Tranquilli, vi assicuro che entro la fine dell’articolo avrete, spero, chiaro il perché avete aperto l’ennesimo articolo dedicato alla Panda. Perciò leggete con attenzione perché potreste perdere qualche passaggio fondamentale, lasciate che la morosa si abbuffi davanti a voi al ristorante sushi e concentratevi qua, tanto quell’ultimo nigiri vi andrà di traverso comunque.
Allora, la prima serie di Panda, che ormai anche i sassi ora sanno cosa fosse dato che ne parla chiunque su internet (lo abbiamo fatto anche noi QUI), in realtà non aveva nessuna pretesa o velleità sportiva, a parte le tirate a limitatore prese dai milioni di proprietari e le tirate di altro in camporella al suo interno, e ha spesso dato l’idea stereotipata di scatoletta lenta e un po’ sfigatella, giapponesi a parte. Pertanto fino al termine della sua produzione è stata un’auto che se n’è andata come è sempre vissuta: un’onesta lavoratrice, senza mai farsi troppo notare, ma sempre lì, dietro alle quinte. Una vita all’insegna dell’understatement, una vita da mediano, come cantava Ligabue.
Quindi la nuova Gingo doveva mantenere questa filosofia progettuale e gli stessi numeri di vendita nel nuovo millennio…
Ah scusate, perché non sapevate che inizialmente si chiamasse Gingo? Questo perché nell’anno dall’estate più calda che si ricordi (e di quella di Chihuahua di DJ BoBo) venne presentata la nuova city car di Fiat chiamata con questo nome che fece, come cantava Paolo Conte, incazzare i francesi della Renault perché ricordava troppo quella della Twingo. Così il nome venne cambiato in fretta e furia con i primi esemplari già in concessionaria. Trovatene una e mettetela sotto nafatlina se ci riuscite.
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Due anni prima dell’uscita della nuova 500 Abarth, la centoaccappì venne presentata proprio a Parigi per pernacchiare i costruttori della Twingo. Il motivo di questa mossa commerciale non si è mai veramente capito, ma dato che Marchionne non può risponderci, immaginiamo che al Lingotto fossero ancora ubriachi dai festeggiamenti per il Mondiale del 2006 e che pensarono di gasare anche quelli che volevano “solo” una Panda. Sicchè diedero un democratico allestimento sportivo anche a lei come era successo alle precedenti Cinquecento e Seicento, entrambe sporting.
Iniziarono montando il F.I.R.E. 1.4 16v dell’Idea, Punto e Stilo, portato alla cifra tonda di cento cavalli aumentando leggermente il rapporto di compressione, per poter dar senso al raffazzonato ma iconico nome che gli avevano dato. Cerchi in lega da 15″, gomme esagerate da 195/45, spoilerino posteriore, terminale di scarico cromato, una griglia di aspirazione più ampia, minigonne e paraurti bombati e altre cose fighettose come clima automatico e tettuccio apribile. Per completare l’opera gli interni vennero resi sportivi solo per la presenza di pelle sul volante e il cruscotto verniciato con colori scuri e seri da Audi/BMW da 40.000 euri. In pratica è il classico esempio automobilistico di pranzo di Santo Stefano fatto con gli avanzi dei giorni di festa precedenti, riciclando pezzi da altre auto dello stesso marchio.
Probabilmente l’idea era quella di rendere un po’ più seria l’immagine della city car più comprata d’Italia: più giovanile, e aggressiva anche grazie all’adozione del tasto SPORT al posto dell’onnipresente su Fiat CITY. In pratica funzionava al contrario del secondo, una volta attivato rendeva lo sterzo progressivamente più duro, cosa necessaria per poter guidare veloce con un servo elettrico, e il comando acceleratore elettronico più reattivo.
Questo piccolo pulsante comunque non vi permetteva di oltrepassare le colonne d’ercole erette dagli ingegneri per non far esplodere il piccolo millequattro. Pulsante sport o meno, acceleratore più reattivo o meno, niente impediva alla centralina di tagliarvi fuori dai giochi ad appena 6800 giri.
Il nuovo telaio su cui si basa la Panda di serie è la radice da cui nacque due anni dopo sia la 500 che le Abarth 500, mantenendo l’ormai noto “baricentro alto”, penalizzante sulle curve veloci, così anche per i sedili che se pur finalmente regolabili in altezza erano ancora comunque troppo casa-ipercoop, troppo alti in altre parole. Grazie a un motore turbo e ad un assetto più corsaiolo la progenitrice Panda 100 HP venne però completamente surclassata dalla Abarth 500: in Fiat hanno fatto chiaramente delle preferenze, con il sospetto di molti che a Torino non volessero un Panda più veloce della cocca di mamma Fiat.
