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Ford Sierra RS Cosworth, un nome, una garanzia.

Ci sono parole che mi fanno venire un brividino lungo la schiena. Parole spesso semplici ed apparentemente prive di significato che però nascondono interessanti retroscena. Parole come Angelica Bella Cosworth.

Come certe parole poi, ci sono vetture che vengono ricordate in eterno per imprese sportive o per qualche caratteristica particolare. Il Deltone è entrato nei nostri cuori grazie ai campionati vinti oppure la Uno Turbo per la sua pericolosità e la sua sfacciatezza, mentre altre vengono quasi offuscate e da altre versioni o modelli che hanno lasciato il segno tra gli appassionati.

Se infatti dico Cosworth te pensi Escort io invece ti dico Sierra. E se dico Sierra Cosworth, fammi scommettere, te pensi a questa:

E ci sta che te pensi a questa, essendo la Ford Sierra prima serie, la più famosa e iconica di tutte. Ma oggi non voglio parlare di questo mostro sputafiamme con un turbo più grosso del soggiorno di casa mia ma della sua erede, la Sierra RS 4×4, che in più della precedente ha la trazione integrale e un comodo bagagliaio per caricare il passeggino, le valigie della vostra dolce metà e il piccolo vostro zainetto per poi partire alla volta del primo benzinaio.

Ma, senza avere troppa fretta di vedere per bene il ferro, vediamo cosa significa questa parolina che, da sola, vale il superbollo. Sì perché Cosworth, sin dalla sua nascita nel 1958 a Londra, è sinonimo di cavalli, tanti cavalli. Pensate che nella sua lunga carriera l’azienda ha vinto, solo in Formula 1, 176 volte classificandosi seconda subito dietro alla nostra amata Ferrari. L’azienda, fondata dai signori Mike Costin and Keith Duckworth, ha avuto una storia incredibile e, fin dai suoi primi anni, è stata indissolubilmente legata alla Ford fino al 2004 ma nella sua storia sono state tantissime anche altre collaborazioni, come dimenticare infatti l’esagerata Mercedes 190E Cosworth?

Ma, visto che per certe cose esiste wikipiede, veniamo al Ferro (e che ferro).

Ford Sierra RS Cosworth 4×4 Gr. A

Chi ha una Sierra stradale di solito se la tiene ben stretta e ne è giustamente geloso (lo sarei anch’io vedi un po’). Poi è una macchina impegnativa da portare in giro, consuma come l’F16 di prima e, in caso di problemi, i ricambi sono costosi.

Dai, è un ferro della miseria:

Ma, e qui viene il bello, c’è anche qualche pazzo fulminato che invece che passare le giornate a contemplare la propria Cosworth come fosse uno Swaroski (si scrive così boh?) ha ben pensato di metterla giù da gara e di iscriverla al Campionato italiano auto storiche, giusto per portare il ferro in pista a fare quel che sa fare meglio: bastonare le altre auto.

E allora eccola, in attesa di mettere la manacce su una Sierra stradale, una esagerata Sierra Gr.A 4×4 in tutta la sua splendida forma racing.

Mica male eh?! Stiamo parlando di una Sierra Gruppo A preparata ad hoc per la pista e per bastonare le altre vetture turismo anni 90, scocca irrigidita con un rollbar completo che congiunge l’anteriore con il posteriore, barre antirollio maggiorate, campanatura e convergenza regolabili singolarmente su ogni ruota, assetto Veneri regolabile montato completamente su uniball, motore 2.0 turbo con pressione portata a 1.6 bar e “limitato” a 360cv.

TRECENTOSESSANTACAVALLI

Inoltre con quello scarico laterale non rimarrete mai a corto di accendini.

Ma partiamo dall’inizio.

La Ford Sierra è nata come una banale vettura da famiglia, alla Ford cercavano il cocktail perfetto per aumentare le vendite e fornire al pubblico una buona berlina, spaziosa e comoda ma che fosse anche bella da guidare. La base non è affatto male, motore longitudinale con trazione posteriore, sospensioni anteriori MacPherson e posteriori Multilink, quindi quattro ruote veramente indipendenti che rendono la Sierra una ottima vettura da guidare e una buona base per elaborazioni e versioni sportive. Cosa che non è sfuggita a quei malati della Cosworth, già creatori di motori leggendari come il Coswort DFV V8 da Formula 1, che avevano in cantiere un motore basato sul blocco T88 Ford dotato di Turbo, doppio albero a camme e 16 valvole e lo proposero alla Ford per un possibile utilizzo sulla Sierra.

