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Toyota Celica GT-Four

Abbiamo rispolverato un ferraccio finito nel dimenticatoio ma che invece dovrebbe procurare qualche brividino nelle mutande di tutti gli appassionati di auto. Vediamo per bene la mitica Celica GT4!

Eccoci di nuovo qua a raccontarvi di un altro ferro della miseria, un’altra macchina stradale concepita quasi solo per poi essere trasformata in un missile sputafuoco da prove speciali: la Toyota Celica GT-Four. Già la parola Celica dovrebbe far venire un po’ di durello in tutti gli appassionati di auto degni di questo nome e invece, ne sono abbastanza sicuro, a molti farà fare:

Infatti in pochi – pochissimi – se la ricordano quando invece tutti dovrebbero conoscerla ed apprezzarla, branco di ignoranti.

Comunque:

Ci sono nomi che nella storia delle auto sono andati perduti o – peggio – stravolti e sconvolti dal passare del tempo. Prendiamo l’Eclipse. Da macchina da sparo è diventata un suv demmerda. La Honda Integra, da forse miglior trazione anteriore del mondo a un cristo di scooterone. Toyota, almeno, per evitarmi il coccolone definitivo ha deciso direttamente di eliminare il nome Celica. Non c’è da essere contenti ma almeno non è diventata una qualche cacata su ruote che non ne posso più.

Grazie Toyota

Per risvegliare quindi i fasti di un nome che non viene ricordato come dovrebbe ho trovato, rispolverato e sgommato una e-s-a-g-e-r-a-t-a Toyota Celica GT-Four terzultima serie, la prima incazzata per davvero e l’unica macchina che “eh ma il Deltone” guarda quella è la porta, ciao.

Toyota Celica, vediamo che è ‘sta roba:

Quella che vedete nelle foto, in un tanto orrendo quanto particolare verde acqua, è una rara (e straordinaria) Toyota Celica serie ST 185 nella sua veste più incazzata, la GT-Four (in realtà è una All Trac, versione americana della GT-Four che invece in Giappone la vendevano come Celica 4wd), ovvero quella messa in strada da Toyota per avere i numeri per accedere al campionato del mondo Rally Gruppo A. Spinta da un grosso quattro cilindri in linea turbo da 2 litri di cilindrata questa specie di carro armato rappresenta la punta di diamante dell’intera stirpe delle Celica.

Con questo nome infatti è stata identificata negli anni una piccola coupè sportiva (di pari segmento e antagonista della Nissan Silvia e Honda Prelude ad esempio) che si è fatta volere un sacco bene dagli appassionati di tutto il mondo. Iniziata nel 1978, la dinastia delle Celica è andata via via sempre migliorando toccando il suo punto più alto con quella che vedete nella foto e con la serie che l’ha seguita salvo poi scendere improvvisamente con l’ultimo modello (del quale in pochi si ricordano e se se lo ricordano ha le portiere lambo style) e venire infine depennata dalla lista dei modelli Toyota.

Ma

Ma con la Celica – e non solo – la Toyota ha segnato la storia del campionato del mondo rally, prendendovi parte fin dagli anni ’70 con diversi modelli (tra cui la Corolla e, oggi, la Yaris) ma ottenendo il maggior numero di vittorie proprio con la Celica GT-Four che è poi entrata nella storia come la prima auto giapponese a vincere un mondiale rally.

Nessuno se la ricorda e dire che questa macchina di cose da dire ne avrebbe eh. Sì perché la Celica è stata per tanti anni la diretta rivale della Lancia Delta Integrale arrivando infine a contendersi con il marchio italiano il record di vittorie nei rally.

Tra la Celica (in tutte e tre le sue evoluzioni, ST 165, ST185 e ST 205) e il rinomato Deltone alla fine ballano solo 3 titoli mondiali. E c’è da aggiungere che quei titoli mondiali sarebbero stati anche di più se in Toyota non avessero avuto la grande idea di fare qualche manino. Nel 1995 infatti (la vettura era la terza evoluzione della Celica, la ST 205) al team manager Toyota venne la brillante idea di montare delle flange del turbo fuori regolamento per tenere il passo con le Impreza e le Lancer Evo. Alla fine però vennero sgamati alla grande, il presidente della FIA dell’epoca Max Mosley (lo stesso dei festini nazi) giudicò il trucchetto di Toyota come la cosa più ingegnosa che avesse mai visto in 30 anni di motorsport: al team ufficiale Toyota vennero annullati i punti ottenuti nel 1995 e venne bannato dalla partecipazione al WRC per il 1996. Il team ufficiale Toyota tornò a competere nel 1997 con la Corolla, andando vicina al titolo mondiale già nel 1998 se solo a Sainz non gli si fosse sfondato il motore a 300 metri dal traguardo (non fate quelle facce, scriveremo un pezzo per raccontarvi questa incredibile rally story):

Spero di avervi fatto capire come e quanto questa Celica sia una vera leggenda su ruote: è stata la prima auto giapponese a vincere un mondiale rally ed il suo nome è indissolubilmente legato a nomi come Carlos Sainz, Didier Auriol e Juha Kankkunen e poi sono abbastanza sicuro che voi che leggete ed avete almeno 30 anni, da sbarbi ci sbavavate dietro alla Celica, furbetti.

E la Celica stradale? Com’è?

Anno 1992 (!!), unico proprietario e importata dal mercato americano al costo di 60 milioni delle vecchie lire, questa Celica è – giustamente – parecchio vissuta quindi non è proprio il miglior esemplare per dirvi come questa macchina  vada ma comunque qualcosa da dire ce l’ha e lo dice facendo la voce grossa. Molto grossa.

