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Un’espansione è per sempre

Una volta, un botto di tempo fa, credo fosse il 2001, giravo con una marmitta con attaccato uno scooter. Con il walkman nel marsupio, il filo delle cuffie rigorosamente nascosto sotto il bomber d’ordinanza, e le Nike squalo. Una brutta roba, insomma.

Questo breve preambolo per comunicarvi che oggi vi abbiamo preparato un vero e proprio tuffo nel passato. Oggi, solo per voi, su RollingSteel.it abbiamo preparato una micidiale rassegna delle più desiderate – e illegali – marmitte ad espansione dei primi anni 2000. Si parla di marmitte da velocità eh, le marmitte da ripresa le teniamo per un’altra volta.

Prima però, un po’ di atmosfera, sparatevi la nostra playlist spotify dedicata a quel decennio magico mentre vi raccontiamo cosa vi siete persi tutti voi nati a ridosso del 2000:

tunz tunz para-para tunz

1999 – Provincia selvaggia di Bologna (e non solo)

All’epoca avevamo dei cellulari (utili anche come oggetti contundenti) che stavano carichi giorni e giorni e che usavamo quasi solamente per  giocare a snake e farci gli squilli. Poche cose al mondo erano più emozionanti di uno squillo, magari ricevuto prima di andare a letto, proveniente dalla tipa che ti piaceva.

Avevamo un botto di tempo libero e passavamo le giornate seduti sulle panche del parco a limonare ad immaginare le elaborazioni più estreme per i nostri scooter. Chi aveva lo Zip, chi il Phantom, chi l’F10. E poi ce n’erano due strani, uno con l’Italjet Dragster e l’altro col Beta Ark.

Ah, uno aveva questo, il famoso Typhoon a liquido fatto a suon di collette la mattina sul bus verso l’ITI (foto dell’epoca scannerizzate):

SWAIP 4 MORE

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Una volta a casa, prima ancora che arrivasse MSN Messenger (se non sapete cosa sia, mi dispiace, sappiate solo che è stato bellissimo), buttavamo tempo sul TabbozTM simulator, uno strano “videogioco”  che andava di moda all’epoca il cui scopo era essere il più tamarro – o meglio, tabbozzo –  del quartiere a suon di motorini elaborati e tipe conquistate. Per non smettere mai, nemmeno chiusi in casa, di essere ragazzini di provincia.

Qui una schermata di questo gioco-pregio giocato sui nostri monitor a tubo catodico.

marmitta

Tornando quindi allo scopo dell’articolo (le espansioni, ricordate?), l’unità di misura che utilizzeremo per questa rassegna è quindi proprio il TabbozTM, in modo che tutto sia uniformato e conforme alle regole internazionali della tamarragine a due ruote. Le marmitte infatti verranno classificate e descritte non tanto per le loro reali qualità tecniche, quanto piuttosto per la posizione sociale che conferivano al possessore, quella che oggi chiamiamo street credibility.

In un’epoca in cui non c’era l’internet e l’iPhone, le relazioni umane erano molto più intense di oggi e avere 16 anni in provincia poteva essere veramente dura, il bullismo era sempre alle porte; non potevi fare il figo con millemila follower su instagram (tutti comprati); ecco quindi che una marmitta dal nome giusto poteva far la differenza. In fin dei conti era tutta solo una questione di rumore, più ne facevi e più eri figo; ma però il rumore doveva essere quello giusto. C’era chi provava a barare andando senza filtro dell’aria con il motore che tirava dentro di tutto oppure, peggio, c’erano gli antenati dei moderni pizzettari con i prigionieri dello scarico allentati. Nessuno di questi era più figo, proprio no.

Ora che tutto è stato spiegato, scodella in testa, e pronti a partire con una gran pinna.

