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La storia del fenomeno JDM: Il Mid Night Club – Parte 3

È ora di chiudere la nostra breve rassegna di articoli dedicata al famigerato Mid Night Club, il gruppo di street racers che sul finire degli anni ’90 presidiava un tratto dell’autostrada di Tokyo sfidandosi a bordo di auto che definire “un po’ elaborate” è riduttivo. Infatti quel che vi ho raccontato sia nella prima puntata (quale? questa) che nella seconda (eccola qua), per quanto possa sembrare assurdo o esagerato, è tutto vero. Così come è esistito un tempo, non troppo addietro, senza smartphone, internet e pornhub, è anche esistita un’epoca nella quale questi pazzi scatenati percorrevano la Wangan Expressway sempre sul limite dei 300 all’ora a bordo di ferri indegni del dio.

Poi, come vi ho raccontato, tutto è finito. Un incidente, diversi morti e parecchi feriti, hanno messo fine alla folle storia del Mid Night Club e delle pazzesche “0-300 Km/h Time Trials”.

Oppure no?

Come abbiamo visto nel secondo capitolo di questa folle storia, il Mid Night Club da “semplice” raduno di amanti delle auto elaborate era diventato una vera e propria vetrina (nonché terreno di prove) per alcuni dei più famosi Tuning Shop giapponesi, tuttavia – chiuso il capitolo Mid Night Club – questi Tuning Shop non hanno affatto smesso di elaborare auto e di cercare la velocità massima. In particolare “Top Secret”, gestita da quello svalvolato di Kazuhiko “Smokey” Nagata (che, ricordiamolo, non ha mai ammesso – ma nemmeno smentito – di aver fatto parte del Mid Night Club), non ha mai smesso di costruire demo-car pesantemente elaborate per cercare di battere vari record su strada e pista. Nel suo caso però nulla è stato tenuto nella segretezza, anzi, i suoi folli tentativi venivano ben documentati da video e reportage di giornalisti del settore. Tra le prove più famose ci sono sicuramente i 320km/h raggiunti in un tunnel della Wangan-sen con una Skyline R33 GT-R, i 341 km/h con una Nissan Skyline V35 (una versione “custom” di Top Secret con un V8 biturbo sotto il cofano preso da una grossa berlina Nissan… roba da accartocciare l’asfalto) e i 317 km/h sulla autostrada A1 in Inghilterra.

In mezzo al traffico.

Con una Toyota Supra motorizzata RB26DETT da oltre 900cv.

Come potrete immaginare non la si può fare sempre franca, infatti in Inghilterra il nostro amico “Smokey” Nagata è stato fermato dalla pulla, venendo in seguito arrestato ed espulso dal paese… per fortuna prima di essere arrestato è riuscito a dare la videocamera a un complice che per nasconderla se la infilò prontamente nelle mutande. Potete vedere la sua folle impresa documentata dal giornale “Option Magazine” qui .

In fondo dobbiamo dare una menzione speciale ad Option Magazine. Fu proprio questa famosa testata giapponese che fece diventare il Mid Night Club quello che poi è diventato: offrendo infatti spazio sui giornali alle macchine elaborate del gruppo, trasformò lo stesso in un business per i già citati Tuning Shop che vedevano ora il modo di fare business e farsi pubblicità apparendo sulla rivista numero uno della cultura tuning giapponese. Option Magazine organizzava i famosi “300km/h time trials” sull’anello di Yatabe e, dopo lo smantellamento della pista di Yatabe prima e lo scioglimento del Mid night Club poi, continuò ad organizzarli per permettere agli elaboratori giapponesi di tirare fuori il massimo dalle loro grosse berline.

A cambiare fu solo il territorio di queste sfide: da Yatabe a Nardò.

Dal Giappone alla Puglia.

Da là a qua.

no questa, scusate

Il primo evento in assoluto organizzato in Salento venne chiamato “400 NARDO” e si tenne nel 2008, ovviamente quel mattacchione di “Smokey” Nagata partecipò per primo con una Toyota Supra V12 biturbo con 950cv e un motore di derivazione Toyota Century, l’auto raggiunse i 358 km/h senza riuscire a sfondare l’incredibile barriera dei 400 km/h.

Nel 2013 venne organizzato un altro evento che vide sfidarsi la Top Secret Engineering, la Powerhouse Amuse, la Phoenix Power con tre Nissan GT-R R35 da oltre 1000cv e la Ben Sopra con una esagerata 180SX con tutta la meccanica GT-R (rinominata 380SX dalla sua cilindrata): nessuno però riuscirà a raggiungere i 111 metri al secondo tanto ambiti, fermandosi “solo”a 377 km/h (raggiunti dalla R35 di Top Secret) a causa di un problema alla centralina che limitava il motore a 7500 g/min.

