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Mazda RX-7 Duepercento special

Noi appassionati di auto vecchie (e tendenzialmente sportive) siamo una razza strana a cui, a quanto pare, piace soffrire. Nella mia esperienza di spie accese e fottuti “rumorini strani” apparsi dal nulla (da cui sono nate infinite notti insonni passate su internet a fare improbabili ricerche del tipo “MX-5 noise after shutdown”), fin troppe volte ho scrollato le spalle dicendo a me stesso “donne e motori, gioie e dolori”. Della serie, hai voluto la bici, bene, pedala (cretino).

Bene, fra le varie scelleratezze che un appassionato di auto può fare per complicarsi la vita, sicuramente una delle più sconsiderate è quella di acquistare una Mazda RX-7 usata su ebay. No, no, non è una gag, è successo davvero, questa è la storia di Marco e della Mazda rotativa che gli è stata consegnata il 2 novembre del 2013. Il giorno giusto, quello dei morti, per testare una macchina arrivata in Inghilterra dal Giappone con quattro gomme di plutonio punzonate dot 2001.

Insomma, lui scelse quest’auto perché voleva emozioni viscerali, di quelle che quando arrivi su un passo montano con il tuo ferro e lo spegni, allontanandoti ti giri a dargli un ultimo sguardo complice. Sono molte le auto che vanno veloce, sono poche quelle che nel farlo ti fanno sentire parte del gioco. Sceso quindi da una Polo GTI (9N3, il 1.8 Turbo), veloce ma poco emozionante, il nostro Marco ha ben pensato di farsi ciulare comprando una RX-7 Type R del 1992 su internet. La Mazda non si fece pregare, lo stesso Marco mi ha giurato che al secondo chilometro percorso a bordo del suo ultimo acquisto si è fermato domandandosi “ma checcazzo ho comprato?!?”.

La risposta è arrivata dal suo meccanico di fiducia dopo aver guardato sotto l’auto: un rottame.

– alla facciazza del rottame! –

Tutto il sottoscocca dell’auto era arrugginito, sia i bulloni che le staffe erano da buttare via, metà macchina (quella che non si vede ma che se è messa male è un problema vero) era da rifare. Un’occasione per piangersi addosso e per chiamare PayPal e chiedere un rimborso. Oppure, un’occasione per contattare gli amici di una vita, chiudersi in garage e fare quello che a noi piace più di tutto: costruirci l’auto dei nostri sogni. Perché sì, dietro a questa macchina e alla sua livrea, si nasconde una storia di lunghe notti in garage fra amici, fra pizze e birre alla luce delle lampade da officina, di risate, arrabbiature e bestemmie, soldi e sudore, fatica e passione, tanta passione. Quella che ti porta a domandarti per quale diavolo di motivo non ti sei appassionato di calcio ma che rende questi pezzi di ferro irresistibili.

Il lavoro che è seguito e che si è reso necessario per riportare la macchina ad un sufficiente livello di sicurezza ed evitare che si sbriciolasse alla seconda curva a sinistra con il volante girato a destra è stato gigante: la RX-7 è stata sventrata e tutto il telaio è stato pulito, sabbiato e rinforzato. Tutto quello che era da cambiare è stato cambiato, riportando così l’intera struttura della macchina come se avesse zero km. Avere però la meccanica di una macchina su un banco da lavoro e rimetterla dentro l’auto senza alcuna modifica è una cosa che non si è mai vista, è come un culo senza il bu è come montare il cilindro sullo scooter senza dare almeno una slimazzatina ai travasi.

Detto fatto: l’intero sistema di aspirazione dell’auto è stato sostituito con un Apexi con raccordi in acciaio, le due turbine originali della Type-R del 1992 sono state sostituite con quelle della RX-7 Type RS del 1999, più grosse e resistenti, l’intercooler è lievitato e la centralina originale è stata fatta brillare, al suo posto è stata installata una Apexi Power FC. Se a questo aggiungiamo uno scarico completo con collettori GReddy, una modifica alla pompa dell’olio per renderla adatta all’utilizzo dell’olio da kart (A-D-O-R-O), ci troviamo di fronte ad un ferro capace di circa 360 cv, ottenuti bruciano benzina e EXCED RSK in quantità quasi paritarie (ma su questo ci torneremo dopo).

