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Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio, questa è una macchina

Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere.
– Enzo Ferrari –

Non è importante quanti respiri fai nel corso di una vita, ciò che è importante sono i momenti che i respiri te lo tolgono
Will Smith in Hitch –

Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v’è certezza.
Lorenzo il magnifico –

Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori.
– Friedrich Nietzsche –

I bambini si girano meravigliati, i papà mi guardano compiaciuti, alcuni mi fanno il gesto del pollice. Le mamme prima si voltano spaventate poi, sedotte dal rosso e ammaliate dalla musica del 6 cilindri, si rilassano. Io, nel frattempo, guido, felice ed eccitato come un adolescente che ha appena scoperto quali meravigliose sensazioni possa riservargli il basso ventre. Sono completamente avulso dal mondo che mi circonda e dalle esperienze che hanno preceduto questa guida, sono ammaliato, sedotto, completamente e follemente innamorato da questa voluttuosa auto, moderna Giovannona Coscialunga di alluminio, acciaio e mai volgare fibra di carbonio.

Non mi sembra vero, la purezza e viscerale violenza delle sensazioni che questa macchina mi sta regalando mi stanno trasportando in un mondo che non credevo potesse esistere, mi sembra di essere dentro Need for Speed: con il manettino messo in Race, il mondo che mi circonda, vuoto e sottomesso dalle tenebre di questa calda notte di fine estate, è un gigantesco parco giochi dentro cui scorrazzare, libero di godere di una delle auto più sensazionali, vive e fiere che io abbia mai guidato. Va bene la MX-5, ma qui siamo su un altro pianeta.

Basta coi videogiochi di auto, questa è un’auto da videogioco.

Che poi, alla fine, ci tengo a specificarlo, non è una questione di potenza o di un sciocco, volgare e superficiale “quanto fa”. No, come dice Sam Witwicky a quella sandrona della Megan Fox in Transformer, nella Giulia c’è molto di più di quel che si vede. Perché ci lamentiamo delle auto moderne? Ve lo dico io, perché sono senza un’anima. Possono essere potenti quanto volete, possono accelerare da 0 a 100 nella stessa velocità con cui pronunciate la parola Volt ma, rimane un problema, sono senza cuore (e spesso devi essere un pilota professionista o un ingegnere un po’ nerd per sfruttarle per davvero). Mi piacerebbe conoscere quello che ha messo nella stessa frase le parole potenza, anima e divertimento, semplicemente per dirgli che è stato superficiale. Molte auto moderne, veloci, potentissime e acceleratissime molto spesso non ti parlano, non ti spronano, non ti inducono all’ignoranza selvaggia. Banalmente, non ti fanno tornare bambino.

Quando da grande volevi fare il pompiere, il Top Gun, essere Cole Trickle o un pilota di Formula 1, un pirata, il calciatore o guidare la ruspa. Prima delle delusioni della realtà della vita adulta. Quando ancora potevi permetterti il lusso di sognare e di fare brum brum con una macchinina rossa in mano, convinto che un giorno, da grande, ne avresti avuta una vera.

Nelle ultime due settimane non solo sono tornato bambino, sono tornato appassionato di auto. Ho avuto questa macchina parcheggiata sotto casa per oltre un mese, nel quale l’ho presa anche per andare a controllare che tempo faceva. Oh, vedo una nuvola, pioverà? Via in Giulia sgommando a guardare il cielo. Ah, il mio gatto ha fatto la pipì, Agata, qui ci vuole la sabbietta nuova, e via in Giulia a sgasare davanti all’Arca Planet, Uh, ciao Zia, scusa se sono 15 anni che non ti chiamo e non mi faccio vedere, vengo a mostrarti una cosa, e via a far piangere una vecchia parente che superati i 3.000 giri in seconda è riuscita, per la prima volta in 35 anni, a dire il mio nome al volo, senza prima metterci quello di mio fratello, i miei tre cugini e il suo gatto. Morto 15 anni fa.