In quell’occasione lo stesso fondatore di Option Magazine Daijiro Inada si dovette cambiare qualche paio di mutande dopo che l’alta velocità portò al cedimento del paraurti anteriore della sua GT-R preparata do Phoenix Power mentre viaggiava ad oltre 357 km/h.

Dal 2013 non sono più stati organizzati “time trials” di questo tipo a Nardò, non si sa se in futuro ne vedremo altri, sinceramente speriamo di sì perchè, anche se forse i famosi 400 km/h non verranno raggiunti (presente quanto ha investito Bugatti per farcela?), ciò che conta più di tutto è il sapere che, anche oggi, il vero spirito che ha creato e animato il mid night club e tutti gli elaboratori che ci hanno girato attorno è ancora vivo e vegeto.

Il Mid Night Club, le auto più famose.

Prima di chiudere però voglio tornare un po ‘indietro ed andare a vedere nello specifico alcuni dei ferri che avevano questi fulminati con gli occhi a mandorla. Tra i vari membri del Mid Night Club ce ne sono infatti tre che hanno avuto una particolare importanza nella storia del gruppo. Due di questi sono stati in costante competizione tra di loro e in un’escalation di elaborazioni hanno dato vita alle due auto più famose e iconiche del gruppo che sono state usate come fonte di ispirazione dall’autore di manga Michiharu Kusunoki per il suo “Wangan Midnight”.

Una delle più iconiche è sicuramente la Porsche 930 Turbo “Yoshida Specials” di proprietà di un tranquillo signore conosciuto con il nome in codice di “Blackbird”.

Originariamente nera, poi in seguito riverniciata bordeaux, era uno dei mezzi che seminavano il terrore sulla Wangan e apparteneva a uno studente di medicina, nome in codice “Blackbird”, che in seguito ha mollato gli studi (evidentemente gli rubava tempo al Mid Night Club) e ha preso in mano l’attività di famiglia, un concessionario di auto. La grande rivalità sportiva e anche commerciale con un altro pilota di nome “Toshi” (era il figlio di un commerciante di auto rivale della concessionaria di “Blackbird”) ha portato questa auto a subire modifiche pazzesche ed esasperate. Nella sua ultima evoluzione montava un 3.6 litri boxer portato e ben 700 cavalli, esternamente modificata con un bodykit completo della “Auto Garage TBK” era inoltre alleggerita fino a pesare praticamente la metà e – la leggenda dice – riusciva a superare e mantenere per oltre quindici minuti i TRECENTOCINQUANTA CHILOMETRI ORARI (dico leggenda perché in un quarto d’ora ai 350 si fanno 90km… non pochi eh). Questo utilizzo estremo richiedeva una manutenzione maniacale e delle modifiche mirate. Non so voi ma a me il solo pensiero di avventurarmi oltre i 200 con questa 930 Turbo fa parecchia paura.

Ma vediamo quindi il rivale di “Blackbird”, “Toshi” e che mezzo aveva: una Nissan Fairlady 280ZX del 1978.

Una macchina vissuta, che porta su di se i segni di tante battaglie, ed elaborata da ABR Hosoki Engineering che ha scelto per lei un classico L28E 6 cilindri in linea biturbo portato a 3,1 litri (il motore standard della 280ZX è 2,8 litri)  da oltre 600cv che ha permesso a questa Fairlady Z di oltrepassare la barriera dei 300 km/h. Il motore è stato completamente rifatto con pistoni forgiati, bielle, albero e alberi a camme. Monta un cambio a 5 marce proveniente da una 300ZX Turbo e un differenziale autobloccante della ABR.

Dicono che a 300km/h non hai amici e non puoi fare errori, quindi l’aerodinamica, le sospensioni e i freni sono fondamentali. Per scaricare a terra tutti i cavalli che servono per portare l’auto a oltre 300 km/h, sono stati montati ammortizzatori Bilstein modificati con molle TRD e cerchi Panasport da 16” con gomme Bridgestone RE71. Per per riuscire a fermarsi (e forse ci vorrebbe un paracadute) sono state montate le pinze di una Skyline R32 GT-R coi dischi TRD che si usano nelle Toyota Supra del JGTC (il campionato turismo giapponese). L’aerodinamica è stata migliorata con un kit ABR con fianchetti anteriori e posteriori, spoiler, minigonne, estrattore, alettone e cofano con prese d’aria.