Leovince ZX – Livello TabbozTM 3

Questa marmitta era la entry level delle marmitte rovesciate, era il vorrei ma non posso delle marmitte, era la Dacia Duster dei suv. Costava poco e, cosa ancora peggiore, era omologata. Le prestazioni cambiavano il giusto e il rumore che faceva era insopportabile, sembrava una pernacchia, specialmente se accoppiata ad un filtro a cono. Un brutto ricordo di quando ero giovane, quasi quanto l’acne e le tipe che non ci stavano.

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Giannelli Reverse – Livello TabbozTM 5

Le espansioni Giannelli erano piuttosto diffuse specialmente per quanto riguarda il modello reverse. Marmitte ottime ma purtroppo omologate e destinate a dare un po’ di brio giusto a motorini originali o quasi. Il loro vantaggio era il prezzo, con un paio di paghette – fai anche tre o quattro –  se ne poteva comprare una e iniziare a smarmittare in giro. Marmitta quindi ottima per quel che è ma purtroppo penalizzata forse dal nome che porta addosso, un po’ troppo poco race oriented. Di Gianelli infatti c’erano anche la NRX più performante e, cosa importante, più vuota ma, come detto, queste espansioni avevano, come dire, poco carisma.

marmitta-sempre-gian

Arrow – Livello TabbozTM 6 menomeno

Le Arrow, nelle varianti Kompress e Limited Edition, non erano niente di che. La prima destinata a motori standard, la seconda a motori leggermente elaborati, permettevano al proprietario di tirarlsela grazie al nome altisonante ed al marchio presente anche sulle moto e sulle Superbike; con una di queste ci si poteva sentire un piccolo Frankie Chili. Marmitte esteticamente belle e non molto diffuse, erano caratterizzate da una forma particolare, che le rendeva più tozze…insomma con una di queste si poteva giusto giusto iniziare a parcheggiare lo scooter sul laterale per metterla in bella mostra. Insomma, bene ma non benissimo.

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Pinasco Powersound –  Livello TabbozTM 6 emmezzo

Marmitta dal nome altisonante; il solo dire “io c’ho la Pinasco” faceva guadagnare 10km/h al vostro scooter. Purtroppo però, alla prova dei fatti, la marmitta era meno prestazionale del suo stesso nome. Destinata a motori dalle elaborazioni soft ma capace di dare brio anche a motori completamente originali aveva un solo problema: era omologata. MA all’epoca, nessuno di noi comprava la marmitta dopo ore passate sui forum a chiedere quale fosse la migliore. Noi compravamo il nome, il senso di potere che derivava dalla marmitta “giusta”. Proprio per questo, per il fascino dato dal suo essere un po’ esotica, le diamo la sufficienza di slancio anche solo per il fatto che una Pinasco sulla mia vespa Special ci starebbe proprio bene.

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Top Performance Nardò – Livello TabbozTM 7,5

Semplicemente chiamata “La Nardò” era la entry level delle non omologate. Con questa, magari abbinata ad un gruppo termico color porpora (fidatevi, c’era) si poteva iniziare a fare i fighi. Era la più diffusa, grazie ad un costo relativamente contenuto rispetto alle altre espansioni veramente illegali, quello della nostra cumpa che l’aveva la pagò 300mila lire usata. Marmitta attenta non solo alla sostanza ma anche all’estetica, grazie al particolare colore, le saldature in bella mostra ed al silenziatore in fibra di carbonio, con questa si doveva iniziare ad andare in giro con due catene: una per lo scooter, una per lei.

Abbinata ad un dueplus faceva guadagnare 1 punto Tabboz al proprietario portandolo ad un ottimo 8,5, robe da vertice.

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Polini Evolution –  Livello TabbozTM 9

Una vera perla rara, chi l’aveva – mi pare di ricordarne uno – se la tirava come se avesse un Nokia 8210. Marmitta dalle alte prestazioni, specialmente se accoppiata a motori spinti, pagava qualcosa sul piano estetico. Per quanto fosse una vera marmitta da corsa, degna dei peggiori sguardi da parte della municipale, non ha mai raggiunto il carisma della sua rivale, la nostra capolista. Paradossalmente di Polini c’era anche la For Race dal nome altisonante ma invece meno performante della Evolution. Ad ogni modo con questa, le tipe iniziavano a girarsi, le probabilità di ricevere qualche squillo erano ottime.