Questo è la Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio, una lettera d’amore, una straziante, sbraitante, lacerante lettera d’amore agli appassionati di auto, nella quale si legge sì, non sono perfetta, ho molti difetti MA, se volete un’auto con un’anima, vera, viva, viscerale, sono qui. Se volete tornare a sorridere e godere come non avete mai fatto al volante di un’auto, sono qui. E, cercando di non contraddirmi, la Giulia non è così speciale solo perché ha 500 e rotti cavalli o perché va veramente a busso, la Giulia è così per il modo sgarbato, epico, esuberante e italiano con cui esibisce la sua scheda tecnica con fierezza. Ho provato testato moltissime auto, potete fidarvi come no, ma vi garantisco che non c’è Audi o BMW (forse è l’unica) o AMG che tenga, questa è su un altro livello, non numerico ma emozionale. Uscite dai numeri e dalle cifre e ritornate all’essenziale, ritornate alle sensazioni e alle emozioni, smettete di ragionare con il cervello e date spazio al cuore, finitela di essere adulti viziati e tornate bambini, solo così potrete capire la Giulia e il suo essere così speciale.

Ci tengo a insistere su questo punto perché ogni volta che si parla di questa macchina, con persone di tutte le estrazioni professionali e sociali, salta su quello che dice “eh ma è poco tecnologica” “eh ma gli adas” “eh ma la qualità Audi” “eh ma qui, eh ma la”.

Io vi prego, BASTA.

Credo che il più grande errore della moderna industria automobilistica italiana (e non) sia stato il voler a tutti i costi inseguire i tedeschi e il loro modo di intendere le auto: invece di proporre qualcosa di nuovo e diverso (come, a modo loro, fanno i francesi o i giappo), i managers italiani (con la S da leggere come fosse quasi una Z, per meglio calarsi nella parte) hanno voluto a tutti i costi scimmiottare un modo di pensare e fare le auto che semplicemente non ci appartiene. Ci siamo ridotti a copiare male e, per forza di cose, a essere in costante ritardo. Mentre usciva la Giulia, a livello di dotazioni questa era pari ad una BMW di due/tre anni prima.

E allora io dico una cosa:

Volete una macchina tedesca? Comprate una macchina tedesca.

Volete la perfezione teutonica? Gli Audi Zentrum vi aspettano per spennarvi.

Ma se, invece di un sushino al ristorantino chic preferite le tagliatelle al Ragù della nonna, ecco allora inizierete a capire cosa sto cercando di dire. Perché, proprio come il ragù della nonna, magari unto e pesante e che quando finite di mangiare vi dovete cambiare la maglietta, la Giulia non è perfetta, non è la migliore ma, senza ombra di dubbio, è tanto italiana quanto una tigella con la mortadella, quanto un bicchiere da osteria pieno di Barbera, quanto quattro vecchietti che si smadonnano dietro mentre giocano a Briscola al Bar Sport, quanto un piatto di tortellini in brodo. Questa non è un’auto alla moda, questa è un’auto da intenditori, e questo dovrebbe bastarvi. Non è un’Audi, ed il suo bello è proprio questo. La Giulia è sì un’auto per molti, ma sicuramente non per tutti.

– eh ma la qualità tedes… –

Sono bastati pochi metri al volante della Giulia Quadrifoglio per perdere irrimediabilmente la testa per lei, per le sue caratteristiche e per i suoi difetti che la rendono reale, vera e più vicina ad un essere umano che ad una macchina; la Giulia è fallibile ma proprio per questo viva. Sì perché la Giulia è tangibile sotto di te, ti prende per mano e ti sussurra nell’orecchio “ehi, ora andiamo a divertirci”, la tua mano scivola sul tunnel centrale e, con un gesto automatico, fa scattare il manettino da d – come dynamic o divertiti, ma non troppo – a Race. In quel momento l’auto intera viene percorsa da un fremito,  la Giulia si tende, pronta e scattante: l’acceleratore diventa molto più immediato, lo scarico Akrapovič si apre concedendo al grosso V6 di sbraitare tutto il suo glorioso rauco latrato e lo sterzo – uno dei migliori sterzi elettrici del mondo, forse il migliore – diventa netto, reattivo, non molto comunicativo ma preciso all’inverosimile. E poi il cambio, oddio quel cambio, mi piacerebbe sapere quale azienda lo produce, è forse la Beretta*? Ogni cambiata è una fucilata, un’immediata, secca, sonora pacca sparata nelle viscere di chi guida e chi ascolta, prima meravigliato, poi attonito.

