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Lancia Fulvia coupè

Provando le auto storiche si rischia sempre di rimanere un po’ delusi dalle loro prestazioni. Però di fronte ad una roba come questa Fulvia ho dovuto ricredermi. Andare a fare due sgumme con il suo piccolo V4 è stata una vera figata!

Qualche giorno fa, sulla mia pagina facebook, è apparso un commento che recitava così:

“siete solo un covo di nostalgici che non si possono permettere il futuro, non comprendono il presente e quindi vivono nel passato. Prova sono le due classiche affermazioni della vostra categoria: combustione vs elettrico e manuale vs automatico”.

Io questa affermazione la blasto così:

Lancia Fulvia 1

Un passo indietro (nel tempo).

Sto guidando sulle colline attorno all’autodromo di Imola. Non importa tanto cosa io stia guidando ma la cosa che conta è che sto Guidando con la G maiuscola. Non è la macchina che frena meglio della storia, il motore fa più rumore che strada e il cambio – un vecchio caro dog-leg con la prima indietro – è preciso come le date di consegna dei corrieri TNT, eppure mi sto divertendo, e tanto.

Questa meravigliosa Lancia Fulvia, pur non facendovi gridare “uoooo ma quanto va! È impressionante!” vi fa scendere con la sensazione in bocca di aver assaggiato qualcosa di buono… un po’ come quando leccate mangiate qualcosa che vi piace tanto e poi, per un po’ almeno, non volete lavarvi i denti per tenere ancora un po’ di quel sapore in bocca.

Lancia Fulvia 2

Una vera macchina da amatori, questa Fulvia si fa amare. Anno 1975, la bellezza che si porta appresso riesce a surclassare l’intero listino auto degli ultimi 10 anni. Semplice, filante e lineare, la linea disegnata da Pietro Castagnero quando la Lancia era ancora la Lancia e non quel cadavere che è oggi, fa venire voglia di prendere in mano dei semiassi e di andare ad incazzarsi con quelli che la Lancia l’hanno uccisa (oltre che con la TNT mannaggiaaloro).

E dire che potevano farla rinascere ma non hanno voluto:

La Lancia Fulvia invece verrà ricordata per sempre per essere stata, assieme alla Flavia ed alla Flaminia, una delle ultime vetture fatte per intero dalla Lancia prima che il marchio venisse ceduto, per la cifra simbolica di mille lire, alla Fiat nel 1969. La Fulvia continuò ad esistere in quegli anni fino alla sua uscita di produzione nel 1976 ma i puristi sanno che le migliori sono le prime, specialmente in termini di qualità costruttiva delle componenti meccaniche del motore, un meraviglioso quattro cilindri a V stretta che mi fa andare giù di testa. Da segnalare inoltre, chicca tecnica, che il V4 Lancia si definisce a “V impropria” perché, come nei motori in linea e boxer, ha l’albero a gomiti con le manovelle separate.

Lancia Fulvia  motore

Ad ogni modo, la prima cosa che fece Fiat, non appena prese le redini della situa, fu di andare a rivedere l’intero processo di produzione della Fulvia per renderlo meno costoso e abbassando di conseguenza la qualità di molta componentistica.

Da grande voglio una Fulvia!

Quella di questa Fulvia è prima di tutto una storia tra un padre e suo figlio. Il primo, appena 15enne, nel ’69 era a passare la vacanze di Natale ad Alba di Canazei quando il lamento metallico di un V4 HF cambiò per sempre la sua vita. Era una Lancia Fulvia HF da Rally che stava provando nelle strade attorno alla valle quella che, sparendo in una nuvola di neve, lo folgorò per sempre.

(e qui ci sta bene una foto di Piedone Munari al Montecarlo per rendere meglio l’idea – grazie ad Actualfoto per la foto)

Quel ragazzino di 15 anni promise a se stesso che “da grande” ne avrebbe avuta una. Ci ha messo un po’, crescendo si cambia e spesso cambiano le priorità, ma alla fine ci è riuscito. Vaccaboia se c’è riuscito!

La Fulvia delle foto, che in origine era azzurro pastello con interni aragosta (atroce), venne acquistata nel 1975 da un signore di Ravenna come ultimo desiderio: gli era appena stata diagnosticata una malattia incurabile e, invece della sigaretta, scelse la Fulvia, guadagnandosi la mia ammirazione eterna, chiunque esso fosse. La macchina rimase alla vedova fino al 1985 quando venne infine acquistata dall’attuale proprietario che, dopo averla desiderata per tanti anni, con il tempo il denaro e la pazienza, l’ha restaurata trasformandola in una versione stradale di quella Fulvia che per sempre lo fece innamorare di questi quattro fari meravigliosamente rotondi.