A differenza della modifica che molti fanno eliminando una turbina, su questa RX-7 è stata mantenuta l’impostazione originale biturbo sequenziale: questa soluzione, allo scotto di rendere il motore, per quanto possibile, ancor più un dito in cul delicato (l’intervento dei due turbocompressori è infatti regolato meccanicamente da una intricata serie di tubi a vuoto e valvole di non-ritorno, li vedete nella foto sotto), fa sì che il Wankel (per antonomasia un po’ povero di coppia, specie ai bassi) soffra molto meno di turbolag risultando pronto e cattivo già dai 2.500 giri circa, regime al quale il primo turbo inizia a soffiare per poi venir sostituito dal secondo, pronto a prendere il testimone a 4.000 giri e a lanciarsi verso l’infinito. Questa soluzione rende l’auto molto più utilizzabile su strada e sui passi di montagna, con il motore pronto a tirarti fuori dalle curve per le orecchie e lanciarti con forza verso la prossima curva, il tutto senza il bisogno di trattarlo troppo male che poi qui il conto del meccanico diventa salato.

Il fatto che questa RX-7 venga utilizzata per il 90% del tempo per scannare in montagna giustifica le nuove sospensioni BC Racing, i silent block della PowerFlex, i tubi in treccia della Goodridge a pompare olio su un set di pastiglie Hawk hp+. Ma le modifiche alla macchina, un po’ come la passera e i soldi, si sa, non bastano  mai, sono quindi in arrivo una conica corta e un nuovo differenziale autobloccante. Il tutto, attenzione, montato in garage fra amici. (invidia +1)

Da amante di Mazda e appassionato della RX-7 (QUI la prova di una RS), posso solo approvare un ferro del genere messo giù così, fatto per guidare e godere appieno delle emozioni che questa piccola bomba di cultura e tecnica giapponese può spargere con la pala. La RX-7 infatti è una delle auto con il miglior telaio che puoi trovare, non solo fra le jdm anni ’90 ma fra tutte le sportive della sua categoria; dalle immagini sembra grossa ma in realtà è molto più piccola di quanto pare e, una volta avvolto dentro l’abitacolo che sembra un piccolo bozzolo setoso, ti ritroverai al centro esatto dell’azione, con un mezzo meccanico estremamente raffinato e affilato per le mani, pronto per devastare lo spazio davanti a te al grido lancinante del suo leggendario motore rotativo.

La totale mancanza di inerzia del motore, la sua erogazione dolce e pastosa, rendono la guida di quest’auto un viaggio mentale. Non ci sono mai particolari botte o esplosioni di coppia, le due turbine lavorano sodo con le guance gonfie per soffiare aria dentro alle due camere epitrocoidali del motore Wankel, rendendo l’accelerazione della RX-7 un unico continuum di coppia da circa 4000 giri fino al massimo, posto alla funambolica cifra di 8.300 giri. Un po’ come un VTEC ma con più coppia di un VTEC, la guida di questo motore è estasiante; se a questo aggiungiamo il rauco sferragliamento tipico del motore Wankel, il livello di onanismo raggiunto è da labrador istantaneo.

A proposito di onanismo, qui c’è pure lo sponsor giusto. Se non lo trovate, i casi sono due, o siete troppo giovani (e mi dispiace per voi) o avete esagerato.

Tutto questo lavoro viene infine celebrato da una livrea veramente megasbem® che tanto l’avete notata tutti ed è ora di smetterla di far finta di nulla. Lo stesso Marco (sì, lo stesso che ha comprato questo ferro su ebay, non smetteremo mai di ricordarglielo) definisce la sua gang, i regaz di Duepercento (percentuale di miscela che si usa nelle vecchie vespe e nei vecchi Ciao, più o meno la stessa che brucia la RX-7), come “gente cresciuta a pane, rally e Gran Turismo per la PlayStation. Siamo venuti su smanettando sui motorini, senza mai perdere la passione né per il fumo grigiastro né per ritrovarsi a fare una sgasata in compagnia..”.

Partendo quindi dalla Delta HF Integrale 16V che Miki Biason usò nel rally di Sanremo del ’89, i ragaz di Duepercento si sono messi assieme, di nuovo, e dopo 16 ore di squadre azzurre trasparenti e forbici dalla punta arrotondata che Giovanni Muciaccia spostati, hanno adattato la livrea di quella mitica Lancia Delta (notare lo stemma della Lancia che campeggiava sul cofano del Deltone di Biason trasformato nel simbolo ɛ̃fini utilizzato da Mazda sulla sua rotativa) a questa RX-7, un ferro incredibile, un omaggio al periodo glorioso delle gruppo A e degli sponsor da uomini duri.

NOTA: ringraziamo i regaz di Duepercento (IGFB) per averci voluto raccontare la loro auto, grazie anche alle foto di Luca Shootmepgk Beani, ora tocca a voi raccontarci il vostro ferro special.

Articolo del 31 Marzo 2020 / a cura di Il direttore

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  • Andrea

    Storia incredibile! Bravi veramente! Però dopo tutto sto ben di dio che ha su e il tribolare mettere su un treno di kumho è un po’ un pugno nell’occhio 😀

  • lorenzo

    Me lo ricordo bene quel 2-11-2013. 🙂

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