Quella che vedete in questo servizio è molto di più di una semplice auto. Per come è stata concepita, per le sensazioni che trasmette, la si potrebbe inserire nella categoria moto.
Per molte persone, quasi tutte, sopratutto quelle che si definiscono normali, le moto sono inutili. Pare che una cosa abbia senso solo se utile. Utile per andare a fare la spesa, utile per portare i bimbi a scuola, utile per andarci a lavorare la mattina.
Seguendo questo ragionamento, una moto quindi, in linea di massima, non è utile.
Bene, questa macchina è uguale: piccola, bassa, scomoda, due posti secchi, un baule quasi ridicolo…inutile.
Questa auto è quanto di più essenziale esista nel mondo dell’automobile. La carrozzeria serve solo a coprire niente di più di quello che serve. Un motore rigorosamente longitudinale, quattro sospensioni indipendenti, un semplice cambio a 5 marce e la vecchia cara trazione posteriore.
Viene da piangere se si pensa che il progetto di questa macchina, figlio dell’idea di un giornalista, prende spunto dalla prima Lotus Elan e dalle meraviglie prodotte dalla Alfa Romeo negli anni 60 e 70. Lo stesso motore della Mazda Miata è costruito in modo da assomigliare nelle forme al glorioso bialbero delle Giulietta Sprint.
Questa auto, di una semplicità disarmante, grazie ad un peso di nemmeno 1000Kg, riesce a sfruttare a dovere un motore che di più standard non ce n’è. 1600cc, 4 cilindri DOHC messo per il verso giusto, una potenza di 115CV. Questi ultimi, sopratutto al giorno d’oggi, in un’epoca dominata dalla corsa ai numeroni, sembrano solamente un branco di puledri spelacchiati. Ma questi minipony sono capaci, invece, -grazie al telaio ed alle sospensioni- di regalare grandissime soddisfazioni ed ampissimi sorrisi in chi ha la fortuna di guidarne una.
Come al solito qui si parla di mezzi da appassionati, appassionati di meccanica, purezza di guida ed emozioni. La Mazda Miata, in questi campi, è una vera e propria campionessa; non fa strano pensare che di questa piccola due posti ne siano stati corstuiti, nelle sue 4 serie, quasi un milione di esemplari rendendola la spyder più prodotta di sempre. In tutto il mondo esistono fan club e gruppi di appassionati che letteralmente morirebbero per le loro Miata.
Pensate alla protagonista di questo servizio. Si porta addosso il corrispettivo del suo valore in accessori aftermarket. Gli interni in pelle trapuntata (fatti arrivare direttamente dal Giappone, marca Nakamae) sono una libidine per gli occhi e per il tatto. Il volante Nardi è una meraviglia, l’avrei quasi voluto rubare tra una foto e l’altra per appendermelo in casa. Le ruote, annegate nei passaruota rendono questa piccola lowrider di un attraente che nemmeno certe donne.
Ogni dettaglio è curato alla perfezione: non c’è nulla, nemmeno il gancio traino, lasciato al caso. Dicevo che viene da piangere; si, viene proprio da piangere se si pensa che di cose così hanno smesso di farne quasi 20 anni fa. E’ semplicemente meravigliosa, quando l’ho vista arrivare per il servizio quasi non ci credevo. Le proporzioni sono perfette, è una lezione di design su ruote. E’ un’esame che, per gli standard moderni, completamente venduti al consumismo ed al marketing, non verrebbe superato da quasi nessuna casa automobilistica.
Un grazie di cuore a Michele, non solo per aver messo la sua Mazda a disposizione dei miei obiettivi ma anche, soprattutto, per andare in giro a donare lezioni di stile e bellezza su ruote aggratise.
Bellissime fotografie!
Grazie Giovanni! Continua a seguirci, ne vedrai delle migliori!
Articolo coinvolgente. Ben scritto ma soprattutto ‘sentito’ .
Grazie Mario! Sono contento di riuscire a coinvolgervi!
Sono un motociclista di 58 anni e l’ anno scorso ho preso una sbandata per la Miata. Durante una girata mia moglie mi detto: “sembra di essere in moto”. Leggendo l’inizio dell’articolo mi sono detto: “cazzo, ne aveva detta una giusta”. Complimenti per l’articolo.