In modalità race la Giulia passa dall’essere una veloce e pesantuccia berlina vitaminizzata ad una sportiva eccezionale: come veltri ch’uscisser di catena, i cavalli del suo V6 vengono sbrigliati, la macchina si libera e, leggera e agitata come un’anguilla immersa in una tinozza di caffè, diventa pronta per fare quello per cui è stata progettata: farti innamorare perdutamente di lei.

Vi siete appena conosciuti al bancone del bar, entrambi un po’ brilli ma abbastanza lucidi da aver fatto scoccare un letale colpo di fulmine; ora, dopo aver preso la ruzzola, vi trascinate in giro per la città, fermandovi a ogni portone o portico isolato a limonare duro, trepidanti e vibranti in attesa di quando arriverete a casa. L’aria vibra attorno a voi, siete un agglomerato di passionalità. Quando liberata dalle sue briglie elettroniche, la Giulia si trasforma in una pazza ubriaca che ti trascina in giro per la città a fare follie: lasciamo stare la prestazione pura, i numeri e le robe da nerd, parliamo di sensazioni e di emozioni. Emozioni, tante troppe: ad ogni diverso grado di flessione del gas corrisponde un sound diverso dallo scarico, affondando il pedale il motore esplode lanciando l’auto in avanti senza la minima esitazione, ogni cambio di marcia è solo una rapida fucilata nel costante flusso di potenza che proietta l’auto attraverso lo spazio, formoso globulo rosso metallico che dal vostro cuore corre verso il cervello, passando dal petto facendovi ansimare, risalendo il collo facendovi sorridere e infine arrivano in testa, lasciandovi inebetiti. Un flusso di potenza accompagnato da un rumore che ricorderò per sempre, ora soffocato, ora rauco, ora glorioso. Per non parlare del rilascio, quel BRRRRUOOOOOO che da dietro la macchina ti arriva come un coppino quando sollevi il piede dal gas è da onanismo selvaggio, al limite del “salve, telefonavo per quel cucciolo di Labrador”. E poi possono venirmi a dire quel che vogliono sulle auto elettriche e la loro apparente capacità di fare chissà quali miracoli, l’erogazione di un vecchio, sporco, maledettamente assetato motore a combustione interna (specialmente se costruito dalle parti di Modena) rimane ineguagliabile. È proprio il fatto che la curva di coppia sia una curva il suo bello.

Tutto sulla Giulia è epico: dal semplice salire in auto, difficile per la portiera piccola che ogni volta ti incastri, all’enorme calore che si sviluppa al suo interno, vanamente tenuto a bada da un condizionatore che funziona così così. Però poi basta fare quello che si deve fare con un’auto per dimenticarsi di tutto: accendila (io sul pulsante avrei preferito un “accensione motore, al posto di “engine on”, e dai!) e sfiora il gas, sentila come freme sotto di te, come smania dalla voglia di gridare e di far fumare quelle gomme. Tira due marce, lanciati in curva, torna sul gas alla corda e percepisci il differenziale che scarica la potenza a terra generando quintali di grip e di trazione, allunga due dita pelando il limitatore e caccia dentro un’altra marcia, inebria l’ambiente circostante con le fucilate dagli scarichi e fregatene di quello che la gente scrive sui social, per lo più è invidia e la passione la storia la cultura i bambini che si girano il vecchietto che ti saluta sono cose che non si misurano solo sullo 0-100.

