Quando nel 2017 Renault se ne uscì con la nuova Alpine A110 prese in contropiede un po’ tutti, dagli addetti ai lavori ai semplici appassionati. D’altronde c’è poco da fare, il mercato dell’auto è in crisi nera e ad averne fatto le spese sono specialmente le auto sportive di fascia media: se le sportive di lusso che giusto un calciatore potrebbe permettersi aumentano in continuazione (Ferrari ha un listino più ricco – quasi – di Alfa Romeo e Lancia e Fiat messe assieme), le sportive pure per chiunque non voglia un suv o una qualunque auto generalista scarseggiano di brutto. Poi arriva Renault con la sua Alpine A110 e coglie tutti di sorpresa, proponendo un’auto vera, dura & pura, tutta da guidare ed assaporare… in un mondo dove sembra che siamo rimasti si e no in 10 a saper apprezzare tutto ciò. Proprio per questo, prima ancora di iniziare questa prova e a nome degli altri 9, grazie Renault.
Piccola, compatta, bassa e seducente, la Alpine A110 si presenta molto bene: i designer di Dieppe hanno preso la loro auto più famosa ed emblematica e l’hanno rifatta in salsa moderna, mettendo assieme quello che potremmo definire tranquillamente un bel ferro. Con un linea piacevolmente retrò e alcuni dettagli che la fanno sembrare una piccola concept car (come i fari posteriori, molto belli), la nuova A110 è una di quelle auto che migliorerebbe la giornata di chiunque se la ritrovasse davanti aprendo il garage alla mattina o uscendo dall’ufficio alla sera. È bella e fa sentire belli, e al giorno d’oggi non sono molte le auto che fanno questo effetto.
Ma non solo: un po’ come Nicholas Cage che vuole una 275 GTB per non sembrare un debosciato ma piuttosto un intenditore, questa piccola bomba a mano francese, rara e così diversa dal resto delle auto che ci sono in giro vi farà sentire un buongustaio, un sommelier dell’automobile in mezzo a gente che brama per del Tavernello.
Alpine A110, scopriamo questo ferro alluminio
Ma ripartiamo un attimo dall’inizio: una volta un tipo inglese che non si è mai capito se sia morto per davvero disse “semplifica, e poi aggiungi leggerezza“. Renault non si è fatta ripetere queste parole una seconda volta e per creare la sua sportiva di razza – e Renault di macchine sportive ne sa parecchio – ha deciso di puntare tutto sulla leggerezza e sulla semplicità, creando così la rivale perfetta proprio per le Lotus, le piccole piume selvagge figlie di quel genio di Colin Chapman. In questo modo, limando tutto il possibile e chiudendo la faccenda ad appena 1.103 kg – poco più di una MX-5 – la nuova A110 riesce a spremere il massimo da un motore da 1.8 litri turbo e 250 cv che se già è cattivo sulla Megane RS, su questa piccola coupé è veramente grandioso.
Lo posso sentire chiaramente alle mie spalle: sembra di essere seduti davanti ad un uragano pronto a scatenarsi. Ad ogni singolo grado di flessione del gas corrisponde un concerto di soffi, sbuffi e borbottii, in rilascio scoppietta e a pieni giri prima sbraita e poi urla come un folle, incollandomi al sedile con forza e dando l’impressione di averne fino all’infinito. Il lavoro fatto a Dieppe su questo quattro cilindri in linea (un Renault M5Pt, alesaggio 79,7 mm, corsa 90,1, cilindrata totale 1.797 cc, doppio variatore di fase sia lato scarico che aspirazione) è incredibile: i 252 cv sono reali e cattivi come raramente ho avuto modo di provare recentemente. O le macchine là fuori non hanno i cavalli dichiarati, o questi sono di più.
