“Mayday, mayday, mayday. I’m Vega31 on the way down”.
Đorđe Aničić nacque il 13 aprile del 1958 a Jazak, uno sperduto villaggio serbo parte del comune di Irig, distretto di Srem. Non sappiamo molto della sua gioventù e di quello che accadeva in quei posti sperduti che noi chiamiamo semplicemente ex-Jugoslavia. Quel poco che sappiamo è che il nostro Đorđe, una volta cresciuto, entrò a far parte della 250esima Brigata missilistica antiaerea, l’unità formata nel 1962 con il compito di difendere lo spazio aereo della capitale dell’allora Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia, Belgrado . Quella che fu la prima unità missilistica della difesa aerea dell’Esercito popolare jugoslavo, negli anni che vennero ebbe il suo bel da fare e Đorđe, probabilmente, sarebbe stato ricordato nella storia solo come parte delle statistiche, uno tra tanti. Il più classico dei signori nessuno che costellano le vicende dei perdenti nei libri di storia.
Poi un giorno Đorđe ha fatto “un danno”.
EH???
Ok, facciamo un carpiato all’indietro:
Quando la NATO decise che era ora di entrare in campo per mettere un freno a quanto stava succedendo in Serbia, gli Stati Uniti – e chi l’avrebbe mai detto – fecero le cose in grandissimo. Vi lascio due numeri, così, perché la matematica non mente (vi prego di notare come l’Italia assolse bene al suo ruolo di portaerei):
- Italia: 8-12 Tornado ADV, 12 F-104S, 6-12 Tornado ECR, 10 Tornado IDS, 12AMX, 2 Boeing 707 da rifornimento in volo, 4 Harrier e un q.b. di G222 e C-130H;
- Francia: 6 Sepecat Jaguar A, 4 Mirage F.1, 16 Mirage 2000, un (1) C-160 Gabriel, divisi fra Istrana e Grosseto. Dalla Francia invece volavano un (1) E-3 Sentry, 2 Sa-330 Puma;
- Danimarca: 6 F-16, operanti da Grazzanise, Italia;
- Canada: 12 CF-18A/B “Hornet”, dislocati ad Aviano;
- Belgio: 10 F-16A/B e 10 F-16 A/M, tutti operanti dalla base di Amendola;
- Olanda: 10 F-16 A/M e 6 F-16 A/B e un (1) Fokker 60 ad Amendola, Italia; 2 KC-10 operanti invece da Eindhoven. NOTA: un F-16 olandese si è aggiudicato l’unico abbattimento aereo europeo della guerra, tirando giù un Mig-29 serbo.
- Norvegia: 6 F-16 A/B a Grazzanise, assieme a un (1) C-130H;
- Germania: per la prima volta in guerra dopo la Seconda Guerra Mondiale, i nostri amici tedeschi hanno schierato 14 Tornado ECR, basati a Piacenza e un C-160 operante invece da Landsberg;
- Inglesi: 12 Harrier GR Mk.7, 1 Canberra PR Mk.9 a Gioia del colle, 2 E-2 Sentry AEW Mk.1 ad Aviano, 3 Lockheed L-1011 ad ancona, 3 VC-10 e 8 Tornado IDS a Bruggen, Germania.
- Portogallo: 3 F-16 A/B ad Aviano;
- Spagna: 6-12 EF-18A/B e un KC-130H ad Aviano, un (1) C-212 Aviocar a Vicenza;
- Turchia: 11 F-16 C/D a Ghedi, Italia.