Non sono mai stato un amante delle Alfa Romeo. Nella mia vita non ho mai avuto Alfa Romeo e quindi non ho mai ben capito cosa si celasse dietro alla smania collettiva nei confronti di un marchio al quale, mea culpa, non ho mai dato la giusta importanza, complice forse lo stereotipo dell’alfista medio e il fatto che sono cresciuto nell’epoca nella quale la Grande Alfa Romeo già non esisteva più, fagocitata dalla Fiat e dalla mediocrità di quegli anni. Poi però sono cresciuto e, come disse una volta qualcuno, solo gli stupidi non cambiano mai idea: ho quindi iniziato ad informarmi e a studiare capendo che, dietro a queste due semplici parole, Alfa Romeo, si nasconde molto di più, si nasconde la storia dell’industria automobilistica, tanto italiana quanto globale, si nasconde la passione, il cuore, il sangue, il genio e la maestria di un manipolo di uomini che  ha costruito auto che il mondo intero ci invidia. Auto vive, vere, pure, sanguigne, fragili e piene di difetti ma con l’innata capacità di farseli perdonare non appena la strada si arrotola un po’ su sé stessa. Auto da guidare, da vivere e da mostrare, con orgoglio non con vanità, per passione non per moda, con gusto non per egocentrismo.

Non sono mai stato un amante delle Alfa Romeo. Poi ho incontrato la Giulia Quadrifoglio e non riesco a farne più a meno.

Non riesco più a fare a meno del suo motore e della sua voce, non posso stare senza il suo colore, mi sento nudo fuori da quella carrozzeria, tanto massiccia all’esterno quanto un tenero bozzolo una volta nel sedile di guida, non posso fare a meno delle sue cinture rosse. Mi manca il suo essere viva, vera, pura, spavalda, sgraziata, sgarbata, il suo essere messa a punto solo per divertire, mettendoti nelle condizioni – forse in maniera un po’ troppo facile e digitale – di far l’asino fin da subito, con il concreto rischio di far danni, seri e costosi. Ma lei è così, un regalo a chiunque la sappia capire e apprezzare.

Doveva essere l’Alfa del rilancio, ma a dover essere rilanciata è la passione per questi mezzi.

Viviamo oggi, viviamo per noi. Carpe Diem (Trota Gnam).

* lo so che è la ZF, si chiama sarcasmo.

** per tutti quelli che “eh ma l’infotainment blabla”, dico solo una cosa: la Giulia Quadrifoglio è l’infotainment di se stessa. Se questo non dovesse bastarvi, semplicemente non vi interessa Guidare.

***con le foto abbiamo fatto un casino, molte sono mie, altre del nostro Rodrigo Davalli, altre ancora del mio amico Denis Civita… a questo dobbiamo aggiungere l’aiutino di Umberto Beia in postproduzione. Grazie a tutti, anche ad Autotrasporti Fratelli Pedretti per averci dato lo spazio del loro Capannone.

E ora: THE PAGELLA.

