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Operazione Credible Sport: quando gli americani misero i razzi all’Hercules

Le storie di missioni bizzarre e di affaracci geopolitici mi hanno sempre intrigato, specialmente quando ci sono in ballo container pieni di dollari e strategie militari complesse e ambiziose. L’operazione militare di cui parliamo oggi sarebbe perfetta come trama per un film demenziale con Leslie Nielsen o per un episodio dell’A-Team, ma sono fatti successi realmente e di cui gli yankee non parlano tanto volentieri, figurati se ci dedicano una pellicola.

– “È una crisi senza precedenti, avvisate il presidente”
“Signore, è lei il presidente”
“Bene, allora so già tutto” –

Il protagonista assoluto del racconto è il Lockheed C-130 Hercules, o per meglio dire una versione davvero speciale del cargo militare più famoso del mondo, modificato per avere capacità STOL grazie all’utilizzo di razzi che gli avrebbero permesso l’atterraggio e il decollo in un campo da calcio. Non è così tanto per dire, quegli scellerati volevano davvero basare un’operazione di recupero ostaggi su questo aspetto, portando le prestazioni dell’aereo fino al suo limite strutturale. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire perché l’USAF – per l’ennesima volta – si era bevuta il cervello.

In Iran, sul finire degli anni ’70, una parte sciita della popolazione non era contenta dell’apertura verso occidente operata dello Scià Mohammad Reza Phalevi con una conseguente guerra civile che costrinse all’esilio il leader e portò all’istituzione di un governo islamico dalle idee estremiste. Nell’escalation degli scontri del 1980 fu attaccata anche l’ambasciata americana di Teheran e furono prese in ostaggio più di 50 persone di nazionalità americana.

Era l’inizio di una crisi diplomatica fra USA e Iran e di un paio di goffi tentativi di liberare gli ostaggi per riportarli sul sacro suolo statunitense.

L’allora presidente Jimmy Carter, conservatore ultracristiano in vista di elezioni, trovò l’occasione più che ghiotta per esportare un po’ di sana democrazia americana e far vedere chi comanda su questo pianeta. Chiamò all’ordine il Pentagono per organizzare una missione di soccorso e recupero degli ostaggi che potesse riportare tutti a casa sani e salvi, e nel giro di poche ore nacque l’operazione Eagle Claw, artiglio d’aquila.

Furono velocemente approntati otto elicotteroni RH-53D per il trasporto delle truppe d’assalto e due C-130 Hercules che avrebbero dovuto fare da supporto e rifornimento. Arrivati nella base aerea della zona designata, fuori da Teheran, i soldati avrebbero aspettato il giorno dopo per muoversi con pick-up e auto fornite dalla CIA in loco, per andare a liberare gli ostaggi nell’edificio dove erano tenuti prigionieri, mentre gli elicotteri si sarebbero posizionati nel vicino campo da calcio per recuperare militari e civili e portarli in salvo.

– L’RH-53D Sea Stallion in tutta la sua arroganza – 

Un piano bello e fottutamente americano, alla John Rambo, ma nella fretta di organizzare il tutto si erano dimenticati di guardare le previsioni del tempo. Al primo stop nella base in mezzo al deserto, tutto il convoglio venne investito da una tempesta di sabbia che mise fuori gioco tre degli otto RH-53D. La missione era praticamente fallita, dato che il numero minimo di velivoli necessari per il completamento sicuro era di sei, ma non era finita qui.

L’autista di un’autocisterna, indispettito dalle persone che facevano controlli fuori dalla base dove sono atterrati i mezzi, saltò il posto di blocco e costrinse gli americani ad aprire il fuoco per fermarlo, facendo esplodere la cisterna piena di benzina ed illuminando a giorno – per tutta la notte – l’intera base, che avrebbe dovuto operare nel buio più assoluto. Nel casino generale, uno dei piloti degli elicotteri rimasti perse il controllo del suo Sea Stallion e andò a schiantarsi su uno dei C-130 di supporto, uccidendo 8 persone e distruggendo completamente i due velivoli. Se avete visualizzato la scena, provate a rivederla con una musichina “alla Stanlio e Ollio” in sottofondo. Comicità tristissima.

Quello che rimase del C-130 dopo lo scontro con il Sea Stallion. Con i resti dell’elicottero ci fecero i dadi per il brodo – 

Dopo questo capolavoro di distruzione e disorganizzazione, il presidente Carter abortì la missione ma non volle abbandonare gli ostaggi. Sul successo di questo salvataggio si sarebbe giocato la rielezione. Da buon yankee, Jimmone pensò di andare all-in e di portare a termine l’impresa con l’americanata perfetta: saltare le basi aeree fuori dalla città e far atterrare un C-130 direttamente vicino all’edificio dove si trovavano gli ostaggi, nello spazio libero più ampio del quartiere, il campo da calcio.

Come? Decorando di razzi la carlinga manco fosse l’ultimo dell’anno a Torre Annunziata per permettere all’aereo di decollare e atterrare in spazi brevissimi. In pratica si volle realizzare uno STOL a tutti gli effetti, che con un mezzo della stazza di “Fat Albert” non era di certo facile.

