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Nissan SilEighty: storia di una bruttura punk.

Succede da sempre, è la storia che si ripete: un bel cagnolino viene incrociato a caso con la cugina e nasce un ibrido che pare Sloth dei Goonies e tutti lo vogliono perché è brutto, sbava e ansima.
Questa volta parliamo del carlino degli “S” Chassis: la SilEighty.

Nissan SilEighty side

Negli anni 90 i nostri amici Giapponesi non solo continuavano a mangiare il riso con le bacchette ma producevano dei missili terra-albero che ci facevano crescere i peli sul petto solo a pensarli.

Nissan Skyline, Toyora Supra, Honda NSX e Mazda RX-7 erano alcune delle big guns offerte dal mercato del Sol Levante, delle palle di cannone che facevano tremare le ginocchia anche alle più blasonate europee.
Tuttavia, come successe negli anni 60 in America con l’avvento delle “Pony Cars” (ossia le baby muscles), Nissan ha sfornato la propria “Pony”, la Nissan Silvia.
Sì, lo so “la Silvia è in giro dagli anni Sessanta, inniorante! Gomblotto!!1!” e non mi interessa, vi sto raccontando una storia e voi ve ne state zitti e ascoltate.

La serie Silvia era una gamma di coupè sportive, economiche e con prestazioni di tutto rispetto, trazione posteriore e poche rogne elettroniche di mezzo.

Nel 1989 Nissan ci allietò con due auto aventi lo stesso pianale ma una veste completamente differente: la Renegade e la 500X la quinta generazione di Silvia, denominata S13 e la Nissan 180SX.
Le due vetture sono rispettivamente una classica coupè in pieno stile Nissan ed una nata per competere nel mercato americano: una coupè hatchback con culo alto, naso basso e fari a scomparsa.

Nissan SilviaNissan 180SX

Sin dal proprio debutto questi due mezzi hanno seminato paura e panico nei grafici di vendita ed era solo questione di tempo che i disgraziati amanti dei guardrail cominciassero a buttarle di traverso sui passi di montagna, sradicando paraurti, fanali, cofani, passaruota e divinità shintoiste varie ed eventuali (ma sempre col sorriso).

“Minchia, Koji, ho sfasciato il muso della mia 180SX e papi non mi dà la paghetta finché non risalgo sul robottone per combattere i mostri”
“Vai tranquillo Shinji, ci penso io a te! Tanto a me il robottone me l’ha lasciato il nonno in eredità.”

Di gran carriera i due giovani acquistarono i più economici ricambi della S13 e li montarono sul telaio della 180SX perché, ebbene sì, gli attacchi sono gli stessi.

Fu così che nacque un’icona pop e anche un po’ punk, a proprio modo, tra loschi garages e tornanti in collina.

Fu così che nacque la SilEighty.

Nissan SilEigty side

Foto scippate a Japanese Classic, fatevi un giro sul loro sito che merita!

La neonata Sileighty non era bella, non era elegante, sembrava il risultato di una serie di iterazioni di inbreeding forzatissimo però era cazzuta e grezza il giusto.

Tuttavia è giusto, per un momento, soffermarsi sul nome: perché SilEighty?
La risposta è di una semplicità disarmante che però ci lascia con le pive nel sacco, una volta scoperta; seguite il ragionamento:
Sil+Eighty
Sil+80
Silvia+180(SX)
Muso della Silvia S13 Coupè e il resto della scocca della 180SX hatchback

Ci siete rimasti male? Ottimo, vi trascinerò a fondo con me.

La soluzione SilEighty fu brillante per abbattere i costi di riparazione per i drifters più accaniti ma anche per chi non riusciva proprio ad andare ai track days senza abbracciare i muri di copertoni, era la panacea di tutti i mali, croce e delizia dei carrozzieri.

Questo Frankenstein ebbe talmente tanto successo che in Nissan decisero che, una volta deceduta la serie S13 della Silvia, avrebbero fatto produrre a Kids Heart (un preparatore di quelli all’occhio) una mandata di 500 Sileighty “ufficiali” con tanto di targhette e badges da vendere presso i Dealers Nissan, sia quelli reali che quelli di Gran Turismo.