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Malossi MHR Team – Livello TabbozTM 10

La regina. Ovviamente le estati lavoravo e data la vicinanza con casa finii in Malossi. 9 mesi in classe e dei tre estivi, due buoni in fabbrica, bella la vita eh?!? Fatto sta che, dopo una certa insistenza riuscii ad accaparrarmi una Trofeo un po’ rovinata dopo una gara (era un po’ storta) per pochi spicci.

Quando la montai per la prima volta sul mio Zip, abbinata alle massette rosse (ma provai anche con tre rosse e tre blu) vidi il contachilometri superare i numeri stampati. La lancetta si piantava in basso, verticale, sopra i numeri dei km percorsi. Con questa marmitta si facevano letteralmente a pezzi anni di brufoli e prese in giro; la scalata sociale era istantanea, praticamente un golpe. Il rumore, le finiture in alluminio e la curva larga parlavano per te, con una sgasata si smutandava un dozzina di tipe. Con una sgasata si sentiva l’eco della sirena della Municipale.

Avere un vero pezzo da corsa, destinato solo alle competizioni più combattute e carismatiche era un vero pregio, ci si sentiva esclusivi e tremendamente illegali. Se lo fate oggi probabilmente non succede nulla, la polizia non è più abituata e preparata per queste cose, a noi ci tenevano letteralmente d’occhio, lo sapevano.

Di questa marmitta esistevano due versioni, curva bassa e curva alta; quest’ultima, esistente solo la versione per Piaggio, era quella destinata alle corse. Con questa si comandava, con questa sbiellai il mio motorino. Me lo ricordo ancora, 457mila lire per rimetterlo in sesto.

Sul mio piccolo Zip era una roba talmente appariscente, rumorosa e ganza che una volta un carabiniere, insospettito da alcuni dettagli marginali mi fermò e, indicando la marmitta, mi guardò brutto.

Disse semplicemente: “E quella?”

Io ci provai: “no no è omologata, solo che c’ha un buco.”

Non ci cascò. Mi disse semplicemente: “Moro, lei è segnato”. Questa è vera #streetcred. Non ho ancora capito cosa volesse dire, ma di certo mi aveva spaventato.

Nel 2001, la libertà, il rispetto, un sogno, costava 686 mila e 900 lire, l’equivalente di circa 345€, molto meno di un iphone. Ma diciamocelo, allora come oggi, preferisco un due tempi incazzato e rumorosa ad un telefono.

marmitta-sempre-mhr

Scarichi artigianali Simonini e Fabrizi – Livello TabbozTM infinito e oltre

Con queste espansioni si era letteralmente i re del paese. Ricordo di uno che si era fatto un F10 a liquido con marmitta Simonini; bene, quest’ultima era di un buon 30cm più lunga del motorino. Si narrava di prestazioni estreme e incredibili ma la verità è che, per sfruttare queste marmitte, bisognava esser dotati di elaborazioni estreme, inarrivabili con le nostre paghette. Inoltre per poter sfruttare appieno queste marmitte bisognava completamente stravolgere il motorino, bisognava andare a fare elaborazioni extra trofeo con lavorazioni invasive anche sul carter. Insomma, massimo rispetto e tantissimo rumore…ma erano marmitte da nerd dei motori, poche conquiste con queste.

Che poi…

Che poi a dirla tutta, ne io ne gli altri, abbiamo mai trovato da fare del bene grazie alle marmitte o ai nostri carburatori. Era un modo per raccontarsela, per cercare di essere più fighi ed appariscenti di quel che si era realmente, per trovare un proprio posto nel mondo.