O, molto più semplicemente, a differenza dei moderni frullini, questo propulsore ha dalla sua parte la cilindrata, che si traduce in una spinta corposa fin dai bassi regimi (i 320 Nm di coppia sono disponibili già a 3.200 giri); spinta che man mano che il contagiri sale diventa gloriosa e cattiva, facendo scattare l’auto in avanti con un’esuberanza insospettabile mentre la turbina vi sussurra all’orecchio destro parole lascive che per decenza non possiamo trascrivere. Unendo un corpo vettura leggero e molto aerodinamico – il fondo della macchina è carenato – ad un motore furibondo, questi francesi hanno ottenuto un’auto che molto semplicemente va fortissimo (o, come si dice a Bologna, a busso). Peccato solo che il motore, nascosto fra l’abitacolo e un minuscolo pozzetto che non si può chiamare baule, sia coperto da un rivestimento in materiale fonoassorbente, il che toglie un po’ di gusto al bambino smanettone che è in noi, voglioso di vedere la propria turbina o di accarezzare il cuore della propria macchina. Per fortuna bastano pochi minuti per rimuovere la copertura incriminata e raggiungere così il grosso motore in tutta la sua gloria metallica.
– Potete notare che dai tubi di aspirazione parte un condotto che va diretto nella paratia dell’abitacolo; ecco spiegato il tripudio di sbuffi e soffi che vi invaderanno le orecchi. Grazie Alpine! –
Il motore infine è accoppiato alle ruote posteriori attraverso un cambio automatico a doppia frizione a 7 rapporti elettroattuato ma messo a punto in modo da dare un feeling molto meccanico: il cambio è preciso, secco e velocissimo, ogni cambiata è una fucilata e le scalate vengono accompagnate da un colpetto di gas che vi inebrierà le orecchie. C’è molta cura sonora in questa Alpine A110 (grazie anche allo scarico sportivo optional), e la cosa non può che fare piacere. È vero, le auto moderne sono un po’ asettiche e degli elettrodomestici con le ruote, ma non la Alpine A110: adesso ve la faccio sentire.
– ah i metodi vecchia maniera, in un mondo di youtuber, noi usiamo il registratore –
Mettendo la Alpine in modalità “track” (tenendo premuto il pulsantino sport sul volante), il cambio passa in modalità solo manuale, dandovi la completa libertà di maltrattare il motore e senza mai agire al posto vostro, come invece capita su altre auto che è una roba che mi fa andare fuori di testa: se in staccata ti chiamo una seconda, dammi una seconda. Comunque, sfoghi a parte, passando dalla modalità “normale” a quella più criminale, la A110 viene percorsa da un sottile fremito e si trasforma da elegante coupé alla moda con cui portare fuori a cena la signora, a vera sportiva di razza che, fra sbuffi, ciocchi in scalata e prestazioni fuori dal comune, mi ha fatto un po’ innamorare di lei, dimostrandosi un’auto giusta in tutto e per tutto, anche per gli standard severissimi di Rollingsteel.
– approved –
Infine, giusto perché siamo dei nerd, il quadro tecnico è completato da un telaio in alluminio (come gran parte della carrozzeria), sospensioni a doppi triangoli sovrapposti sia davanti che dietro, freni in acciaio con dischi standard (non forati e nemmeno baffati, autoventilanti davanti, pieni dietro) e cerchi da 18″ con Michelin Pilot Sport 2 da 205/40 davanti e 235/40 dietro, quattro gran pezzi di gomma, come avevamo già avuto modo di testare in pista con la GT3 RS.
– i cerchi vinteiggg della Fuchs sono bellissimi, viene da baciarli –
Per testare quindi la nuova Alpine A110 e scoprire se anche un’auto moderna può essere foriera di goduria, sorrisi e fremiti adolescenziali, l’ho spremuta a fondo (nel limite ovviamente del possibile e della legge) facendole sgranchire le gambe lungo alcune delle mie strade preferite. Prima però di arrampicarsi con foga sui passi montani bisogna affrontare la città e, visto che la Alpine A110 è un’auto moderna e non una delicata youngtimer da conservare con i guantini che poi le quotazioni ne risentono, è opportuno vedere come si comporta questo pièce de fer nella quotidianità.
Alpine A110, il primo approccio
L’abitacolo è comodo e spazioso, una volta superato il longherone del telaio e scesi in cantina ci si ritrova dentro a uno spazio ampio, arioso e confortevole, con numerosi dettagli in fibra di carbonio vera: non si ha mai la sensazione di essere costretti in uno spazio risicato e claustrofobico, i sedili Sabelt sono perfetti e la posizione di guida è superlativa, con le gambe belle distese e il piccolo volante verticale davanti a voi.
