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Fiat Uno Turbo i.e.

Nella mia breve ma intensa vita di cose pericolose e sconsiderate ne ho fatte parecchie. Alcune di queste sono diventate azioni leggendarie che i miei amici spesso mi chiedono di raccontare. Tra queste annoveriamo:

– Imboscarmi con una in un posto remoto sui colli bolognesi per concludere gloriosamente la serata al pronto soccorso sbiascicando parole incomprensibili e tremante di freddo nonostante fosse il 18 Luglio. Diagnosi: oltre 120 punture di papatacio (tutte io, lei zero, vacca che sfiga), stronza moschina a forma di culo cuore rovesciato che mi ha provocato una interessante reazione allergica. Ma si sa, per la gnocca questo ed altro.

– “Uscire” con una boyscout (non per deboli di cuore). Per la prima ed unica volta in vita mia mi son trovato ad essere io a chiedere un po’ di coccole. Coccole che non ho mai ricevuto. Storiella interessante che ha messo in dubbio il mio essere l’uomo della coppia.

– Montare sulla mia macchina quattro gommacce ricostruite da 20 euro l’una marcate “Malatesta”. Ho iniziato ad avere i primi sospetti circa l’incauto acquisto quando il gommista, montandomele, mi ha guardato preoccupato dicendomi “sul bagnato sta attento”. Tuttora sul bagnato devo stare MOLTO attento a quelle quattro saponette che ho al posto delle gomme.

Queste tre sono solo alcune delle mille avventure che hanno costellato la mia curiosa e colorita esistenza, alle quali va però aggiunta, in epoca recentissima, l’aver provato una vecchia Uno Turbo prima serie. Esperienza che però non è stata tanto paurosa quanto piuttosto viscerale e sconvolgente. Non scherzo nel dire che questa macchina mi ci ha fatto veramente rimanere male.

Eh esagerato! Addirittura? Sì.

Se guardiamo la semplice scheda tecnica di questa macchina facciamo fatica a comprendere coma sia possibile che negli anni ’90 sia passata alla storia associata alle tristi “stragi del sabato sera”. I dati tecnici non rendono infatti minimamente giustizia a quella che è, più di ogni altra, una pericolosissima automobile. Non userò il termine “bara con le ruote” perchè non se ne può più, dai.

Un normale 4 cilindri in linea (di derivazione Fiat 128) mille e tre di cilindrata, una turbina IHI VL2 (che soffia a poco più di mezza atmosfera) per un totale di appena 105 CV e cambio a 5 marce di derivazione Ritmo TC. Queste potrebbero tranquillamente essere le stesse caratteristiche della macchina guidata dalla vecchietta che vi sta accecando con il retronebbia mentre fuori splende un bellissimo tramonto, ma invece no. No, perché la Uno Turbo, a differenza di tutte le macchine in giro oggi (eccetto il twizy) era (ed è) leggera, molto leggera, forse troppo leggera. Parliamo di appena ottocentoquarantacinque chili, una roba che l’Audi che avete accanto al semaforo pesa almeno il doppio e per muoverla in maniera appena soddisfacente ha bisogno minimo minimo di un coppioso motore diesel da 140CV. Poi va segnalato che questo ferro qua, nelle mani del meccanico giusto (come non citare il mitico “er modifica” di Roma) raggiungeva i 230CV con la stessa facilità con cui, negli anni ’90, vi avrebbero fermato ad un qualunque posto di blocco per un “controllino”. C’è stato un periodo, purtroppo, in cui girare con una Uno bianca non era una grande idea.

Però potete mettervi questo mega poster in camera.

Dai fanculo le Audi Diesel, con questa Uno potrete togliervi la soddisfazione di vederle diventare dei puntini piccoli piccoli nello specchietto retrovisore, sarà un vero piacere farsi sfanalare per rispondere con la semplice flessione del piede destro. Sopratutto se ne avete un con il NOS (chi dimentica è complice).

Torniamo ai dati tecnici della Uno Turbo: Questi numeri sono la prova scritta che, in ambito automobilistico, i semplici numeri, se buttati lì a casaccio, possono ingannare i meno intenditori e i più superficiali. Questi semplici numeri infatti fanno tutto tranne che rendere giustizia ad una delle esperienze di guida più folli e assurde che mi siano mai capitate.

Una roba da matti, anche una grande sorpresa.

Una vera sorpresa perché a questi numeri vanno aggiunte delle portiere di cartone, un volante con il feeling del grissino mentre taglia il tonno ed un cambio che regala sensazioni paragonabili a quelle che si ottengono affondando un cucchiaio nel miele.