  • Estetica: secondo me il restyling 2020 ha fatto un gran bene alla Giulia. L’auto è rimasta se stessa ma è migliorata dove serviva e i nuovi colori mi fanno letteralmente impazzire. Di questo rosso, con i dettagli in fibra di carbonio, i cerchi neri e il piccolo alettoncino sul baule, la Giulia è un ferro atomico, cattiva come poche. Ti giri a guardarla dopo che l’hai parcheggiata? Sì, per risalire e ricominciare a sgommare.
  • Piacere di guida: semplicemente a badilate, banalmente, il piacere di guida è qui. Che stiate entrando in garage o che siate lungo il Passo Fedaia, la Giulia Quadrifoglio è viscerale, intima e fonte inesauribile di goduria. Il volante è uno dei migliori abbia mai impugnato, il cambio è cattivo e veloce, le cambiate sono delle fucilate. La faccio breve: prenderete la Giulia non solo per il gusto di guidare ma troverete le scuse più becere per uscire in auto.
  • Vita quotidiana: grazie alla sua doppia faccia provo a sembrare normale/sono una pazza scatenata, la Giulia Quadrifoglio va bene anche per andare a fare la spesa o per portare la bestia dal veterinario. Un consiglio però, usate il baule con parsimonia: da un lato potreste sciogliere i surgelati, dall’altro potreste cuocere un innocuo gattino. Comunque, nelle modalità normali, la Giulia si lascia condurre tranquillamente e sorniona… modalità che però non ho mai testato, la tentazione di vivere in Race Mode è stata sempre troppa. Ah, la gente per strada vi guarderà, farà domande, vi indicherà e vi noterà. Papà, mamme e bambini. Infine fate attenzione che davanti è molto bassa e si gratta sui marciapiedi o sulle rampe con molta facilità.
  • Street credibility: tanta. Come detto sopra la Giulia Quadrifoglio – specialmente di questo colore – non è l’auto più indicata per passare inosservati, mai come con la Giulia sono stato fermato per strada, ogni due incroci qualcuno abbassava il finestrino per farmi i complimenti. È una macchina che smuove il sentimento nazional popolare, ovunque mi fermassi mi ritrovavo attorno un capannello di gente, ricordatevi però di usare un po’ di usta nell’aprire il cofano, la leva è MOLTO fragile.
  • Fattore groupie: il risultato del primo appuntamento dipenderà da voi e dalla vostra capacità di resistere a mettere il manettino in “Race”. Nelle modalità normali la Giulia infatti vi permetterà di scivolare nel traffico con tranquillità e silenzio, dandovi anche l’opportunità di chiacchierare amabilmente. All’opposto, in modalità “race”, rischierete di spaventare a morte la ragazza accanto a voi, la macchina è troppo reattiva e vogliosa di fare casino che voi non potrete far altro che darle ragione, compromettendo così la vostra credibilità di futuro padre e uomo su cui fare affidamento. Discorso diverso se la ragazza invece è già con voi da tempo, in tal caso troverà nella Giulia e nel suo essere sgarbata e sempre pronta ad andare di traverso una divertente fonte di emozioni.
  • Fattore Nerd: ADAS, infotainment e connessioni varie ci sono ma, specialmente rispetto alla concorrenza tedesca, sono un po’ demodè: questo significa che funzionano abbastanza bene senza però distrarvi alla guida. Mentre infatti una dilagante allergia ai tasti fisici sta contagiando il mondo dell’auto, sulla Giulia è rimasto il “pomellone” da cui comandare tutto senza troppe distrazioni. Poi i comandi del clima sono rimasti fisici: grazie Alfa Romeo.
  • Economia d’uso: consumi, gomme, bollo e cose simili. Diventerete i migliori amici del benzinaio o no? Sì, quasi amici intimi. Guidandola normale consuma anche poco (siamo sui 10-12 km al litro), dandogli gas diventa un pozzo senza fondo. Il problema è che dandogli gas diventa così bella e divertente che sarà difficile resistere. Ah, attenzione, in Italia siamo governati da un gruppo di matti, e questa macchina vi costerà 1.323 € all’anno di bollo (a Bologna) a cui aggiungerne 3.819 (sì, tremilaeottocento) di superbollo. All’anno.
  • Oh, quanto fa?: La domanda che tutti vi faranno. Fategli fare un giro e vedete come reagiscono. Mia madre si è messa a piangere dopo 600 metri, ho fatto in tempo a pestare in seconda, appena il motore è entrato in coppia ha iniziato a urlare come una sirena, figuratevi se riuscivo a farle sentire la terza, che è lì che la macchina allunga e inizia a far vedere cosa vuol dire andare forte. Peccato mamma.
  • Rolling Steel Approved: Credo che la Giulia Quadrifoglio sia pienamente capace di soddisfare il tipico lettore di Rollingsteel. Perché, oltre ai numeri, qui ci sono anche le sensazioni, tante sensazioni. Se non vi piace questa, non so proprio cosa possa piacervi.

MI MANCHI.

Fatemi un regalo, fatevi un regalo, fate un regalo, aiutando e sostenendo rollingsteel.it, affinché possa durare per sempre

Articolo del 11 Dicembre 2020 / a cura di Il direttore

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  • Gabriel

    Che mezzo e che racconto.
    Ne voglio una anche io.