E secondo voi ha pagato questa scelta? Ovviamente no, a quasi 15.000 euro dell’epoca nessuno l’avrebbe comprata, la 100 HP, e in pratica nessuno lo fece. Probabilmente era quasi passata inosservata nei listini e nei concessionari. E perché mai vi starete chiedendo qualcuno l’avrebbe fatto? In Italia si comprano Fiat base o Ferrari, quindi la piccola di casa Fiat non fu un successo clamoroso, anzi, solo negli ultimi anni sono diventate di culto tra gli smanettoni, ma poco diffuse tra gli usati e forse per questo più appetibili.
Quindi questa figlia di un Dio minore era veramente così banale e vuota come hanno voluto farci credere? Abbiamo provato uno degli ultimi cinquini dello scorpione e guidando la Panda 100 HP si ha la sensazione in realtà di non essere alla guida di un banale allestimento S-line o un esercizio di A-style, ma di qualcosa di molto più divertente e appagante della reginetta 500 Abarth anche se meno trendy.
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Allora come si guida ‘sta Panda 100 HP?
Partendo dal presupposto che le scommesse dei 50 euro sul cruscotto le perderete tutte, non è poi così lenta. Pesa all’incirca 1000 kg e ciò le regala il giusto mix tra pericolo e divertimento senza decollare o vincere gran premi, ma il vero punto G della 100 HP non sta in quanta potenza abbia, ma quanta se ne possa usare. E in questa la si può usare praticamente tutta, sempre. No, non sono impazzito, ma se vi fermate un attimo a pensare capirete ciò che sto dicendo, quindi, chi se ne frega se rolla come la torre di Pisa, se non è affilata come una Clio RS o non vi fa volare come una Punto GT, questa macchina sa regalare un divertimento genuino che è sempre più difficile trovare oggi nei listini.
Le auto odierne per essere prodotte devono essere perfette: tenere la strada bene, frenare bene, curvare facilmente, essere sicure ecc. e non che questi siano tutti difetti, anzi è il progresso. Ma volete mettere il piacere di avere un auto comunque moderna usabile anche tutti i giorni che sia stupendamente scarsa? La mancanza di un vero grip da auto sui binari, porta a guidarla tirando quasi sempre al limite, anche a velocità più “normali”, e non da galera come su altre supersportive, ed è per questo che quando si è al limite le cose diventano straordinarie. Non sto dicendo che sia un cancello ma neanche la sto paragonando ad una Ferrari. Il fatto di non prendersi troppo sul serio, dato che è una Panda, vi stamperà un sorriso sul viso che è quanto di più vicino ci sia ad un maniaco.
Già solo il fatto che sia ambiziosa nel tentare di far curve come una supercar vi migliorerà sicuramente la giornata dal ritorno dal posto di lavoro. È bruttina, sembra un furgoncino ma è onesta e genuina, divertente e non pericolosa; non farà brap brap dalla marmitta e non farà saltare le tipe dentro il finestrino ma vi assicuriamo che vi divertirete guidandola… che alla fine è quello che conta con una macchina, no? È come un cucciolo che vi fa le feste appena aprite la porta di casa, avrà milioni di difetti ma come fareste senza di lui? Se l’hanno capito i giornalisti delle testate straniere (dicono che James May addirittura ne comprò una) all’epoca perché non possiamo farlo noi che l’abbiamo fatta?
Quindi, Panda 100 HP, perchè no?
NOTA FINALE
La centoaccapì che abbiamo scelto e che avete visto nelle foto non è altro che la teoria che avete appena letto sopra applicata su strada (ottenuta aggiungendo quasi un’altra Panda 100 HP al costo della Panda 100 HP). Perché fare una Panda Turbo, quando c’è già la 500 con lo stesso motore che pensa a fare la voce grossa sui rettilinei? Se poi sentite il bisogno disperato di avere un 1.4 t-jet, ma avete famiglia, potete farlo di metterci un turbo ma senza scordarvi un portapacchi però, perché la Panda non ha mai avuto tutto sto baule, eh.