USA:
- 78 F-16C Fighting Falcon a inizio guerra, un centinaio verso la fine. Almeno 52 operavano da Aviano, il resto da Decimomannu, Sardegna;
- Circa 40 F-15E Strike Eagle a inizio guerra, 65 verso la fine, tutti operanti da Aviano;
- 44 A-10 Thunderbolt, operanti da Gioia del colle e da Trapani;
- 12 F-117 Nighthawk, operanti da Aviano, altri 12+1 a Spangdalem, Germania;
- 8 (o 9) Boeing B-52 Strafortress a inizio conflitto, una ventina verso la fine, operanti da Fairford, UK;
- 6 Northrop B-2 Spirit, al suo battesimo del fuoco in Serbia (beh, non volevamo provarlo?), operanti direttamente dalla base Whiteman, Missouri, USA;
- Circa 5 B-1B Lancer, da Fairford, UK;
- 24 a inizio conflitto, 32 alla fine, F-15C Eagle, dislocati a Cervia e Aviano;
- 24 F/A-18C Hornet, operanti dalla USS Theodore Roosevelt, portaerei della classe Nimitz operante dal mar Ionio. Altri 24 erano di base in Ungheria e altri ad Aviano;
- 28 F-14 Tomcat, anche loro come parte della forza della USS Theodore Rosevelt, gli USA non hanno però diffuso notizie certe circa il loro reale impiego;
- 8 S-3B Viking, anche loro come parte della USS Roosevelt;
- 25 EA-6B Prowler, di cui 21 ad Aviano, il resto sulla Roosevelt. Uno di questi si rese protagonista del vergognoso disastro del Cermis;
- 8 AV-8B II Harrier, operanti dalla USS Nassau, ma forse erano di più, considerando quelli a bordo della USS Inchon;
- 5 E-3C Sentry;
- 2 E-8C Joint Stars: di questo misterioso aereo e della sua partecipazione al conflitto si sa molto poco, pare che ce ne fossero almeno 2 schierati a Rhein-Main, in Germania;
- 80 (OTTANTA) KC-135R “Stratotanker”, schierati in numerosi aeroporti italiani ed europei;
- 10 (o forse meno) KC-10A Extender;
- 5 E-2C Hawkeye, operanti dalla USS Roosevelt;
- Un numero imprecisato di aerei di supporto come C-17, C-141, C-5 e C-130 Hercules. Più le postazioni di comando volante EC-13’ABCCC, gli aerei da ricognizione U-2, gli elicotteri MH-53J Pawe Low e alcuni droni RQ-1A Predator. A questi si aggiungono alcuni aerei da PsyOps, operazioni psicologiche, attrezzati per intrufolarsi nelle frequenze tv e radiofoniche nemiche e diffondere così messaggi e comunicati diretti alla popolazione, con il fine di rafforzare l’opposizione a Milosevic;
- 64 AH-64 Apache, operanti da tirana.
– Settembre 1999, la USS Theodore Roosevelt (CVN-71) torna a casa verso Norfolk dopo sei mesi nell’Adriatico, con l’equipaggio a ricordarci il motto dell’ex presidente degli Stati Uniti circa il modo migliore per condurre la diplomazia internzazionale: “Parlare con dolcezza, ma portarsi dietro un grosso bastone”. Cosa ci volete fare, sono americani… –
Di circa 1055 aeroplani impiegati, 730 erano statunitensi (fonte). Con questi numeri impressionanti, gli USA hanno letteralmente condotto il conflitto, con una partecipazione che ha variato dal 60% al 90% per ogni missione compiuta. Il tutto per combattere contro la Serbia, che schierava poco più di 200 aereoplani fra aerei da combattimento e quelli da addestramento opportunamente armati. Fra tutti questi gli unici in grado di impensierire la NATO erano 14 Mig-29, sprovvisti tuttavia di radar a lungo raggio e quindi assolutamente incapaci di prendere una vera iniziativa. Il resto erano Mig-21 e aerei semisconosciuti come i J-22 Orao, i J-1 Jastreb, G-4 Super Galeb e i G-2 Galeb (e basta).
