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True Lies, vero come una bugia ma incredibilmente tamarro

“True Lies” è arrivato in un momento particolarissimo della storia del cinema d’azione americano: archiviato il decennio dorato degli eroi muscolosi e muscolari degli anni ’80, negli anni ’90 le musica era cambiata e il nostro Arnold, ovviamente, era nella zona delle operazioni.

“Atto di forza” (1990) è stato l’ultimo grande film della vecchia scuola, prima della CGI a tutti i costi, però, il buon vecchio Paul Verhoven ha davvero esagerato: sgherri crivellati di proiettili, mutanti e mutazioni, prostitute tri-poppute, se doveva essere la fine del cinema “maschio” occidentale, non poteva esserci nessuno meglio di Polvèron e Arnold per far finire alla grande la festa. Già in “Terminator 2” (1991) l’aria era cambiata, il famoso «Io giuro che non ammazzo nessuno» era la geniale mossa con cui James Cameron è riuscito a girare attorno al PG-13, sfornando un capolavoro d’azione in linea con i canoni richiesti dal visto censura, un trucco che funziona una volta prima che qualcuno mangi la foglia.

– Jamie Lee con la faccia di chi sta pensando: “Ma l’abbiamo girata davvero tutta ‘sta roba?” –

A proposito di mosse intelligenti, Schwarzenegger che ha sempre avuto cervello e muscoli in abbondanza, aveva capito l’antifona, con quel suo corpaccione che pare disegnato da Frank Frazetta poteva funzionare anche nella commedia, quindi la svolta comica per uno con il suo senso dell’umorismo è stata naturale, anche se “Last Action Hero” (1993) alla sua uscita non è stato capito. Ora lo consideriamo (giustamente) un classico, ma quando uscì nelle sale il pubblico non era pronto a quel tono quasi da parodia, infatti il film di John McTiernan fu un sanguinoso ed immeritato buco nell’acqua al botteghino.

Da grande divo, Schwarzenegger sapeva che ci voleva qualcosa di gigantesco per rimettersi subito in sella, come, ad esempio, un terzo film che rimettesse insieme la coppia composta da Arnold e Jimmy Cameron. Qui storia e leggenda si mescolano, se chiedete a Schwarzenegger, un suo cuGGGino gli ha suggerito il titolo di una commedia francese d’azione, intitolata “La totale!” (1991) che per lui sarebbe stato un soggetto perfetto, immediatamente proposto da Arnold all’amico Jimmy. Se, invece, la storia a raccontarla è Cameron, nella sua versione è stato lui a scovare il citato film francese… in ogni caso, “True Lies” scritto e diretto dal buon Jimmy è il primo remake della sua carriera, anzi l’unico, oltre ad essere uno di quei film di cui quasi nessuno sospetta essere un rifacimento americano.

–  “Ok lo facciamo uguale, ma con più esplosioni. Molte più esplosioni” – 

“True Lies” rappresenta in pieno la tipologia di film della seconda parte della carriera di Cameron, un oggetto stranissimo che poteva uscire solo nel 1994 e sostenuto dai trascorsi e dall’affetto del pubblico che i nomi di Arnold Schwarzenegger e James Cameron si portano dietro. Questo tuttavia non ha impedito al film di beccarsi accuse di sessismo (piuttosto immotivate, visto che i personaggi femminili di Cameron sono spesso più tosti di quelli maschili), ma anche per la rappresentazione non proprio democratica dei cattivi, anche perché i terroristi Islamici di questo film, sembrano usciti dritti da “Delta Force” (1986) e devono essere mostruosamente malvagi ed inumani, per far funzionare meglio l’effetto da parodia che pervade tutto il film.

Per essere un film che parla di personaggi che mentono, “True Lies” è a sua volta perfettamente sotto copertura, per i nomi coinvolti e per il faraonico budget di cento milioni di fogli verdi con sopra facce di altrettanti ex presidenti defunti, ad una prima occhiata dovrebbe passare per il meglio del cinema d’azione muscolare che i primi anni ’90 erano in grado di proporre. Lo è, perché quando il film decide di portare in scena l’azione lo fa alla grande, ma è solo la copertura, di fatto “True Lies” è l’idea di James Cameron di una commedia (anche sexy) degli equivoci, su una coppia che ancora si ama malgrado la fiamma sia un po’ raffreddata da diverso tempo.