    • Giuseppe

      Per fortuna ci sono persone sincere,,che sanno apprezzare i contenuti senza pregiudizi,condivido tutto quanto descritto,comimenti per la passione profusa,io amo la Giulia…..
      Beppe alfista innamorato

  • Flavio

    ⁰doveva essere l alfa del rilancio, ma da rilanciare é la passione per questi mezzi. Vero anche che 4000 euri fra bollo e superbollo, ma chi ce li ha?l ho vista una volta sul gra, non so xche ma ho rivisto la 75 turbo in lei, in chiave moderna. Grazie rs xche non ci parli di suv, di lavastoviglie con le ruote, di econerd…

  • LS

    Applausi all’articolo e al ferro. Anzi standing ovation. Da possessore di Giulia Veloce posso solo immaginare cosa sia una qv, e l’immaginazione non basterebbe.

  • Lele

    Tutto bello, ma io sinceramente questi numerosi difetti non li ho notati.

    • LS

      Neanche io. Direi pure nessuno.

  • MPP

    Bravo, bravo e bravo!
    In un forum ho scritto, provato e amato le stesse cose. Quindi le emozioni che ispira quest’auto sono oggettive e non un sogno di mezza estate.
    La mia ha 90.000 Km sulle spalle e il cambio manuale. Una nonna.
    Ma faccio fatica a stancarmene.
    Peccato per chi non lo prova o non lo capisce: ha un’anima.
    E si fottano gli stereotipi!

  • Targa Florio

    Bravo Direttore, hai colto nel segno: descrivere l’ emozione in una maniera tale che arriva forte al lettore che alla fine è quello che cerchiamo…emozionarci anche attraverso una descrizione che ci porta all’ essenza del motorismo. 4 ruote e un motore, tutto il resto ben venga ma non indispensabile. Amo le Alfa Romeo da una vita e uso quasi quotidianamente un Gt Junior “non” proprio di serie. Ha una doppia anima, un po Dottor Jekyll un po Mister Hyde, la settimana lo usi anche per andare a lavoro e la domenica in pista. È il ritrovare quasi il Dna da cui é nata la Giulia che hai provato e questo é il fondamentale. Grazie per l’ emozione!

  • Mefistofele

    Da tre anni (e 86.000 km) ho una Giulia Q4 (con il ben più modesto mjet 210 cv), concordo sul feeling di guida, handling ecc…

    Purtroppo ho avuto molti problemi di elettronica: spie ESP, AWD, servosterzo e, tre volte, cambio automatico bloccato (in N oppure in P)

    Assistenza e gestione della garanzia non adeguate (20 mesi per risolvere definitivamente i difetti mediante sostituzione dei cablaggi, teleruttori, alternatore; 2 volte il faro bi-xeno ant. sx, la cui centralina mandava in tilt il sistema; infine condensatore del clima)

    In particolare l’ente tecnico (che è preposto ad autorizzare la sostituzione delle componenti difettose) ha tergiversato per mesi e mesi con improbabili “aggiornamenti software”

  • Simone

    premetto: non sono insensibile al fascino di Alfa Romeo essendo stata un Alfetta 1600 la mia prima vettura ma questa descrizione della Giulia mi ha letteralmente commosso . Grazie

  • corrado ingallina

    Ho una Giulia, blue, bellissima, non è la quadrifoglio, ma sempre emozionante. Grazie direttore, dal suo articolo emerge tutta la sua passione e competenza per le auto sportive…. dovrebbe spedirlo all’alfa romeo. Io lo userei come pubblicità, per una vettura nata per appassionati, per intenditori, per italiani… Che gli altri si comprino pure le Audi. La Giulia, se vogliamo paragonarla a una donna, non è una normale, è una pornostar!