– L’ YMC-130 con i razzi è un mezzo degno di comparire in una puntata dall’A-Team –

Propulsori esterni a razzo in grado di dare una spinta extra non erano di certo una novità nel mondo dell’aeronautica. Fin dagli anni ’30 tedeschi e inglesi hanno iniziato a sperimentare i sistemi JATO (Jet Assisted Take Off), poi diventati di uso comune nell’aviazione postbellica, soprattutto con i C-130, che venivano dotati di retrorazzi per fornire più spinta quando l’aereo veniva caricato oltre la soglia limite per il decollo sicuro.

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 – Fat Albert, l’Hercules dei Blue Angels, fa il bullo con i razzetti JATO, che confronto all’equipaggiamento della missione Credible Sport sono dei miniciccioli – 

In questo caso Lockheed aveva deciso di portare all’estremo il sistema JATO, modificando tre Hercules e ribattezzandoli YMC-130H. Oltre alle modifiche strutturali che prevedevano flap a doppia fessura, estensione dei piani orizzontali e un nuovo radar ripreso dall’A-7 Corsair II, erano dotati di razzi posizionati attorno al profilo dell’aereo per dare sia più forza al decollo che per arrestare la massa nel più breve tempo possibile, appena toccato il suolo. 8 ASROC furono montati in posizione anteriore, appena prima dell’attacco dell’ala per frenare una volta a terra, 8 AGM-45 a coppie vicino al carrello posteriore rallentavano la discesa, 8 RIM-66 aiutavano la spinta dei motori nel decollo corto, altri quattro AGM erano posizionati sotto le ali per limitare l’imbardata e infine due ulteriori ASROC sotto il piano di coda evitavano alla parte posteriore di toccare terra nella ripida fase di ascesa. Sono ben 30 cazzutissimi razzi che avrebbero portato la struttura del C-130 al limite della sollecitazione, in quel limbo fra fisica e bestemmie che solo i piloti che li hanno testati possono conoscere. Si stima che la spinta totale di questo sistema questa follia sfiorasse le 80 tonnellate.

Potrebbe sembrarvi una scelta folle, e di fatto lo era. Perché ritentare una missione fallita con una strategia che aveva molti più rischi della prima? Forse perché gli americani, durante la guerra fredda, erano più gasati di una Tassoni e facevano di tutto per mostrare al mondo quanto grosso e duro fosse il loro membro.

– Un disegno poco nitido, ma che spiega il posizionamento dei fischioni sulla carlinga dell’Hercules –

Nei test eseguiti fino al mese di ottobre 1980, i prototipi hanno dimostrarono capacità Short Take Off and Landing al limite dell’incredibile, con velocità di avvicinamento bassissime (circa 135 km/h), mentre al decollo riuscivano a salire di 300 piedi percorrendone altrettanti in distanza. Il muso si staccava da terra dopo appena 30 metri. I rischi maggiori incontrati durante i test erano dovuti soprattutto al gas rilasciato dai razzi che entrando nell’aspirazione delle turbine poteva danneggiarle e nel sistema elettronico di attivazione delle cariche che non era sempre precisissimo.

A conferma di ciò, uno dei prototipi in fase finale di test ha subito l’attivazione automatica dei razzi frontali troppo in anticipo, quando si trovava ancora a 6 metri d’altezza, causando una discesa troppo veloce che – unita al non funzionamento degli ASROC verticali – ha portato l’aereo al violento impatto col suolo e al cedimento di un’ala. Il video, reperibile su Youtube, è tanto impressionante quanto spettacolare.

– Questo è quello che rimane del prototipo YMC dopo l’atterraggio… troppo corto. Tutto l’equipaggio ne uscì illeso, ma con qualche chilo di cacca nelle mutande – 

Tra l’incertezza di aver fatto un’altra enorme cappella e la voglia di mandare al macello un altro po’ di soldati per guadagnare i voti necessari alla rielezione, Carter perse fin troppo tempo e il rumore causato dal fallimento della prima missione convinse gli Sciiti a dividere gli ostaggi per portarli in luoghi diversi e più sicuri. Fine dei giochi.

– La faccia di Carter alla notizia dello spostamento degli ostaggi –

Jimmy si dovette arrendere anche al fallimento dell’operazione Credible Sport e a lasciare la scrivania della stanza ovale a Ronald Reagan, un’altra testa calda che avrebbe permesso l’utilizzo di uno dei prototipi superstiti per lo studio aerodinamico e delle caratteristiche di decollo dell’MC-130H Talon II.

E come nelle fiabe più belle, c’è sempre un lieto fine. Gli ostaggi vennero rilasciati nel gennaio del 1981.

Tutto sto casino per nulla.

Articolo del 7 Ottobre 2022 / a cura di Michele Lallai

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  • Enrico

    Mai come gli stol contest in alaska, ma un C130…..
    per dirla in tema Mad Max (quello nuovo)
    AMMIRO!

  • francesco

    Parola c’è non necessarie
    Articolo comunque interssante

  • federico

    Carter non era conservatore e nemmeno ultracristiano .

  • Max

    Nell’A-Team non compaiono, ma ben 2 C130 versione JATO in decollo si vedono all’inizio di Delta Force con Chuck Norris, dove appunto viene ricostruita la fallimentare Eagle Claw

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