Tonniamo a parlare di auto: costruita dalla Fiat per entrare di prepotenza in un mercato all’epoca dominato dalla R5 GT Turbo, la Golf GTI e la 205 GTI, la Uno Turbo ci è entrata a gamba tesa con il bomber infilato al contrario, le Jordan ai piedi e la cintura El Charro già slacciata e pronta a prender a cinghiate chiunque si mettesse sulla sua strada. Partendo dal motore della vecchia cara Uno 60, i tecnici Fiat confezionarono una macchina dalle prestazioni che, tanto allora come oggi, lasciarono a bocca aperta. Pensate che in garage ho una nuovissima Skoda 1.2 TSi da 90CV e i 15 CV di differenza che la separano dalla Uno Turbo potrebbero essere 200 e comunque non sarebbero abbastanza per descrivere la differenza di tiro, rabbia e capacità di fare strada. Sono solo 15 cavalli ma dalla Uno Turbo ne prenderei tantissime.

Quello che voglio farvi capire è che sta macchina qua non va forte per quello che è, va forte e basta. Quando pestate sul gas ed il turbo inizia a soffiare allungando non vi farà dire “oh però, mica male per essere un mille e tre” quanto piuttosto vi farà dire “cosa cazzo c’è lì sotto??”. È una macchina che fa un sacco di metri con una semplicità imbarazzante, l’unica cosa che vi riporterà con le chiappe strette a terra è il volante di burro ed il cambio di marmellata. Il motore non è brusco come ci si potrebbe aspettare, ma allunga tanto e facendovi raggiungere un po’ troppo in fretta velocità interessanti unite a vibrazioni fuori dal normale. Velocità che non sarebbero nemmeno troppo pericolose se solo non si fosse a bordo di una macchina che il senso di sicurezza non sa dove stia. In alcuni tratti di strada di montagna si ha la spiacevole impressione di essere dentro un carrello della spesa lanciato giù da una discesa (da giovani ad uno della nostra compagnia capitò, terminò la folle corsa dentro ad uno stagno, è ancora incazzato)

Il motore, dovendo tirarsi dietro meno di mille chili, ha una entusiasmo ed una coppia veramente folli. Nei cambi marcia, tipo terza quarta, semplicemente la macchina continua ad accelerare, la progressione mi ha ricordato quella di una moto. In autostrada poi è uno spasso, la 5a non è una marcia di riposo (questa macchina qua ci si spazza il culo con la parola riposo) ma una marcia di allungo come le altre. È stato divertente seminare le varie Audi da spostatibarbone con un semplice appoggino sul gas. Non è impressionante che sta macchina faccia i 200… è assurdo il modo in cui ci arriva. Ed è impressionante il rumore che fa: è estremamente meccanico, meravigliosamente meccanico: sembra quasi di poter sentire il suono del movimento alternato delle valvole.

Non ne fanno più di macchine così diobò. Così appassionate e da appassionati. Così spudoratamente pericolose e sfacciate. Macchine che necessitano della benedizione dal parrocco prima di fare il rodaggio, macchine con i cruscotti pieni di santini che qua, in caso di incidente, forse solo i santi potrebbero qualcosa. Macchine con il cruscotto digitale quasi a volerti dire che hai preso la versione speciale, costruite in un epoca in cui, nelle case dei più poveri, per cambiare canale alla tv ti dovevi ancora alzare dal divano.

Vista al giorno d’oggi è uno spettacolo assurdo. È grande la metà della più piccola auto in circolazione, in autostrada fa tenerezza (finchè non ci si del gas), la sua linea anni ’80 era particolarmente riuscita all’epoca e, vista con gli occhi di oggi, la sua semplicità e purezza la rende bellissima e mi fa venire una nostalgia esagerata. (Evidentemente non abbastanza però: nei paddock dall’autodromo di Imola – dove dovrebbe esserci gente che ne sa – ero parcheggiato accanto ad una Audi RS3. Bene, tre giovani maschi hipster con barbetta e risvoltini, si sono fatti un selfie con la RS3, la Uno Turbo non l’hanno nemmeno notata, ignoranti maledetti.)

Ve la do io l’RS3 somari

Ma forse è perchè la Uno Turbo scalpita, scoppietta, puzza, vibra, balla. Questa macchina qua gli hipster li picchia fortissimo con le mani sporche d’olio. Questa non gli sputa perché se no li lava. È una macchina da veri malati di mente e di motori, è divertentissima e velocissima ma, mi rendo conto, anche incredibilmente poco sfruttabile. Il telaio e tutte le strutture sono tremendamente sottodimensionate rispetto alla fame di giri del motore, vi giuro che è impossibile guardare gli specchietti retrovisori da quanto tremano. Lo sterzo – non assistito ovvio – durissimo nelle manovre appena la machina si muove si ravviva e diventa comunicativo e reattivo ma, specie nell curve strette, tende ad alleggerirsi man mano che l’angolo di sterzata aumenta, perdendo in sensibilità e senso di sicurezza. Sterzo che è sempre opportuno avere dritto prima di dare gas, pena il dar vita a sottosterzi ai quali non si è più abituati a fare i conti.

Qua non c’è nessun aggeggio elettronico a separare voi da un badile.