  • Davide Perugino

    Hai scritto un articolo che mi ha messo i brividi!! Hai saputo risvegliare nel lettore la passione, l’amore per la guida, il patriottismo, e soprattutto la voglia di provare quest’auto a tutti i costi.. grazie a te che hai scritto un articolo così bello, e grazie ad alfa romeo per aver creato questo gioiellino.. e a tutti i lettori vorrei dire.. sostenete il mercato delle auto italiano, e marchi storici come alfa romeo, inoltre se leggete un pò di storia dell’automobilismo capirete che quando l’alfa romeo costruiva automobili serie le altre case madri costruivano dei cessi ambulanti, macchine che sembravano ferri da stiro!! Alla prossima alfa romeo!!

  • Fausto

    Eh si!!! Nuvolari gli verrebbero gli occhi lucidi!!!

  • Gabriele

    “…il cuore ha sempre ragione.” recitava la reclame dell’Alfa GT. E con il cuore è stato scritto questo bellissimo racconto. Grazie Alfa, grazie Direttore.

  • Massimo

    TUTTO tutto VERO Auto Superfavolosa!!!!!!Sono uno dei Pochi FORTUNATI ad Avere una Giulia Q Rossa COMPETIZIONE” Qua in Svizzera ce ne Sono Abbastaza Per Fortuna…. tutti la Vogliono e Penso che sia un Sogno per tutti i Veri Appassionata Di MOTORI , Iniziai la mia Passione per l ALFA ROMEO *Con la Nuova Giulia Super 1,6 Rossa dal Lontano 1979 eccomi di nuovo con LEI il mio MOTTO ? Grande ALFA tutto il Resto NOIAAAA Saluti Massimo

  • MPP

    La Q è tanto riuscita come auto che spesso mi domando come abbia fatto a produrla un Alfa Romeo come quella di oggi, avviata verso il nulla general generico dell’ibrid-electric-automatic-decerebrat-mega screen-conducting transalpino…
    Il motore, il telaio, la guidabilità nelle auto d’oggi? Solo accessori alle luci cangianti, agli iPad al posto anche dei pedali del freno, ai cruscotti digitali che avranno anche youporn integrato ma che si attiva solo sotto i 30 Km/h (hai visto mai che sopra i 30 servano davvero tutte e due le mani sul volante…ah, come dici? Ci sono gli ADAS e la guida autonoma…Scusate, me ne ero dimenticato).
    Ho un enorme, smisurato rispetto per le menti ingegneristiche e le mani degli operai che hanno prodotto un simile capolavoro. E mi domando quale retaggio segreto, vibrante e meraviglioso li abbia ispirati. Qualcosa che trascende la normalità, si trasmette attraverso canali sconosciuti di un’altra dimensione solo viscerale e non manifesta a noi umani e sconfina nel mito, nella leggenda. Immortale.
    Ma il resto?
    I sogni nel cassetto sono stati rimarcati Maserati, quasi con vergogna per le due lettere AR…
    Politiche, Customer Care, assistenza attorno a Giulia? Non pervenuti…
    Li delegheremo ai Francesi, spero.
    Altrimenti la Q (la Giulia) resterà il canto del cigno: “après moi le déluge!”
    Sinceramente avrei preferito un “l’Italia s’è desta…”

  • Enzo

    Bell’articolo, Direttore.
    Colmo di Passione.
    Un piacere da leggere e da immedesimarsi in te che l’hai guidata.
    Grazie per aver condiviso la tua esperienza.

  • Frank

    Sei un poeta, complimenti.
    Gran macchina, da sogno.
    Secondo me è sé stessa solo col manuale a 6 marce, peccato non la facciano più. Pazienza.
    E mi permetto di dire che la mania delle tedesche non la capisco per niente (e non la capiscono neanche loro visto che in Germania la Giulia vende molto bene), un’auto deve correre, non massaggiarti il sederino o raccontarti l’oroscopo, cazzo. Mi chiedo ancora come mai, a parità di allestimento, una Volvo costi mediamente dai 5 ai 7 mila euro in meno rispetto a un’Audi. E quanto ad affidabilità e qualità costruttiva c’è un abisso in mezzo.