Fu così che venne fuori this piece of iron

Sin dalla prima versione, che Ford dovette modificare profondamente nella aerodinamica perchè tendeva a fare brutti scherzetti ad alte velocità, la Sierra fu dotata del propulsore Cosworth e le rimanenze dalla produzione della Sierra Mk1 furono usate per creare la Sierra RS 4×4 che rappresenta la terza versione della Sierra Cosworth. Fu lanciata nel 1990 e pensata per competere principalmente nel Campionato del mondo Rally, ma fu adattata in versione Gruppo A anche per la pista come l’esemplare che vediamo qua.

La Ford dovette attendere più di un anno, dal 1989 al 1990 prima che iniziasse la produzione a causa dei ritardi nello sviluppo della trasmissione Borg-Warner T75, il cuore pulsante della nuova trazione integrale Ford, e quindi nel frattempo furono fatti molti miglioramenti nelle versioni pre-produzione, ma non sul piano della sicurezza. La Sierra era pericolosissima e potenzialmente fatale in qualsiasi tipo di impatto.

La versione Gruppo A invece riprende quasi totalmente le linee della versione stradale, non ci sono molte modifiche nella carrozzeria e a parte i cerchi da 17″ e i fori dei fendinebbia usati come condotti d’aria per raffreddare i freni sembra anche gentile e garbata, a parte la livrea che sembra urlarti in faccia “oh bello io sono una gruppo A, stammi lontano che ti arrostisco le caviglie risvoltinate, stronzo”.

Questa è una vera macchina da corsa.

Nonostante la apparente pacatezza della linea è brutale, la trazione integrale aiuta a scaricare i cavalli a terra ma comunque sono troppi persino per le slick, è praticamente un tornio per le gomme. Con questo telaio da berlina quattro porte è abbastanza stabile, soprattutto nei curvoni veloci, il che la rende perfetta per la pista ma un po’ goffa nei rally. François Delecour riuscì a fatica ad ottenere qualche podio nel mondiale, prima di dargliela a mucchio e passare alla Escort RS Cosworth.

di cui non ho una foto, diobò

Comunque, l’accelerazione è brutale, il fischio del turbo riempie l’abitacolo, l’urlo del Cosworth YBB che esce da quello scarico laterale è pauroso e incute quasi timore. Le fiamme in scalata ti fanno capire che questa macchina non scherza un cazzo, che qua non c’è spazio per il rispetto dell’ambiente (anche se a dirla tutta le versioni catalizzate della RS 4×4 avevano la testata di colore verde come le foglie degli alberi, marketing fatti più in là) o per altre menate, ti fa capire che qui c’è spazio solo per benzina ad alti ottani e per staccate al limite. Il motore di questa è riuscito ad arrivare a 400cv sul banco prova ma è stato limitato per offrire una buona affidabilità in gara ed è stato completamente modificato per aderire alle specifiche del Gruppo A. Spinge come un forsennato… Una roba da matti.

Gli inserimenti però sono precisi, la macchina sta lì dove la metti e non incute timore finchè non si cerca il limite o non si accarezza l’acceleratore, lì parte il delirio assoluto.  La frenata è veramente potente grazie ai all’impianto frenante AP Racing con dischi da 330mm all’anteriore e 300mm al posteriore con pinze maggiorate, roba che a ogni staccata ti fa rischiare di finire fuori dal parabrezza.

All’anteriore, per raffreddare i freni servono cerchi particolari, nelle versioni da Rally si usavano le “Turbofan wheels” con i convogliatori d’aria esterni (di cui vado veramente matto), tipo quelli montati su questo Deltone della madonna:

Insomma un ferro davvero da paura, di cui se ne vedono sempre meno in giro e che vanno preservate ma usate, sia quelle da corsa che quelle stradali, e non dimenticate sotto un telo in un garage ad aspettare che la quotazione di Ruoteclassiche.  D’altronde i cavalli vanno lasciati liberi di galoppare.

PS. Se volete vederla in pista, tenete d’occhio il calendario del campionato italiano auto storiche, c’è roba da star male.

 

 

Articolo del 23 Maggio 2018 / a cura di Mattia Limonta

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  • Criscsw

    Unico appunto: il cambio del 2wd è un Borg Warner T5, mentre ogni 4×4 monta il Ford MT75.
    Ottimo articolo…e bella carriola!
    Da ex possessore di Escort non potevo non leggerlo.

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