Per motivi familiari poi this rolling piece of steel rimase fermo dal 1995 al 2015, anno nel quale, assieme al figlio a questo punto, ritirarono fuori la Fulvia dal capannone nel quale era stata relegata per anni per riportarla finalmente in vita. E il sogno di un padre è diventato quello del figlio. Entrambi impegnati a lavorare sulla stessa auto per ottenere il risultato che vedete, una Fulvia 1.3 s terza serie ma, per quanto possibile, trasformata in una HF 1.3 delle serie precedenti ma dotata di tutta la componentistica giusta per renderla fruibile ed utilizzabile nel mondo moderno e sopratutto divertente, emozionante e passionale (e anche affidabile che non guasta mai).

Questa 1.3 è una di quelle auto storiche che fortunatamente fanno storcere il naso ai puristi, forse non tutta originale, non period correct, mi rendo conto che la targhetta 1600HF ci sta come il patacco Turbo che vendono alla Coop, ma questo in realtà ci piace, e anche tanto! Questa non è una di quelle Fulvia che collezionisti-speculatori vendono a 30 mila euro alla fiera di Padova. Non è una di quelle che vengono tenute sotto naftalina, con la paura di scoreggiarci dentro mentre la si guida, è una di quelle auto storiche fatte per correre e per essere vissute al centopercento.

Questa la puoi portare in pista, a un regolarità sport o in generale a darci del gaz senza rimorso per aver rovinato le gomme originali dell’epoca, ma scendendo con un sorriso a 64 denti e la puzza di benzina intrisa nei vestiti. Anche se è una di quelle uscite dagli stabilimenti Lancia quando era già sotto la Fiat, mantiene il carattere della Lancia, quella vera. Che ti metteva in mano dei ferri da paura ma anche berline lussuose e di classe come la Flavia, quella che ti sparava delle pubblicità come quelle qua sotto, che facevano infuocare ogni appassionato.

La Macchina.

Lancia Fulvia 3 1.3 s del 1975, questo ferro del bellissimo Dio è dotato di un motore V4 (a V stretta) rivisto in alcune sue componenti per, nonostante sia solo un mille-e-tre, riuscire a spremere fuori 110 CV. Il motore, pur non essendo il suo originale (andato distrutto nel 2005 a causa di una sbiellatona durante una uscita clandestina per provare alcune modifiche), è del 1968, costruito quando la Lancia era ancora Lancia e basta e non era ancora entrata nell’orbita Fiat, e riesce ad essere in tutto e per tutto sfruttabile oggi. Grazie ad una serie di modifiche che l’hanno reso dal carattere un po’ più racing, questo piccolo motorino regala momenti di goduria a manate, forse i fazzoletti che erano nella tasca della portiera servivano a questo, non so.

Il motore a carburatori richiede un approccio un po’ diverso rispetto a quanto siamo abituati con l’iniezione elettronica, è molto più vivo, nel vero senso della parola. Se sotto è un po’ fiacco, una volta vinta l’inerzia e riempiti per bene i due Solex, il piccolo V4 si lancia in avanti allegro ed energico andando a far accendere la spia del fuorigiri piuttosto in fretta ed invitarvi a cambiare, pena la sbiellata posta a 8000 giri al minuto. Meraviglioso il dettaglio del pomello per regolare l’intervento della spia salva bielle.

La purezza di questa Fulvia è tale che ci si trova subito a guidarla un po’ con il coltello fra i denti. Se il cambio non è dei più precisi al mondo lo stesso non si può dire dello sterzo, diretto e molto comunicativo. Anche in una piccola stradina ci si trova a guidarla buttando l’anteriore interna verso la corda come in una speciale. Inoltre, anche guidando a velocità del tutto normali, le sensazioni che arrivano alle vostre sinapsi attraverso il telaio sono quanto di più puro e non filtrato possa esistere. Come molto spesso mi trovo a ripetere, questa macchina, non essendo necessariamente veloce, risulta divertente e gustosa come poche, il vero piacere di guida.

Le modifiche apportate, per renderlo quantomai vicino ad un “vero” HF, sono un po’ le solite che si fanno su un motore aspirato: testata lavorata e condotti lucidati, compressione portata a 10,5:1, bielle alleggerite, albero lucidato, volano alleggerito. A questo uniamo alberi a camme (cod. 818.342) con aspirazione ritardata di 5° a scarico anticipato di 5°. Le trombette di aspirazione lavorate dal pieno alimentano due carburatori doppio corpo Solex C35 PHH23 con taratura squadra corse Lancia per Fulvia HF 1,3 Gr3. Infine, giusto per non litigare con i vicini, allo scarico diretto in acciaio inox è sta ta aggiunta una valvola di bypass tra centrale e finale azionabile direttamente dall’abitacolo per passare dalla modalità “mamma guarda che bella quella macchina d’epoca” a “mamma dammi i soldi, SUBITO”.