– Un Soko G-4 Super Galeb serbo –
Ora, quelli che abbiamo di fronte sono numeri eccezionali e non c’è da meravigliarsi che l’operazione Allied Force – che va inserita all’interno della più complessa guerra del Kosovo – sia durata appena tre mesi (da marzo 1999 a giugno 1999) e si sia conclusa con la sconfitta delle armate serbe. Era da dire che sarebbe finita così, ma quello che vogliamo fare oggi è dimenticarci per un attimo di questi numeri e vedere come, nonostante tutto, Davide sia riuscito a rovinare la giornata a Golia.
27 Marzo 1999, Aviano
Siamo alla quarta notte dell’Operazione Allied Force e tutto è pronto per l’entrata in azione degli F-117, i famigerati “aerei invisibili” che avevano dato grande prova di sé nel corso della Guerra del Golfo, entrando furtivamente nello spazio aereo iracheno, sorvolando indisturbati Baghdad e colpendo i bersagli con precisione micidiale. Senza che nessuno, prima delle esplosioni, si accorgesse di niente.
Siamo ad Aviano, il sole sta calando e anche stasera è l’ora dell’aereo invisibile, il fiore all’occhiello dell’USAF. Fra gli F-117 schierati in Italia c’è pure quello con il numero di serie 82-0806, con il callsign Vega 31 e pilotato dal tenente colonnello Darrell P. Zelko, già veterano delle missioni sopra la capitale dell’Iraq. Per Zelko quella sarebbe dovuta essere la terza sortita dall’inizio delle ostilità, quelle ostilità che lo portavano per la terza notte di fila a bombardare la “sua” Jugoslavia (Zelko non è un cognome americano).
– il colonnello Zelko –
– Marzo 1999, un F-117 si prepara al decollo da Aviano, foto USAF (dio che bello che è, n.d.r.) –
Le missioni di questo tipo venivano normalmente condotte in questo modo: da Aviano sarebbe decollata una formazione standard comprendente diversi aerei da guerra elettronica EA-6B Prowler e da F-16 armati di missili antiradar HARM, il tutto per scortare (e coprire) tre F-117, armati di due bombe “intelligenti” Paveway ciascuno, destinate a colpire alcuni reparti terrestri dell’esercito serbo. Ma quella sera le cose andarono diversamente e i tre F-117 dovettero fare tutto da soli, perché sia i Prowler che gli F-16 dovettero restare a terra causa maltempo e per poter coprire un volo successivo di alcuni B-2 in arrivo dagli Stati Uniti, decollati direttamente dal Missouri. Ora, del senno di poi ne sono pieni i fiumi e possiamo dire che mandare i tre F-117 da soli sia stata una scelta azzardata ma c’è da dire che i Nighthawk avevano già dato un’enorme prova di sé in passato, lasciando credere che anche contro “quattro scappati di casa” (non offendetevi, sono volutamente eccessivo) non ci sarebbe stato alcun pericolo. Molto meglio coprire i B-2, sia perché costano 2,1 miliardi di dollari l’uno, sia perché era la prima volta che li usavano in guerra, sai mai.
Lasciata quindi a casa la scorta, Zelko e i suoi due compagni decollano facendo rotta verso la Serbia: le uniche cose su cui possono fare affidamento sono gli infiniti studi condotti nell’Area 51 per garantire l’invisibilità del loro apparecchio, una mano di vernice nera e la notte. A questo si aggiungeva un piano di volo per gente con le palle di Titanio: gli aeroplani avrebbero dovuto volare a bassa quota attraverso valli e montagne, procedendo a zig zag e compiendo virate ad alti angoli di banking. Tutto molto bello se non fosse che pilotare un F-117 in questo modo non fa altro che aumentare la visibilità ai radar dell’aereo, esponendo alle antenne nemiche superfici ampie e variabili. A questo aggiungiamo che il centodiciassette non ha mai brillato né per manovrabilità tanto meno per quanto riguarda la stabilità.
