Vi raccontiamo uno dei periodi più pazzeschi dei rally, vetture derivate di serie con passaruota allargati, motori aspirati da quasi 10.000 giri e trazione anteriore che spesso riuscivano a battere le potenti WRC. Erano le Kit Car.
E’ sempre brutto quando in una categoria non c’è una classe regina. A voi piacerebbe se una Moto2 riuscisse a dare la rumba a una MotoGP? Vi divertireste lo stesso a guardare la Formula 1 sapendo che una Formula 2 riesce a eguagliare i tempi sul giro? Non credo proprio, perlomeno se siete come me. Però ogni tanto succede e quando succede la categoria in questione viene uccisa al più presto, stavolta la categoria protagonista è quella delle Kit Car, ferri del dio che davano la paga alle WRC.
Per capire di che parliamo, dobbiamo andare indietro fino al 1994. In quell’anno fu istituito il “Mondiale 2 Litri”, competizione per vetture con cilindrata massima 2000cc e trazione anteriore, che vedeva protagoniste auto come la Peugeot 306 S16, la Opel Astra GSi, la Clio Williams e altri ferri dell’epoca ben conosciuti agli appassionati. Nel 1994 a vincere il mondiale 2 litri fu proprio la Peugeot con la 306 derivata dalla versione “S16” stradale.
Nel 1995 la FIA decide di istituire il mondiale “F2” per vetture di classe A7, lasciando però moltissima libertà nel regolamento. Inizialmente non riscosse molto successo, con solo quattro costruttori che svilupparono vetture per questa competizione: Peugeot, Renault, Seat e Citroen, con qualche sporadica apparizione di Skoda con la Felicia Kit Car, di Ford con la Escort e di Hyundai con la Coupè (brutta ma che più brutta non si può). Solo Seat si impegnò a fondo per il mondiale, mentre Peugeot e Renault (La Citroen sviluppò la Xsara qualche anno più tardi) si dedicarono di più al campionato nazionale, facendo correre le proprie vetture solo in qualche tappa del mondiale.
Nel 1995 debutta al Rally di Montecarlo la Renault Clio Maxi, derivata direttamente dalla Clio Williams gruppo A7. Al volante c’era un certo Jean Ragnotti, suona familiare?
La nuova Maxi è un missile, Ragnotti a cinquant’anni suonati centra il settimo posto assoluto, con Carlos Sainz che vince con la nuovissima Impreza 555 gruppo A. Anche al Tour de Corse la Clio Maxi centra la top ten, con Philippe Bugalski in nona posizione assoluta e con Ragnotti che finisce poco dietro, undicesimo. E’ l’inizio di una nuova era.
Nel 1996 vedono la luce ferri MOSTRUOSI come la Peugeot 306 Maxi, la Renault Mègane Maxi e la Seat Ibiza Kit Car. L’incredibile livello tecnico delle Kit Car si vede sin da subito, quando Francois Delecour si piazza secondo assoluto al Montecarlo (Quell’anno valido solo per il mondiale 2 litri) dietro a Bernardini su Escort Cosworth gruppo A. Un altro dominio delle Kit Car avvenne al Tour de Corse, valido anch’esso solo per il mondiale 2 litri, quando la Megane di Bugalski e la 306 Maxi di Panizzi duellarono fino all’ultimo per la vittoria, tenendo dietro le più potenti gruppo A8. A fine stagione la coppa va alla Seat, che ha portato la sua Ibiza Kit Car in giro per il mondo per partecipare a tutte le tappe del mondiale, mentre nel campionato francese è Gilles Panizzi a trionfare con la sua 306 Maxi.
Nel 1997 il mondiale 2 litri viene assorbito nel “World Rally Championship” e passa quasi in secondo piano, ma le Kit Car continuano la loro evoluzione, con la 306 Maxi che viene ulteriormente sviluppata, sino a raggiungere potenze di oltre 280 cv (c’è chi dice che in alcune gare fu provata una mappa da 300cv). La Mègane seguiva a ruota, con un motore da 275 cv e un telaio più rifinito, che garantiva una maggiore stabilità in curva grazie al passo più lungo rispetto alle concorrenti. Un passo avanti pazzesco, che vide i risultati nei rally su asfalto, con Gilles Panizzi che arriva a podio sia in Catalunya che in Corsica, con distacchi veramente ridicoli (Panizzi in Catalunya arrivò a soli 7 secondi da Makinen su un totale di 18 prove speciali, vincendone tre) rispetto alle WRC guidate da mostri sacri del Rally come McRae, Sainz e Makinen. Oltre ai podi nel mondiale, Panizzi fa il bis nel campionato francese, mentre il mondiale 2 litri va ancora alla Seat con la sua Ibiza Kit Car Evo2, che raggiunge i 260cv e viene ottimizzata anche per correre su terra.
Arriva il 1998 e una nuova contendente al titolo di “regina delle Kit Car”: La Citroen Xsara. Sviluppata sulla Xsara 2.0 16v VTS, che nella versione WRC diventerà pluri-campione del mondo con Sebastièn Loeb, la Xsara Kit Car arrivava a 280 cv che dovevano spingere circa 960 kg, prestazioni in linea con le altre Kit Car. Con l’ulteriore evoluzione delle WRC per le Kit Car la faccenda si fa dura e i piazzamenti faticano ad arrivare. Bugalski porta la Xsara al quinto posto assoluto in Catalunya e Panizzi arriva quarto in Corsica e quinto al Sanremo. Degno di nota è il quinto posto di Harri Rovampera al Safari Rally con la Ibiza Kit Car Evo 2, con Seat che vince il terzo mondiale 2 litri di fila, mentre in Francia è la Xsara di Bugalski a dominare il campionato.
Il 1999 è l’ultimo anno del mondiale 2 litri, vinto dalla Renault. L’interesse dei costruttori ormai è spostato verso le più potenti WRC: la Seat ha lanciato la Cordoba a fine 1998, la Peugeot lancia la spettacolare e molto vincente 206 WRC, dismettendo la gloriosa 306 Maxi che va in pensione con 9 campionati nazionali vinti tra Francia, Portogallo, Spagna, Danimarca, Belgio e Repubblica Ceca, più i vari piazzamenti di rilievo nel mondiale rally. Restano solo Renault e Citroen, con vetture zavorrate a 1000 kg. Arrivano però due risultati pazzeschi, che hanno consacrato nella leggenda le Kit Car e allo stesso tempo le hanno definitivamente uccise. In Catalunya e in Corsica è Bugalski a vincere l’assoluto, mettendo dietro gente come Didier Auriol e Carlos Sainz. La sua Xsara è imprendibile su asfalto, le WRC non possono che guardare inermi, appesantite e ingoffite dalla trazione integrale. Questi due risultati convincono la FIA a darci un taglio con queste Kit Car, con limitazioni al motore che uccidono la categoria definitivamente.
Intanto in Francia nel 1999 la Citroen vinse il campionato nazionale con la Xsara T4, che poi diventerà la Xsara WRC. A partire dal 2000 la categoria passa da A7 a “Kit Car” nelle varie suddivisioni K0, K9, K10 e K11 alla quale appartenevano le potentissime vetture del mondiale 2 litri. Auto che entusiasmavano il pubblico, tra traversi pazzeschi e marce tirate a limitatore, che hanno mostrato che l’agilità e la leggerezza premiano sempre e comunque, anche tra le stradine della Corsica o sui veloci asfalti spagnoli.