Sono numerosissime le modifiche fatte su questa Lancia, anche a livello di rinforzi del telaio e di regolazioni sulle sospensioni. È stata anche profondamente alleggerita (con vetri in Lexan e scocca nuda senza antirombo) facendola arrivare alla ridicola cifra di 820Kg (vi basti osservare le cerniere del cofano in alluminio – come le portiere – forate manco fossero la bici con cui Merckx fece il record dell’ora), praticamente come l’avantreno di un moderno suv. Una volta legati ai sedili con le cinture a 4 punti ed in movimento, ci si sente immediatamente a proprio agio. La luce che entra è tanta, la sensazione di spazio anche ma è la sensazione di leggerezza a vincere, pare di guidare un tappeto volante. Ci si trova immediatamente a proprio agio con questa meraviglia di alluminio e acciaio e ferro e benzina e passione e stile e amore e di Italia che fu.

Continuare ad elencare quel che è stato fatto su questa Fulvia renderebbe l’articolo una sciocca lista, l’ultima cosa che voglio dirvi è questa, guardatela, osservatela, nella sua semplicità e linearità. Quei microscopici montanti che la fanno sembrare leggera come un’aquilone appoggiato su quattro cerchi Campagnolo (di origine Porsche 914) che mi fanno andare giù di testa.

Ora, infine, ripensate al commento che ho scritto ad inizio articolo ora. Non so voi, ma io potendo premettermi il futuro e avendo compreso la fregatura e la noia che spesso è il presente, ho scelto il passato (per tutto il resto c’è l’autobus).

Nota finale:

Al primo “appassionato” sedicente esperto e purista di Lancia che mi viene a scrivere “ah sacrilegio, togliete quei patacchi HF da una Fulvia 3 che HF non l’hanno mai fatta! È un accrocchio di mille robe che non stanno a dire niente una con l’altra” e altre stronzate menate simili, rispondo:

Articolo del 16 Novembre 2018 / a cura di Il direttore

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  • E niente, li ho letti tutti…

  • Mauro

    Complice una sintesi di questo articolo, letta oggi su Instagram nella pagina Save Lancia, son passato di qua perché uno che scrive “fa venire voglia di prendere in mano dei semiassi e di andare ad incazzarsi con quelli che la Lancia l’hanno uccisa” ha non solo la mia sconfinata ammirazione ma la mia infinita gratitudine.
    Bell’articolo, tanta nostalgia per una macchina che ho avuto la fortuna di avere in famiglia e provare a guidarla. Oggi la mia 2008 diesel ha più ripresa, più velocità ed è più comoda (fatevi un viaggio seduti dietro alla Fulvietta e ne parliamo) ma per quanto io ne sia soddisfatto e ci faccia sopra 50.000 km all’anno, li baratterei tutti per 100 km fatti ancora con una Fulvia.
    Uno dei miei grandi amori immortali.

  • sandro

    Alcune modifiche sono discutibili (la scritta 1600HF fasulla grida vendetta al cielo, sfido anche Schwarzenegger ma non cambio idea) ma l’aver sosituito i terribili strumenti a fondo bianco della 3 serie con quelli a fondo nero della 2 serie ha tutta la mia incondizionata approvazione. Già che c’era, personalmente avrei rimpiazzato la griglia anteriore in plastica nera della 3 con quella inox cromata della 2. Bel lavoro comunque, non un restauro ‘storico’ ma una bella elaborazione ‘all’americana’.
    La vettura è talmente classica che può sostenere questo e altro

  • Maurizio Sicco

    bellissimo articolo. Bravo!

  • Rodolfo Fulgori

    Condivido tutto! Avere una Lancia vuol dire avere una gran macchina. Un soprammobile sarà perfetto ma una Lancia deve sgroppare, devi sentirla tua, e per tua ci sta ‘la placca, il paraurti smontato, la mascherina 1a serie con meno bacchette, volante a calice e….. Non c’è né per nessuno

  • Gianluigi Testi

    Mi sono molto divertito a leggere l’articolo, mi piace la Fulvia in foto, e ricordo di essermi divertito molto quando avevo la HF 1.6 Fanalone in gioventù. Poi mi sono rifatto con una Fulvia Sport Zagato 1.6 che per stile di guida e rombo era come la Fanalone. Continua a farci divertire con nuovi articoli, grazie.

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