La visibilità del centodiciassette di Zelko aumentò ancora di più alle 19 e 40 di quella sera, quando a circa 30 secondi dal suo obiettivo – vicino a Belgrado – il pilota spinse il bottone per aprire le stive del suo bombardiere. Questa delicata fase, che dura pochi secondi, giusto il tempo di sganciare i bomboni e richiudere tutto, rende l’F-117 molto più vulnerabile, non tanto ai missili a guida radar attiva e a quelli semi-attiva che non avrebbero comunque il tempo di agganciare il nemico, quanto ad un eventuale postazione antiaerea vigile, molto ben addestrata e che non aspetta altro.
Tipo?
TIPO:
– immagini tratte dal libro “Smena”, scritto proprio da Đorđe Aničić –
La postazione in questione è quella del 3° battaglione della 250esima Brigata Missilistica Antiaerea comandata dal tenente colonnello Zoltan Dani sotto cui lavorava il “nostro” Đorđe Aničić. Dotato di una batteria di missili SAM di produzione russa S-125 Neva e di un radar di preallarme P-18 “Spoon Rest-D” operante nella frequenza VHF a 150 MHz, questo sistema era capace di rilevare un aereo entro le 200 miglia nautiche (ma non un F-117). I serbi però scoprirono che impostandolo ad una frequenza molto più bassa (e quindi su una lunghezza d’onda molto più ampia), questo radar diventava capace di rilevare gli aerei stealth ma non prima che questi fossero a 15 miglia nautiche dall’antenna. 15 miglia nautiche sono veramente poche – a ca. 800 km/h le si percorre in circa 2 minuti – ma non poi così poche se hai la fortuna (o il suggerimento) di conoscere la rotta dell’aereo che hai voglia di colpire.
Bisogna infatti sapere che quello che accadde quella sera non fu assolutamente frutto del caso, anzi: i serbi volevano fare quello che hanno fatto, gli americani (come vedremo) li hanno messi nelle condizioni di farlo. L’esercito serbo infatti stava in tutti i modi cercando un modo per colpire duramente le operazioni della NATO perché, oltre a non essere stata approvata ufficialmente dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, anche l’opinione pubblica americana si era schierata contro la guerra che Clinton aveva avviato: in quest’ottica i serbi speravano che un eventuale abbattimento di un aereo americano avrebbe potuto ribaltare la situazione a loro favore e, ovviamente, la preda più ambita era il mitico F-117, per il quale vennero ordite imboscate e piani specifici. A questo si aggiunge la stupida compiacenza e presunzione degli americani, che non solo fecero volare tre F-117 da soli – l’F-117 non ha un suo radar ed è tutto tranne che un agile aereo da combattimento, anzi, è un mezzo camion da pilotare – ma per tre notti consecutive li fecero volare lungo la stessa identica rotta. A questo aggiungiamo che in Italia c’erano diversi informatori serbi che non persero un minuto per far sapere ai loro amici di là dall’Adriatico che erano decollati tre aerei neri soli soletti e senza il supporto dei Prowler e degli F-16 e, come se non bastasse, i serbi monitoravano le comunicazioni radio statunitensi e alleate sulle frequenze UHF e VHF per lo più non criptate. Ah, se non bastasse avevano anche intercettato l’A.T.O. (Air Tasking Orders) del piano Nato fra piloti occidentali e gli Awacs avendo così accesso alle informazioni operative: sapevano che l’attacco stava arrivando, conoscevano la rotta generale e sapevano che gli F-117 avrebbero volato senza alcun supporto.
Torniamo a Zoltan Dani e ai suoi radar acchittati per sgamare i 117: come accennato prima il sistema P-18 è un radar di preallarme e non ha la capacità di guidare i missili verso il bersaglio. Per questo il sistema d’arma S-125 è dotato di altri tre radar, il P-15, il SNR-125 Low Blow e il PRV-11 Side Net. Ora, in ordine: il P-15 è un radar per l’acquisizione di bersagli in banda C: capace di rilevare un aereo da caccia fino a 150 miglia, contro gli F-117 è completamente inutile. Non può rilevarli, nemmeno se l’aereo gli sta volando sopra. L’SNR-125 è il radar di controllo del fuoco, destinato a guidare i missili sui loro obiettivi. Questo ha due modalità di funzionamento per rilevare gli aerei, basate su due diverse bande radar ed è capace di rilevare e tracciare un aereo da caccia tra 25 e 50 miglia di distanza, a seconda della modalità di funzionamento e delle condizioni. Infine c’è il PRV-11, utilizzato come “rilevatore di quota” per ottenere una lettura accurata dell’altitudine di un obiettivo.
