La guerra che mai fu combattuta (ufficialmente) prima dello smantellamento del muro di Berlino, secondo Tom Clancy e Larry Bond è lunga 768 pagine. Unità di misura che, nella realtà alternativa proposta da questo lungo e complicato romanzo partorito da due menti, equivale a qualche mese di aspri scontri fra l’Unione Sovietica e la NATO. Qualcuno di voi se lo ricorderà e magari lo avrà riesumato di recente, come abbiamo fatto noi, riscoprendolo con piacere. Qualcun altro, probabilmente, non ne avrà mai sentito parlare; ma niente paura, perché abbiamo visto molte copie ancora in circolazione.
A QUATTRO MANI
Clancy, autore che non ha bisogno di presentazioni, conosce Bond nel 1982: quest’ultimo è il creatore di un videogioco chiamato “Harpoon”, che diverrà una delle fonti primarie di ispirazione per il mitico “La grande fuga dell’Ottobre Rosso” – da cui sarà poi tratto il filmone con Sean Connery e Alec Baldwin. I due si scoprono grandi amici e insieme fantasticano su un ulteriore gioco (Convoy-84), nonché su un romanzo tratto da esso; il tema è, di fatto, un nuovo conflitto mondiale.
D’altronde, sono gli anni ‘80. Più precisamente, è il 1982; siamo quasi alla fine della guerra fredda, ma, come suol dire il buon prof. Barbero, questo lo sappiamo noi, loro non lo sanno. Loro vivono ancora in un mondo che potrebbe davvero finire da un momento all’altro; quello che dal 1947 aveva visto punzecchiamenti più o meno rischiosi da ambo le parti, quello della cortina di ferro, dei B-52 in volo 24h su 24, dei sottomarini nucleari che incrociano nell’Atlantico, delle sfide a chi ce l’aveva più lungo (il fungo!) e di chissà quanti atti di guerra volutamente celati da entrambi gli schieramenti di cui non verremo mai a conoscenza. In realtà, grazie a Gorbačëv al comando del Partito dal 1985 e alle sue quasi incredibili riforme come la perestrojka e la glasnost, il mondo riprendeva a respirare, ma la cultura popolare, il cinema e la letteratura abbondavano ancora di opere relative all’argomento – il film “The day after”, ad esempio, uscì nel 1983 e rappresentò fin troppo bene il clima di terrore del conflitto termonucleare.
I lettori di Uragano Rosso dell’epoca dovevano aver avvertito gli stessi brividi sulla schiena. Rituffarsi in quelle pagine nel 2020, per chi è nato in quel decennio, è invece, in un certo senso, una strana, gratificante dose di nostalgia: all’epoca, il nemico era uno solo, il mondo era più grande, si poteva ancora parlare di ideologia, patriottismo e coraggio senza passare per anziani. Un romanzo che fa quasi tenerezza per l’approccio leggero con cui tratta della potenziale fine del genere umano, ma, del resto, i folli non erano Clancy e Bond, bensì gli uomini al governo.
LA TRAMA
Proprio la follia, l’assenza di dialogo e le profonde differenze fra due mondi tanto contrapposti come l’Occidente e l’Oriente sono all’origine della terza guerra mondiale di Clancy e Bond: gli autori immaginano un attentato a una enorme e indispensabile raffineria petrolifera sovietica, che costringe l’URSS ad intavolare un ambizioso piano d’invasione del Medio Oriente, allo scopo di assicurarsi le necessarie scorte petrolifere e dividere la NATO sul piano politico, così da agire indisturbata (ed evitare l’olocausto nucleare). Ma l’impresa è inevitabilmente molto più complicata di quanto stimassero i potenti del Politburo; eserciti, aviazione e marine finiranno quindi per confrontarsi apertamente fra le campagne tedesche e l’Atlantico.