Ma se proprio volete una Panda 100 HP estremizzata all’ennesima ignoranza mantenendola aspirata ma rendendola cattiva grintosa lo stesso potete fare così: si stende l’impasto su un 1.4, con un filtro dell’aria CDA, scarico Supersprint 4 in 2 in 1 e terminale libero, si aggiunge una coppia conica corta e autobloccante, poi un bel short shifter per gasare di più chi guida. Si continua adagiando un impasto di Bilstein B14 ritarati con top mount su uniball e camber aperto davanti. Ricordatevi anche di trovare qualcuno, pochi ma ce ne sono, che sia capace di alzarvi il limitatore di quella stramaledetta centralina che altrimenti con i 6800 giri originali si va poco in là.
Fatto? Bene.
A questo punto cambiate tutti i possibili silent block con quelli in poliuretano e mescolate con barre duomi davanti sopra e sotto, poi quella posteriore e con una stabilizzatrice regolabile, senza dimenticare quella di irrigidimento motore. Aggiungete un velo di colonnette, cerchi del dio, freni incazzati , piastre per il camber e gomme semislick ed insieme alla ciliegina dei sedili monoscocca e al volante a calice avrete la ricetta perfetta per la Panda più monella del quartiere.
Noi abbiamo avuto l’occasione di averla una così a disposizione per confermare quanto detto su questa scatoletta, vi assicuriamo: è una SCHEGGIA.
Pensateci, non ve la sto provando a vendere, non vi sto dicendo di andare a casa a tagliare la marmitta del motorino, sto solo rendendovi partecipi di una filosofia un po’ malata ma molto divertente, perché questa in pratica è una Panda Gruppo N con la targa, perché sì, il proprietario la usa tutti i giorni.
Pensatela come la GT86, aldilà di come vi schierate è indubbiamente una macchina tutta telaio e poco motore, bene fino a qua tutto ok. Questa centoaccapì è infatti tutta assetto e il giusto di motore, ma tutta da sfruttare, un po’ come si fa sulla Toyota. Poi chi si sente il portafoglio troppo pesante in tasca può farla turbo, contenti voi, questa però è una roba da malati veri, da teste di benza, per chi non vuole scegliere un maxi televisore del cazzo, per chi vuole in tasca una miccetta per lasciare un po’ di merda quelli che non penserebbero mai ad un Panda 100 HP tirata manco fosse il DTM. Siete soddisfatti?
Buon appetito
Da quanto aspettavo un articolo sulla panda?! *.* finalmente è arrivato!
Mi fa molto piacere, ti ringrazio!
È stato divertente da scrivere, sono contento di aver potuto mettere nero su bianco ciò che mi ha suscitato quella macchina.
A presto!
Finalmente da un annetto sono sono anche io proprietario di una Panda 100 Hp :3 e ne sono molto felice
Io l’ ho avuta, insieme alla punto GT (che ho ancora) ed ad un altro elevato numero di catrami automobilistici. Senza dilungarmi, dico solo due cose. La prima, è che se l’ avessero dotata di un motore degno ti tale nome (bastava il 120 cv tjet,
poi per gli incontentabili prelievi da grande punto abarth ruleezzz… ) sarebbe stata l’ amazzagrandi del nuovo millennio.
La seconda è che ogni santo giorno quando mi alzo, mi pento di averla venduta perché seppur senza motore, i miracoli che faceva come handling in barba alla baricentro ed alle leggi della fisica, non li dimenticherò mai. Sul dritto il primo 1300 diesel che incontravi ti lasciava dietro. Ma nel misto, magari in discesa (santa gravità) entravi nelle curve col gas a pavimento ed usciva sempre più veloce di come eri entrato.
Dal tuo intervento deduco che hai colto esattamente ciò che ho descritto nel paragrafo sulla guida, ti ringrazio per la tua testimonianza.
Si sente l’odore di benzina tra le tue parole, mi ha colpito, ti rispetto.
E’ una Panda, nell’immaginario collettivo resta sempre l’auto economica più famosa d’Italia. Panda e sportività non possono stare nella stessa frase e a testimoniarlo caso mai ce ne fosse bisogno c’è lui, l’aspirato da 100cv. Non serve scomodare la 500 Abarth per farla sfigurare, neanche una Grande Punto JTD 1.9 120-130cv ma penso basti un tranquillo Multijet 1.3 rimappato per via della coppia infinitamente superiore e come se non bastasse consumerebbe meno. Macchina che non è sportiva e consuma tanto in rapporto alle prestazioni che offre. Non a caso ne hanno vendute pochissime, chissà come mai.