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In vendita uno starter per il vostro Me-262

“Dipinge abbastanza bene per essere un ragazzino, ma sono io la grande artista”
– Frida Kahlo, riferendosi a Diego Rivera –

“È come se un angelo ti stesse spingendo …”
– Adolf Galland, dopo il suo primo volo sul 262, Maggio 1943 –

Disclaimer: Questo articolo ha un’introduzione particolare, così, mi sono preso bene con sta storia e ho voluto raccontarla in sto modo. Fidatevi, non scoraggiatevi, proseguite nella lettura e non rimarrete delusi. 

Quella tra Frida Kahlo e Diego Rivera è una storia d’amore eccezionale, rivoluzionaria, straziante. Un amore talmente folle da fare male. Un amore talmente grande da sposarsi due volte. Odi et amo, diceva Catullo; Ego nec sine te nec tecum vivere possum, diceva Ovidio; Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera, diceva Frida. Si, perché tra i due non sono state tutte rose e fiori, tutt’altro: la ricetta della loro relazione (più che una torta, un pasticcio) include infatti tradimenti, aborti, recriminazioni, malattie, gelosia, litigi, rabbia e rotture. Ma Frida e Diego erano due artisti, e in quanto tali non erano spaventati dalla complessità e dalle contraddizioni della vita e del loro amore, ma li hanno accettati e ingurgitati, a volte sforzandosi, andando oltre. Dal calvario della loro storia i loro spiriti si sono nutriti e stimolati a vicenda, così come la loro arte. Non ci sarebbero i capolavori di Diego senza Frida; non ci sarebbero i capolavori di Frida senza Diego. I due si sono amati e tormentati, trasformandosi a vicenda nelle due grandi icone che oggi conosciamo.

Ma perché oggi la meno con Frida Kahlo? Sono forse impazzito del tutt*? No, miei cari maschioni, non vi preoccupate, tutto nella norma, RS è ancora la vostra oasi di pace & tranquillità & meccanica & mani unte & rutto libero. Se siete arrivati fino qui, bravi, vi siete guadagnati un altro gran articolo. Fidatevi, rimarrete soddisfatti di ciò che sarà.

Ho infatti voluto iniziare con la straziante storia d’amore fra Frida Kahlo e Diego Rivera perché, oltre ad essere un romanticone, ho voluto prendere spunto dal concetto – un po’ anacronistico a dire il vero –  di “dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna“, evolvendomi, maturando e sfociando in un più moderno “insieme a un grande uomo, c’è spesso una grande donna, e viceversa” per arrivare, finalmente dirà qualcuno di voi, alla storia di un piccolo eroe dimenticato della Seconda Guerra Mondiale. Quella di oggi è la storia di una compatta Eleanor Roosevelt meccanica, di una rumorosa Yōko Ono alimentata a miscela, di una leggera Jane Hawking con avvio a strappo: oggi vi voglio raccontare del Riedel RBA S/10, il bicilindrico a due tempi che serviva ad avviare il mitico Junker JUMO 004 Orkan, il turbogetto del famigerato Messerschmitt Me-262, il primo aviogetto entrato in servizio nella storia dell’aviazione. (oh, oggi l’ho fatta lunga eh)

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Questa storia inizia da Norbert Riedel, brillante ingegnere tedesco con la passione per le moto e i motori a due tempi: dopo aver passato gli anni immediatamente precedenti la guerra a lavorare come motorista prima per la Ardie e poi per la Victoria (due aziende produttrici di moto, entrambe scomparse, la prima nel ’58, la seconda nel 1966), Riedel trovò la sua consacrazione quando l’RLM (Reichsluftfahrtministerium, Ministero dell’aviazione del Reich, un patacco a chi dice tutta la parola d’un fiato senza mordersi la lingua) bandì una gara per cercare qualcuno che fornisse un motorino d’avviamento per i motori a getto che la Germania stava sviluppando negli anni 1939-1941. Alla gara parteciparono diverse industrie, tra cui la BMW-Hirth e il nostro Riedel. A gran sorpresa, sia il progetto di Riedel che quello di BMW vennero scartati.

…Per il momento.