Il cruscotto è completamente digitale, e questo permette a tre diverse schermate di alternarsi a seconda delle diverse modalità di guida: ce n’è una con due strumenti circolari con contorno “cromato” per quando avete la Coca Cola nel baule, uno con due strumenti un po’ più racing per quando volete impressionare vostra madre e una decisamente racing con delle barrette che si illuminano man mano che salgono i giri – indicati anche da un grande numero – per quando invece vi siete stufati di quello stupido badge rosa nel portafogli.
Se il cruscotto digitale in fin dei conti non è male, la faccenda cambia quando si inizia a sditazzare sul piccolo monitor centrale touch screen: molto semplicemente, pur funzionando molto bene, se questo schermetto era démodé nel 2017, figuratevi nel 2020. Comunque, visto che oggi le macchine devono per forza avere questi malefici schermetti, sulla Alpine A110 lo hanno sfruttato a dovere con il pacchetto opzionale Alpine Telemetrics, che integra nel monitor una lunga serie di informazioni circa la dinamica dell’auto – in maniera simile alla Nissan GT-R – che farebbero andare in brodo di giuggiole qualunque nerd: si possono vedere le curve di coppia e potenza, quali marce sono innestate e quali preselezionate e via dicendo.
Insomma, tutto è al posto giusto e anche nella quotidianità la Alpine A110 si dimostra pratica e sfruttabile, peccato solo per alcuni dettagli che su una macchina che costa più di 60 mila euro fanno un po’ storcere il naso. I controlli della radio sono affidati ad un componente che, per quanto funzioni molto bene, è lo stesso che potrete trovare su una Clio del 2005. Poi ci sono le levette in mezzo al cruscotto, di plastica e con del gioco, alle quali per altro non erano stati limati bene i rimasugli dello stampo: dei componenti in solido alluminio darebbero tutto un altro appeal all’abitacolo di una macchina che vuole essere non solo sportiva ma anche di classe.
– I rimasugli dello stampo sotto ai pezzetti che separano le levette hanno disturbato il modellista che è in me, ma è proprio un dettaglio. Per fortuna alla Alpine non hanno messo i comandi del clima nel touch screen, GRAZIE –
In mezzo a questi dettagli da precisini, c’è l’unico vero difetto della Alpine A110: la mancanza di vani portaoggetti. Le portiere sono prive di una qualunque fessura in cui mettere anche solo le chiavi di casa e gli unici due spazi disponibili sono un vano sotto alla console del tunnel centrale, difficile da raggiungere una volta seduti, e un pozzetto posto fra i due sedili contro la paratia del motore, non difficile, impossibile da raggiungere mentre si è alla guida (e poi è optional, parte del pacchetto “pack storage”).
– sopra potete intravedere il super pozzetto opzionale fra i sedili, qui sotto invece della roba a caso messa lì per farvi capire le dimensioni dei due bagagliai –
Alpine A110, vado a fare le commissioni
Una macchina moderna in tutto e per tutto, quando utilizzata con criterio la Alpine A110 non è assolutamente un mostro spezzacaviglie ma una comoda auto con cui scivolare in mezzo al traffico lisci come l’olio; la visibilità è abbondante sia davanti che sui lati e scarsa dietro e i muscolosi passaruota posteriori che invadono gli specchi retrovisori vi ricorderanno di continuo che siete su un mezzo speciale. Peccato solo che ve lo ricorderete solo voi: ho scorrazzato per una settimana in giro per Bologna e gli sguardi raccolti lungo la strada sono stati pochi, molto meno di quanto mi aspettassi, purtroppo nemmeno i bambini si giravano a guardare la macchina. Sarà forse il colore, sarà che molti non la conoscono e probabilmente la scambiano per una Porsche, ma resta il fatto che se cercate un ferro con cui catturare sguardi languidi di approvazione, la Alpine A110 – in blu scuro, magari in altri colori no – non è la macchina che fa per voi. Altra cosa a cui stare attenti è che in mezzo al traffico – e chiunque ha una MX-5 mi capisce – vi sentirete molto piccoli, molto esposti e pericolosamente presi di mira da tutti gli altri guidatori che, guardando il telefono e magari con lo specchio di destra chiuso, difficilmente vi vedranno. La conferma l’ho avuta quando il cinnazzo del secondo piano mi ha centrato la Alpine in giardino mentre usciva in retro: “non l’ho vista” ha detto.