L’unica volta che provai a caricare una sul mio Zip si bruciò il polpaccio sulla trofeo mandando a cagare me, il mio scooter e “quell’affare incandescente”.

Ma il punto è che, conquiste o meno, è stata una figata; sono passati quasi 20 anni e, ora come mai, ho una gran nostalgia di quei tempi, forse gli ultimi in cui siamo stati liberi veramente.

Ma Prof, perchè?

Infine, una piccola analisi tecnica; perché Malossi e non le altre? Perché questa marmitta – e l’azienda che ci sta dietro – ha raggiunto lo status che ha? In fondo, come direbbero in molti, è solo un tubo vuoto.

NO

Non è un tubo vuoto. Quella di un motore a 4 tempi, a voler minimizzare, è un tubo vuoto. In un 2 tempi l’espansione (chiamiamola col suo nome eddai) è il vero cuore del motore. Potete montarci quello che volete, anche il pistone al contrario (ne conosco qualcuno), ma senza un’espansione un motore a due tempi semplicemente non va. Oppure, per andare in moto ci va, ma non va come ci si aspetta vada un due tempi.

(gif per sottolineare il concetto)

E in questo campo, nel campo delle espansioni dedicati agli scooter due tempi, Malossi sono stati dei pionieri. Forse non tutti sanno che la marmitta rovesciata, la classica espansione da scooter è proprio un’invenzione di Malossi, azienda che per prima iniziò a mettere la manacce sugli scooter nel lontanissimo 1991.

Sono stati i primi a capire il potenziale che l’avvento dello scooter avrebbe avuto in Italia (iniziato col mitico Honda Dio ZX) e l’hanno portato in pista, iniziando nel 1991 con i primi Zip ad Aria. In quell’epoca di adattamento della tecnologia applicata ai due tempi racing agli scooter, Malossi letteralmente inventò la marmitta rovesciata e non c’è quindi da stupirsi se proprio la loro marmitta era un must nei primi anni 2000 e, cosa interessante, lo è ancora oggi nell’epoca del digitale.

La Malossi Trofeo, nelle sue varie declinazioni (io avevo la temutissima “curva larga”), non è solo una marmitta, non è un tubo vuoto e non è nemmeno un accessorio da tamarro; è semplicemente una espansione, forse la migliore. Dio salvi le espansioni e i motori a 2 tempi!

Ringraziamo infine immensamente Davide per averci preparato l’illustrazione di copertina.

Articolo del 19 Settembre 2016 / a cura di Il direttore

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  • Isa

    Che figata!!

  • Marco

    Bella Morbido!! Ah che bei ricordi..mi hai fatto rivivere quei momenti indimenticabili. Quelli sì che erano bei momenti. Complimenti per l’articolo, non ti sei perso alcun dettaglio. Un saluto da quello che aveva il Beta Ark con un cuore pulsante color porpora è una bella Nardò sotto al culo. ;-)Bella Morbido!! Ah che bei ricordi..mi hai fatto rivivere quei momenti indimenticabili. Quelli sì che erano bei momenti. Complimenti per l’articolo, non ti sei perso alcun dettaglio. Un saluto da quello che aveva il Beta Ark con un cuore pulsante color porpora è una bella Nardò sotto al culo. 😉

  • NAZZA

    Un vero viaggio nel tempo! per un attimo ho avuto di nuovo 15 anni! ma mi tocca ricordarti che un dettaglio fondamentale te lo sei perso: la mia Vespa!!!!! (che poi era l’unica in circolazione…)

    • Mitico! Ricordo bene la tua Vespa special nera…la ricordo talmenente bene che ne ho comprata una!