In un secondo bando infatti, l’RLM decise infine di finanziare il buon Riedel e di dargli i fondi per sviluppare il motore che sarebbe servito ad avviare non solo il famoso Jumo 004, ma anche i BMW 003 e gli Heinkel HeS 001, questi ultimi due destinati rispettivamente al Heinkel He-162 Volksjäger e al Messerschmitt P.1011. Il risultato dei lavori di Riedel fu l’RBA S/10 (conosciuto anche come Riedel Anlasser, motorino d’avviamento in tedesco), un piccolo motore a due tempi raffreddato ad aria a cilindri contrapposti da circa 270cc di cilindrata capace di generare 10 cv a 6.000 giri e prodotto dalla Victoria.

Ora, cari i miei smanettoni, non dovete immaginarvi il classico motore a due tempi che prende giri come un pazzo urlando dell’espansione: dato l’impiego che il Riedel Anlasser avrebbe dovuto svolgere la sua curva di potenza era molto piatta, condizione necessaria per lavorare correttamente come motorino d’avviamento. Mica vorrete rompere lo Jumo 004 ancor prima di averlo acceso, no? Inoltre, considerando che sarebbe dovuto finire alloggiato all’interno dell’ogiva del turbogetto appena davanti al primo stadio del compressore, Riedel progettò un propulsore superquadro, con un alesaggio di 70 mm e una corsa di appena 35 mm, ottenendo così un motore dalla compattezza eccezionale (sui motori Heinkel al posto che dentro l’ogiva era però posizionato di lato su delle apposite staffe, n°55 & 54 nel disegno sotto).

Una volta in posizione, il Riedel RBA S/10 sarebbe stato avviato o elettricamente o, in caso di necessità, a strappo (tipo una motosega) tirando una anella raggiungibile dal buco davanti all’ogiva (ed ecco spiegato il perché di quel buco davanti ai motori del 262) e la sua potenza sarebbe stata trasferita all’albero del turbogetto attraverso un riduttore a planetario, necessario per ridurre la coppia del Riedel di un fattore 4,8:1 e un giunto a denti. Il motorino infine era alimentato da un piccolo serbatoio anulare situato attorno ad esso, contenente 3 litri di miscela al 5% di benzina a 80 ottani. È interessante notare che il Riedel era alimentato da un piccolo carburatore senza alcun galleggiante, rendendolo così per lo più insensibile alla posizione, consentendo così un eventuale riavvio di emergenza del motore a getto anche in volo. Il motorino infine scaricava da due piccoli tubi di scarico posti ai suoi lati, collegati all’esterno da due piccoli fori ai lati dell’ogiva del JUMO 004.

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Tornando ad inizio articolo, giusto per dare un senso alle mie farneticazioni, non ci sarebbe JUMO 004 senza lo starter Riedel e, viceversa, non ci sarebbe il piccolo e meraviglioso starter Riedel senza lo JUMO 004. Un po’ come Frida Kahlo e blablabla…

Che poi, a dirla tutta, l’importanza rivestita da questo piccolo motore a due tempi è fondamentale, non vi serve a nulla avere l’ultimo ritrovato tecnologico, l’aereo più veloce del mondo o i piloti più forti di tutti se poi, al momento del bisogno, rimanete a terra a smanettare come dei disperati nel tentativo di accendere i vostri prestigiosi motori a reazione mentre vi saettano attorno colpi di mitragliatore. In guerra il tempo è tutto, e sprecarne in maniera sciocca può significare solo una cosa: morire. Ecco allora che, all’improvviso, viene fuori quanta e quale importanza rivestiva il Riedel Anlasser nell’economia totale del Messerschmitt Me-262, un aereo eccezionale fin nel più piccolo dei particolari che lo completavano.

A differenza di un tradizionale motore a scoppio, magari uno di quelli con accensione a cartuccia Coffman (altra storia fighissima che racconteremo), l’avvio di un turbogetto, specialmente alle origini di questa tecnologia, era una procedura molto più complicata e lunga. Da svolgere con decisa calma per non rompere tutto ma anche con perentoria velocità per portarsi in volo il più presto possibile.