Ci sono tre dei miei preferiti in una sola immagine, troppa grazia! –

In mani differenti “True Lies” sarebbe stata una commedia con Adam Sandler e boh… Jennifer Aniston? Con il primo ad atteggiarsi da poco credibile 007, nelle mani di Cameron, invece, diventa una raccolta di scene d’azione una più grossa della precedente, con la Jamie Lee più sexy di sempre e il tutto condito da armi nucleari, brutto? Non direi proprio. Alla sua uscita evitò il destino di “Last Action Hero”, piazzandosi al terzo miglior incasso del 1994 dopo titoli imprendibili come “Il re leone” e “Forrest Gump” e più o meno da allora, per la sua unicità e la capacità di essere l’ultimo fiero rappresentante di una specie di film ormai in estinzione, lo considero un grande classico del cinema “maschio”.

Cosa fanno i primi cinque minuti di un film? Ormai lo sapete perché lo dico sempre: ne determinano tutto l’andamento. “True Lies” mette subito in chiaro la sua natura di divertito (e divertente) omaggio al cinema d’azione, facendo per i film di spionaggio, quello che “Hot Fuzz” sarebbe arrivato a fare solo nel 2007 per i film di sbirri, infatti nella prima scena l’agente segreto Harry Tasker (Arnoldone nostro) gioca a fare il James Bond in un prologo che strizza l’occhio a “Agente 007 – Missione Goldfinger” (1964), infatti Arnold emerge da un lago ghiacciato in Svizzera e sotto la tuta da sub sfoggia un impeccabile smoking da sera.

La sua missione è infiltrarsi nella villa, come il vostro amico chiacchierone che s’imbuca alle feste e saluta tutti per primo come se conoscesse tutti gli invitati, il suo obbiettivo è il temibile terrorista Salim Abu Aziz (Art Malik) capo della letale Crimson Jihad, ma per arrivare a lui prima bisogna prendere contatto con la sua donna, la bella mercante di reliquie persiane Juno Skinner, interpretata da quella meraviglia di Tia Carrere, di fatto già una “Relic Hunter” prima di iniziare per davvero a recitare in “Relic Hunter”.

–  Non ballo il tango col casquè… –

Siccome il ballo è l’espressione verticale di una frustazione orizzontale, tra i due scatta il tango e se pensate che la parte più difficile da girare di “True Lies” per Arnold siano state le tante e variegate scene d’azione, vi sbagliate di grosso perché l’unica coreografia a preoccupare per davvero l’ex Mister Olimpia era proprio la scena di ballo, per lui sei mesi di lezioni di tango e il montaggio che le prova tutte per mascherare il fatto che Arnoldone sia abbastanza un pezzo di legno, sicuramente di quercia austriaca, ma ben più nel suo ambiente naturale con battutacce e scene violente piuttosto che con il tango.

Fin dai primi minuti è chiaro che “True Lies” non vada preso sul serio, con quel suo corpaccione da supereroe dei fumetti, Arnold è perfetto per questo ruolo sopra le righe, un po’ Superman e un po’ Clark Kent, stende cani dobermann sbattendo loro insieme le capocce e liquidandoli con una battutaccia («A cuccia»), perché da “La totale!” questo film pesca l’idea semplice, ma brillante: cosa succederebbe se James Bond a casa ad aspettarlo dopo ogni missione, avesse moglie e famiglia?

– Green pass? Meglio… Arnold pass! –

Per la sua famiglia Harry Tasker è solo un noioso colletto bianco, troppo zelante nel fare il suo lavoro che prevede… boh, roba di computer chi lo sa? Un padre e un marito che fa troppo spesso tardi in ufficio perdendo compleanni e ignorando una moglie che malgrado tutto lo ama ancora. Sua figlia Dana è interpretata da una giovanissima Eliza Dushku («Ah i figli, dieci secondi di gioia trent’anni di sofferenze»), mentre la moglie di Harry, Helen, è interpretata alla perfezione da Jamie Lee Curtis, voluta da Cameron dopo la sua gran prova in “Un pesce di nome Wanda” (storia vera).

Una menzione speciale se la merita l’adattamento italiano del film che non appioppa nessun inutile sottotitolo al titolo e s’inventa frasi come “Seduta post operativa” che oggi verrebbe sicuramente (non) tradotta con “debriefing”, ma è nell’utilizzo del linguaggio cinematografico che “True Lies” si gioca le carte migliori: ogni volta Cameron sceglie di dare a noi spettatori informazioni che i personaggi nella storia ancora non sanno. Ad esempio, scopriamo prima di Harry che il viscido corteggiatore di Helen, interpretato da un baffuto e impeccabile Bill Paxton (quanto ci manchi ragazzo!) non è altro che un venditore di auto usate che si atteggia ad agente segreto. Allo stesso modo Jamie Lee recita con camicette chiuse fino all’ultimo bottone, collane di perle e occhialoni di due taglie più grandi della sua faccia, l’abbigliamento ufficiale dei personaggi femminili destinati a finire in tubino nero (o anche meno) il film.