– Capisci di essere vecchio quando non sei più tu il ragazzino che sgaruglia le macchine degli altri in parcheggio ma il contrario –
Nella vita quotidiana infine la A110 stupisce con i suoi consumi estremamente contenuti: certo, non è una 1.4 tdi da 30km/l ma usandola con cura e nel pieno limite della legge, il 1.8 turbo non vi farà necessariamente diventare amico del benzinaio. Anche in autostrada, ai 130 costanti, il consumo medio si attesta sui 13/14 km/l, non male. Il discorso però cambia dandogli del gas, con medie che scendono facilmente sotto i 5 km/l. Ma si sa, se vuoi dei cavalli devi prepararti a dargli da bere.
Alpine A110, lo strapazzo
Lasciandomi alle spalle le delusioni di un mondo di gente disinteressata alle cose belle e particolari, mi sono rifugiato nelle prestazioni e nelle emozioni che questi 1.000 chili di alluminio elargiscono a badilate una volta provocati. Non appena il traffico si dirada, i semafori lasciano lo spazio agli alberi e la strada si arrotola su se stessa, ho ritrovato la libertà, affondando il gas e venendo sparato in avanti con rabbia. Una marcia dietro l’altra, una curva dopo l’altra, la Alpine A110 si sveglia tirando fuori un’anima da vera auto sportiva: agile, scattante e desiderosa di fagocitare lo spazio avanti a sé. Il volante è leggero al punto giusto, sensibile e perfettamente demoltiplicato (in poco più di due giri si passa da un tutto destra a un tutto sinistra) e permette di mettere le grosse ruote dove si vuole, salvo stare attenti ad un po’ di cronico sottosterzo, probabilmente figlio del fatto che il 56% del peso dell’auto grava al retrotreno.
Pur preciso, l’avantreno è sempre leggero e le sospensioni molto rigide, unite alle gomme senza spalla, rendono anche difficile cercare i trasferimenti di carico longitudinali: la macchina beccheggia poco, non aiutando in questo frangente. Anche il telaio in alluminio è molto molto rigido (e l’alluminio non.è certo il re dell’elasticità, ci sta) e difficilmente lo si sentirà partecipare attivamente all’azione: la macchina è semplicemente un velocissimo blocco metallico con cui sfrecciare da una curva all’altra scendendo a patti con la sua particolare configurazione meccanica. Invece che guidarla di cattiveria e “di avantreno”, la Alpine va lasciata correre, cercando la staccata forte aiutandosi con l’ottimo cambio in ingresso e lasciando sfogare l’auto aprendo il volante e sfruttando a bomba il grande grip in uscita di curva. In questo modo non ci si troverà più a combattere con un avantreno leggero, ma si verrà sparati da una curva all’altra come una scheggia, risalendo la strada godendo del piacere di guida più puro.
Salvo poi trovare il bar chiuso.
Un’altra cosa a cui bisogna prestare attenzione è il differenziale posteriore che in diverse situazioni, specialmente su asfalto umido o tornando sul gas un po’ troppo in anticipo, ha dato la sensazione di “spingere” in avanti l’auto invece che aiutarla a chiudere la curva, questo nonostante il torque vectoring elettronico che agisce sui freni delle ruote posteriori. Infine, un’altra cosa importante: con la macchina in modalità “track” il controllo di trazione viene disinserito e il controllo di stabilità smolla le briglie rendendosi complice delle vostre sgommate, con il risultato che con la Alpine A110 potrete guidare tranquillamente con il pezzo qua sotto a tutto volume sentendovi parte dell’azione (P.S. l’impianto stereo della Focal – optional – con subwoofer pompa di brutto).