Facciamo quindi finta che sei sul tuo Me-262, fermo al parcheggio e pronto per accendere i tuoi due Junker JUMO 004: per prima cosa devi avviare lo starter (il famoso Riedel) dal pannello strumenti di destra (vedi foto qui sotto, pulsanti 18 e 19): questo porterà in rotazione il Jumo. Una volta raggiunto il regime di 800 giri al minuto devi premere due bottoni, sempre sul lato destro dell’abitacolo, uno per iniettare la miscela al 3% di carburante C3 (necessaria all’avviamento del motore e contenuta in un serbatoio toroidale attorno al turbogetto) e olio nelle camere di combustione, l’altro per dar corrente alle candele e accendere la miscela. A questo punto, mentre il motore inizia ad accendersi e sale di giri, raggiunti i 1.800 giri puoi staccare gli interruttori dei Riedel (che si spegneranno), lasciando così la turbina libera di autosostentarsi, dando leggermente manetta (numeri 9 nella seconda delle foto sotto) portando i motori 3000 giri al minuto, regime di “IDLE” dei Jumo 004.

A questo punto puoi lasciare il pulsante delle candele (la fiamma nei motori a getto si automantiene, non va generata di continuo come in un motore tradizionale) e “switchare” il selettore del carburante dal serbatoio di accensione ai serbatoi principali contenenti J2, un particolare carburante ad alto peso molecolare ottenuto dalla lignite (in caso di emergenza si poteva usare Diesel o anche benzina ad alto numero di ottani destinata ai motori a pistoni e miscelata ad olio). Ora, con il motore in moto, quando autorizzato al rullaggio puoi iniziare a far avanzare la manetta, avendo però cura di non esagerare: non importa se sopra di te impazza la battaglia e se i traccianti di qualche Mustang o Typhoon ti saettano attorno, devi fare con calma, che i Jumo 004 digeriscono male i movimenti repentini della manetta e poi si sbragano.

Torniamo però un attimo al nostro Riedel: finita la guerra, Norbert tornò sui suoi passi e alla sua passione principale, le moto. Nel 1947 fondò a Immenstadt la Riedel Motoren AG, con la quale progettò la IMME R100, della quale vennero poi prodotti 12.000 esemplari entro il 1951. Un buon numero che però non bastò a salvare l’azienda dall’insolvenza, che chiuse i battenti proprio nel 1951, mandando così a gambe all’aria un altro progetto interessante, lo scooter Till Riedel, al quale Riedel lavorava già dal ’49. Chiusa l’avventura da imprenditore, Norbert tornò a lavorare per la Victoria, per la quale sviluppò diverse moto, tra cui lo scooter Peggy, dotato di un innovativo starter elettrico e di altre soluzioni particolarmente intelligenti.

Tuttavia questo non servì a salvare Riedel dal suo triste destino: Norbert infatti morirà disgraziatamente sotto una valanga nel 1963, lasciando così il mondo orfano del suo talento e delle sue idee. Ad ogni modo, se volete rendergli onore, oltre a poter acquistare una delle moto a cui ha lavorato (se ne trovano facilmente), potete andare su eBay, tirare fuori la grana, e acquistare QUESTO starter Riedel ex Messerschmitt Me-262, non solo perfettamente funzionante, ma pronto per far bella vista di sé in casa vostra , dandovi l’occasione di raccontare questa bella storia a chiunque, inconscio del suo destino, vi chiederà “oh, bello, cos’è?”

Ah, prima che ve ne andate! Siete invitati al Ferro del Day, la festa annuale di Rollingsteel.it. L’appuntamento è per il prossimo 19 settembre 2020 al Parco Tematico dell’Aviazione di Rimini per passare una bella giornata fra auto, moto, aerei e motori! Tutte le info QUI.

Articolo del 2 Settembre 2020 / a cura di Il direttore

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  • Gerry

    Conoscere vecchie storie alimenta la mente e l’entusiamo! Dobbiamo essere grati a chi ha la passione, la voglia e la capacità di trasmettere conoscenze, anche in modo laterale, partendo da esempi diversi dalla storia in se stessa anche coloriti! Grazie per le due bellissime “Storie”

  • Adriano Palagi

    Sempre bravissimo mischiando commenti bellissimi storia vera GRAZIE

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