Se vi siete sempre trastullati all’idea di assistere ad un dogfight fra un F-18 e un Mig-29, ad un duello fra un classe Los Angeles e un Alfa o fra un M1 Abrams e un T-80, avrete di che godere. Ci sono i Tu-22 che tormentano le portaerei, ci sono i Tomcat e gli Harrier, i Phantom e anche elicotteri come i minacciosi Mi-24. Proprio come una vera campagna di guerra, la storia si sviluppa su più fronti; seguiamo gli avvenimenti attraverso gli occhi degli eroi che si trovano loro malgrado a rivivere il terrore vissuto dai genitori quarant’anni prima, sulla terra, in mare e nel cielo. E stavolta anche nello spazio, con tanto di satelliti spia lanciati alla bisogna – e missili anti-satellite ASM-135 ASAT…
– Red Storm Rising, videogame tratto dal best seller, è del 1988. Opera di Sid Meier, fu prodotto per Commodore 64, Amiga, Atari ST, MS-DOS. I nati nel 2000, laggiù in fondo, smettano subito di ridere –
– Dal romanzo è stato tratto anche un gioco da tavolo, che fra l’altro, nel 1989, ha vinto l’Origins Award come miglior gioco da tavolo moderno e per la migliore presentazione grafica
Clancy e Bond dimostrano competenza e coerenza nel costruire l’attacco sovietico e la risposta occidentale; sviluppano la storia saltando con regolarità dal teatro navale a quello terrestre, fondendoli con avvincenti scontri aerei. Sottolineano le differenze della guerra moderna rispetto a quella che avevano vissuto i padri dei protagonisti, senza sforare eccessivamente nei tecnicismi, così che anche i meno ferrati in materia possano comprendere ciò di cui si sta parlando. Particolarmente interessanti sono le operazioni militari e le strategie della guerra navale, nel confronto fra i sottomarini e le fregate, un mix di astuzia, fortuna, freddezza e coraggio.
– Il letale 688 –
Uragano Rosso è certamente un lungo romanzo, le cui dimensioni intimoriscono; parte piuttosto lento, specie se non vedete l’ora che venga dato fuoco alle polveri, ma Clancy e Bond si prendono giustamente tutto il tempo per preparare il terreno allo scopo di rendere il tutto il più credibile e realistico possibile. Bisogna dire che riescono nell’intento, benché talvolta cedano alla tentazione di includere elementi fittizi – vedi l’inesistente caccia stealth “F-19”.
Un nerd coi fiocchi ha preso nota di tutti i luoghi citati nel romanzo e li ha indicati sulla mappa, con tanto di descrizione. Date un’occhiata:
Lo stile è scorrevole e non è difficile digerire le quasi 800 pagine in pochi giorni, benché talvolta sia necessario prestare una maggiore attenzione per non perdere il filo – esistono autori più efficaci nella trasformazione del testo in immagini. Vanno anche perdonati i luoghi comuni, gli eroismi e il consueto patriottismo statunitense tipici dell’epoca (solo di quell’epoca?), che comunque non rovinano l’esperienza.
– Uno “Hind” in Afghanistan. Nel romanzo, lo troviamo ronzare sull’Islanda occupata –
Gli ingredienti ci sono tutti per un best seller e viene da chiedersi come mai Uragano Rosso non abbia mai goduto di una trasposizione cinematografica, come invece è accaduto per La grande fuga dell’Ottobre Rosso, che, dopo questo romanzo, troverete naturale includere fra gli eventi di questa guerra mai avvenuta. Probabilmente, nessun uomo di cinema ha mai ritenuto ne valesse la pena o nessuno sceneggiatore o produttore si è mai dedicato a questo argomento, almeno non con un testo di così ampio respiro.
Per vedere i Backfire attaccare le portaerei americane, insomma, almeno per il momento dovremo accontentarci del breve assalto in “Al vertice della tensione” (sperando non accada mai sul serio…)
Probabilmente, fosse successo, non staremo qui a parlarne…speriamo non succeda mai,
Bravo! Bell’articolo!
E’ il libro che ho letto più volte!
Ciononostante se iniziassi a rileggerlo anche ora so già che non riuscirei a fermarmi finché non lo avessi letto tutto.
Lettura scorrevole, suggerisco “Executive orders”
dove si puo’ comprare il gioco di strategia?