Tutti questi radar erano accoppiati ad una batteria lanciamissili quadrupla dotata del missile V-600, un missile SAM a combustibile solido e due stadi, con una gittata massima di 15 miglia e una portata minima di ingaggio di poco più di un miglio.
– sistema missilistico SAM S-125 Neva. Ogni missile V-600 è lungo 6,7 metri, pesa 400kg e raggiunge Mach 3 –
Questi vecchi missili non erano certamente l’ultimo ritrovato tecnologico e il sistema non era certamente considerabile un sistema mobile visto che per riposizionare la batteria erano necessari almeno 150 minuti. Ma il tenente colonnello Zoltan Dani era riuscito ad addestrare i suoi uomini per compiere questa operazione in appena 90 minuti dando loro la capacità di organizzare imboscate, apparendo come per magia lungo quella che fino a poco più di un’ora prima sembrava una rotta sicura e libera da batterie antiaeree.
Nei tre giorni precedenti i serbi avevano già provato a tendere una trappola agli stealth: conoscendo le rotte degli F-117, il P-18 avrebbe rilevato gli aerei nemici quando fossero entrati in un raggio di 15 miglia dalla postazione e, a quel punto, quando l’aereo sarebbe stato sufficientemente vicino, sarebbe stato attivato il radar SN-125 puntato direttamente verso la direzione d’arrivo dell’F-117. Non potevano farlo prima perché altrimenti sarebbe stato rilevato dai Prowler e quindi colpito da un missile antiradar e, comunque, in nessuna delle tre occasioni precedenti però l’SN-125 era riuscito né a rilevare né tantomeno ad agganciare il Nighthawk.
Poi però ci ha messo lo zampino la dea bendata (o la sfiga, dipende da che lato guardate la storia)
Arriviamo così alla quarta sera: di nuovo, conoscendo rotta e orario presunto di arrivo dei 117, i serbi attivano il P-18 a frequenza bassissima e rilevano l’aereo in avvicinamento. A quel punto accendono il SN-125 e, esattamente come le tre sere precedenti, nada. Ve l’avevano detto che era invisibile. Ma aspetta, non ci sono i Prowler, facciamo così, riaccendiamo il radar, sai mai: fu in quel frangente che Zelko aprì gli sportelli delle bombe facendo diventare il 117 un discreto specchio volante e fornendo finalmente un buon bersaglio agli SN-125 che nel frattempo erano stati riaccesi, agganciando l’aereo a 5 miglia di distanza senza farselo ripetere una seconda volta. È in quel momento che Dorde Ancic preme il grilletto e spara due SAM, tutti e due diretti verso Zelko. L’F-117 non è dotato di ricevitore d’allerta da radiofrequenza radar (in inglese RWR, Radar Warning Receiver, un sistema che ti avvisa se sei stato agganciato e se ti stanno sparando addosso) ma Zelko non potè fare a meno di notare due cosi luminosi e molto veloci che saettavanao nella notte verso di lui.
– Giusto per gradire, foto di un SAM diretto verso un aereo, Iraq 2001, fonte US Department of Defense –
Il primo SAM gli volò accanto, vicinissimo ma mancandolo e senza che la sua spoletta di prossimità venisse attivata, probabilmente a causa della forma e dei materiali del 117. Discorso diverso per il secondo missile che, pur non colpendo l’aereo esplose nelle sue vicinanze, investendolo con oltre 4.000 frammenti, strappandogli l’ala sinistra e rendendo il gioiello della Lockheed nient’altro che un costosissimo sasso verniciato di nero. Un sasso che si schiantò a terra in un campo vicino al villaggio di Budanovci.
