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Peugeot 206 RC, una perla dimenticata

Cinquemila, seimila, settemila, la lancetta del contagiri sale sempre più su, il centrale svuotato fa il suo lavoro, l’urlo che dal motore scorre sotto la macchina e si libera abbattendosi nell’aria è glorioso, acuto, ruvido e tagliente come solo quello di una Gruppo N può e deve essere. Giù la frizione, pausa, ciocchi da sotto, clac, clac, dentro la terza, su il piede sinistro e giù il gas. Il motore si fa trovare pronto e spinge con forza e il gioco riprende. Superati i quattromila la fasatura variabile inizia la sua magia, la spinta rimane forte e costante e ti rendi conto che il tuo unico limite sarà un glorioso fuorigiri. Quattro e mezzo, cinque, cinque e mezzo, la strada scorre sempre più veloce mentre la macchina allunga decisa. La velocità non è elevata ma il ferro è vivo e agile, poco rischio e tanto divertimento, non c’è niente di meglio, ho più di 30 anni e un gatto a casa che mi aspetta. Seimila giri, via gas, freno deciso, l’avantreno granitico si aggrappa all’asfalto, dietro si alleggerisce senza però darmi l’idea di volermi sorpassare; giù una marcia, fai ben due che questa ha la prima lunga di brutto, giro il volante, la macchina non si scompone minimamente, punto la corda e giù gas aprendo il volante verso l’uscita: il grip c’è, il motore ha schiena a volontà, via verso il rosso, seconda e terza e ricominciare, correndo come se l’avessi rubata.

Che gran figata, a volte ci si dimentica che basta poco per divertirsi davvero e sentirsi un po’ piloti, piccole e incazzate, tanta rabbia e poca paura, pochi cavalli ma senza briglie, a volte bastano piccole bombe come questa 206 RC per ricordarsi che certi numeri, specie quelli che usano per vendere macchine a gente che poi tutto quello che non ha almeno 450CV “non va”, sono solo il frutto della moderna società, così bisognosa di apparire, tutta fumo e poco arrosto, piena di gente egoista ed egocentrica, sciocchi prodotti narcisistici di un sistema malato svegliatemi vi prego anzi, facciamo così, svegliatevi vi prego.

Torniamo a parlare di macchine, please

Dimenticata, bistrattata e trascurata, la 206RC è un vero gran ferro, una bomba a mano come molte altre che ci piacciono. Chiunque – come il sottoscritto – abbia vissuto l’epoca dell’enorme successo della Peugeot 206 – la Peugeot più venduta della storia – si ricorderà che di questa comoda e riuscita utilitaria francese ce ne erano dappertutto e, vuoi per la sua grande diffusione tra i giovani, vuoi per il design accattivante o anche solo perché era il 2000 ed eravamo tutti un po’ più tamarri, la 206 è una di quelle macchina che all’epoca pagò il prezzo più alto di tutti: il tuning. Me le ricordo io e ve le ricordate voi le 206 devastate con paraurti improbabili e impianti stereo da millemila Watt: fu una roba seria al punto  che addirittura la Electronic Arts la mise fra le auto di Need for Speed Underground e no, non sto scherzando.

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Degna erede della mitica 205, anche la 206 ebbe le sue versioni sportive: le prime furono la GTi e la GT, entrambe dotate di un 2 litri da 136CV ma con la GT resa più aggressiva e tutt’ora affascinante da una nuova coppia di paraurti utili per allungare il corpo vettura e fargli così raggiungere i 4 metri, lunghezza minima per ottenere l’omologazione a correre nei rally, altra situazione nella quale la 206 spaccò parecchi culetti, vincendo il mondiale WRC sia nel 2000 che nel 2002 con Marcus Gronholm al volante. La guidò anche il super compianto Richard Burns, del quale potete leggere la sua triste storia cliccando QUI. Tuttavia, nella vita di tutti i giorni, né la GTi né la GT riuscivano a tenere il passo dell’eterna rivale delle 206 sportive, la Renault Clio RS. Proprio in quegli anni Renault se ne usciva infatti con la mitica Clio RS seconda serie (prima la 172, poi la 182, che abbiamo provato QUI), non solo una delle migliori Clio sportive mai costruite ma una delle migliori auto sportive mai costruite. Proprio per cercare di rubare un po’ di clienti alla Renault, alla Peugeot misero a punto la 206 RC, la più potente e affilata delle 206.

La più affilata nonché l’unica degna del mitico patacco che la classifica come Ferro del Dio.

Partendo dal collaudato due litri EW10, i tecnici francesi ne misero a punto la versione J4S, il primo motore Peugeot dotato di variatore di fase: capace di 177CV e di 202 Nm di coppia adeguatamente spalmati lungo tutto il range di giri, questo signor quattro cilindri era capace di regalare emozioni con la vanga. A differenza però della Renault Clio dell’epoca, nel mettere a punto la 206 RC in Peugeot anticiparono un approccio diverso rispetto a Renault e per certi versi più maturo. Se infatti la Clio RS di quegli anni era una vettura analogica in tutto e per tutto, magari bruttina ma incredibilmente efficace, la 206 RC veniva dotata di una lunga serie di accorgimenti elettronici: fra ESP (apparso solo a partire dalle ultime RS II), ASR (controllo di trazione), ESBS (controllo elettronico della ripartizione della frenata), servosterzo ad assistenza variabile e un maledetto acceleratore a controllo elettronico, la 206 RC era più matura rispetto alla Clio e, purtroppo, un po’ meno stronza.

Una è come una giovane studentessa appena arrivata a Bologna, magari fidanzata, pronta per venir rimessa in riga a botte… di tortellini, l’altra è come la vostra amica delle elementari con la ESSHE bolognese con la quale siete finiti a farvi compagnia sotto al piumone qualche volta, sempre ottima.