Sentite che gran remix che abbiamo trovato
Guidando in maniera allegra la Alpine sa quindi regalare grandi sorrisi: è molto rigida ma le sospensioni lavorano in maniera eccellente, specialmente a bassa frequenza, assorbendo bene la forma della strada e senza farvi palleggiare da un lato all’altro come una pallina da ping-pong. Con le gomme calde si può anche tornare sul gas con della cattiveria tranquilli del fatto che il retrotreno basso e pesante trasferiranno alle gomme tutta la trazione di cui avete bisogno, senza sprecare neanche un crine di cavallo in inutili sgommate, accompagnati dalle fucilate del cambio e da uno sterzo che di così buoni oggi giorno ne fanno pochi.
Dopo averla spogliata e strapazzata, mi sento di consigliarla a tutti voi smanettoni dal piede pesante, assicurandovi che nella Alpine A110 troverete un ferro capace di incollarvi al sedile con cattiveria, di bruciare parecchia gente ai semafori (i 100 orari vengono bucati in appena 4,5 secondi circa) e di regalarvi momenti di altissimo piacere di guida, al volante di un’auto rara e particolare (e che in futuro acquisterà valore). La Alpine A110 soddisferà tutti gli appassionati della guida e della meccanica, che sapranno trovare in lei una istant classic con cui andare a spasso con nonchalance ma con cui, se proprio è necessario, risalire i passi montani con il coltello fra i denti per arrivare in cima contenti e con la piacevole sensazione di aver vissuto qualcosa di intimo con la loro macchina. È vero, è un po’ costosa e molto essenziale, ma basterà molto poco per rendersi conto che difficilmente avreste potuto spendere meglio i vostri soldi per una automobile nuova.
Per tutto il resto lasciamo spazio alla mega pagella firmata Rollingsteel, in attesa di un nuovo ferro da Super Test-are.
Alpine A110, la pagella… dopo la cartina!
- Estetica, Per quanto possa anche non piacere (e quindi cosa vi piace?), la Alpine A110 è certamente un’auto che si fa guardare e scoprire. È affascinante e il modo in cui il tettuccio scende verso la coda in maniera sfuggente per me è molto piacevole. Peccato che il motore non sia a vista.
- Piacere di guida: la Alpine A110 è certamente un’auto che può cambiarti la giornata. È divertente e molto piacevole, oltre che dinamicamente perfetta. Molto probabilmente ti inventerai anche le scuse più becere pur di prenderla per andare a fare un giro. Per andare forte per davvero bisogna sapere quello che si fa, rimane pur sempre un’auto MR.
- Vita quotidiana: piccola e compatta, la Alpine si infila dove volete, aiutata dall’ottima visibilità. Attenti solo al fatto che gli altri non vedranno voi. Da rivedere la praticità a bordo: l’auto è comoda e spaziosa ma manca anche solo un buco in cui infilare le chiavi di casa e il portafogli. Vi toccherà inventarvi una scusa per spiegare ai vostri amici il motivo per cui siete usciti con quel marsupio Maui & Sons che non mettevate dal 1999.
– potrete dire che gli anni ’90 stanno tornando –
- Street credibility: in cinque giorni che l’ho avuta ho avuto amici che hanno preso ferie per venire a vederla. Tutti la criticano, in pochi la comprano però poi quando la vedono gli piace. Con la Alpine A110 non dovrete vergognarvi, anzi, avrete sotto alle chiappe una istant classic del moderno mondo dell’automobile. Da segnalare il fatto che in giro la gente non ci faccia molto caso, peccato, io speravo di pavoneggiarmi un po’ e invece…
- Fattore groupie: bella domanda; probabilmente se vi presentate al primo appuntamento con questa ce ne sarà anche un secondo, ma lasciate stare la modalità track e le robe da infoiato. Usatela in maniera elegante e poi – forse – potrete anche scoprire se è comoda per amoreggiare.
- Fattore Nerd: tempo fa su un giornale “specializzato” leggevo: “la Alpine ha solo il controllo di trazione e l’ESP”, come se la cosa fosse un demerito. Non vedo il problema nel fatto che questa macchina stia in strada anche con il minimo indispensabile, senza bisogno di artifici elettronici. Quindi, su questo ferro non ci sono ADAS e anche i controlli elettronici che ci sono sono quelli che servono. Il monitor dell’infotainment è fuori moda come le Nike Silver ma per fortuna lo si può spegnere. Sull’auto provata c’era il sistema di telemetria Alpine, per far felici anche le matricole di ingegneria dal polso pesante.