– Anche nel ruolo dell’infame, quanto ci manchi Bill! –

Prima di gettare la maschera ufficialmente, però, “True Lies” mostra ancora i muscoli, Harry sulle tracce del temibile terrorista deve aggiornare il capo della sua agenzia segreta, interpretato da un Charlton Heston con benda sull’occhio, che con la sola presenza non fa altro che sottolineare la natura fumettistica di tutto il film. State pur certi che si tratti di una scelta assolutamente voluta, perché un fanatico di fumetti Marvel come Jimmy Cameron, di sicuro il Nick Fury di Jim Steranko lo conosce bene e non è un caso se Heston sembra uscito dritto dalle pagine di quel fumetto, ben prima che il ruolo andasse a Samuel L. Jackson nei film della Marvel.

In ogni caso, molto meglio di David Hasselhoff –

“True Lies” fa ancora in tempo a giocarsi una lunga sequenza d’azione che sembra la versione comica di un “Greatest Hits” del menare. Infatti, Cameron prima dirige una scena di lotta nel bagno degli uomini, con scivolate di potenza sul pavimento bagnato e frasi maschie quando Arnold parcheggia la testa di uno sgherro nella tazza del cesso («Rinfrescati le idee»), poi senza nemmeno darci il tempo di prendere fiato, si gioca un altro classico, ovvero l’inseguimento tra l’eroe e il cattivo, anche questo, ovviamente, in chiave comica, infatti Salim Abu Aziz fugge in moto mentre Harry Tasker lo insegue a cavallo. Eppure, tra tutta l’ilarità che Arnold in versione cavaliere può generare («Gran bella bestia!»), Jimmy si gioca tutto il repertorio come lo sguardo di sfida tra l’eroe e la sua nemesi che si guardano in cagnesco dai due ascensori, con un umorismo che non ci si aspetterebbe da uno con la fama di generale d’acciaio sui suoi set come Cameron.

– “Ci vediamo”, “Se non ti vedo io per primo” –

Per inciso, Schwarzenegger ha rischiato seriamente la pelle per girare questa scena, nel trambusto uno dei cavalli lo ha disarcionato, facendolo volare a terra da una ragguardevole altezza, la sua controfigura, con vero sprezzo del pericolo, si è gettata giusto in tempo per evitargli l’impatto di schiena sull’asfalto, Arnold ha commentato l’accaduto con la sua solita ironia: «Ecco perché adoro gli Stuntmen» (storia vera).

– Furia cavallo del West (ma Arnold sulle spalle lo porti te) –

Nel secondo atto “True Lies” cala di ritmo perché arriva finalmente il momento di calare la maschera rivelandosi per quello che è: la storia di un matrimonio in crisi che avrebbe bisogno di un po’ di pepe per rimettersi in carreggiata. Tutta la parte centrale del film cala un po’ il ritmo e si prende il suo bel tempo, mettendo momentaneamente in panchina l’azione in favore di una commedia degli equivoci, in cui Arnold può fare le sue facce da gelosone o da sconvolto alla scoperta del “tradimento” della moglie («Éhelen», «Che cosa?», «Éhelen»… Mi fa sempre morire quella scena). Bill Paxton in questi minuti spadroneggia, peggio che scoprire di essere stati traditi dalla persona che si ama, può essere solo scoprire di essere stati traditi con un viscido commerciale, un venditore di auto usate, quello che negli Stati Uniti è il sinonimo di truffatore legalizzato per eccellenza, ma Cameron non alza il piede dall’acceleratore nemmeno quando il suo film finisce in territori da commedia degli equivoci, basta dire che la voce del pilota di elicotteri, quello che alla radio dice che la testa della donna è tra le gambe dell’uomo alla guida della Spider, in originale è proprio quella di Jimmy Cameron (storia vera).