Solo tre parole: FERRO DEL DIO

Per chiudere in bellezza andiamo a vedere la “Z” stradale (hahahaha stradale) più veloce del Giappone: la 300ZX di “Hiro” da oltre 347 km/h (che in questa foto tratta da Option Mag appare sul famoso anello di Yatabe assieme alla 280SX di Toshi).

Il ferraccio monta un motore VG30DETT da più di 800cv che qualche anno prima aveva spinto a oltre 400km/h una 300ZX preparata esclusivamente per il “Festival of Speed” sul lago salato di Bonneville.

Questa:

La preparazione di questo biturbo e da veri fuori di testa:  il VG30DETT è stato completamente preparato con pistoni forgiati da 89mm, alberi a camme versione “Bonneville” e bielle ad “H”. Le due turbine sono state sostituite da due HKS GT3037S con wastegate HKS-GT su un impianto di scarico artigianale con terminali da 80mm, mentre in aspirazione c’è un intercooler “Special Spec” ARC. Per tenere tutti i liquidi in temperatura sono stati aggiunti un radiatore olio e un radiatore acqua maggiorato. La frizione è una multi-disco da competizione. Gli iniettori sono stati sostituiti con altri da 850cc e la “gestione perfetta dell’alimentazione” richiesta da Hiro è delegata a una ECU HKS F-COM V-PRO. Le sospensioni sono Ohlins regolabili con serbatoio separato, i cerchi dei Panasport C5R con gomme Yokohama Advan Neova, dietro i quali c’è un impianto frenante Brembo da corsa. Infine l’auto monta un kit aerodinamico completo Bomex Aero comprensivo anche di cofano con prese d’aria. 

Il minimo irregolare, il borbottio dello scarico e il ronzio della pompa benzina elettrica a pochi centimetri dalle orecchie sono quelli di un’auto da corsa. Per non parlare dell’odore di benzina e i sussulti della frizione a 6 dischi che sferraglia con una vibrazione tale che quando acceleri ti sembra di perdere per strada qualche pezzo della trasmissione. Il vecchio volante è un Datsun da competizione che Hiro ha acquistato prima ancora di avere l’auto.

È con questa Z32 che voglio chiudere il racconto. Un racconto fatto di passione e di follia, di amore per le auto e la meccanica e scelleratezza nelle sfide che questi matti inscenavano in mezzo al traffico. Ad ogni modo, non so voi, ma scrivere queste pagine mi ha fatto salire un po’ di amaro in bocca: amaro in bocca e nostalgia per tempi che non torneranno mai più, per un modo – per quanto pericoloso – di vivere la passione per le auto che oramai è solo un ricordo perso in un oceano di ignoranza, apparenza e superficialità.

Eccoci quindi alla fine di questa storia pazzesca, fatta di giapponesi fulminati completi, miliardi di yen spesi in elaborazioni e migliaia di leggi stradali infrante in tutto il mondo, il tutto in cerca della pura velocità massima e del brivido. Una storia che, come tutte le storie, prima o poi sarebbe dovuta finire e sfortunatamente è finita male per il Mid Night Club che però avrà sempre un posto d’onore tra le leggende metropolitane dello Street Racing.

Ultimo ringraziamento a Jacopo di Imola JDM per avermi messo a disposizione tutto il materiale per scrivere del Mid Night club in maniera così approfondita.

Articolo del 9 Luglio 2018 / a cura di Mattia Limonta

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  • Lorenzo

    A proposito di auto giapponesi..sono molto curioso di sentire qualcosa sulla toyota mr2 (qualunque serie)

  • Emanuele

    Complimenti per la storia del midnight club, ho letto tutti gli articoli e ne sono rimasto molto colpito, sapevo già della conoscenza di questo club ma voi avete approfondito ancora di più! bravi..
    Anche a me alla fine è rimasto un pò di amaro un bocca.. Avrei voluto sicuramente vederli dal vivo negli anni 90.. Nella mia nissan skyline ho un adesivo proprio come il loro, come tributo!

  • Adriano

    Hai assolutamente ragione, ormai il mondo delle auto è dominato da suv “sportivi” e da ignoranti che prendono il mercedes di turno solo per fare i fighetti, non sanno neanche aprire il cofano. Il mio sogno non è entrare in concessionaria e comprare la Ferrari, ma modificare auto nel mio garage e togliermi la soddisfazione far abbassare la cresta a questi qui, esattamente come questi “svitati”.

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