- Economia d’uso: i consumi sono sorprendenti, guidando con dell’usta si riesce a mantenere medie superiori ai 13 km/l. Il bollo costa (a Bologna) 617 euro all’anno ma non c’è il superbollo. Le gomme rischieranno invece di essere un salasso, per un treno di Michelin Pilot Sport Cup2 per la Alpine A110 con cerchi da 18″ mettete in conto un millino.
- Oh, quanto fa?: Questa macchina va forte, tanto sul dritto quanto in curva. Il grip meccanico è elevatissimo, aiutato da un corpo vettura leggero e basso: non solo stupirete i vostri amici al semaforo, ma su un passo montano o in pista vi farete rispettare e mai aspettare. Anche le velocità più elevate si raggiungono con una facilità imbarazzante.
- Oh, io con gli stessi soldi avrei preso…: Sia per tipologia di auto che per prezzo (si oscilla attorno ai 62.000€), le alternative alla Alpine non sono molte: c’è la Porsche 718 Cayman 2.0 che parte da 59.000 € ma se iniziate a darci dentro con la lista degli optional sale di prezzo vertiginosamente e non va forte come la Alpine. Il vero problema della Alpine rispetto alla Cayman è che la Porsche trascende dal concetto di automobile, è un oggetto di stile, di culto, dal valore sicuro e che anche chi di macchine capisce poco o zero è capace di apprezzare. Se parli con una persona a caso e dici “ho la Porsche” “aaah, ok, questo è il mio numero”, se invece dici “ho una Alpine” “una che?”. Questo purtroppo penalizza un’auto perfetta, inserita in un contesto – quello del 2020 – nel quali le automobili, specialmente quelle un po’ costose, sono più oggetti di alta moda che altro, spesso in mano a chi di auto non capisce una mazza; senza nulla togliere alla Porsche, che è un gran ferro, la Alpine A110 – come la Alfa 4C – è un’auto da intenditori in un mondo di chiacchieroni e in cui di intenditori ne sono rimasti pochi.
Comunque, a parte la Cayman, ci sono la Jaguar F-Type (che però costa di più) e la nuova Supra, che dell’auto essenziale e leggera in stile Lotus non hanno nulla. Poi c’è proprio la Lotus Elise, sicuramente un’auto emozionante ma più rude e scomoda e che, in caso di problemi, potrebbe diventare un incubo mentre per la A110, Alpine ha creato due centri assistenza dedicati in Italia, uno a Roma, l’altro a Milano.
- RollingSteel.it approved: La Alpine A110 sarà capace di soddisfare il tipico lettore di Rollingsteel, per il quale esiste solo la Sierra Cosworth? Non solo, la Alpine A110 riesce ad andare oltre ai numeri trasmettendo sensazioni ed emozioni? Risposta: sì, sì e ancora sì. È un’auto nuova, ma non è né banale né modaiola.
Ciao direttore, una domanda che mi sovviene cosi….ma con un bel manuale, secondo te, è ancora meglio? Mi sarebbe piaciuto leggere dell alfa 4c su rs, dato che le prove in giro sono mooooolto di parte!
Sinceramente non ho mai rimpianto il manuale a bordo della A110. Il cambio elettroattuato è ben integrato nell’auto e nello stile di guida che richiede, rendendo la guida coinvolgente. Poi c’è da dire che questo è un signor cambio, veloce, secco e divertente. Quindi, chiudendo, no, non ho rimpianto il manuale, la macchina va molto bene così com’è, credo che il manuale su un mezzo così rischi di essere solo un vezzo da nostalgici.
Per scrivere della Alfa 4C bisognerebbe provarne una!
Per servirvi: la 4C rispetto all’A110 è meno rifinita, più “grezza”. In generale non è una macchina perfetta, va capita e guidata come vuole lei. Per il resto, valgono molte delle considerazioni che sono state fatte per la Alpine: veloce, anche più “cattiva”, costosa ma anche gestibile, avendo anche lei il motore ed altri componenti derivati dalla grande serie.