Incredibile ma vero, un gruppo di soldati serbi, armati con un vecchio sistema missilistico sovietico degli anni ’60 alimentato a odio e vodka sono riusciti ad abbattere in malo modo il vanto volante degli Stati Uniti d’America.
Zelko, dopo aver irrimediabilmente perso il controllo dell’aereo e sottoposto a forze superiori ai 7g riuscì a lanciarsi e ad attivare la radio di sopravvivenza già durante la fase di discesa. Quest’ultima però non utilizzava alcuna frequenza criptata e Zelko era certo che a terra avrebbe trovato un gruppo di Serbi pronti a fargli passare la voglia di andare a bombardare casa loro. Si nascose dentro ad un canale di scolo, dal quale riuscì ad entrare in contatto radio con l’equipaggio di un KC-135 che aveva visto da lontano l’esplosione. A quel punto venne mandata sul luogo un’unità di ricerca e soccorso SAR composta da tre elicotteri, due MH-53 e un MH-60.
Nonostante dagli Stati Uniti fosse partito l’ordine di tenere la notizia di questo clamoroso abbattimento segreta, entro la mattina successiva questa aveva già fatto il giro del mondo: le foto del prezioso aereo invisibile schiantato a terra erano dappertutto, specialmente quelle nelle quali si vedono dei contadini che ballano sopra di esse. Zoltan Dani e il suo battaglione vennero acclamati come eroi in Jugoslavia e Milosevic prese la palla al balzo dando il via ad una intensa campagna propagandistica per cui fece stampare migliaia di volantini con i quali si scusava con gli Stati Uniti per aver tirato giù come un piccione la loro punta di diamante. Ad aumentare il senso di scherno nei confronti degli americani c’era il fatto che il 117 era stato abbattuto utilizzando un sistema missilistico sovietico degli anni ’60, di male in peggio.
– manifestazione in onore dei SA-125 –
– uno dei famosi volantini, traducibile in:
Ovviamente, specialmente se lo confrontiamo con i moderni aerei di quinta generazione come il Raptor o il Lightning II, nel 1999 l’F-117 era già obsoleto: per quanto a bassa visibilità non aveva un suo radar e non era armato con missili di autodifesa ma questo non giustifica il fatto che gli americani fecero una figuraccia incredibile. Le controversie su come i serbi potessero conoscere così bene le rotte degli aerei americani (si dice che fuori dalla base di Aviano, fra i fotografi e i curiosi, ci fossero numerose spie serbe, pronte a segnalare i decolli) e su come il radar del Neva sia stato modificato per operare a onde lunghe sono ancora irrisolte (e molte informazioni sono tutt’ora top secret) ma rimane il fatto che gli Stati Uniti hanno commesso una lunga serie di errori grossolani, per lo più imputabili alla loro presunzione. Un po’ come quando vai a fare le sgumme nel parcheggio del MacDonald e ti devi ricordare il famoso mantra “c’è sempre qualcosa contro cui andare a sbattere”, anche in guerra conviene sempre stare dalla parte dei bottoni, anche se sei gli Stati Uniti. Perché non sai mai dall’altra parte chi ci possa essere, quanto sia motivato e quanto possa essere armato.
– “ecco, mi hai colpito proprio qui”, dice Zelko al suo nuovo amico Zoltan (sì, è lui) –
Alla fine Zoltan Dani si è preso il merito dell’abbattimento e il “nostro” Dorde Ancic da anni conduce una crociata per prendersi un po’ di quel merito (QUI il suo libro). Per il resto sappiamo solo che molti pezzi di quel F-117 sono esposti dentro un museo a Belgrado mentre i pezzi che mancano… beh, a quanto pare sono stati venduti a Russia e Cina per lo sviluppo delle proprie tecnologie stealth e anti-stealth.