– Ogni volta che sono costretto a parlare con un commerciale vorrei fare lo stesso (storia vera) –

Nel secondo atto “True Lies” diventa il film di Jamie Lee Curtis che ha essenzialmente due scene per brillare come nel primo aveva fatto Arnold. La prima è quella dell’interrogatorio, in cui la mitica “Scream Queen” ci mostra tutto il suo talento e l’altra è, ovviamente, la scena dello spogliarello, dove Jamie Lee ci mostra altri generi di talento e non mi riferisco solo a quello comico. Che sotto i maglioni della Laurie Strode di “Halloween” (1978) ci fosse altro, lo sapevamo già da tempo e ogni 24 dicembre Italia 1 ci offre un promemoria (anzi due).

Per certi versi il suo spogliarello (casto, ma estremamente sexy), per me riassume meglio il talento di Jamie Lee Curtis che non solo si è portata da casa la biancheria da indossare sotto il tubino nero in stile Nikita, ma in accordo con il regista ha improvvisato la scena della caduta durante il sensuale ballo, perfetta per ricordarci che Helen si sta muovendo in un terreno per lei inesplorato e che, forse, il venditore di auto usate non aveva tutti i torti: alla fine la donna aveva bisogno di una spintarella fuori dalla sua noiosa routine. La reazione di Arnold che quasi scatta sulla sedia per soccorrere Jamie Lee durante la caduta, invece, è reale, Cameron e l’attrice non avevano avvisato Arnold della loro piccola idea d’improvvisazione, quindi la reazione di Schwarzenegger è del tutto autentica e finita nel montaggio definitivo del film.

– Potrei dire delle grandi verità in questa didascalia, ma tanto non la leggerà mai nessuno –

“True Lies” sarà l’unica commedia e l’unico remake nella carriera di Cameron, però non è affatto un corpo estraneo nella filmografia del regista canadese, incarna tutte le caratteristiche del suo cinema, dalla colonna sonora del fidato Brad Fiedel fino al filo rosso che unisce tutti i film del vecchio Jimmy.

Cameron avrà pure una fama di regista di film “da uomini”, eppure il vero filo rosso che unisce tutti i suoi titoli, resta una certa spudorata dose di romanticismo che il canadese non fa davvero niente per nascondere o stemperare. Parliamoci chiaro: “Terminator” (1984) era in parti uguali fantascienza, slasher, film d’azione, ma anche romantico, era il film di «Ho attraversato il tempo per te, Sarah» e del primo piano sulle mani di Kyle e Sarah che s’intrecciano mentre fanno l’amore, un’inquadratura tipica di un film romantico.

“The Abyss” (1989)? I più appassionati di pettegolezzi lo considerato la storia del suo divorzio da Gale Anne Hurd, ma dov’è chiaro che la parte romantica della storia abbia un peso fondamentale, ne abbiamo parlato diffusamente nel post dedicato al film, Cameron ha tagliato molte scene, ma nemmeno un minuto di romanticherie tra i protagonisti. Non serve nemmeno aggiungere alla causa titoli come “Titanic” (1997), con cui di fatto Cameron più che vendere una storia d’amore al pubblico che per comodità (e pigrizia) definirò “femminile”, l’ha venduta a noi maschietti, infilandoci dentro il più gigantesco film catastrofico mai visto al cinema.

– Oops è partito un colpo accidentale. Si dice così in questi casi, vero? –

“True Lies” (ennesimo film di Jimmy che inizia per “T” o per “A”, come da tradizione del regista canadese) non è affatto da meno, in un film che smonta con il cacciavite tutti i clichè dei film d’azione, regalandoci il monologo del cattivo interrotto dalle batterie esaurite della telecamera, oppure Jamie Lee Curtis che fa fuori un milione di sgherri, facendo cadere giù dalle scale l’UZI (scena impossibile per via della sicura, ma spassosa in chiave umorismo “slapstick”), Cameron ci infila dentro un discorso sull’importanza di comunicare e di dirsi la verità all’interno di una coppia, che solo uno che ha divorziato quattro volte potrebbe fare. D’altra parte, Jimmy non è stato il primo regista d’azione ad utilizzare il cinema di genere per riflettere sulla vita di coppia, solo che Cameron lo ha fatto nel suo (megalomane) stile.

– Più comodo da parcheggiare di una Smart –

Ogni scena chiave di “True Lies” altrove sarebbe un momento caramelloso da commedia romantica, ma qui si usa la commedia per stemperare l’azione e l’azione per stemperare il “film rosa”, quindi la confessione del marito alla moglie arriva sì, ma Harry è sotto l’effetto del siero della verità («Hai mai ucciso qualcuno?», «Sì, ma erano tutti cattivi») e i due protagonisti, con i loro trascorsi da commedia o da film d’azione rendono perfettamente credibile e divertente questo delicato equilibrio.