Era da folli all’epoca e lo è ancor di più oggi che cose di questo tipo sembrano esser andate dimenticate. E non è un caso che per andare a fotografare questo ferro del dio sia stato scelto un vecchio sanatorio abbandonato. Un posto da evitare, un osto in cui decine e decine di persone sono state rinchiuse in passato per cercare di venire a capo dei più svariati problemi mentali. Un posto in cui manderei volentieri un bel po’ degli addetti marketing delle moderne case automobilistiche, colpevoli (al pari di una marea di utenti che di macchine non capiscono un ghèzz) di averci lasciati completamente orfani di questo meraviglioso tipo di auto.

Auto a cui regaliamo anche una playlist su Spotify con cui spaccare il vostro misero impianto di infotainment

spotify:user:nq8wlnti8i77dtp191m4rdrlc:playlist:4TGGJskMibDrlVAME2N0Um

NOTA: ovviamente dovete aver installato spotify sul vostro smartphone. Quando la playlist vi dice di aprire spotify per procedere, se quest’ultimo non dovesse aprirsi, uscite, apritelo voi e mettetelo in background, poi tornate sulla playlist e tutto funzionerà magicamente.

Ehi ehi, perchè non sbattere un bel patacco sul tuo ferro? Drifta nel nostro shop!

Articolo del 18 Dicembre 2017 / a cura di Il direttore

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  • Kurt

    Che bello questo articolo , piacere mi chiamo Kurt sono del 90’ il mio primo amore è stata la punto gt , apparte la casa che è sempre Fiat, anch essa ha avuto due motorizzazioni, in poche parole questa macchina sembrerebbe il figlio della Uno turbo (mi farebbe strano parlare al femminile di questi due modelli di auto) . Quando scoprì che esisteva anche la Uno in versione turbo me ne innamorai e queste macchine che non ho mai provato(le versioni turbo) io le porto ancora nel cuore e desidero comprarmene almeno una un giorno! In verità le vorrei entrambe . Vorrei ringraziarti per l’articolo le bellissime foto e quanto altro! Mi piace quello che hai scritto anche io amo quell’ odore di benzina e le macchine di una volta . Sono triste perchè so che presto spariranno x sempre. 🙂 Scusa per il mio commento disordinato . Ce un modo per seguirti e essere informato sui tuoi prossimi articoli.

    • Ehi Kurt ciao, piacere che l’articolo ti sia piaciuto e grazie per il tuo commento. Per seguire il sito e ricevere tutti gli aggiornamenti del caso ti invito a mettere il like alla pagina facebook https://www.facebook.com/RollingSteel.it/

      Continua a seguirci, grande!

  • Martina

    Andrea sei mitico! I tuoi articoli mi emozionano e poi…uno tira l’altro!

  • Mirko Torri

    Complimenti per tutti questi articoli…o per meglio dire, veri e propri racconti….mi hai fatto tornare ai gloriosi anni 80 dove nel mio “piccolo” possedevo orgogliosamente una Renault 5 Alpine Turbo….che anch’essa al pari della Uno T era una bara ambulante….ma cazzo se mi faceva salire l’adrenalina!!!….al pari della perdita di soldi per i continui problemi meccanici….spero di leggerti tante altre volte

    • Grande Mirko grazie! Ne arriveranno tanti altri, continua a seguirci!

  • leandro

    Come sempre articolo emozionante,ho letto tutti gli articoli in soli 3 giorni finalmente qualcuno che ne capisce di auto vere e non elogia i camion elettroassistiti moderni,grazie rollingsteel continua così!

  • Jack

    Che bella macchina….. Datemene una e si va a far piangere i fighetti con le a3

  • Sebastiano

    Che nostalgia mi hai fatto rivivere con questa Fiat Punto turbo, nel 1985 provai quella del mio amico , mi sembro’ molto equilibrata a differenza di molti che la definivano una bara con quattro ruote. Io all’epoca possedevo un’Alfa Sprint quadrifoglio verde 105 cv. Erano gli stessi della punto, ma questa con il turbo ti catapultava a 200km/h in scioltezza. All’epoga Non c’erano i rilevatori di velocità sulla Serenissima, comunque siamo sopravvissuti.

  • Marco Gallusi

    Quanti ricordi… sembrerà strano ma mia madre aveva la Uno Turbo, quando mi veniva a prendere a scuola la sentivo subito… tremavano i vetri

  • Stefanosky

    Esimio Direttore, anche se non parla della Turbo, ti lascio un pezzo da aggiungere alla playlist:

    https://www.youtube.com/watch?v=pE9fdmocMtE (Catarrhal Noise – Uno 1000 Fire – ft. Nino Abarth)

    E complimenti alla creatura che hai/avete messo in piedi.
    Siete diventati una delle mie letture preferite, da qualche mese, in tempo zero.

    Aspetto la felpa col logo nuovo, per girare spavaldo qui per le vie di Parigi (covid permettendo).

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