  • Davide

    Gran maçhina e condivido pienamente quello che hai scritto. Penso che con il problema assicurazione e bollo in Italia, avrebbero dovuto fare una Veloce da 250cv… molti appassionati come me l’avrebbero comprata… comunque sognando una QV!

  • MPPP

    Sono da poco possessore di un Giulia Q manuale e vedo con piacere che il mio acronimo è uguale a quello di un altro appassionato…. che dire per la prima volta ho aggiunto la P del terzo nome… è un segno del destino e forse un segno del destino che sia nato lo stesso giorno e mese di fondazione dell’ Alfa. Che dire… grande servizio gronda di passione, emozioni, sensazioni… le stesse che si provano quando mi siedo al posto di guida e vi giuro, dalla prima volta non ho cercato modifiche alla regolazione del sedile, mi sono risentito alla guida del mio Tony Kart con il Tm a valvola.
    La stessa emozione di quando ho visto per la prima volta la flaminia ss zagato, la 8c a villa d’ este , la 33 stradale sgasare in riva al lago, la ferrari 250 swb seguirmi a monte carlo, la testarossa sorpassare mio padre alla guida quando avevo 6 anni, l’ EB 110 schiacciarmi al sedile coi suoi quattro turbo… Grande servizio ma con le emozioni della Giulia , se ami l’ auto, la storia dell’ auto ( che ricordo a tutti parla in Europa esclusivamente italiano salvo rarissime eccezioni teutoniche o inglesi) un racconto come questo lo scrivi di getto, come un cantautore rock per una canzone d’ amore . Che dire, ho avuto la fortuna di guidare auto sportive più potenti, più costose, più trendy…. da anni ho deciso di dedicare i miei sforzi per comprare solo oggetti che mi regalano emozioni e non uno status sociale quasi con la presunzione che ciò che piace a tutti sia mediocre… è peccare di umiltà, ma la passione deve anche essere presuntuosa e irruenta se è vera. A tutte le belle cose scritte, alle analisi puntuali e condivisibili purtroppo di MPP circa il possibile futuro di questo marchio, ai fantastici commenti che mi fanno pensare di non essere l’ unico a capire voglio solo aggiungere: grazie Marchionne per aver creduto in questo progetto, grazie per aver dato a questo marchio un’ auto degna della sua storia, grazie per averla riportata in f1, grazie per aver dimostrato di non essere solo numeri e fatturato ma anche cuore( e i numeri e il fatturato sarebbero venuti con una serie di prodotti con quest’ anima)grazie ai tecnici che hanno sviluppato quest’ auto unica ( e lo è anche nelle versioni più civili…), grazie perchè finalmente sono tornato ad emozionarmi…

  • Maurizio

    Cxxxo io non “ciò manco la patente” ma a leggerti mi è salita la scimmia di provarla eccchec…. grande 🙂

  • Andrea D.

    STANDING OVATION
    da proprietario di una umile Giulia super 200cv, non posso che confermare ogni riga riguardo alla sorella maggiore.

    E in particolare, condivido questa frase che vedo provenire dal commento di un utente:
    “Doveva essere l’Alfa del rilancio, ma a dover essere rilanciata è la passione per questi mezzi.”

    Ricordo ancora la conversazione con un amico quando la avevo appena presa, tre anni e mezzo fa:

    “Però, lo schermo non è touchscreen…”
    “Già. Ma l’albero di trasmissione è in carbonio.”
    “Ma non ci hai messo l’avvisatore di angolo cieco?”
    “No, ho preferito metterci il differenziale a slittamento limitato”
    “Eh, ma io con questi soldi avrei preso (non dico cosa) che ha i fari a led”
    “Eh, io ho preso questa, che ha mezza carrozzeria di alluminio.”
    …e via discorrendo.

  • Bald

    Fortunato possessore di una Quadry… e ieri pomeriggio tardi mi sono fatto qualche giro con la GTA, evoluzione che fa sembrare la Q grezza.

    E adesso chi dice alla moglie che quasi quasi la casa nuova può aspettare perché di GTAm e GTA ne fanno solo 500?

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