Questi ferri non solo sono brutti e sgraziati ma sono pure preparati con centralina, differenziale autobloccante, sospensioni sportive e pressione turbo di 0.4bar più alta rispetto a quella di serie. La potenza finale prodotta dal vecchio caro SR20DET è di 230CV, contro i 202 di serie.

“Aspetta, dove l’ho già vista sta macchina qui?”
Esatto, l’hai vista in Initial D, condotta dall’equipaggio “Impact Blue” Mako-Sayuki, le tipe che hanno friendzonato il povero Iketani.

Maledette streetracers.

Ma la Sileighty è solo l’inizio della storia: l’ “S” Chassis, nel corso degli anni è stato infatti vittima di innumerevoli violenze e brutalizzazioni da parte dei più beceri animali da officina.
Tra i risultati più celebri risultano le OneVia (One+Via; 1+Via; 180SX+Silvia) con il muso della 180SX e il corpo vettura della Silvia S13.

Questa versione, oltre che essere la creazione di una mente malata e pericolosa con gli occhi a mandorla, venne commercializzata negli Stati Uniti come vettura fatta e finita, nei concessionari Nissan, per una semplice ragione con cui gli ammeregani cozzano costantemente: le norme di sicurezza stradale in caso di incidente.
In sostanza, il muso la Silvia S13 Coupè non soddisfava i requisiti per certificarne la circolazione sulle strade a stelle e strisce, mentre la 180SX se la viaggiava bella scialla e che ha fatto il signor Nissan?

Esatto! questa:

Tirando le somme, a sto povero pianale “S” ne han fatte di tutti i colori, 180SX con musi di Silvia S14 o S15, taglia e cuci di telai che manco i medici in guerra avrebbero avuto il coraggio di fare.
Eppure, per qualche strana ragione, questo mezzo ha un fascino tutto suo; tipo i falafel, a vedersi sono bruttarelli e sai che ti faranno venire una sete maledetta, eppure ne potresti mangiare a manciate.

Un esempio fenomenale di SilEighty con il frontale di una Silvia S15 ce l’abbiamo proprio qui nel Belpaese e pare che il suo mestiere sia quello di menare come un fabbro.

Questa particolare versione prende il nome di Sileghty, conosciuta anche come 13.5, è gergalmente detta “Strawberry face” ovvero faccia di fragola. Che c’entrano le Silvia con le fragole, vi state chiedendo? Si da il caso che in giapponese, la parola per fragola è “ichigo”, che è anche l’unione dei numeri 1 e 5, “ichi” e “go”. Quindi “15 face” diventa “ichi go” face, che si legge esattamente come “faccia di fragola”.

Maledetti giapponesi e i loro giochi di parole.

Potevamo avere finito con sta carrellata di uomini che giocano a fare Dio?
Ovviamente no, pertanto vi presento un’ultima perla che, tra tutte, forse, è la più riuscita.

Avete presente la Honda Odyssey? Quel mezzo da mamma dei film americani che finisce sempre in qualche cazzo di incidente durante un’invasione aliena?
Lui.

Ecco, rubatene i fanali, comprate l’apposito kit comprendente paraurti, calandra, cofano e parafanghi e rotolatevi sul pavimento del garage finchè ogni pezzo che monterete sulla vostra S13 non andrà a posto et voilà, eccovi servita la OdyVia!
(Vi devo ancora spiegare tutta la trafila del nome?)

E poi succede che non tutte le ciambelle escano col buco:

Pensate che c’è anche chi ha fatto una SkyVia, ci arrivate da soli o ve lo devo spiegare? Noi siamo stati così creativi solo ai tempi del tuning quello da vetroresina, stucco e brillantini; mettendo i fanalini della Maserati 3200GT su delle Citroen C5 o i fari della Punto II sulle Opel Tigra.
Ci abbiamo provato ed abbiamo capito quando arrenderci.

Credits:

Questo articolo sarebbe stato molto più corto e più noioso se non fosse intervenuto il nostro nuovo collaboratore Giovanni Tarizzo, anche admin della pagina FB Night 走り屋 Drive.
In futuro sentirete ancora parlare di lui!

E comunque, l’unico FrontSwap che ci piace è questo:

Articolo del 21 Febbraio 2019 / a cura di Filippo Roccio

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