A questo infine si aggiunge un po’ di mistero: c’è chi sostiene che dietro questa storia ci sia lo zampino dell’intelligence cinese, il che collegherebbe questo fatto al successivo bombardamento “involontario” americano dell’ambasciata cinese di Belgrado e, diverse altre fonti, riportano l’abbattimento – sempre nel corso della guerra del Kosovo – di un secondo F-117 e, questa è ancora più confusa e nel caso sarebbe clamorosa, di un B-2 Spirit ma, come al solito, questa (queste) è un’altra storia.
fonti:
- https://www.warhistoryonline.com/history/that-day-the-serbs-did-the-impossible-shot-down-an-f-117-nighthawk.html
- https://www.mycity-military.com/Avijacija-i-PVO-2/Missileers-Against-the-Stealth-The-first-downing-of-the-Stealth-fighte.html
- https://www.kurir.rs/vesti/drustvo/2945667/video-ispovest-srpskog-oficira-koji-je-oborio-f-117-drzava-je-lazirala-izvestaj-ja-sam-ga-oborio-a-oni-su-ubacili-drugog-coveka
- https://www.novosti.rs/vesti/naslovna/reportaze/aktuelno.293.html:795613-POTPUKOVNIK-ZA-NOVOSTI-O-OBARANjU-F-117-Nevidljivog-videli-pa-razneli
- https://nationalinterest.org/blog/buzz/stealth-shootout-1999-us-air-force-f-117-was-shot-down-heres-how-it-went-down-37762
- https://economictimes.indiatimes.com/news/politics-and-nation/china-used-downed-us-f-117-nighthawk-to-reverse-engineer-its-first-stealth-jet/articleshow/7352843.cms?from=mdr
- https://www.military.com/defensetech/2011/01/24/chinese-spies-may-have-taken-f-117-wreckage
- https://www.bbc.com/news/world-asia-pacific-12266973
- https://www.bbc.com/news/world-europe-20209770
- https://www.thedrive.com/the-war-zone/37894/yes-serbian-air-defenses-did-hit-another-f-117-during-operation-allied-force-in-1999
- https://www.airforcemag.com/article/1206vega/
- https://theaviationgeekclub.com/an-in-depth-analysis-of-how-serbs-were-able-to-shoot-down-an-f-117-stealth-fighter-during-operation-allied-force/
- https://www.airforcemag.com/article/operation-allied-force-how-airpower-won-the-war-for-kosovo/
- https://www.afhistory.af.mil/FAQs/Fact-Sheets/Article/458957/operation-allied-force/
sempre al alto livello
Storia gagliarda come piace a noi, grazie.
Ma se il pilota si chiama Zelko, perchè sul rottame esposto c’è scritto Ken “Wiz” Dwelle ?
Perché l’aeroplano era assegnato a Dwelle, ma quella sera lo pilotava Zelko
<>
Messaggio di “bentornato” lasciato da Dwelle a Zelko…
Ricordo molto bene questa storia, avevo una decina di anni e una forte antipatia x gli ammerigani. Per un attimo Davide batté Golia, e un po’ mi rese felice, poi guardavo le tette finte di pamelona anderson e diventavo uno yankee anch io, insomma ero un po’ confuso all epoca….
Bellissimo, mi ha fatto tornare con la mente a quegli anni che andavo ad Aviano a vederli partite, la sera poco prima dell’imbrunire.
Grazie! Ottimo! Un altro magnifico resoconto…
dissero anche che per modificare la banda del radar si ispirarono alle teorie di un loro connazionale TESLA
Letto tutto d’un fiato, anche perché ero a naja da quelle parti…
Bel articolo, mi ricordo bene quei tempi, avevo ancora ben in mente un nato day ad Aviano con sospensione della manifestazione per permettere il decollo di un paio di f111 armati che andavano a fare un giro il Libia….