Dove diventa chiarissimo che “True Lies” è un film sull’importanza di essere onesti e fare le cose insieme in un matrimonio? Nel finale, infatti marito e moglie sgominano l’organizzazione terroristica lavorando come una coppia e nella micidiale scena del ponte delle Florida Keys, girata da Jamie Lee Curtis senza controfigura (storia vera). Cosa succede? Che, come per Sarah e Kyle, Cameron si gioca un’inquadratura sulle mani dei due protagonisti che si afferrano, proprio mentre la musica di Brad Fiedel raggiunge l’apice insieme alla scena. La vostra normale scena di rappacificamento di una coppia cinematografica che ha superato la crisi, solo con terroristi che esplodono, una “lotta tra gatte” in auto tra Jamie Lee e Tia Carrere, i bicipiti di Arnold e alcuni AV-8B Harrier II da combattimento, il jet che più si avvicina ad un’astronave a decollo verticale disponibile sul mercato. Insomma: Cameron che fa James Cameron, brutto?

– Jimmy, l’ultimo dei romantici (solo più megalomane) –

Quel romanticone di Jimmy, poi, conclude senza smentirsi mai. Se “The Abyss” terminava con un bacio tra i protagonisti, “True Lies” non è da meno, solo che una bella esplosione nucleare sullo sfondo è l’idea di Cameron di fuochi d’artificio necessari a sottolineare il ritorno dell’amore nella coppia. E uno così ha ancora la fama di essere un regista solo per noi maschietti? Che brutta faccenda gli stereotipi cinematografici!

– ‘Cause when we kiss, Ooh… Fire –

Il finale di “True Lies” chiude il cerchio e riporta al centro dell’azione (in tutti i sensi) il festeggiato del giorno, Arnold nel finale Arnoldeggia alla grandissima. Se non vi fosse ancora chiaro il fatto che questo film è tutta una grande operazione di demolizione dei canoni dei film d’azione, vi vorrei sottolineare che l’ultima scena vede il protagonista da solo, impegnato a salvare un suo congiunto (nella fattispecie la figlia), contro un gruppo di terroristi che agiscono dentro un palazzo in costruzione, vi ricorda niente tutto questo?

– Per pensare alla coreografia di questa sequenza bisogna essere matti, oppure James Cameron –

La coreografia con l’Harrier, poi, è qualcosa da applausi a scena aperta, solo per pensare ad una lunga sequenza con tre personaggi in equilibrio precario su un jet da combattimento fermo in aria, bisogna essere dei megalomani un po’ matti, oppure essere Jimmy Cameron, ma siccome la tradizione dei film d’azione vuole che il cattivo muoia urlando, “True Lies” ironicamente la rispetta alla grande, peccato solo che la battutaccia di Arnold faccia molto più ridere in originale, «Saluta tutti» è un sette come “Frase maschia”, ma l’originale (e intraducibile) «You’re fired» in originale è un dieci pieno.

– Risorse umane? Tzè! Siete dei dilettanti a confronto di Arnold –

“True Lies” alla sua uscita può anche aver spiazzato qualcuno, ma la formula è piaciuta ed è stata applicata con sinistra puntualità da Hollywood, film come “Mr. & Mrs. Smith” (2005) oppure “Innocenti bugie” (2010) hanno pescato a piene mano dal film del vecchio Jimmy che con il suo mescolare generi trova sempre il modo di fare da apri pista agli altri, esploratore cinematografico, non solo dei fondali oceanini, sua altra enorme passione.

Insomma, ci tenevo ancora una volta a ribadire l’autorialità di uno dei miei registi preferiti come James Cameron, ma sopratutto a portare “True Lies” dove merita di stare, ovvero sulle pagine di RollingSteel.

Articolo di Enrico Cassidy, autore de “LA BARA VOLANTE” e convintissimo rollingsteeler
Articolo del 13 Settembre 2021 / a cura di La redazione

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  • Michele

    Articolo degno di cotanto film!!

    • Grazie mille Michele, un dovere ma anche un piacere rendere omaggio a film così 😉

  • Mauro

    “La Corvette le porta a let, ma… non basta!” Fantastico film della mia adolescenza che ho sempre apprezzato per umorismo e azione, due film in uno! E grazie a lui ho iniziato a amare la Vette C1!

  • Marco

    Scusate, finisco di leggere l’articolo non appena mi stanco della gif del balletto di Jamie Lee Curtis!

  • Macicca Ciccarini

    Grande! Anche il tributo a Bill Paxton

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