Non finire a fare un confronto fra ragazze questa macchina e la Clio RS è praticamente impossibile: sono due macchine simili che puntano (puntavano) allo stesso pubblico e ognuna delle due era migliore in qualcosa: la Peugeot, ad esempio, ha un cambio migliore rispetto a quello della Clio, non soffre di fastidiosi – e pericolosi – impuntamenti e ha una prima così luuuuuuuunga (con la quale si possono toccare tranquillamente i 70 orari) che rende la guida in montagna un vero spasso. L’elettronica, oltre ad essere disinseribile, è molto ma molto permissiva, per farla entrare in scena bisogna proprio voler rischiare la pelle. Più pesante di circa 70 kg rispetto alla Clio, la 206 tuttavia soffre di un problema insormontabile: il telaio. Ottimo, rigido, zero scricchiolii e comunicativo, l’autotelaio della Peugeot purtroppo non riesce ad essere vivo come quello della sua cugina. Nonostante lo schema sospensivo posteriore sia quello tipico dalle francesi dal culetto ballerino (sospensioni a bracci oscillanti con barre di torsione), non si ha mai quella sensazione di mobilità e di chiusura attorno al pilota che rende così indimenticabile il telaio della Clio RS.

– E voi, quale scegliete? –

Sui vari forum ci sono centinaia di discussioni in merito e venirne a capo è veramente difficile: la Peugeot ha un impianto frenante migliore rispetto alla Clio, è più bella e gli interni, specialmente gli spettacolari sedili rivestiti in Alcantara, sono meglio rifiniti e più di classe rispetto allo squallore della Renault, specialmente delle RS Light. La macchina è più bella e, stando ad alcuni, i ricambi si trovano più facilmente. L’erogazione del motore è però meno rabbiosa rispetto alla Clio la quale, una volta superati i tremila giri esplode lanciandosi arrogante verso il limitatore mentre invece il quattro-in-linea della 206 è più lineare e costante, un handicap per molti, specialmente in un mondo di gente abituata ai turbo tutta coppia tutta subito.

Alla fine, un po’ come rosse contro bionde o mutandine contro perizoma, scegliere tra la 206 RC o la Clio RS è una questione tutta personale. Io, il direttore, se dovessi scegliere sceglierei la Clio: più affilata e ruvida, mi sembra un’auto più da street fighter rispetto alla Peugeot, un po’ troppo raffinata. A questo però dobbiamo aggiungere che le quotazioni delle varie Clio RS sono in costante ascesa mentre quelle della 206 RC sono piuttosto stabili in un range compreso tra i 4 e i 9 mila euro, una cifra onesta con cui portarsi a casa una macchina che farà divertire parecchio e che, grazie al variatore di fase, sarà anche più friendly nell’uso quotidiano grazie ad una spinta corposa fin dai bassi regimi.

Senza contare il bocchettone della broda in stile moto, dettaglio di gran pregio.

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Se poi siete degli smanettoni la 206 RC si offre bene a diversi upgrade. Con pochi lavoretti e la giusta quantità di denari si può infatti rendere la 206 RC una macchina veramente migliore: nel caso di quella che abbiamo provato sono bastati un impianto frenante rivisto (quello, guardacaso, della Clio RS III con dischi da 330×28 mm e pastiglie Brembo DS2500 e tubi in treccia) e due barre di torsione maggiorate per diminuire sensibilmente il rollio e rendere la frenata veramente impressionante. Lo sterzo, sempre preciso e comunicativo, unito al glorioso tiro del motore e a dei freni che di mollare non ne vogliono sapere mezza, rendono questa Peugeot 206 RC veramente straordinaria, con un comportamento su strada che metterebbe in ombra molte auto molto più potenti, sicuramente più veloci ma non per questo più divertenti anzi, solo – inutilmente – più pericolose.

Tutti se la sono dimenticata, il mondo sta impazzendo dietro ad un virus cinese di dubbia e losca provenienza ma noi abbiamo trovato un perla nera, abbiamo trovato una grande macchina, un acquisto sicuro per qualunque appassionato di guida sportiva che probabilmente in futuro verrà giustamente rivalutato. La 206 RC è un vero gran ferro che merita di venir rimossa da sotto la pesante ombra della Clio RS e di venir ricordata e portata a correre su per un passo montano laddove, con qualcuno in stile Ken Blog, può diventare una cliente parecchio scomoda. E poi, con la 206 RC, potrete tranquillamente andare in giro ascoltando a bomba pezzi come Get the Hook degli House Pimps senza che nessuno vi guardi storto… d’altronde siete su una 206!

Articolo del 31 Gennaio 2020 / a cura di Il direttore

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  • Luca

    ne ho incontrata una a Modena a novembre con asfalto umido e devo dire che ci sono rimasto male a vedere come andava!!

    • Anto

      Ti è piaciuta?

  • Anto

    Ci sei rimasto male perché andava forte???o perché restava indietro??

    • Luca

      perchè andava fortissimo, nonostante la pista umida!

  • Maurizio Setti

    Ho la fortuna di guidarne una tutti i giorni…oramai ha 350.000 KM.

  • Fabrizio

    Articolo bellissimo….bravo
    Io ho una 206 gti… gli ho fatto l’assetto nuovo e vi dirò che è molto divertente da guidare…regala emozioni …poi ovvio che sul dritto non è un missile, oramai anche le macchine di tutti i giorni in media hanno 180 cv, ma vi assicuro che guidare una macchina così regala molte più emozioni …. premetto che non ho mai guidato la Clio rs

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