  • Criscsw

    Ricordo ancora, ai bei tempi, di essere stato il primo del paese a montare il collettore dritto sul mio caro Phantom.
    Un lavoro della madoxxa, tagliato il telaietto, comprato il collettore dritto del “leone nero che sputava fuoco e fiamme”, col filtro e13 rosso spugnoso, il mitico Big Valve VL13 ed un must del periodo: il mitico PHBG19 NERO, roba da Trofeo, che solo gli ufficiali lo avevano (poi MHR lo rese pubblico anche a noi poracci).
    Tutta la mitica “Over Range”, un fottio di soldi per quella “trasmissione completa da trofeo” con la mitica Delta Clutch (perchè la Fly era da poracci).
    Il cuore? Il primo a sperimentare il mitico TPR, in kit con l’albero, lavorato e sbattuto su…con lei…la mitica NARDO’.
    “Not for road use” che tanto piaceva a noi e molto meno alla sbirraglia di paese, rigorosamente mk1 (perchè la mk2 era omologata), che al minimo c’aveva quel bel sound metallico che…mmm….

    11 anni fa.
    Finito?
    No!
    Il Phantom è smontato, i carter lavorati pronti da montare…giusto una sabbiata al telaio, e mi rimetterò a giocare con i 2T come una volta, il prossimo anno.

    P.S. mi permetto di aggiungere, oltre a Simonini e Fabrizi, anche i mitici Zirri, da Vespa, con i mitici 175cc ad aria che una volta montati sulla 50 Special, dovevi piastrarla col piombo davanti, pena essere sparato nell’iperspazio.
    Cristofolini infine, quando era agli albori (altrochè i carburatori ricavati dal pieno come oggi) era il must, per quelli che avevano il grano vero, che non s’accontentavano della roba commerciale, vendevano i reni al mercato nero bresciano e tornavano a casa emodializzati ma con un TCR…

    Son tornato bambino…

  • lorenzo

    mi è scesa una lacrima…

  • Bunna

    Che ricordi! Anch’io lavoravo d’estate per pagarmi le modifiche al Beta Ark e all’Ape e nel tempo libero amavo Tabbsim.exe. Sull’Ark usavo un’espansione molto valida, che vendevano alcuni meccanici della zona, che presentava un adesivo “Team Venturi” sul silenziatore, ma di cui non ho mai capito la provenienza. Al dì la di tutto, finalmente ho trovato qualcuno che aveva (ha?) I miei stessi interessi: scooter, elaborazioni, motori, videogames di guida e gnagna. Ovviamente tutti sogni difficilmente raggiungibili, fonti di bestemmie creative o illegali… Grazie per la splendida carrellata “amarcord”.

  • Valter

    E per elaborare il tabboz simulator si modificano i registri con regedit ed avere tutti i soldi e la figosita’ che volevi…

  • Alessandro

    Io invece l’espansione l’avevo su Aprilia RS. Dalle nostre parti un giovane preparatore si faceva le ossa sui nostri mezzi e ne uscivano esemplari pazzeschi. La mia personalmente aveva carburatore da 28 preso da un cross 125 (praticamente lo stesso diametro del cilindro) e un’espansione calcolata sul motore e fatta a mano tagliando le lamiere e saldandole. Esteticamente erano pazzesche ed erano su un’altro pianeta rispetto a quelle dell’articolo. Avevano una resa cosi grande da avere letteralmente un Turbo-Lag. Sotto i 6/7000 giri la moto praticamente non stava quasi in moto, per poi iniziare a svegliarsi suo 10.000 e urlare fino a 13000 (magari anche dopo ma mi sembra che il contagiri finisse li) Difficilissimo andare in giro con un mezzo del genere pero assicuro che sembrava di stare su una macchina turbo da gara. Inutile dire che centellinavo le accelerate perche a quei regimi il motore durava pochino.

  • Lorenzo

    Bei ricordi, io avevo il due plus ma con la Giannelli Shot (sorella vorrei ma non posso della Nardò, uguale tecnicamente), l’aver dovuto cambiare albero motore per “reggere il 2+” mi fece guadagnare molto onore e mi diede la possibilità di parcheggiare l’F12 Foggy Replica vicino a quelli di quinta.

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