Infatti il protagonista dell’intera faccenda è il grosso motore incastrato nel muso di questa perla degli anni ’90 che ruggisce e sbuffa come uno di quei brutti cani bassi e con le zampe storte. Due litri di cilindrata, questo quattro cilindri lagga come pochi; nonostante la turbina sbuffi (dovrebbe) a soli 0.6 bar (ora è a 1.1), il fatto che sia grossa come un pandoro non aiuta. Pare di guidare un grosso due tempi: sotto i quattromila il nulla, o quasi. Sopra i 4000 invece bisogna stare attenti perché le macchine davanti a voi inizieranno a diventare sempre più vicine e vicine e vicine e spostati cristo. Ma basta saperlo ed è un figata: voi lo tenete sempre sul filo dei 4000 ed ogni sorpasso viene fatto col pensiero, basta pelare il gas, il turbo inizia a soffiare in maniera impetuosa, il rumore del motore passa dal sembrare una vecchietta asfittica con il ventolin al ricordare un tuono in lontananza (non poi così in lontananza… 103db!) e sbom, il motore allunga con una forza ed una vigorosità tale da farlo venire un po’ rigidino.

Non scherzo, dopo aver provato questo ferro vecchio mi sono trovato a cercare un kit turbo per la mia MX-5. Non sono un grande fan dei moderni piccoli motori turbo tutta coppia che fanno sentire grandi piloti anche le ragazzine con la sindrome da handphone ma sono invece un grande fan dei vecchi motori turbo vecchia scuola, tutto lag e ti strappo le braccia stronzo. Non so se nelle foto lo vedete ma guardate quanto è grosso quel turbo e la dimensione scarico che esce dal lato caldo: pare un tubo da caldaia e invece è un tubo da caldaia, alla faccia dell’artigianalità. Tutti gli altri lavori che vedete attorno al 3S-GTE che ora pare un barbecue con sopra tre orate al cartoccio sono stati fatti per cercare di raffreddare un motore che, se proprio vogliamo trovargli un problema, ha sempre sofferto di problemi di surriscaldamento.

Nascosto sotto a quei cotechini c’è un quattro cilindri in linea da due litri capace, nella sua configurazione standardahahaha di 200CV a 6 mila giri (anche se tira quasi i 7000 mila con la stessa forza) accoppiato alle ruote attraverso un cambio manuale a 5 marce ed un complesso sistema di trazione integrale permanente con tre differenziali, di cui quello centrale autobloccante a giunto viscoso. Tutto questo si tramuta in un grip da panico e nella capacità di andare forte, molto forte, dovunque. La trazione in uscita curva è incredibile, degna delle 4WD più incazzate, pare capace di rallentare la rotazione terrestre sotto la furibonda spinta delle sue quattro ruote.

Nonostante l’assetto palesemente esploso ed i cerchi non proprio accomodanti sono riuscito a fare due sgumme e rendermi conto di quanto questa macchina potrebbe essere affilata e determinata, specialmente su fondi scivolosi. È un ferro che Toyota ha pensato ingegnerizzato costruito commercializzato solo ed esclusivamente per le corse e non lo nasconde, anzi. Mi sento anche di dire che questa è una di quelle macchine che BISOGNA tassativamente guidare una volta nella vita, non si può non essere a conoscenza di ciò che sto ferro può fare, dell’accelerazione, del grip in uscita di curva e di tutte le altre magie che fa, anche con l’assetto scoppiato. D’altronde, spero di avervelo fatto capire, la Celica ha una grande storia alle spalle (mica come la pubblicità dell’Audi) che spesso viene ignorata e che la rende una delle auto più toste degli anni ’90.

Ma aspetta… quel fascione WRC Club Italia?

Giusto per dare a Cesare quel che è di Cesare, questa macchina ha un valore aggiunto. Questa Celica appartiene alla famiglia di Alessandro da sempre (non è vero, per un po’ è stata anche con la polizia che nel ’96 gliela sequestrò a causa delle specifiche americane non conformi alla circolazione in Italia). Lui è cresciuto con lei e lei sta invecchiando con lui.

Come dicevo tempo fa non credo mi sarei mai appassionato alle auto se non fossero esistite le sacre auto ignoranti del passato anche la vita di Alessandro è stata segnata dall’ingresso di questa Celica nella sua vita: è cresciuto talmente appassionato e infuocato di auto da aver fondato il WRC Club Italia che tuttora esiste e raccoglie nei suoi raduni centinaia di appassionati.

Insomma, questa Celica è molto più di una semplice auto (e tu che passi le notti in garage mi capirai), è un mezzo con il quale viene coltivata l’unica cosa che forse ci salverà dall’imponente crisi social/sociale in cui versiamo: la passione.

Articolo del 11 Settembre 2018 / a cura di Il direttore

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  • Ciao,da ignorante appassionato quale sono non ti conoscevo ma il tuo sito è una grande idea sviluppata al meglio.
    Complimenti!
    Marco

  • Andrea

    la ALL TRACK ..è una cosa,la gt-four un altra e la carlo sainz un altra ancora……..per la cronaca 🙂 …cmq quella del video è una all track da 208 cv (uscita da casa toyota)con il paraurti della sains che si distingueva con qualche cv in piu ,il cofano e il paraurti…quello originale della all track aveva un unica presa d aria con piu fasce orizzontali sovrapposte larga per l intero paraurti dietro le fasce quindi nascosti c erano i fendinebbia

  • Enrico

    Facciamo un po di chiarezza Tutte le Toyota Celica con trazione integrale sono GT FOUR !!!!!!!!!!!!! a partire dalla quarta serie “versione precedente a questo modello” vedi l enciclopedia wikipedia ” https://it.wikipedia.org/wiki/Toyota_Celica_GT-Four
    l auto i originale aveva 150kw 204cv e non 208cv

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