Una cosa completamente differente, a quanto pare, è che moolto difficile passare inosservati. E inuditi 😀 .
Bellissima macchina, peccato sia francese… rispetto alla 4C sembra di girare su un’auto di lusso; l’Alfa è come un giro in calcio in culo: bellissima, divertente… ma la schiena poi ti chiede il conto!!
La 4C l’ho usata in pista nel circuito di Franciacorta, ho fatto 2 ore con la mia Quadry e due ore con lei. La couperina dell’Alfa l’ho trovata tremendamente divertente, è leggera, la metti dove vuoi, dopo qualche giro i freni li tocchi solo dove in effetti servono. Mi è piaciuta tantissimo. Se scendi dalla Quadry e sali sulla 4C, quest’ultima ti da la sensazione che si siano dimenticati di mettergli almeno un 100cv in più. Nei, l’abitacolo con i pezzi presi dal catalogo FCA fa schifo, l’idea originale era di farla spartana come una Elise, poi qualche fenomeno (penso lo stesso che fece alzare la Quadry di 2 cm rispetto ai primi esemplari manuali) ha pensato bene che doveva essere più borghese (spero lo abbiano licenziato, a scarpate in culo, sia per questa idea sia, soprattutto, per i 2 cm della Giulia). Meriterebbe gomme e soprattutto ammortizzatori più decenti. Altro? Niente, ma la vorrei tantissimo…
Bella prova diretúr ma occhio che c’è anche la Yaris GR in giro. Da provare.
Manca un pedale. Fine della recensione.
Un certo signor Murray (Gordon non Bill) ha recentemente detto in un intervista: “It’s [the Alpine] the best car I’ve ever driven for ride and handling. It’s better than a Porsche, it’s better than supercars – it’s absolutely brilliant “.
E per fare la sua super super T.50 l’ha usata come benchmark, come fece con la Honda NSX quando realizzo la F1: what’s else?
A me piacerebbe saperne di più sul differenziale open che mi pare stoni nel quadro generale anche se pure le Mc Laren lo adottano (in effetti però le McLaren hanno un controllo elettronico particolare che agisce anche sui freni anteriori oltreché sulle ruote posteriori: il torque steering)
Ciao direttore!Attendo sempre con ansia la prova della giulia quadrifoglio…. In merito a questa bella prova di questa bellissima auto sono rimasto sorpreso nel leggere della rigidità degli ammo. Tutte le altre prove lette parlavano di un’ottima adattabilità a tutti i fondi anche dissestati a scapito di un po’ di rollio e morbidezza generale. In ogni caso avanti così!
Beh la macchina nel complesso è molto rigida, specialmente il telaio. Gli ammortizzatori però lavorano bene: sui dossi e sulle strade di montagna o sulle asperità a bassa frequenza la macchina copia bene l’asfalto mentre sulle asperità ad alta frequenza fanno un po’ più fatica e saltella un po’
Grazie per la spiegazione! In ogni caso ti invidio! Vorrei provare anch’io questo bel giocattolo….
Bella macchina… come ha detto qualcuno più su… peccato sia francese! Ti leggo anche in attesa di quello che sai tu… Ciao!
Bella bella bella e incompresa. La comprerei ad avere i denari. Incarna la mia filosofia, divertimento e leggerezza come nella mia Mx5 ma con il doppio dei cavalli! Grazie x l’articolo
Di solito le “riesumazioni” di vecchi modelli in chiave moderna si conclude in un aborto di auto, con il nome di un vecchio modello solo per fini di marketing. Questa A110 è uno dei rarissimissimi casi in cui questo non si è verificato, davvero bella e ben fatta!
Però secondo me sarebbe stato giusto dare un po’ di scelta ai clienti, ad esempio il cambio manuale e/o il 4 cilindri 1.3 turbo da 160 cavalli (anch’esso in dotazione alla Megane proprio come il 1.8), così da coprire una più ampia fascia di gusti e di possibilità economiche! Una sola versione, e anche abbastanza cara aggiungo, probabilmente non ha giovato alle vendite del mezzo, peccato.