondiale.
    Continuate cosi.

  • enrico

    sempre capaci di entusiasmarmi sia con aerei o auto bravi!!!!!!!!!!

  • Rincobill1@gmail.com

    Grazie. Scritto con umorismo, ironia e grande storicità. Complimenti

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