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Motor Show 2017 – più motori e meno food per favore.

Si è da poco conclusa l’edizione 2017 del Motor show di Bologna. Purtroppo sono uno di quelli che questa manifestazione l’ha vissuta nei suoi anni d’oro, anni in cui si entrava con “20 carte da mille” facendo fuga da scuola o proclamando una occupazione (o autogestione) ad hoc proprio nei giorni della manifestazione bolognese, e quindi ogni anno mi innervosisco sempre di più nel vedere cosa è diventata e a quanta poca gente interessi.

Quelle tribune vuote mi hanno fatto male.

Come è possibile che coinvolga sempre meno il grande pubblico e riesca ad agganciare una nicchia sempre più risicata di utenti (nonostante la buona quantità – e qualità – di gnocca sparpagliata qua e là)? Possibile che interessi sempre meno al grande pubblico? Considerate che a cavallo tra il 2006 e il 2007 i visitatori furono quasi un milione e duecentomila persone contro le 280 mila di quest’anno (e buona grazia!). Negli anni ’80 e ’90 il casino di gente che raggiungeva il Motor Show da tutta Europa era tale che il comune di Bologna si vide costretto a costruire una nuova uscita della tangenziale accanto al quartiere fieristico e le FS prepararono dei treni speciali con destinazione finale una nuova stazione costruita nei pressi della manifestazione. Una vera roba da matti.

Giusto perché lo sappiate, negli anni ’80 il Motor Show organizzava fra le varie una gara di Formula 1 vera e propria ed il Memorial Bettega era una roba che nemmeno il Montecarlo. Date un occhio qua sotto, Cunico contro McRae (sì, quel McRae) e fate caso alle tribune.

Quella che sta andando in scena in questi anni non è nemmeno l’ombra di quel che era il Motor Show in quegli anni ma il fatto che non molli è comunque un buon segno per tutti noi appassionati di auto e non.

Bologna è da sempre sinonimo di cultura motoristica e meccanica. Pensate che negli anni 30/40 dentro le mura del capoluogo emiliano c’erano ben una trentina di  costruttori moto, per non parlare di costruttori auto e motoristi… (vi siete mai chiesto perché Maserati abbia come stemma il tridente del Nettuno di Piazza Maggiore?). Pensate quanti potevano essercene in provincia, una roba incredibile. Una roba incredibile che potrete rivivere qualora vi venisse voglia di andare a visitare il museo del patrimonio industriale di Bologna, c’è da soffrire vi avviso: c’è da morire di nostalgia e c’è da farsi venire voglia di andare nelle sale del consiglio comunale con una chiave inglese in mano.

Abbiamo seppellito la nostra storia sotto una marea di scemenze scritte in inglese (come il cibo che è diventato food, il divertimento diventato entertainment e le distese di cemento e mattoni diventate centri bio eco and green), abbiamo rifiutato una cultura tecnica in favore di non si sa bene cosa, abbiamo fatto una marea di scelte sbagliate che mi fanno ringraziare ogni giorno che passa la mia scelta (e della mia famiglia di operai) di aver fatto l’ITI e l’avermi reso capace di cambiarmi una ruota senza chiamare “il tecnico”. Sono io il tecnico.

Grazie alla mia cultura tecnica so usare le mani e la testa, e grazie a loro vi voglio portare con me all’interno dell’area 48 del Motor Show 2017. Grazie a motorsport.com ho avuto l’occasione di passare dalla parte di là delle tribune anche se, come molte altre cose successe alla mia sfortunata generazione, troppo tardi per poterne godere appieno. Ho presidiato l’area 48 per dieci giorni filati e vi ho preparato una bella gallery per farvi scoprire dove si rintana il “vero” Motor Show.

A voi servirà solo un bel ditino per scorrere tutte queste fotografie, nel caso fatemi anche sapere qual è la vostra preferita!

Con la speranza che nel 2018 Bologna torni ad essere la capitale della meccanica e dei motori, invece che quella cagata operazione di marketing che è la di City of food.

(I don’t feel FICO)

p.s. Che poi non credo che il problema sia di FICO del food o del Motor Show. Credo che la moda del food (mi vien male a chiamare moda il mangiar bene cristo) ed il declino del Motor Show siano solo delle lampadine accese a testimoniare la piega che hanno preso le cose. Non è colpa nemmeno delle case automobilistiche (anche se sono loro a costruire macchine che non si guardano la seconda volta, non io) ma di sicuro c’è che gl interessi delle persone si sono spostati su altro e su un altro genere di cose. I soldi sono sempre meno (anche se hanno tutti in mano telefoni da mille euro) e a poterli spendere in macchine sono sempre meno. Non so se le cose torneranno mai come prima (non credo proprio) ma di sicuro quella del food rischia di essere una bolla sulla quale in troppi stanno investendo disdegnando un passato glorioso e che, se mai dovesse esplodere, avrà le spalle molto meno larghe di una vecchia cara chiave a brugola in mano ad un buon meccanico.

Articolo del 20 Dicembre 2017 / a cura di Il direttore

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  • Alessandro

    Buongiorno, sono veramente d’accordo su tutto, il mio primo motor show l’ho visto nel 2000 ad 11 anni, ricordo quella giornata con mio padre come una delle più belle della mia infanzia, il treno speciale, alla stazione di Pisa davano la copia omaggio del primo numero di al volante,rivista che da lì iniziai a comprare ed affiancare a Quattroruote. Ricordo ancora che quando arrivai c’era una fila di circa mezz’ora ( d’altra parte i treni speciali c’erano solo i weekend e il giorno 8 dicembre). Nel primo stand dove entrai c’erano due Lamborghini Diablo. C’era veramente un sacco di gente, ricordo che per vedere le gare c’erano persone che si erano arrampicate sulle impalcature delle gradinate. Quando dovevamo ritornare col treno speciale non c’era posto a sedere, era tutto pieno, era tutto troppo bello, diventò un appuntamento irrinunciabile, sempre con mio padre e crescendo con i vari amici. Ormai è qualche anno che non vado, la passione però rimane immutata e penso che il prossimo anno potrei di nuovo andare anche se la magia di quel periodo magico sembra passato. Grazie e complimenti per questo articolo.
    Alessandro

  • ledfanH

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