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Honda NSX Time Attack

Ci sono macchine dalle quali bisognerebbe tenere giù le manacce. Ci sono auto, come la Honda NSX, che sono vere e proprie opere d’arte su ruote scolpite nell’alluminio. Andare a modificare, a rivedere la sua linea è una bestemmia al solo pensiero.

Però c’è un però.

Se però il tuo obiettivo è partecipare al Time Attack Italia e, perché no,  vincerlo anche, è giusto che tu lo faccia con tutto lo stile che il portafogli e il buon senso ti permettono. Se poi, oltre ad essere i più veloci in pista, si è anche i più tamarri e fotografati dei box…tanto meglio. A questo punto la scelta della NSX non appare più una bestemmia, anzi. Utilizzare questa macchina, stravolgerla, renderla come la vedete in questo articolo è un vero e proprio schiaffo morale ai collezionisti, gli amatori, i puristi ed i perbenisti dell’automobile. Insomma, se devi farlo, fallo grosso.

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Dio, dimmi perchè!

Se a vedere questa NSX e come è stata modificata vi hanno sanguinato gli occhi, aspettate un attimo, non giudicate con troppa fretta.

Il marketing è importante, ed è altrettanto importante investirci sopra. Se mai avrete una vostra attività lo scoprirete a vostre spese.

Ecco quindi che Simoni Racing (proprietari ed artefici di questo ferro) con l’intento di dare nuova luce e linfa al loro storico marchio hanno sfruttato l’occasione per creare una vera e propria operazione di marketing su 4 ruote partendo da una NSX, sicuri che avrebbero fatto parlare di se. Un po’ come suggeriva il buon Oscar Wilde: “bene o male, l’importante è che se ne parli”.

Direi che ci sono riusciti.

Partendo quindi da questa:

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Hanno fatto questo:

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E passando da questo:

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 sono giunti a questo:

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Come dimostrato dalle fortissime immagini che vi abbiamo mostrato, una delle auto più tecnologiche e dal progetto più avanzato degli anni ’90 è stata letteralmente smontata eliminando tutto il superfluo. Ad un certo punto dei lavori sembrava anzi un pick up di quelli australiani, un UTE.

Vista da fuori.

L’intera carrozzeria originale in alluminio è stata sostituita da un bodykit completo in vetroresina della Rocket Bunny (dal prezzo impronunciabile) e dato che, come detto all’inizio, l’intento è andare in pista (e andarci forte), nemmeno i vetri sono più gli originali di mamma Honda ma sono stati sostituiti da leggerissimo lexan.

Il bodykit regala all’auto un aspetto minaccioso e corsaiolo come poche altre, sembra uscita direttamente da un need for speed. La larghezza dell’auto è spropositata e sfiora i 2 metri. Siccome il kit estetico non le comprende, le portiere sono state sostituite; marca Seibon, materiale fibra di carbonio, tiè. Per evitare indesiderati aumenti di peso, la carrozzeria – invece che essere verniciata – è stata wrappata con una pellicola chiamata Frozen Chrome che sembra alluminio spazzolato. In questo modo la sinuosità dei passaruota e dell’auto è accentuata, viene voglia di leccarla.

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Anche il telaio, completamente in alluminio, è stato rivisto. La lista dei componenti è infinita, bastino il rollbar completo approvato dalla FIA così come i sedili; il serbatoio della benza è stato spostato all’avantreno per un miglior bilanciamento dei pesi e l’intero assetto è stato rifatto con un kit KW Clubsport 2-way.

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Le modifiche collaterali sono infinite ma tutte, tutte!, con l’intento di rendere l’auto una vera bestia da pista e di renderla il più leggera possibile. Una volta finita, l’ago della bilancia supera di poco i 1000kg, in pratica come una Panda.

Insomma, questo non è tuning, questa è una macchina da corsa bella e buona.

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Sotto la – tamarra – pelle.

Nei primi anni ’90 i giapponesi della Honda devono essere stati colti da una crisi esistenziale e decisero di far vedere al mondo intero chi ce l’ha più lungo. Invece di comprarsi un SUV hanno messo al lavoro i loro migliori ingegneri e tecnici, magari quelli della F1 che tanto vinceva in quegli anni, ed hanno partorito quel gioiellino della NSX.

Il motore di questa auto, nome in codice C30A, è un pezzo di storia dell’automobilismo. Dotato del famoso sistema VTEC, è un sei cilindri a V da 3,0 litri. Questo propulsore è un vero e proprio esercizio di stile e fu primo di serie dotato di bielle in titanio. Questa soluzione, unitamente all’iniezione diretta di carburante e ad altre soluzioni avanzate (oggi come per l’epoca) fanno di questo motore un vero e proprio gioiello di tecnica e complessità.

Ai regaz di Simoni però devono piacere le sfide. Perchè mettere le mani sull’estetica di una NSX è una cosa, mettere le mani sul suo prezioso cuore è un’altra.

Nonostante tutto l’hanno fatto, il motore è stato tirato giù e profondamente rivisto. Pur senza snaturarlo con robe tipo turbo o compressori volumetrici, si è lavorato profondamente. Sì è fatto infatti l’utilizzo di uno stroker kit che, attraverso un nuovo albero a gomiti, bielle e pistoni, innalza la cilindrata del motore da 3 a 3,5 litri mantenendo l’alesaggio originale. Anche l’intero impianto di aspirazione e scarico è stato rivisto assieme a tutti i componenti ausiliari del motore, pulegge, radiatore olio, pompa benzina ed iniettori. Tutto cambiato, tutto in versione racing, questa è roba seria.

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Nonostante tutto sui social questo progetto è stato spesso criticato, ne abbiamo lette di tutti i colori. Una delle critiche più ricorrenti è stata rivolta alla preparazione del motore, da molti ritenuta “leggera” e dal risultato poco soddisfacente. Pare infatti che la potenza erogata dal motore, parliamo di circa 365CV ad oltre 8200 giri/min, non sia abbastanza, anzi sia poca. Attenzione però; questo risultato, che può sembrare “povero”, è stato ottenuto facendo uso di componentistica di prim’ordine e questi 365Cv, dal primo all’ultimo, sono dei purosangue da pista. Questa potenza, unita al peso piuma dell’intera vettura, rendono questi puledri molto più efficaci e scorbutici di quanto il semplice numero possa lasciare intendere.

Lo stesso rumore del motore, roco e grave, non lascia presagire nulla di buono. Al minimo è instabile, l’inerzia nel prendere giri è nulla, sembra senza volano. Sputacchia e tossisce come una vecchietta con evidenti problemi polmonari ma una volta in movimento, vinto l’attrito delle enormi gomme slick, il rumore cambia, si assesta su un rombo cupo e secco ma al contempo alto, tipico di un 6 cilindri. Purtroppo al momento delle foto la messa a punto era ancora incompleta quindi non abbiamo potuto sentirlo a pieni giri, ma siamo sicuri che saranno fuoco e fiamme.

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Quindi?

In conclusione possiamo approvare questa NSX? Direi proprio di sì perchè questa non è una macchina da show bensì una macchina da corsa. Gli ingegneri della Honda lavorarono come dei matti per creare un punto di riferimento tra le supersportive stradali ma, sono solo i successi in pista a fare di una auto una vera purosangue. La stessa parola “sportiva” implica un utilizzo tra i cordoli.  Quindi sì, questa NSX da corsa, che venga approvata o meno da noi, ha una sola cosa da fare per farci tacere tutti una buona volta, essere la più veloce in pista, da li in poi tutto il resto saranno chiacchiere.

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Articolo del 29 Agosto 2016 / a cura di Il direttore

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